Istruzione per la venuta de’ mori nelle maremme di Siena
Contenuto
Titolo
Istruzione per la venuta de’ mori nelle maremme di Siena
Livello descrittivo
unità documentaria
Livello superiore
unità archivistica
Data di inizio
1611
Data topica
Firenze
Ambiti e contenuto
Piano per il popolamento del Granducato di Toscana con esuli moriscos
Autore del documento
anonimo
Segnatura o codice identificativo
Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea del Principato, filza. 3503, n.n.
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
cartaceo
Lingua
Condizioni che regolano l'accesso
pubblico
Condizioni che regolano la riproduzione
libera
Soggetto conservatore
Archivio di Stato di Firenze
Trascrizione
Tre sono i luoghi dove le famiglie di mori scacciate di Spagna et invitate nelle maremme di Siena si possono sbarcare. L’uno è Castiglione del Lago, l’altro la bocca dell’Ombrone delle Saline et il terzo Cala di Forno.
Ma per aspettarsi questa gente d’inverno et potendosi a ragione dubitare di temporali cattivi et piovosi, essendo li dui primi mal sicuri ad affermare et allo sbarco acciò non nascesse qualche disordine, pare che il più a proposito sia quello di Cala di Forno, luogo buono et sicuro per ogni vassello et posto nel venire di Levante verso Ponente nella costa della Bandita di Collecchio, cinque miglia in circa passato Talamone.
Et è guardato da tre torri, una verso Talamone detta il salto di Cervio, l’altra nella propria Cala di Forno con l’istesso suo nome, et la terra verso Albarese detta Castelmarino.
Sarà necessario in rima che questa natione, oltre al Piloto pratico di questi luoghi che la condurrà, habbia anche seco uno interprete, che almeno mezzanamente intenda, et parli la lingua italiana, acciò per mezzo suo si possa haver minuta notitia non mendicata della lingua spagnuola, che in parte parlano, delle qualità et arti di ciascuno.
Subito giunti alla deta cala avvertisca la guida loro, che nessuno scenda in terra, finché non saranno mandate loro le guide et soldati per assicurargli il viaggio, ma subito fatto sapere l’arrivo loro al Castellano di Cala di Forno, egli habbia all’incontro ordine severo di protegerli da ogni insulto et di darne subito nuova al Governatore di Grosseto et capitano di Giustizia.
Il Governatore all’incontro sarà bene che vi mandi a questa fine 20 o 25 archibusteri a cavallo, huomini da bene, et da fare fedelmente l’offitio di guide, et di protettori di questa gente, la quale perché rimanga più sicura et perché potesse venirne nuova a Grosseto più spedita, si loderebbe che nella torre di Cala di Forno, mutate le Guardie che vi sono dove v’è uno tra gli altri sospetto per le Inquisitioni passate in simili occasioni, vi si mettessero avanti l’arrivo loro, incaricatane la diligenza del Governatore Castellano et soldati da bene, et sicuri da simili sospetti.
Fatto tutto questo sbarcheranno con la Guida et compagnia di detti soldati alla volta del Palazzo di Carlo, distante dalla sbarco tre miglia in circa et di quivi sempre per la strada Maestra, che da Orbetello conduce a Grosseto fino all’Hosteria dello Spedale della Scala detta l’Arispescia [Rispescia] et alla Porcareccia pure dello Spedale luogo capacissimo, et a detta osteria vicino et il restante se in detti luoghi non capesse a molte capanne della Piaggia di Santa Maria, acciò recuperati dal Sereno et dal freddo.
Et accomodati sotto con la paglia possino trattenervisi senza patimento fino che se ne faccia la distributione a luoghi destinati, essendo quel luogo proportionatissimo a trasportarli, così alla Maremma di là, come di qua dal fiume, quale passeranno comodamente con la barca.
Nonostante tutte questi diligenze, sarà anche bene ordinare che dal Governatore di Grosseto sia comandato alli Castellani et Soldati delle tre torri già nominate et delle saline et dal Capitano di Giustizia a quelli di Monteano et Pastori delle circonvicine bandite, che nessuno sotto alcun quesito colore di andarli a vedere o altro vadi alla volta loro fino a che non saranno giunti alla Ri[s]pescia, acciò maggiormente restino sicuri da ogni insolenza che potesse esser fata loro.
