Capo Galera. Progetto di colonia di corallatori
Contenuto
Titolo
Capo Galera. Progetto di colonia di corallatori
Titolo originale
Risultato della trattativa, discorsi e concerti presi dall’Intendente Generale col Signore Marchese di San Cristoforo con intervento del Signor segretario del Supremo Consiglio Viretti e del signor don Bartolomeo Simon d’Algueri relativamente allo stabilimento de corallatori in Capo Galera
Data di inizio
August 23, 1767
Ambiti e contenuto
Esiti delle discussioni e degli accordi tra Intendente Generale, Marchese di San Cristoforo, Segretario del Supremo Consiglio di Sardegna per lo stanziamento di famiglie di corallatori a Capo Galera, in territorio di Alghero.
Consistenza
Cc.7
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
cartaceo
Lingua
Italiano
Soggetto conservatore
Archivio di Stato di Torino
Nome del soggetto produttore
Archivio di Stato di Torino
Trascrizione
Risultato della trattativa, discorsi e concerti presi dall’Intendente Generale col Signore Marchese di San Cristoforo, con intervento del Signor segretario del Supremo Consiglio Ceretti e del signor don Bartolomeo Simon d’Algueri relativamente allo stabilimento de' corallatori in Capo Galera.
I territori di Capo Galera descritti nel piano firmato dal Signor Luogotenente ingegnere Ceretti, che si unisce, spettano alla città d’Algueri in quanto al dominio diretto. Ma, siccome si trovano parecchi salti d’essi territori conceduti a particolari, il dominio utile appartiene ad essi mediante il pagamento del canone prefisso nella concessione, che fra tutti potrà rilevare a starelli 10 grano, cioè 5 per ogni anno.
Gli altri, non conceduti, si godono del pubblico facendosi servire per pascoli nel caso che da quel canto non vi è seminerio. I territori spettanti alli particolari quanto al dominio utile, che già trovansi coltivati, potranno essere del valore di scudi 600 circa. Rispetto poi al canone della città potrà calcolarsi il capitale a scudi 100. I territori incolti, che servono di pascolo, sono | necessari alla medesima, non solo per essere più vicini, ma molto più per scarseggiare già allo stato delle cose.
Quindi, ove si volesse stabilire in Capo Galera una popolazione di corallatori, non si potrebbe prescindere di lasciar continuare a favore del pubblico d’Algueri l’uso del pascolo, sebbene venendo anche i nuovi popolatori ad avere qualche bestiame per proprio uso, converrebbe pure che potessero profittarsene. Ma in questo caso, lasciandosi sussistere i pascoli e volendosi da nuovi abitatori coltivare in ogni anno le terre già colte che le venissero assegnate, dovrebbero chiuderle affine di evitare i danni, che dal bestiame le verrebbe altrimenti cagionato.
Per devenire, pertanto, allo stabilimento de corallatori in Capo Galera, si rende necessario che s’intenda prima l’affare colla città, la quale lasciandoseli sussistere l’uso dei pascoli, non si crede che possa pretendere cos’alcuna a riserva dell’indennisazione dei canoni che si trovano presentemente sulle terre concedute | e dovranno, in seguito, chiamarsi i particolari per acquistare da medesimi il dominio utile che hanno sulle terre suddette.
Da ciò che si è detto, l’indennisazione tanto degli stessi particolari che della città potrà in tutto risultare a scudi 700.
Ciò premesso, dovrà pensarsi a far acquisto della casa del fu Santino Ballero, la quale il signor Marchese asserendo essere stata al medesimo aggiudicata, si è dichiarato pronto a dismetterla medianti scudi 400, prezzo per cui ne gli si è pervenuta.
La controscritta casa cade ancora in concorso. La detta casa, per ridursi in istato a dar ricetto a dette famiglie e per farvi pure formare 7 forni, richiede la spesa di lire 172.10, le quali, unite alle lire 1000 importare del valore della casa, risulterebbe in tutto a lire 1172.10.
