-
Tonnara di Argentina
Se ne ha notizia dal Cinquecento. Viene Calata da Ambrós Martí nel tratto di mare compreso tra la foce del Temo e Capo Marrargiu, con l’ausilio di personale specializzato proveniente dalla città di Cagliari.
-
Peschiera di Arcais
Situata nelle vicinanze del Ponte Grande sul Tirso, nella regione Arcais da cui prende il nome. La peschiera di Arcais viene arrendata il 22 maggio 1728 per tre anni a Giuseppe Piras come procuratore del dottor Luigi de Roma, per lire 257,10 all'anno. Garanti del concessionario sono Antonio Diego de Roma, don Giovanni Gavino Azzor, Diego Manzino del Faro, Giovanni Angelo Concas e Pietro Francesco Ibba. Dal 1767 i diritti feudali delle peschiere e dei Campidani di Oristano sono di pertinenza dei Marchesi d'Arcais.
-
Peschiera Rio Maggiore
La peschiera di Rio Maggiore di Santa Giusta è stata arrendata con strumento del 23 aprile 1728 per tre anni che iniziano il 13 maggio dello stesso anno ad Antonio Porcu, garante Serbastiano Buscaglia per lire a 100 annue.
-
Peschiera della Salinetta
Giuseppe Ludovico Assom, torinese, progetta nel 1779 la riduzione in peschiera artificiale di alcuni stagni presenti «nel sito denominato la Salinetta in poca distanza dalla città d’Alghero verso il Capo Galera», operando l’apertura di un canale fra questi e il vicino stagno del Caligo, dove è già presente una peschiera.
-
Peschiera di Marceddì
Già denominata Pesquera de Marcheddy y mares abiertos, la peschiera di Marceddì veniva arrendata dal demanio regio sin dal 1716.
Venne arrendata a Salvatore Ghisu il 18 novembre 1728 per tre anni dietro corrispettivo di 125 scudi annui. Garanti del concessionario erano Demetrio Spiga, Francesco Vinci, minore e Giovanni Antiogo Mura.
Nel 1774 venne venduta al cavaliere don Giambattista Ghirisi ad un prezzo inferiore alla rendita annuale calcolata sulla base dei prodotti dei precedenti arrendamenti, perché «esigerebbe una grave spesa per ripararla, nettarla, e metterla in buono stato, spesa, che non conviene assolutamente all’Azienda».
-
Peschiera dell'Ogliastra
La peschiera di Tortolì venne arrendata il 7 giugno 1728 per tre anni ( a partire dal 21 giugno dello stesso anno) a Francesco Lenti Diana per lire 1148,15 annui. Garante del concessionario era Giacomo Musso.
-
Peschiera di Sa pischeredda (Cagliari)
-
Peschiera di Cortis perdas (Cagliari)
La peschiera denominata di Corti de Pedra «ne la playa de la Escafa», detta anche de Su fondali, è data nel 1743 al notaio Carlos Martin in libero, puro e franco allodio mentre è ancora in concessione a Giovan Battista Graneddu.
-
Peschiera di Corti Longas e Ponti Vecchi
La peschiera di Corti Longas e Ponti Vecchi viene arrendata il 3 marzo 1725 per dieci anni a Filippo Rodriguez per 265 scudi annui. Garanti del concessionario sono Antonio Cao e Cristoforo Lecca.
-
Peschiera di Piscina de sa mola (Cagliari)
La piscina de sa mola risulta arrendata al notaio Giuseppe Passiu, il quale la cede nel 1769 al mercante cagliaritano Francesco Maria Viale, tenendo per sé l’arrendamento dello stagno Reale sino al 1776. È concessa in enfiteusi nel 1775, assieme al titolo di cavalierato e nobiltà, a Demetrio Delrio, residente a Sindia. Nel 1777 è invece venduta alle stesse condizioni ai fratelli Giuseppe Michele e Pietro Paolo Porcu di Santu Lussurgiu.
-
Peschiera di Mezza Plaia
La peschiera di Puntixedda, ossia Punta di mezza spiaggia, viene arrendata il 3 marzo 1725 per dieci anni a Pietro Usala Garotti, Salvatore Atzori, Antonio e Matteo Trincas, per 15 scudi annui, con obbligazione di pagare all'inizio dell'anno. Garante è Pietro Giovanni Mirello.
Successivamente viene arrendata, insieme alla "Piscina de sa Mola" al notaio Giuseppe Passiu, per poi essere ceduta da quest’ultimo nel 1769 al mercante Francesco Maria Viale.