Giunti a salvamento et alloggiati come sopra, lo spedale della Scala oferisce carità di dar loro pane et civaie cotte per tre o quatro giorni, mentre che se ne faccia la distributione et anche di più nel partire di ciascuna famiglia alla volta del luogo destinatoli pane per tre giorni più acciò possino sostenersi per viaggio et il primo et secondo giorno che arriveranno fino che trovino con le fatiche loro da vivere.
Si mette in consideratione se sia bene, come pare invero sia, che li tre vescovi di Grosseto, Sovana et Massa scrivino alli curati delle terre infrascritte dove si hanno da distribuire avanti che giunghino, che non solo piglino cura spirituale dell’anime loro, ma anche per quanto possono temporale, facendo in quei primi giorni delle collette alle messe, et ordinando persone caritative ad accattare per la terra acciò nei primi giorni fino che si alluoghino a lavorare et a guadagnarsi il pane possino con simili aiuti mantenersi.
Questo stesso si giudicherebbe a proposito fusse scritto a Capitani, Potestà et Vicari di detti luoghi per Sua Altezza, acciò cooperino al medesimo in aiuto loro, et li faccino preparare ferri per terreno et per taglio, et levare ogn’altro impedimento di chi ostasse in riceverli nelle sue case vote, o in altro luogo non habitato.
Converrà ancora che quello che sarà deputato da Sua Altezza sopra questo negotio et alla distributione loro, li raccomandi con lettera particolare ad una persona principale, da bene di ciascuna terra, et li faccia accompagnare con guida alla medesima. Torre della Maremma dove per adesso si possa distribuire l’infrascritte famiglie:
Massa 20
Campagnatico 2
Pereta 6
Capalbio 12
Perolla 4
Sasso [d’Ombrone] 4
Istia [d’Ombrone] 12
Manciano 4
Montepescali 14
Montiano 6
Cana 4
Montemerano 4
Batignano 4
Cotone 4
Sovana 20
Pari 4
Sommano in tutto 134 famiglie, quale si potrà anche mutare in parte nella distributione et anco allargarne o diminuire secondo il numero di quelle che venissero, quale per ancora è incerto
Ma per aspettarsi questa gente d’inverno et potendosi a ragione dubitare di temporali cattivi et piovosi, essendo li dui primi mal sicuri ad affermare et allo sbarco acciò non nascesse qualche disordine, pare che il più a proposito sia quello di Cala di Forno, luogo buono et sicuro per ogni vassello et posto nel venire di Levante verso Ponente nella costa della Bandita di Collecchio, cinque miglia in circa passato Talamone.
Et è guardato da tre torri, una verso Talamone detta il salto di Cervio, l’altra nella propria Cala di Forno con l’istesso suo nome, et la terra verso Albarese detta Castelmarino.
Sarà necessario in rima che questa natione, oltre al Piloto pratico di questi luoghi che la condurrà, habbia anche seco uno interprete, che almeno mezzanamente intenda, et parli la lingua italiana, acciò per mezzo suo si possa haver minuta notitia non mendicata della lingua spagnuola, che in parte parlano, delle qualità et arti di ciascuno.
Subito giunti alla deta cala avvertisca la guida loro, che nessuno scenda in terra, finché non saranno mandate loro le guide et soldati per assicurargli il viaggio, ma subito fatto sapere l’arrivo loro al Castellano di Cala di Forno, egli habbia all’incontro ordine severo di protegerli da ogni insulto et di darne subito nuova al Governatore di Grosseto et capitano di Giustizia.