Detta casa che si era dal signor Conte Rivarola supposta capace per ritirare otto coralline, non è neppure in istato che di fornire l’alloggio a 7 famiglie, epperciò sendo come da tutti si sa | ciascuna corallina composta di 8 persone, se trovansi tutte queste maritate prescindendo dal mosso, ossia ragazzo, potrebbe appena servire per una corallina per essere composta di soli 14 camere, delle quali ve ne sono parecchie anguste e soggette, ed in ogni caso tutt’al più ne potrebbero contenere 14 e dare in tal guisa ricetto a due sole coralline.
Questo fatto si assicura tanto dal signor Marchese di san Cristoforo che dal signor don Bartolommeo Simon, i quali hanno venduto sovra luogo le cose, e viene anche confermato dal disegno e calcolo del signor Luogotenente Ceretti. Volendosi far passare in detto luogo altre famiglie, dovrebbe pensarsi a farli formare le case, le quali non riverranno meno di scudi 50 caduna, conformandole a quelle che già si trovano.
Ed inoltre si dovrebbe pure far ergere una chiesetta, ossia cappella.
Il detto signor Ceretti ha progettato la spesa per una chiesa formale che rileva in tutto a lire 4763.10., | somma ancora di riguardo.
Si potrebbe però prescindere dalla medesima, credendosi che per il puro bisogno e per la prima spesa potessero bastare scudi 300. Le spese, pertanto, che nei principi si esigerebbero, rilevano come in appresso:
- compra delle terre dei particolari, scudi 600;
- indennisazione del canone della città, scudi 100
- compra della casa di Santino Ballero, 400;
- raddobbo di essa, 74;
- fabbrica d’una cappella ossia chiesa, 300.
Totale scudi: 1374.
A questa somma deve aggiungersi la costruzione delle case che si devono far formare per ciascuna famiglia di corallatori che si portasse a stabilirsi in Capo Galera. Ma prima d’impegnare la Regia azienda in veruna spesa, conviene che si rifletta sull’esito che potrà avere un tal assunto. L’idea d’introdurre i corallatori nel Regno per fare, quindi, col tempo, la pesca del corallo per mezzo di sudditi, ed | escludere in seguito i forestieri, come già si è già in altre occorrenze considerato qualora potesse avere una buona riuscita, potrebbe se non risultare di sommo vantaggio e conseguenza per il Regno.
Il signor Marchese di San Cristoforo comprò ed armò, nel 1763, cinque coralline che fece quindi montare da corallatori forestieri e qualche sardo. Si praticò, in seguito, la pesca, ma essendo nello stesso anno fuggita una corallina con tutto l’equipaggio d’essa, invece di ricavare vantaggio, è stato anzi in perdita, come il medesimo assicura, di 1000 e più scudi.
Intanto, ridotte le 5 a 4 coralline, siccome l’equipaggio di cui si era per queste fornito era poco di buono e le coralline stesse non erano in troppo buono stato, stimò bene nell’anno susseguente di non più servirsi delle une, né di più impiegare i corallatori, ma accomprò altre otto coralline, cercò altri corallatori e procurò che parecchi napolitani si sono trattenuti nel Regno.
Questa seconda impresa non ha avuto migliore sorte | della prima, mentre nel corrente anno, delle 8, sono fuggire tre coralline col suo equipaggio, e le altre cinque senza fallo si sarebbero date ricapito se le maggiori precauzioni usate non avessero loro, se non preclusa la strada, resa almeno più difficile.
Checché il signor Marchese abbia sinora asserito dei suoi corallatori, non ha potuto, in oggi, se non convenire in ciò che già da altra parte si era inteso e lo conferma il signor don Bartolomeo Simon, che i detti collaboratori sono persone torbide, poco e nulla inclinate al lavoro, ma bensì dedite al vizio ed affatto nullatenenti.
Epperò qual capitale giammai far sì potrà di sì fatta razza di gente, la quale come la sperienza ha sin qui dimostrato, non farà altro studio che di mangiare le sostanze di chi sarà per anticipargliele, e, mancando i soccorsi o venendo rallentati e limitati, penserà ad evadersi e trasportar seco i legni stessi che gli vengono forniti per far la pesca.
