-
Relazione sullo stato delle saline di Cagliari
-
Saline di Pontis Beccius
Donna Maria Elisabetta Loddo, vedova del fu avvocato don Mauro Antonio Puggioni, ottiene nel 1778 la facoltà di ricavare delle saline negli stagni presenti fra le isolette della peschiera di Ponti Beccius, al di là della Scafa, della quale è già dal 1774 concessionaria
-
Saline di Oristano
La salina è sempre stata "accensata". Dietro pagamento rifornisce di sale le città di Alghero e di Bosa, così come diverse altre comunità e singoli individui.
-
Saline di Iglesias
Fino al 1737 erano considerate come parte delle saline di Cagliari. In base a privilegio concesso da re Alfonso nel 1400 gli iglesienti devono ricevere gratuitamente 400 quartare di sale. Il restante sale viene quasi interamente venduto ai pastori e agli agricoltori della città e dei distretti vicini. I pastori iglesienti pagano ciascuno lire di Piemonte 2,16, mentre gli altri un capretto, il cui valore è equiparato a 2 lire di Piemonte. Gli agricoltori iglesienti, così come gli abitanti di Teulada, Villamassargia, Domus Novas, Musei, devono invere 6 soldi sardi (9,7 di Piemonte). Le persone non privilegiate comprano invece a 9 soldi sardi (14, 4 di Piemonte).
È possibile che le saline indicate dalle fonti Settecentesche si trovassero dove oggi sorgono le saline di Sant'Antioco.
-
Salina di Terranova
La salina di Terranova è stata assegnata al marchese Pes di Villamarina con diploma dell'Imperatore Carlo VI del 10 febbraio 1771, come ricompensa per i servigi prestati durante la guerra di successione spagnola. Il diploma è stato confermato dal re di Sardegna Vittorio Amedeo con patenti del 27 maggio 1720 e dal successore Carlo Emanuele III, il 21 marzo 1732. Il 12 luglio 1742 un contratto, confermato con diploma del 5 dicembre, le saline insieme a redditi, amministrazione e tonnara furono eretti in feudo improprio a favore del possessore don Bernardino Pes e suoi discendenti, dietro esborso di 12 mila lire di Piemonte. La patente del 1720 dispone la consegna di 9 cagliaresi per ogni cuba di sale estratto e di mezzo starello (1 emina di Piemonte) per pagare lo stipendio del reggente provinciale. Il sale prodotto nella salina di Terranova viene venduto a Tempio e nel resto della Gallura.
-
Saline di Sassari
Le saline di Sassari nella seconda metà del XVII secolo producevano, al meglio, tra gli 8 ed i 9.000 rasieri, che venivano venduti (e in parte esportati) all'incirca per il 70%. In termini di produzione, di vendita e soprattutto di esportazione la salina sassarese è inferiore di circa la metà rispetto alle saline di Cagliari. Le saline di Sassari vengono concesse al migliore offerente. I profitti generati dal loro sfruttamento crescono significativamente nel corso del Settecento. Almeno dagli anni Trenta del Settecento, queste saline sono soggette all'obbligo di consegnare una certa quantità di sale all'Arcivescovo e ai canonici del Capitolo di Sassari.
-
Salina Pompongias
Nel Seicento, la produzione delle saline di Oristano poteva arrivare a superare di poco i 2.000 quartini (1 quartino è pari a 1 rasiere e a 2 starelli). L'80% provenienti dalla salina grande (o di Sabocus), il 15% da Pau (o Pauli) Pirastu, il resto da Mistras. Nel 1675 si vendono poco meno di 1.200 quartini 80% Sabocus, Mistras 12%, Pompongias 4,5%, 1% Pau Pirastu). Il prodotto delle saline di Oristano era per un terzo circa costituito da sale nero, che si vendeva a 5 soldi lo starello, se acquistato all'origine, al doppio in dogana; il sale bianco costava due volte tanto. Per quantità, per qualità e per prezzi questo sale non era competitivo con quello di Sassari (che andava a 30 soldi il rasiere), tantomeno con quello di Cagliari (che costava 26 soldi il quartino, fino a 38 se imbarcato da altro porto). Il sale dell'Oristanese veniva comprato in città e nei suoi campidani, nelle incontrade di Parte Usellus, Parte Montis e Monreale, ad est verso Parte Ocier, nel Mandrolisai, Parte Barigadu Jossu e incontrada di Sedilo, a nord verso Bosa e la sua Planargia, nel Marghine, nel Goceano e nel Monteacuto, arrivando fino ad Alghero e, talvolta, ad est fino ad Orgosolo.