Viene acquistata nel 1774 a titolo enfiteutico, insieme al privilegio di cavalierato e nobiltà, dal mercante cagliaritano Ambrogio Conti, con la clausola che alla morte di costui la proprietà sarebbe passata alla figlia Anna, maritata con Antonio Serra, scrivano del Razionale, e ai suoi discendenti; in alternativa, alla secondogenita Antonia, nubile.
-
Peschiera di Ponti Beccius (Cagliari)
La peschiera di Ponti Beccius è arrendata dal 1761 al 1766 a Giambattista Onnis; dal 1767 al 1769 a Giovanni Maria Naitana, dal 1770 al 1772 al notaio Giovanni Antonio Frau e ancora sino al 1775 allo stesso Frau.
Nel 1774 viene concessa in enfiteusi, assieme al cavalierato ereditario, a Maria Elisabetta Loddo, vedova del fu avvocato don Mauro Antonio Puggioni, discendente di una delle famiglie più antiche del villaggio di Quartu.
Nel 1778, la stessa Maria Elisabetta ottiene la facoltà di costruire saline negli stagni presenti fra le isolette della peschiera di Ponti Beccius, al di là della Scafa.
-
Peschiera di Mar'e Pontis
La peschiera di Mar'e Pontis viene ceduta nel 1652 a Girolamo Vivaldi e successori assieme allo stagno di Santa Giusta dietro il finanziamento alla Corona di 140905 reali da otto per le spese militari, da riscattarsi una volta restituito il prestito.
-
Peschiera di Flumini di Quartu
Le peschiere di Flumini vengono citate a partire dal 1704, quando è concessa in enfiteusi per dodici anni una peschiera nel fiume di S. Andrea, in vicinanza della villa di Quartu, a Giovanni Battista Pisu. Nel 1775 è concessa a titolo enfiteutico un'altra peschiera, di nuovo stabilimento, nella foce del fiume Flumini a don Luigi Pugioni.
-
Peschiera dello stagno di Pilo
Una peschiera nello stagno di Pilo viene pensata nel 1767, quando si prospetta di costruire degli acquedotti per l'approvvigionamento di acqua marina e pesci e ricavarne così due peschiere, da aggiungersi a quelle di Porto Torres e dello stagno di Sorso, dove si pescheranno «grandissimi lupi, lisse, ed anguille grosse» e «si potranno salar le anguille le bottarighe, che qui chiamano e su mugheddu, ed il resto del pesce, senza che se ne faccia estrazione fuori Regno, si venderà qui stesso».
-
Tonnara di Capo Malfatano
L'area è stata più volte interessata dalla presenza di tonnare. Quella di Capo Malfatano risale al 1775, quando Antonio Busu riceve la concessione per quindici anni per sé e i suoi eredi di calare una tonnara «ne' mari di Marfetano, o sia sotto la torre di Picinu, dove è tradizione, che già altre volte si calasse una tonnara per conto del Regio Patrimonio». Nel 1774, dopo essersi accordato coi vicini Antonio Busu e Giacomo Massa, Francesco Navarro riceve la concessione di calare una tonnara nel tratto di mare «che comincia dalla torre di Picini, e s’estende fino alla torre di San Macario di Pula».
-
Tonnara di Capo Mannu
La tonnara di Capo Mannu viene impiantata nel 1773, quando Giacomo Massa, cagliaritano, riceve per sé e i suoi eredi la concessione di calare una o più tonnare «in Capo Mannu, anzi dalla punta del Peloso, sin a Capo San Marco ed isolotti».
-
Tonnara del Peloso
È del 1731 la lite fra il Regio Fisco e don Pietro Vivaldi, il quale si oppone alla calata delle tonnare del Peloso e di Scala Salis, nel distretto della tonnara di Santa Caterina, di sua proprietà, secondo il beneficio concesso nel 1654 al marchese Girolamo Vivaldi di poter negare la calata di nuove tonnare entro le 30 miglia dalle sei tonnare a lui intestate. Il Fisco stabilisce che il veto del Marchese è illegittimo in quanto le due tonnare oggetto del contenzioso non causano alcun disturbo all’attività di pesca delle tonnare del Vivaldi.