Per questi motivi l’additato signor Marchese anch’egli è | di sentimento che non convenga in maniera alcuna alla Regia Azienda d’immolarsi nelle spese d’acquisto di territori e formazione di case ed altre sovraespresse, poiché con tutto fondamento si potrebbe dubitare che, fatte dette spese, a nulla servissero, massimamente che riuscirebbe più facile ai corallatori di partirsene dal Regno in ogni tempo da Capo Galera per non essere così soggetti e sotto gli occhi, come presentemente lo sono quegli che già si trovano in Algueri.
I corallatori che ancora si trovano per conto del signor Marchese sono tutti forestieri, dei quali alcuni si sono maritati, la maggior parte però o sono nubili o ritengono le famiglie nei loro paesi. Questi ultimi non si sono curati di far venire sinora le loro mogli e figliuoli, circostanza che prova all’evidenza la poca e niuna disposizione che hanno di trattenersi nel Regno.
Dei nubili non è da farsi gran capitale, mentre ritrovando altri e più vantaggiosi partiti non tralasciavano | di abbandonare da un giorno all’altro la pesca ed anche il domicilio che già avessero fissato nel Regno.
I maritati, che sono in picciol numero, non debbono pure far caso, mentre anche d’essi già se n’è fuggito uno, che era patrone di feluca, con l’aver lasciato la moglie in Algueri, e se non si ha l’occhio davvicino agli altri, si può temere che sia per succedere lo stesso.
E poi, come si è detto, sono così pochi che non possono servire per dare un principio allo stabilimento della popolazione che si ha in mira.
In somma, ancorché le coralline che si hanno del signor Marchese risultino al dì d’oggi a sette, per averne armato altre due dopo la fuga delle tre ultime, non si crede per i motivi sovraddetti che già siamo in circostanze di fissarle al Capo Galera e di fare per le medesime veruna spesa.
Da quanto si è sin qui detto, ben si può vedere che il signor Marchese, per aver voluto manifestare il suo zelo e secondare le intenzioni del governo, ha dovuto | soffrire delle gravi perdite e, continuando nell’assunto, come ha tutto l’impegno, non potrà a meno che l’impiegare altri capitali senza speranza di ricavarne profitto, sepperò non soggiacerà altresì al rischio di gettarli in tutto o parte come ne gli è sinora accaduto. Quest’impresa, come si è dapprincipio additato ed in ogni tempo si è conosciuto, se non ben maneggiata non può che produrre del vantaggio e beneficio, siccome ne ricavano i corallatori forestieri che si portano in ogni anno a pescare il corallo nel Regno, onde con molto maggior ragione dovrà riuscire più utile a quegli che stabiliti nel Regno trovansi già sul fatto per attendervi mentre ed hanno un maggior tempo per pescare e non sono soggetti al pagamento dei tanti diritti che dagli altri si corrispondono.
Ma il fatto sta che se sinora le coralline del signor Marchese non hanno avuto buona riuscita, non procede da altro se non dalla qualità delle persone, che si è lo stesso signor | Marchese procurato per equipaggiarle.
Quando il medesimo, invece di soggetti poco inclinati al lavoro e dediti anzi al vizio, faccia le sue diligenze per avere persone dabbene ed applicate alla pesca, egli è fuor di dubbio che ne sarà per risentire i suoi vantaggi e potrà l’idea avere il suo effetto. Per il che si è suggerito al detto signor Marchese essere di tutta necessità, per non esporsi egli a maggiori danni e per dare pure d’altro canto un efficace stabilimento al progetto di cui si tratta, che faccia avanti ogni cosa le sue pratiche per avere corallatori delle qualità sovraespresse con riformare ove faccia di bisogno quegli che ancora sono a suo conto qualora non concorrano in essi i requisiti suddetti.
