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Greci a Vallerano di Murlo
Il piccolo borgo di Vallerano (oggi frazione del comune di Murlo) rientra tra quelli che, negli anni Settanta del Seicento, il Granducato di Toscana cerca di rivitalizzare stanziandovi coloni giunti dalla penisola dil Mani.
La notizia di queste presenze è data da un documento che abbiamo reperito nell'archivio storico della Congregazione di Propaganda Fide, secondo il quale il 20 febbraio 1678 due sacerdoti e sei famiglie mainotte vengono espulsi in seguito a un violento scontro verbale col visitatore apostolico inviato da Roma per promuovere la loro piena conversione al cattolicesimo latino.
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Greci a Val di Perga
Coloni insediati per evitare spopolamento di centro già esistente
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Greci a Sovana
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Greci a Pitigliano
Nel maggio 1676, il monaco domenicano Piero Odorisi, vicario apostolico inviato in Toscana dalla Congregazione di Propaganda Fide per assicurare la conversione dei greco-maniotti alla religione cattolica, si trasferisce nel villaggio di Pitigliano.
Da Pitigliano si reca più volte a Sovana, il centro, oltre a Bibbona, nel quale si è trasferita una quota importante delle famiglie maniotte giunte in Toscana.
Il vicario fa delle predicazioni ai maniotti “e per rappacificarli in certi contrasti e differenze che avevano con un prete loro greco di Cirigo. E ora … son alquanto quietati”.
[Scheda in corso di allestimento]
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Chimarotti a Paganico
Nel periodo compreso tra il 1580 e il 1581, Ferdinando I avviò una complessa trattativa con un gruppo di esuli greco-albanesi provenienti dalla cittadina portuale e dall'area di Chimara (oggi Himarë).
In un dispaccio datato 16 dicembre 1580, redatto dal prete ortodosso Atanasio Chubach, si legge che "vecchi e giovani di Chimara e tutti gli anziani dell'Albania, piccoli e grandi", si sono dichiarati disponibili a trasferirsi in Toscana. Rimasti privi del loro signore, il signor Schandarbeo, i supplicanti si sono trovati a dover affrontare da soli la lotta contro i Turchi e a subire quotidianamente le aggressioni dei tiranni.
Venuta loro a conoscenza della bontà e della generosità di Vostra Altezza Serenissima, i chimariotti hanno inviato alla corte del granduca il capitano Alexio, il reverendo Angiolino Castro Filacho e il pope Gicho Nicola, affinché potessero esaminare la loro terra.
Gli esiti del recente conflitto tra Venezia e la Sublime Porta avevano spinto i greco-albanesi verso la migrazione, consolidando una disponibilità che era stata già manifestata a Firenze ai tempi del granduca Cosimo I (1519-1574).
Sono circa centotrenta le famiglie disposte a traslocare in Toscana.
Il granduca decide di accoglierle e di impiegarle immediatamente per arrestare lo spopolamento che colpisce le terre un tempo appartenute
alla Repubblica di Siena. Il villaggio semi-abbandonato di Paganico, sito a qualche decina di chilometri da Grosseto, nella piana laddove i
fiumi Ombrone e Lanzo si congiungono, è una destinazione gradita ai chimariotti.
Quando nel 1580 i primi coloni sbarcano in Toscana, raggiungono non solo Paganico, ma anche Saturnia, altro borgo della Maremma grossetana. Si tratta di presenze destinate a dissolversi nel breve torno di qualche anno, lasciando insoddisfatta la fame di uomini dello Stato Toscano, che dunque nel Seicento continuerà a ricercare contadini forestieri.
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Maniotti a Montauto
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Greci ortodossi Livorno
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Greci uniti Livorno
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Greci a Casalappi
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Greci a Campiglia Marittima
Diverse famiglie di greco-maniotti, precedentemente stanziati a Bibbona, si trasferiscono a Campiglia Marittima “ed in altri luoghi” del Granducato di Toscana.
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Greci a Bibbona
A metà del Seicento il villaggio maremmano di Bibbona, nella diocesi di Volterra, rischia di rimanere deserto, perché colpito da un forte processo di spopolamento.
Per queste ragioni negli anni Settanta, il governo granducale vi stanzia numerose famiglie di esuli maniotti, con l'obiettivo di rilanciare il borgo.
Con dispaccio del 21 maggio 1675, il vescovo di Volterra annuncia all'arcivescovo di Edessa, nunzio apostolico a Firenze, che il 12 maggio 1671 un certo numero delle citate famiglie maniotte ha fatto professione di fede cattolica nella chiesa parrocchiale di Santo Hilario a Bibbona.
Altri due sacerdoti maniotti hanno invece giurato nella chiesa di San Rocco sempre a Bibbona in presenza di Francesco Scotti, cerusico di Bibbona che fa loro da interprete.
È l'inizio di una vicenda insediativa che sarà difficile e di breve durata: dopo pochi mesi saranno tanti i coloni che decideranno di lasciare Bibbona per cercare in altre regioni della Toscana e oltre una nuova prospettiva di vita.
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Maniotti in Val di Perga
Accordi tra il nobile toscano Giulio Spellinghi e il greco Gio Greghis per lo stanziamento di venti famiglie maniotte in Val di Perga