-
Tonnara di Scala Salis
È del 1731 la lite fra il Regio Fisco e don Pietro Vivaldi, il quale si oppone alla calata delle tonnare del Peloso e di Scala Salis, nel distretto della tonnara di Santa Caterina, di sua proprietà, secondo il beneficio concesso nel 1654 al marchese Girolamo Vivaldi di poter negare la calata di nuove tonnare entro le 30 miglia dalle sei tonnare a lui intestate. Il Fisco stabilisce che il veto del Marchese è illegittimo in quanto le due tonnare oggetto del contenzioso non causano alcun disturbo all’attività di pesca delle tonnare del Vivaldi.
-
Tonnara dell’isola della Vacca
Una tonnara nei mari dell'isola della Vacca viene impitantata probabilmente nel 1773, quando il cagliaritano Giacomo Massa riceve l’approvazione regia per la calata di una o più tonnare, sia di corso che di ritorno, «dalla punta della Vacca dell’isola di Sant’Antioco Golfo di Palmas, sin al capo Tavolara (Teulara, Teulada)».
-
Tonnara di Vignola
La tonnara di Vignola è concessa in perpetuo a Girolamo Vivaldi nel 1654 con diploma di Filippo IV. Risulta in seguito in concessione al marchese Giuseppe Maria Vivaldi, erede di Girolamo, ma non ancora calata per i troppi costi e l’incertezza del profitto.
-
Tonnara di Cala Agustina
La tonnara di Cala Agustina viene concessa in perpetuo a Girolamo Vivaldi nel 1654 con diploma di Filippo IV.
-
Tonnara Saline
La tonnara Saline è concessa in perpetuo a Girolamo Vivaldi nel 1654 con diploma di Filippo IV. Passa quindi in concessione al marchese Giuseppe Maria Vivaldi, erede di Girolamo, già proprietario.
-
Tonnara dell’isola Piana
Si ha notizia di una tonnara nell'isola Piana dal 1698, quando il negoziante Giuseppe Cavassa riceve la concessione di calare una tonnara per il tempo di dieci anni, dalla punta dell’isola Piana alle isole del Toro e della Vacca, in contraddittorio con don Francesco Genoves e don Giuseppe Maria Vivaldi, già possessori rispettivamente delle tonnare di Portoscuso e Portopaglia. La tonnara viene in seguito acquistata da Bernardino Pes, marchese di Villamarina.
-
Tonnara di Santa Caterina di Pittinuri
La facoltà di calare una tonnara nei mari di Santa Caterina di Pittinuri è concessa in perpetuo a Girolamo Vivaldi nel 1654 con diploma di Filippo IV, ma la tonnara non verrà impiantata almeno sino al passaggio della concessione al marchese Giuseppe Maria Vivaldi, erede di Girolamo.
-
Tonnara di Porto Paglia
La tonnara di Porto Paglia è concessa a Nicolao Pintor nel 1595.
In seguito a pubblica grida e relativa asta del 4 luglio 1602, la tonnara venne presa in appalto dal mercante cagliaritano Pietro Porta.
Il 26 maggio 1607 Porta la cedette con tutti i diritti e obblighi a Francesco Mallo, altro genovese residente a Cagliari, che la conservò fino al 1624, quando dovette passarla al genovese Antonio Pallero.
Nel 1630, dopo varie vicissitudini, la tonnara viene acquistata insieme a quella di Porto Scuso da Benedetto Nater
Nel 1654 è tra le sei tonnare cedute in perpetuo a Girolamo Vivaldi con diploma di Filippo IV.
Il 14 gennaio 1655 successivo venne venduta a don Alfonso Brunengo.
-
Tonnara di Funtanazza
L'impianto della tonnara di Funtanazza risale al 1774, quando don Francesco Lostia, cagliaritano, chiede la concessione a titolo ereditario di una nuova tonnara, da calare a sue spese, «ne’ mari adiacenti ai salti, e territori della villa d’Arbus, nel luogo denominato Funtana Giaza».
-
Tonnara di Flumentorgiu
La tonnara di Flumentorgiu, data in concessione al marchese Giuseppe Maria Vivaldi, erede di Girolamo, non è mai stata calata. Passa quindi alla famiglia Cavassa, e nel 1740 Antonio Cavassa ne richiede l’infeudazione perché già in concessione al padre Giuseppe e da ormai trent’anni inutilizzata, aggiungendo di voler mantenervi anche otto coralline di pesca.
Non deve essersene fatto nulla se Giovanni Cesare Baille, in società col fu Giuseppe Callamand, afferma che la tonnara «dicha de Formentorgiu sita en mare de Arbus, y cabo de la frasca», abbandonata da più di 50 anni dai precedenti arrendatori, è stata calata per la prima volta nel 1765.
