Porto di Sant'Antioco

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Denominazione

Porto di Sant'Antioco

Descrizione

A metà Ottocento quello di Sant'Antioco era classificato come porto quarta classe, dotato di un capitano di quarta classe e un luogotenente, una dogana per la tassazione di un commercio che avveniva soprattutto verso marittimi carlofortini e genovesi. Le vendite riguardavano cereale, fave, legumi, vini, formaggio e pelli e i prodotti della pesca.
Nel 1858 tre deliberazioni comunali discutono della casa sanitaria da costruire nel porto antiochese.

Nei primi anni del Novecento ci sono stati vari progetti di ingrandimento, non realizzati in assenza di un nuovo ponte e di un canale che consentissero l’approdo di imbarcazioni di una certa grandezza.

Nel 1905 il consiglio comunale dispose la costruzione di una nuova banchina più solida e grande, capace di accogliere il flusso maggiore di navigli che si prospettava con la nuova apertura del canale.
Tra il 1925 e il 1929 venne allargato il canale Golfo Palmas-Ponti.
Le sorti del porto di Sant’Antioco, legate all’estrazione del carbone delle vicine miniere, mutarono radicalmente negli anni Trenta, poiché divenne unico sbocco di esportazione delle estrazioni minerarie del Sulcis iglesiente.

[Scheda in corso di completamento]

Comune attuale

Sant'Antioco

Citazione bibliografica

Casalis, Goffredo. Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del Redi Sardegna (etc.). Vol. XIX. Torino: Maspero Marzonatti, 1849, p. 105
Raspa, Diego. «Il Porto di Sant’Antioco. Dagli anni dell’Unità alla II guerra mondiale». Tesi di laurea, Università degli studi di Cagliari, 2003.

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