-
Salina Mistras
Nel Seicento, la produzione delle saline di Oristano poteva arrivare a superare di poco i 2.000 quartini (1 quartino è pari a 1 rasiere e a 2 starelli).
L'80% provenienti dalla salina grande (o di Sabocus), il 15% da Pau (o Pauli) Pirastu, il resto da Mistras. Nel 1675 si vendono poco meno di 1.200 quartini 80% Sabocus, Mistras 12%, Pompongias 4,5%, 1% Pau Pirastu). Il prodotto delle saline di Oristano era per un terzo circa costituito da sale nero, che si vendeva a 5 soldi lo starello, se acquistato all'origine, al doppio in dogana; il sale bianco costava due volte tanto.
Per quantità, per qualità e per prezzi questo sale non era competitivo con quello di Sassari (che andava a 30 soldi il rasiere), tanto meno con quello di Cagliari (che costava 26 soldi il quartino, fino a 38 se imbarcato da altro porto). Il sale dell'Oristanese veniva comprato in città e nei suoi campidani, nelle incontrade di Parte Usellus, Parte Montis e Monreale, ad est verso Parte Ocier, nel Mandrolisai, Parte Barigadu Jossu e incontrada di Sedilo, a nord verso Bosa e la sua Planargia, nel Marghine, nel Goceano e nel Monteacuto, arrivando fino ad Alghero e, talvolta, ad est fino ad Orgosolo.
-
Salina di Pau Pirastru
Nel Seicento, la produzione delle saline di Oristano poteva arrivare a superare di poco i 2.000 quartini (1 quartino è pari a 1 rasiere e a 2 starelli). L'80% provenienti dalla salina grande (o di Sabocus), il 15% da Pau (o Pauli) Pirastu, il resto da Mistras. Nel 1675 si vendono poco meno di 1.200 quartini 80% Sabocus, Mistras 12%, Pompongias 4,5%, 1% Pau Pirastu). Il prodotto delle saline di Oristano era per un terzo circa costituito da sale nero, che si vendeva a 5 soldi lo starello, se acquistato all'origine, al doppio in dogana; il sale bianco costava due volte tanto. Per quantità, per qualità e per prezzi questo sale non era competitivo con quello di Sassari (che andava a 30 soldi il rasiere), tantomeno con quello di Cagliari (che costava 26 soldi il quartino, fino a 38 se imbarcato da altro porto). Il sale dell'Oristanese veniva comprato in città e nei suoi campidani, nelle incontrade di Parte Usellus, Parte Montis e Monreale, ad est verso Parte Ocier, nel Mandrolisai, Parte Barigadu Jossu e incontrada di Sedilo, a nord verso Bosa e la sua Planargia, nel Marghine, nel Goceano e nel Monteacuto, arrivando fino ad Alghero e, talvolta, ad est fino ad Orgosolo.
-
Salina di Villarios
La salina di Villarios viene impiantata nel 1777 su interessamento del negoziante svizzero Stefano Glaivaud, il quale ottiene la concessione di trasformare in salina artificiale lo stagno «che trovasi nell’estremità del salto di Villarios verso il mare situato tra Porto Pino e le Regie saline di Iglesias».
-
Salina di Capo Malfatano
La salina artificiale di Capo Malfatano viene impiantata nel 1776, dopo che il negoziante cagliaritano Giorgio Valacca chiede la facoltà di formare caselle per la cristallizzazione del sale in un seno di mare esistente nel fondo del porto di Malfatano e la relativa gestione per anni diciotto a partire dal gennaio successivo.