Il Governatore all’incontro sarà bene che vi mandi a questa fine 20 o 25 archibusteri a cavallo, huomini da bene, et da fare fedelmente l’offitio di guide, et di protettori di questa gente, la quale perché rimanga più sicura et perché potesse venirne nuova a Grosseto più spedita, si loderebbe che nella torre di Cala di Forno, mutate le Guardie che vi sono dove v’è uno tra gli altri sospetto per le Inquisitioni passate in simili occasioni, vi si mettessero avanti l’arrivo loro, incaricatane la diligenza del Governatore Castellano et soldati da bene, et sicuri da simili sospetti.
Fatto tutto questo sbarcheranno con la Guida et compagnia di detti soldati alla volta del Palazzo di Carlo, distante dalla sbarco tre miglia in circa et di quivi sempre per la strada Maestra, che da Orbetello conduce a Grosseto fino all’Hosteria dello Spedale della Scala detta l’Arispescia [Rispescia] et alla Porcareccia pure dello Spedale luogo capacissimo, et a detta osteria vicino et il restante se in detti luoghi non capesse a molte capanne della Piaggia di Santa Maria, acciò recuperati dal Sereno et dal freddo.
Et accomodati sotto con la paglia possino trattenervisi senza patimento fino che se ne faccia la distributione a luoghi destinati, essendo quel luogo proportionatissimo a trasportarli, così alla Maremma di là, come di qua dal fiume, quale passeranno comodamente con la barca.
Nonostante tutte questi diligenze, sarà anche bene ordinare che dal Governatore di Grosseto sia comandato alli Castellani et Soldati delle tre torri già nominate et delle saline et dal Capitano di Giustizia a quelli di Monteano et Pastori delle circonvicine bandite, che nessuno sotto alcun quesito colore di andarli a vedere o altro vadi alla volta loro fino a che non saranno giunti alla Ri[s]pescia, acciò maggiormente restino sicuri da ogni insolenza che potesse esser fata loro.
Giunti a salvamento et alloggiati come sopra, lo spedale della Scala oferisce carità di dar loro pane et civaie cotte per tre o quatro giorni, mentre che se ne faccia la distributione et anche di più nel partire di ciascuna famiglia alla volta del luogo destinatoli pane per tre giorni più acciò possino sostenersi per viaggio et il primo et secondo giorno che arriveranno fino che trovino con le fatiche loro da vivere.
Si mette in consideratione se sia bene, come pare invero sia, che li tre vescovi di Grosseto, Sovana et Massa scrivino alli curati delle terre infrascritte dove si hanno da distribuire avanti che giunghino, che non solo piglino cura spirituale dell’anime loro, ma anche per quanto possono temporale, facendo in quei primi giorni delle collette alle messe, et ordinando persone caritative ad accattare per la terra acciò nei primi giorni fino che si alluoghino a lavorare et a guadagnarsi il pane possino con simili aiuti mantenersi.
Questo stesso si giudicherebbe a proposito fusse scritto a Capitani, Potestà et Vicari di detti luoghi per Sua Altezza, acciò cooperino al medesimo in aiuto loro, et li faccino preparare ferri per terreno et per taglio, et levare ogn’altro impedimento di chi ostasse in riceverli nelle sue case vote, o in altro luogo non habitato.
Converrà ancora che quello che sarà deputato da Sua Altezza sopra questo negotio et alla distributione loro, li raccomandi con lettera particolare ad una persona principale, da bene di ciascuna terra, et li faccia accompagnare con guida alla medesima. Torre della Maremma dove per adesso si possa distribuire l’infrascritte famiglie:
Massa 20
Campagnatico 2
Pereta 6
Capalbio 12
Perolla 4
Sasso [d’Ombrone] 4
Istia [d’Ombrone] 12
Manciano 4
Montepescali 14
Montiano 6
Cana 4
Montemerano 4
Batignano 4
Cotone 4
Sovana 20
Pari 4
Sommano in tutto 134 famiglie, quale si potrà anche mutare in parte nella distributione et anco allargarne o diminuire secondo il numero di quelle che venissero, quale per ancora è incerto
Autore trascrizione
Citazione bibliografica
Pomara Saverino, Bruno. Rifugiati: i moriscos e l’Italia. Premio Istituto Sangalli per la storia religiosa 3. Firenze, Italy: Firenze University Press, 2017.
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