Ha convenuto il signor Marchese nel pensiero e si è dichiarato pronto che farà tutto il possibile per avere persone dabbene potendosi in questa guisa compromettere di non solo risarcirsi dei danni sofferti, ma di | ricavarne eziandio qualche vantaggio. Non basta però che detto signor Marchese abbia le sue coralline fornite di buoni corallatori per devenire allo stabilimento dei medesimi in Capo Galera, e così inoltrarsi nelle spese che si richiegono per far luogo a detta popolazione, ma resta sopra il tutto necessario ancora che ciascuno dei corallatori, quale avrà famiglia, abbia trasportato questa prima nel Regno mentre per buoni che sieno i soggetti, potendo cambiare d’idea e non convenendogli di stabilirsi nel Regno, si potrebbe sempre temere d’incorrere nel rischio sovrariferito, cioè di fare ergere le case senz’avere poscia persone da farle abitare.
Già prima fora si è preveduto che stabilendosi in Capo Galera una nuova popolazione non avrebbe potuto, a meno che di dare luogo alla città d’Algueri, a fare dei richiami per i pregiudizi che dalla medesima si temerebbero. Ma si è pure considerato che, non introducendosi | coi corallatori altri lavoratori di campagna, siccome detta popolazione sarebbe sempre in obbligo di provvedervi in Algueri di tutto il bisognevole per la sussistenza, così continuerebbe detta città a godere per la massima parte di quei vantaggi che sinora ha ritratto ed in ogni caso si è riflettuto che, dovendo prevalere all’interesse privato della città il pubblico vantaggio, non doveva quest’oggetto formare il messomo ostacolo allo stabilimento de corallatori nel divisato posto.
Con tutto ciò, il signor Marchese, per prevenire ogni doglianza e far pure tacere quelle vessazioni che altrimenti potrebbero venir fatte dagli algueresi ai nuovi popolatori, sarebbe di sentimento che si potessero fissare in vicinanza della torre abbandonata della di Pollina di Capo Galera, supponendo che ivi il luogo sia egualmente proprio all’oggetto di cui si agisce e che potrebbe riuscire meno sensibile alla città. |
Ma il difetto di case, la dubbiezza del clima e lo stato pessimo di quella torre è tale che a nulla servirebbe per la difesa della nuova popolazione, sono tutti motivi per i quali si è poi creduto assolutamente non convenisse di declinare dal primo pensiero, massime che sebbene in Pollina si potrebbe fissare la popolazione nei territori d’Algueri, tuttavolta ove si volessero ad essa assegnare terre, dovrebbero queste cercarsi dal feudo di Monteleone a cui appartengono quelle che potrebbero servire alli corallatori.
Cagliari, li 23 agosto 1767
I territori di Capo Galera descritti nel piano firmato dal Signor Luogotenente ingegnere Ceretti, che si unisce, spettano alla città d’Algueri in quanto al dominio diretto. Ma, siccome si trovano parecchi salti d’essi territori conceduti a particolari, il dominio utile appartiene ad essi mediante il pagamento del canone prefisso nella concessione, che fra tutti potrà rilevare a starelli 10 grano, cioè 5 per ogni anno.
Gli altri, non conceduti, si godono del pubblico facendosi servire per pascoli nel caso che da quel canto non vi è seminerio. I territori spettanti alli particolari quanto al dominio utile, che già trovansi coltivati, potranno essere del valore di scudi 600 circa. Rispetto poi al canone della città potrà calcolarsi il capitale a scudi 100. I territori incolti, che servono di pascolo, sono | necessari alla medesima, non solo per essere più vicini, ma molto più per scarseggiare già allo stato delle cose.
Quindi, ove si volesse stabilire in Capo Galera una popolazione di corallatori, non si potrebbe prescindere di lasciar continuare a favore del pubblico d’Algueri l’uso del pascolo, sebbene venendo anche i nuovi popolatori ad avere qualche bestiame per proprio uso, converrebbe pure che potessero profittarsene. Ma in questo caso, lasciandosi sussistere i pascoli e volendosi da nuovi abitatori coltivare in ogni anno le terre già colte che le venissero assegnate, dovrebbero chiuderle affine di evitare i danni, che dal bestiame le verrebbe altrimenti cagionato.
