Tonnare in Sardegna
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 Tore Canu, Tonnara (seconda metà sec. XX), collezione Luigi Piloni

Tonnara. scena di pesca (dipinto, sec. XX)

 

Un'attività antica

Da secoli, la pesca del tonno è un'attività di grande significato economico e sociale per l'intero Mediterraneo e dunque anche per la Sardegna.

Nei tempi più antichi ogni imbarcazione era composta da almeno quattro uomini che operavano con forconi. Si utilizzava una rete detta tonayra, lunga circa due metri calata dentro un'altra rete detta ceinche. I tonni che vi restavano impigliati venivano arpionati e tirati a bordo delle piccole imbarcazioni.

A partire dal XIII secolo la ceiche evolvette in una più complessa nassa fatta di cunicoli e strettoie, percorrendo le quali i tonni arrivavano dentro una sacca che, una volta sollevata, consentiva ai tonnarotti di arpionarli. È questa la mattanza, la forma di pesca del tonno adottata nelle tonnare sarde e siciliane in età moderna e contemporanea.

Tonno, un bene «demaniale»

Il tonno ha una carne pregiata, facilmente conservabile, commercializzata in tutto lo spazio mediterraneo e oltre. La Corona tassava pesca e commercio nei mari del Regno di Sardegna. La sorveglianza era affidata alla Magistratura incaricata di tutelare gli interessi del demanio regio (Procurazione Reale in età spagnola e la sua erede settecentesca Intendenza generale. Sono questi uffici a produrre e conservare la documentazione più rilevante per lo studio storico della pesca del tonno.

Motore di trasformazione

Gli archivi ci dicono che la pesca del tonno era grado di trasformare gli spazi costieri, i destini di comunità e individuali, di attivare dinamiche negoziali tra attori diversi per estrazione sociale, ruolo istituzionale, origine territoriale e obiettivi.

Le tonnare nascevano normalmente da iniziativa privata. Il diritto alla "calata" di una tonnara veniva arrendato dalla Corona, cioè dato in concessione dal governo a un privato (o a una società) in cambio di un corrispettivo in danaro puntualmente indicato nell'atto di arrendamento.

La calata di una tonnara richiamava in Sardegna tonnarotti e maestranze specializzate da varie parti del Mediterraneo e in particolare da Sicilia e Liguria. Spesso i forestieri decidevano di risiedere stabilmente nel Regno di Sardegna. L loro presenza poteva così dare vita a nuovi insediamenti costieri. È il caso, ad esempio, di Porto Scuso.

Un'impresa mediterranea

La tonnara funzionava un po' come un'azienda: il tonno veniva pescato, lavorato (cioè pulito, sfilettato e salato), confezionato e venduto. Nelle buone annate il commercio del tonno, anch'esso regolamento e tassato dal Fisco regio, consentiva ai concessionari del diritto di pesca di generare notevoli margini di profitto.

Per tutto il Seicento la licenza di pesca del tonno era  particolarmente ambita dai gruppi di mercanti e imprenditori liguri che, avendo a disposizione grosse quantità di denaro liquido, spesso acquistavano le licenze in cambio di cospicui prestiti finanziari alla Corona.

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La pesca del tonno, acquaforte di Jean-Pierre Houël

La pesca del tonno, acquaforte di Jean-Pierre Houël

Le migrazioni del tonno nel Dizionario Casalis

Secondo quando riportato da Vittorio Angius nella Voce Sardegna del Dizionario curato da Goffredo Casalis nell'Ottocento, il tonno compare ogni anno nel Mediterraneo verso la fine di aprile.

Passato lo stretto di Gibilterra, i tonni si dividono in due gruppi: uno costeggia l'Africa, l’altro la Spagna. Quest'ultimo gruppo all'altezza delle Baleari si divide ancora: una parte volge verso la Sardegna passando presso il Capo Pecora per scorrere lungo le tonnare di Portoscuso, dell'Isola Piana, Calavinagra, Calasapone. L'altra parte prosegue fino al golfo Lione, alle coste della Liguria, suddividendosi ancora, tra quelli che viaggiano verso le acque occidentali della Corsica per scendere poi in Sardegna costeggiando Vignola, le Saline, Pittinuri, Flumentorgiu, Portoscuso, mentre il restante attraversa il mare della Toscana, Je coste di Napoli e le settentrionali della Sicilia.

La forma della migrazione dei tonni ha un impatto forte sulla reddittività delle tonnare, scrive Angius. Sono dette "sopravento" quelle che i tonni toccano prima: «I contrattempi delle tonnare di sopravento sono la fortuna di quelle di sottovento, e se quelle perdono per qualunque accidente i tonni, queste le ricevono».