-
Salina di Casaraccio
La salina viene impiantata sicuramente dopo il 1767, quando l'Intendenza Generale avanza il progetto di trasformare in salina lo stagno di Casaraccio.
-
Salina di Porto Pino
La salina di Porto Pino risale al 1776, quando il negoziante Bernardo Viale domanda lo stabilimento di una nuova salina e la relativa concessione per il tempo di diciotto anni a partire dal gennaio 1777. Francesco Maria Viale, fratello di Bernardo, chiede nel 1781 la concessione in perpetuo, ricevendo parere negativo dall’Intendenza Generale.
-
Salina di La fortunata (Cagliari)
La salina, denominata La Fortunata, è data in concessione dal 1780 al negoziante cagliaritano Giorgio Valacca, già concessionario delle saline di Capoterra e di Malfatano.
-
Salina di La Vittoria (Cagliari)
-
Salina di Sa media playa (Cagliari)
-
Salina di Sa perda bianca (Cagliari)
La salina artificiale di Sa perda bianca viene ricavata nel 1711 all'interno dell'omonimo stagno dietro progetto di Agostino Morteo, già salinero minore di Cagliari.
-
Salina di Pallamontis (Cagliari)
La salina di Pallamontis fa parte di un circuito di saline naturali ricavate all'interno della laguna che costeggia il litorale di Quartu.
-
Salina di Carcangiolo (Cagliari)
La salina di Carcangiolo fa parte di un circuito di saline naturali ricavate all'interno della laguna che costeggia il litorale di Quartu.
-
Salina di Bocca di rio (Cagliari)
La salina di Bocca di rio fa parte di un circuito di saline naturali ricavate all'interno della laguna che costeggia il litorale di Quartu.
-
Saline di Molentargius (Cagliari)
Fino a tutto il XVIII secolo, quella di Molentargius è la più redditizia fra le saline del circondario di Cagliari. Nel 1728 viene diffusamente descritta: lo stagno non ha alcuna comunicazione visibile col mare, ma le sue acque sono "salse"; tuttavia i suoi fanghi ne rendono difficile l'accesso, motivo per il quale nel 1739 l'ingegnere militare Augusto de La Vallée ne propone l'ampliamento e l'infrastrutturazione.
-
Salina di La Maddalena (Capoterra)
La salina viene impiantata nel 1776, quando il negoziante Giorgio Valacca, già concessionario della salina artificiale di Malfatano, ottiene un’ulteriore concessione per la formazione di una nuova salina artificiale nello stagno detto di “la Maddalena”, in territorio di Capoterra.
-
Salina di Carloforte
Nel XVIII secolo, la salina di Carloforte è amministrata "ad economia". Due terzi del prodotto spettano alla Corona, mentre il restante terzo al Duca di San Pietro, al quale fu infeudata con regio diploma del 17 ottobre 1737. Il sale prodotto da questa saline è considerato di qualità inferiore a quello che si estrae a Cagliari. La salina risulta dal 1776 e almeno sino al 1781 in concessione a Giuseppe Rapallo.
-
Salina di Capoterra
L'impianto della salina di Capoterra risale al 1778, quando don Giacomo Manca, cavaliere di Thiesi, ottiene la facoltà di ridurre in salina artificiale le paludi esistenti nel territorio di Capoterra in vicinanza dello stagno Reale e la relativa concessione in enfiteusi per sé e i suoi discendenti. Secondo il Saliniere Reale, il progetto potrebbe accogliere sino a nove caselle salifere.
-
Salina di Cala di Lusso
La salina di Cala Luzzo/Calalusso/Cala di Lusso viene progettata nel 1767. Secondo le stime del progettista Gio Anto Sardo, la salina potrebbe fruttare fino a 15.000 salme di sale all’anno, poiché essendo «in un angolo di detta isola battuto fortemente dal ponente, maestrale, e tramontana, e formando in detta Cala una orribile borrasca, e per essere alla parte di terra lo scoglio basso, quella schiuma ancerà calando, ed introducendosi in detta salina, questa formerà la perfezione del sale».