Per devenire, pertanto, allo stabilimento de corallatori in Capo Galera, si rende necessario che s’intenda prima l’affare colla città, la quale lasciandoseli sussistere l’uso dei pascoli, non si crede che possa pretendere cos’alcuna a riserva dell’indennisazione dei canoni che si trovano presentemente sulle terre concedute | e dovranno, in seguito, chiamarsi i particolari per acquistare da medesimi il dominio utile che hanno sulle terre suddette.
Da ciò che si è detto, l’indennisazione tanto degli stessi particolari che della città potrà in tutto risultare a scudi 700.
Ciò premesso, dovrà pensarsi a far acquisto della casa del fu Santino Ballero, la quale il signor Marchese asserendo essere stata al medesimo aggiudicata, si è dichiarato pronto a dismetterla medianti scudi 400, prezzo per cui ne gli si è pervenuta.
La controscritta casa cade ancora in concorso. La detta casa, per ridursi in istato a dar ricetto a dette famiglie e per farvi pure formare 7 forni, richiede la spesa di lire 172.10, le quali, unite alle lire 1000 importare del valore della casa, risulterebbe in tutto a lire 1172.10.
Detta casa che si era dal signor Conte Rivarola supposta capace per ritirare otto coralline, non è neppure in istato che di fornire l’alloggio a 7 famiglie, epperciò sendo come da tutti si sa | ciascuna corallina composta di 8 persone, se trovansi tutte queste maritate prescindendo dal mosso, ossia ragazzo, potrebbe appena servire per una corallina per essere composta di soli 14 camere, delle quali ve ne sono parecchie anguste e soggette, ed in ogni caso tutt’al più ne potrebbero contenere 14 e dare in tal guisa ricetto a due sole coralline.
Questo fatto si assicura tanto dal signor Marchese di san Cristoforo che dal signor don Bartolommeo Simon, i quali hanno venduto sovra luogo le cose, e viene anche confermato dal disegno e calcolo del signor Luogotenente Ceretti. Volendosi far passare in detto luogo altre famiglie, dovrebbe pensarsi a farli formare le case, le quali non riverranno meno di scudi 50 caduna, conformandole a quelle che già si trovano.
Ed inoltre si dovrebbe pure far ergere una chiesetta, ossia cappella.
Il detto signor Ceretti ha progettato la spesa per una chiesa formale che rileva in tutto a lire 4763.10., | somma ancora di riguardo.
Si potrebbe però prescindere dalla medesima, credendosi che per il puro bisogno e per la prima spesa potessero bastare scudi 300. Le spese, pertanto, che nei principi si esigerebbero, rilevano come in appresso:
- compra delle terre dei particolari, scudi 600;
- indennisazione del canone della città, scudi 100
- compra della casa di Santino Ballero, 400;
- raddobbo di essa, 74;
- fabbrica d’una cappella ossia chiesa, 300.
Totale scudi: 1374.
A questa somma deve aggiungersi la costruzione delle case che si devono far formare per ciascuna famiglia di corallatori che si portasse a stabilirsi in Capo Galera. Ma prima d’impegnare la Regia azienda in veruna spesa, conviene che si rifletta sull’esito che potrà avere un tal assunto. L’idea d’introdurre i corallatori nel Regno per fare, quindi, col tempo, la pesca del corallo per mezzo di sudditi, ed | escludere in seguito i forestieri, come già si è già in altre occorrenze considerato qualora potesse avere una buona riuscita, potrebbe se non risultare di sommo vantaggio e conseguenza per il Regno.
Il signor Marchese di San Cristoforo comprò ed armò, nel 1763, cinque coralline che fece quindi montare da corallatori forestieri e qualche sardo. Si praticò, in seguito, la pesca, ma essendo nello stesso anno fuggita una corallina con tutto l’equipaggio d’essa, invece di ricavare vantaggio, è stato anzi in perdita, come il medesimo assicura, di 1000 e più scudi.
Intanto, ridotte le 5 a 4 coralline, siccome l’equipaggio di cui si era per queste fornito era poco di buono e le coralline stesse non erano in troppo buono stato, stimò bene nell’anno susseguente di non più servirsi delle une, né di più impiegare i corallatori, ma accomprò altre otto coralline, cercò altri corallatori e procurò che parecchi napolitani si sono trattenuti nel Regno.
