Cabras. Torre del Porto
Le torri costiere che ancora oggi punteggiano i litorali delle isole sarde sono uno dei segni più evidenti del complesso rapporto del Regno di Sardegna col Mediterraneo.
Diversamente da quanto potrebbero far pensare le loro denominazioni e il senso comune, le torri sono state quasi del tutto volute, finanziate e costruite dai sudditi sardi, per svolgere quattro funzioni diverse, ma tra loro interconnesse.
In primo luogo, esse operavano da presidio e difesa del regno sia rispetto agli attacchi dei corsari nemici, che per contrastare il diffuso contrabbando. La difesa armata veniva attuata spesso in collaborazione con altri bastimenti regnicoli e in difesa delle imbarcazione di piccolo cabotaggio che solcavano i litorali sardi per connettere regioni diverse del regno.
Le torri svolgevano poi un essenziale lavoro di presidio sanitario, impedendo lo sbarco di bastimenti non dotati delle patenti sanitare e passaporti rilasciati dalle autorità competenti.
Le torri operavano come presidio a protezione delle azioni di infrastrutturazione delle coste, cioè di quei processi socio-economici che spingevano i sudditi del regno a investire risorse finanziarie e capitali umani in rami d'industria connessi al mare: peschiere, tonnare, pesca del corallo, saline, esportazione etc.
Le torri infine erano attori importanti per il controllo della tassazione delle merci importate ed esportate nel regno.
L'insieme delle torri costiere è stato organizzato in sistema e affidato alla Regia amministrazione delle Torri, istituita negli anni Ottanta del Cinquecento su mandato di Filippo II e su richiesta degli Stamenti del Parlamento sardo, i quali - attraverso i tributi pastorali - si impegnarono a finanziare la sistemazione delle torri ereditate dal passato e la costruzione di quelle nuove necessarie alle esigenze di una società desiderosa di affacciarsi sul mare.
Per approfondire
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