Scrive ancora l'Angius che «sei furono le tonnare sarde nella prima epoca dopo la scoperta verso la fine del secolo XVI, fatta da. Pietro Porta del passaggio de’ tonni in questi mari: tre si aprirono nel lato settentrionale, a Porto Vignola, a Cala Agostina, alle

Saline, ed altrettante nel lato occidentale, a Pittinurri, a Porto-Paglia, a Portoscuso».

Delle tonnare settentrionali solo quella chiamata Saline è rimasta sempre attiva, mentre le altre patirono diverse vicende e poi  furono abbandonate. Venne invece armata quella detta Perdas de fogu, la quale a metà Ottocento, dopo una vita intermittente, è già stata soppressa a favore di quella delle Saline, rispetto alla quale Perdas de fogu era a sopravento.

Si fecero tentativi nell’Asinara al Trabuccato, ma non si ebbero risultati soddisfacenti.

Nel lato occidentale si fecero dei tentativi a Porticciuolo, a Capo Galera, all'Isola Piana ed a Calavinagra «ma riuscirono bene ne' due ultimi punti, male ne' due primi». A Pittinuri si sostituì quella di Flumentorgiu e si aprirono le tonnare meridionali in Calasapone, Porto Pino, Carbonara ed una a Pula per il ritorno.

La pesca è favorita dai venti. I tonnarioti sperano nel ponente che spinge il tonno dall'Atlantico nel Mediterraneo, Quando i tonni circolano nel Mediterraneo si attende invece la levata del Maestrale e della Tramontana che allontanano i tonni dalla Francia e dalla Liguria. Il vento di Levante è favorevole solo per la pesca della costa settentrionale. Durante la stagione del passaggio si fanno nelle tonnare più o meno di mattanze, e la primaria, che è Portoscuso, ne fece talvolta da 18 a 20, le più piccole da 7 a 10.

Le tonnare sarde stabilite dall'epoca indicata non fiorirono che dopo la metà del secolo XV, perché fino allora poco si pescava, e difficilmente si spacciava. E si pescava poco perché il pesce era intercetto dalle diciassette tonnare piantate nelle coste di Spagna, fra le quali primeggiara quella di Conil, che non era poca parte delle grandissime entrate dei duchi di Medina Celi.

Un Memorabile terremoto

Ma il memorabile terremoto rovesciando dall'Africa contro l'Europa grandissima quantità di arena e di altre materie nettò i porti di Tetuan e di Salè, e tanto rilevò i fondi prossimi alla Spagna, che i tonni, i quali sogliono nuotare a circa 100 piedi sotto il livello, si allontanarono dall'antica via. Alla metà di luglio il tonno giù di ritorno dal levante all'atlantico ricomparisce lungo , magro e meschino, e trova altre insidie nelle reti preparate ad invilupparlo. La Sicilia me avea molte, la Sardegna una sola in Pula, la quale poi fu dismessa.

Una carta della pesca del tonno in Sardegna

La mappa pubblicata in questa pagina mostra le tonnare attive in Sardegna nel XVII e XVIII secolo. Ciascun marcatore consente di accedere alle notizie sulla relativa tonnara. Le schede vengono costantemente aggiornate, in base all'avanzare delle ricerche.

Per approfondire

Anatra, Bruno. «Economia e demografia nella Sardegna del Seicento», in La popolazione italiana nel seicento: relazioni presentate al convegno di Firenze, 28‐30 Novembre 1996, a cura di M.N. Amorim, Bologna 1999, pp. 263-271.

Capriata, Nicolò, «Profilo storico delle tonnare di Carloforte tra il XVI e il XX secolo», in  AmmentuBollettino Storico e Archivistico del Mediterraneo e delle Americhe, 14 (giugno 2019), pp. 63-72.

Doneddu, Giuseppe, «La pesca del tonno e del corallo», in La società sarda in età spagnola, 2, a cura di F. Manconi, Cagliari 1993, pp. 50-55.

Doneddu, Giuseppe, «Migrazioni mediterranee. Alle origini delle tonnare sarde», in Ammentu: Bollettino Storico e Archivistico del Mediterraneo e delle Americhe, 14 (giugno 2019), pp. 49-61.

Doneddu, Giuseppe. «Le tonnare in Sardegna (1550-1800)». Società e storia 6, fasc. 21 (1983): 535-563.

Mollat Du Jourdin, Michel, L'Europa e il mare dall'antichità a oggi. Roma: Laterza, 2023.

Rovina, Daniela; Schoenberger, Walter; Wilkens, Barbara; Delussu, Fabrizio, «La tonnara di Perdas de Fogu a Sorso (Sassari): XVII-XVIII secolo», in Archeologia Postmedievale. Società, ambiente, produzione, 5 (2001), pp. 203-22.