Questa seconda impresa non ha avuto migliore sorte | della prima, mentre nel corrente anno, delle 8, sono fuggire tre coralline col suo equipaggio, e le altre cinque senza fallo si sarebbero date ricapito se le maggiori precauzioni usate non avessero loro, se non preclusa la strada, resa almeno più difficile.
Checché il signor Marchese abbia sinora asserito dei suoi corallatori, non ha potuto, in oggi, se non convenire in ciò che già da altra parte si era inteso e lo conferma il signor don Bartolomeo Simon, che i detti collaboratori sono persone torbide, poco e nulla inclinate al lavoro, ma bensì dedite al vizio ed affatto nullatenenti.
Epperò qual capitale giammai far sì potrà di sì fatta razza di gente, la quale come la sperienza ha sin qui dimostrato, non farà altro studio che di mangiare le sostanze di chi sarà per anticipargliele, e, mancando i soccorsi o venendo rallentati e limitati, penserà ad evadersi e trasportar seco i legni stessi che gli vengono forniti per far la pesca.
Per questi motivi l’additato signor Marchese anch’egli è | di sentimento che non convenga in maniera alcuna alla Regia Azienda d’immolarsi nelle spese d’acquisto di territori e formazione di case ed altre sovraespresse, poiché con tutto fondamento si potrebbe dubitare che, fatte dette spese, a nulla servissero, massimamente che riuscirebbe più facile ai corallatori di partirsene dal Regno in ogni tempo da Capo Galera per non essere così soggetti e sotto gli occhi, come presentemente lo sono quegli che già si trovano in Algueri.
I corallatori che ancora si trovano per conto del signor Marchese sono tutti forestieri, dei quali alcuni si sono maritati, la maggior parte però o sono nubili o ritengono le famiglie nei loro paesi. Questi ultimi non si sono curati di far venire sinora le loro mogli e figliuoli, circostanza che prova all’evidenza la poca e niuna disposizione che hanno di trattenersi nel Regno.
Dei nubili non è da farsi gran capitale, mentre ritrovando altri e più vantaggiosi partiti non tralasciavano | di abbandonare da un giorno all’altro la pesca ed anche il domicilio che già avessero fissato nel Regno.
I maritati, che sono in picciol numero, non debbono pure far caso, mentre anche d’essi già se n’è fuggito uno, che era patrone di feluca, con l’aver lasciato la moglie in Algueri, e se non si ha l’occhio davvicino agli altri, si può temere che sia per succedere lo stesso.
E poi, come si è detto, sono così pochi che non possono servire per dare un principio allo stabilimento della popolazione che si ha in mira.
In somma, ancorché le coralline che si hanno del signor Marchese risultino al dì d’oggi a sette, per averne armato altre due dopo la fuga delle tre ultime, non si crede per i motivi sovraddetti che già siamo in circostanze di fissarle al Capo Galera e di fare per le medesime veruna spesa.
Da quanto si è sin qui detto, ben si può vedere che il signor Marchese, per aver voluto manifestare il suo zelo e secondare le intenzioni del governo, ha dovuto | soffrire delle gravi perdite e, continuando nell’assunto, come ha tutto l’impegno, non potrà a meno che l’impiegare altri capitali senza speranza di ricavarne profitto, sepperò non soggiacerà altresì al rischio di gettarli in tutto o parte come ne gli è sinora accaduto. Quest’impresa, come si è dapprincipio additato ed in ogni tempo si è conosciuto, se non ben maneggiata non può che produrre del vantaggio e beneficio, siccome ne ricavano i corallatori forestieri che si portano in ogni anno a pescare il corallo nel Regno, onde con molto maggior ragione dovrà riuscire più utile a quegli che stabiliti nel Regno trovansi già sul fatto per attendervi mentre ed hanno un maggior tempo per pescare e non sono soggetti al pagamento dei tanti diritti che dagli altri si corrispondono.