-
Tonnara dell’isola di San Pietro
La presenza di tonnare nei mari dell'isola di San Pietro è piuttosto precoce. Nel 1614 Francesco Antonio DeDonna e Pietro Bonfante, negozianti di Cagliari, ricevevano la facoltà di calare tonnare dal canale di Trincha sino a tutto il litorale dell’isola di San Pietro. Le stesse tonnare son state poi vendute nel 1654 a Girolamo Vivaldi.
-
Tonnara di Portoscuso
La tonnara di Portoscuso viene concessa per la prima volta nel 1594 al mercante Stefano Satta y Guenza per dieci anni. Nel 1614 venne concessa a Francesco Antonio de Donna e Pietro Bonfant. Venne infine ceduta in perpetuo a Girolamo Vivaldi nel 1654 con diploma di Filippo IV. Nel 1680 è concessa con privilegio di Carlo II a don Antonio Genoves assieme al titolo di barone di Portoscuso. A Bernardo Genoves, marchese della Guardia e duca di S.Pietro, è concesso nel 1745 il 3% sul prodotto della pesca. Più avanti, nel 1777, il Regio Fisco valuta un progetto di riscatto della tonnara, l’unica fra le sei alienate dal Regio Patrimonio ad essere stata concessa con diritto di riscatto perpetuo, ceduto con Regio Diploma nel 1680 al Vivaldi; il parere dell’Intendenza Generale è inequivocabile: benché l’istanza del Fisco si basi su pretese condivisibili, non è possibile riscattare la tonnara a meno di violare i patti di osservanza delle leggi e consuetudini del Regno firmati col Patto di Londra al momento dell'acquisizione del titolo da parte dei Savoia.
-
Tonnara di Capo Pecora
La tonnara di Capo Pecora è considerata la seconda più redditizia dell’isola dopo quella di Portoscuso. Nel 1725 il mercante Pietro Giovanni Merello ne chiede la concessione per dieci anni in sostituzione di Giuseppe Cavassa, precedente concessionario (dal 1696) appena deceduto. Il Cavassa aveva ricevuto la tonnara nonostante venisse osteggiato da don Antonio Genoves e Domenico Brunengo, concessionari rispettivamente delle tonnare di Portopaglia e Portoscuso di proprietà del marchese Vivaldi.
-
Tonnara di Capo Galera
La facoltà di calare una tonnara a Capo Galera viene concessa nel 1760 a Santino Balero, mercante in Alghero, il quale riceve anche un pezzo di terreno «distante un tiro di fucile dalla torre situata nel soprariferito sito» per stabilirvi i magazzini, le case e le baracche per il ricovero delle persone impiegate nella tonnara e per conservarvi gli attrezzi e il pescato.
-
Tonnara di Capo Carbonara
Secondo la ricostruzione dello storico Giuseppe Doneddu, quella di Carbonara fu la prima tonnara "moderna", cioè dotata di camere, coda e codardo, ad essere stata calata nel Regno di Sardegna.
Di poco successiva è la tonnara di Pula.
L'impianto a Carbonara, risalente al 1590, avvenne grazie al trasporto dal regno di Sicilia in quello di Sardegna di maestranze specializzate e materiali.
Il trasferimento fu finanziato dalla Monarchia Spagnola, nell'intento di incrementare la redditività della Sardegna anche a beneficio delle casse regie.
L'area venne scelta probabilmente per la presenza di un'allora già antica fortificazione costiera utilizzata come protezione per i tonnaroti nei confronti di possibili attacchi dal mare.
-
Tonnara di Trabuccato
La tonnara di Trabuccato risale all'epoca spagnola, quando il marchese Girolamo Vivaldi, imprenditore ligure, riceve nel 1654 il privilegio di calare tonnara nei mari di Sassari; nel 1738 don Giuseppe Vivaldi, suo discendente, fa ricorso contro l’affittamento per 15 anni della tonnara al negoziante Giacomo Musso, in ragione del privilegio già concesso al marchese Girolamo. Ancora nel 1774 il cagliaritano Agostino Rapallo, residente a Carloforte, domanda la possibilità di calare una tonnara «nel luogo detto il Trabuccato, ove trovasi una torre di tal nome». La richiesta è osteggiata da don Pietro Giuseppe Vivaldi, proprietario della vicina tonnara delle Saline.