Ma il fatto sta che se sinora le coralline del signor Marchese non hanno avuto buona riuscita, non procede da altro se non dalla qualità delle persone, che si è lo stesso signor | Marchese procurato per equipaggiarle.
Quando il medesimo, invece di soggetti poco inclinati al lavoro e dediti anzi al vizio, faccia le sue diligenze per avere persone dabbene ed applicate alla pesca, egli è fuor di dubbio che ne sarà per risentire i suoi vantaggi e potrà l’idea avere il suo effetto. Per il che si è suggerito al detto signor Marchese essere di tutta necessità, per non esporsi egli a maggiori danni e per dare pure d’altro canto un efficace stabilimento al progetto di cui si tratta, che faccia avanti ogni cosa le sue pratiche per avere corallatori delle qualità sovraespresse con riformare ove faccia di bisogno quegli che ancora sono a suo conto qualora non concorrano in essi i requisiti suddetti.
Ha convenuto il signor Marchese nel pensiero e si è dichiarato pronto che farà tutto il possibile per avere persone dabbene potendosi in questa guisa compromettere di non solo risarcirsi dei danni sofferti, ma di | ricavarne eziandio qualche vantaggio. Non basta però che detto signor Marchese abbia le sue coralline fornite di buoni corallatori per devenire allo stabilimento dei medesimi in Capo Galera, e così inoltrarsi nelle spese che si richiegono per far luogo a detta popolazione, ma resta sopra il tutto necessario ancora che ciascuno dei corallatori, quale avrà famiglia, abbia trasportato questa prima nel Regno mentre per buoni che sieno i soggetti, potendo cambiare d’idea e non convenendogli di stabilirsi nel Regno, si potrebbe sempre temere d’incorrere nel rischio sovrariferito, cioè di fare ergere le case senz’avere poscia persone da farle abitare.
Già prima fora si è preveduto che stabilendosi in Capo Galera una nuova popolazione non avrebbe potuto, a meno che di dare luogo alla città d’Algueri, a fare dei richiami per i pregiudizi che dalla medesima si temerebbero. Ma si è pure considerato che, non introducendosi | coi corallatori altri lavoratori di campagna, siccome detta popolazione sarebbe sempre in obbligo di provvedervi in Algueri di tutto il bisognevole per la sussistenza, così continuerebbe detta città a godere per la massima parte di quei vantaggi che sinora ha ritratto ed in ogni caso si è riflettuto che, dovendo prevalere all’interesse privato della città il pubblico vantaggio, non doveva quest’oggetto formare il messomo ostacolo allo stabilimento de corallatori nel divisato posto.
Con tutto ciò, il signor Marchese, per prevenire ogni doglianza e far pure tacere quelle vessazioni che altrimenti potrebbero venir fatte dagli algueresi ai nuovi popolatori, sarebbe di sentimento che si potessero fissare in vicinanza della torre abbandonata della di Pollina di Capo Galera, supponendo che ivi il luogo sia egualmente proprio all’oggetto di cui si agisce e che potrebbe riuscire meno sensibile alla città. |
Ma il difetto di case, la dubbiezza del clima e lo stato pessimo di quella torre è tale che a nulla servirebbe per la difesa della nuova popolazione, sono tutti motivi per i quali si è poi creduto assolutamente non convenisse di declinare dal primo pensiero, massime che sebbene in Pollina si potrebbe fissare la popolazione nei territori d’Algueri, tuttavolta ove si volessero ad essa assegnare terre, dovrebbero queste cercarsi dal feudo di Monteleone a cui appartengono quelle che potrebbero servire alli corallatori.
Cagliari, li 23 agosto 1767
Autore trascrizione
Beatrice Schivo
Citazione bibliografica
Autore della riproduzione digitale
Giampaolo Salice
Data della riproduzione digitale
2018
Formato
.jpeg
Dimensioni del file
20.0 MB
ESC - Ente schedatore
Beatrice Schivo
Autore della scheda
UNICa
Data creazione della scheda
25/05/2021
Identificativo
Archivio di Stato di Torino, Corte, Paesi, Sardegna, Materie politiche, cat. 6, mazzo 5, fascicolo 14
Diritti d'accesso
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