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Faro Isola dei Cavoli
Attualmente la torre si trova incorporata nel faro dell'Isola dei Cavoli
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Torre di Villamarina
Struttura in pianta quadrata. Venne edificata poco dopo la presa di possesso da parte del Regno di Sardegna delle "buccinarie" o "isole intermedie" come allora venivano chiamate le isole oggi parte dell'arcipelago de La Maddalena.
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Torre del Castellaccio
Il Castellaccio, antica fortezza medievale semidiroccata, domina la piana e lo stretto di Fornelli.
La sua struttura a doppia tenaglia con torri angolari si presenta come un forte poligonale, simile alle torri costiere isolane.
Le mura, alte fino a 14 metri, racchiudono un piazzale con edifici diroccati, forse antichi alloggi per torrieri.
Costruito nel Medioevo dai marchesi Malaspina o dai signori di Osilo e Bosa, alcune fonti suggeriscono un'origine attribuita ai Doria di Genova o persino al corsaro Barbarossa nel XVI secolo.
In età moderna venne utilizzata come presidio, con funzioni analoghe a quelle svolte dalle torri costiere.
Oggi, è punto di vedetta antincendio nel Parco, richiede la guida di esperti autorizzati durante la visita.
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Torre di Calamosca
Sorge sul promontorio di Calamosca, sull'omonima spiaggia. Una lapide marmorea del Re di Spagna , sopra la porta d'ingresso della torre, attesta che fu costruita nel 1638.
Era chiamata anche "Dei Segnali" perché segnalava il passaggio delle imbarcazioni alle autorità portuali.
Nel XIX secolo la struttura originaria venne ampliata con l'aggiunta di un corpo cilindrico superiore di 6.5 metri.
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Torre di Cala Caterina
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Torre Vecchia
Nel 1806, la Fortezza Vecchia era presidiata da una guarnigione composta da un Alcaide e tre soldati. L'arsenale della fortezza includeva due cannoni, entrambi montati su carri d'affusto in buono stato, quattro cugni di mira e altrettanti manuali per l'uso. Vi era un cucchiaio di rame, due battipalle, un cavaburro e una lanata. Per il combattimento ravvicinato, i soldati disponevano di tre baionette, una fiaschetta per la polvere da sparo, una cantara di polvere da sparo e quaranta palle di cannone. Inoltre, erano conservate cinquanta pietre focaie e trenta fogli di carta reale.
Tra le attrezzature della guarnigione vi erano un portavoce, sei fiaschi da fuoco, un cannocchiale, un barile per l'acqua, un caldaio, una zappa, una scure, un falcetto, una bilancia, un treppiede, una forcellina e una secchia di rame. La fortezza disponeva anche di una giarra per l'acqua, un cilindro per la fabbricazione di cartocci, due libri da registro e un albo per le istruzioni.
Questa dotazione rifletteva l'importanza della Fortezza Vecchia e la necessità di mantenere un'organizzazione precisa e un equipaggiamento adeguato per difenderla.
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Torre di Porto Giunco
Risulta in funzione dal 1592
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Torre di San Luigi
Nel 1806, la Torre nell'isola di Serpentara ospitava una guarnigione composta da un Alcaide, un artigliere e tre soldati.
Tra l'equipaggiamento difensivo, vi erano due cannoni da calibro dodici e un cannone più piccolo da calibro quattro. Le munizioni includevano 98 palle di cannone, 90 libbre di polvere da sparo, 13 libbre di palle da schioppo e 15 palle da spingardo.
Gli strumenti per l'artiglieria comprendevano sei cugni di mira, due battipalle, due lanate e due cavaburri, insieme a sei manuali per l'uso delle armi.
La guarnigione disponeva di quattro schioppi, sei spuntoni e una fiaschetta per la polvere da sparo, nonché 60 fiaschi da fuoco.
Tra le attrezzature presenti vi erano due spilletti o aghi, una bilancia, un caldaio di rame, un treppiede, un portavoce e due cilindri. Inoltre, erano disponibili due scale, una di legno di libano e l’altra di bosco, una secchia di rame e tre barili d’acqua.
Vi erano anche un cannocchiale, cinque libbre di moccia, dodici fogli di carta reale e due alberi di libano. La guarnigione possedeva una scure, un marrone, un falcetto, due libri da registro e uno di istruzioni. A disposizione vi era anche una barchetta con i remi.
La torre e la sua piazza d'armi necessitavano di interventi di manutenzione. La piazza d'armi richiedeva un nuovo lastricato, e la cisterna era priva di una porta, indispensabile per evitare che vi cadessero immondizie.
La mezzaluna doveva essere riparata poiché l'acqua filtrava nella struttura della torre. L'opera, compresa la zona comune, si trovava in condizioni di degrado, con i bucaporti tutti rovinati, in particolare quello d'ingresso della torre, che risultava gravemente danneggiato.
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Torre di Porto Corallo
Nel 1806, la Torre di Portocorallo era presidiata da un Alcaide e due soldati. L’arsenale della torre includeva due cannoni: uno da calibro 8 e uno da calibro 4.
Erano presenti anche due spingarde con i loro cavalletti, tre baionette, tre manuali, due cavaburri, e due battipalle. Tra gli altri strumenti si trovavano due spille, una lanata, e due cucchiai di rame. Le munizioni comprendevano ottanta palle per il cannone da calibro 8, quaranta palle per quello da calibro 4, e ventisette palle per i fucili. Inoltre, vi erano ventisei palle di mitraglia, una bilancia, un marrone, un falcetto, una tromba o portavoce, e ottanta fogli di carta reale. Era presente anche un cannocchiale e due scale, una di legno e una di canapa.
La torre necessitava di alcune riparazioni e miglioramenti: un cavalletto per spingarda era risultato inservibile, mancavano palle di spingardo e di fucile, e occorrevano libani per l’uso della scala. Inoltre, le pietre focaie dovevano essere sostituite, la mezzaluna necessitava di sistemazione poiché era già in rovina, e si richiedeva l’installazione di una fontana per il rifornimento d’acqua.
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Torre Motta
Risale alle seconda metà del XVI secolo. Aveva funzione di avvistamento. "Motta" (morta) indica l'assenza di armamenti pesanti.
Si trova sulla sommità rocciosa del rilievo di Punta Pranedda, in contatto visivo con la Torre di Porto Corallo a sud e con la Torre di San Lorenzo a nord.
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Torre di San Lorenzo
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Torre di Badde Jana
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Torre di Isola Rossa
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Torre Foghe
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Torre Columbàrgia
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Torre Ischia Ruggia
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Torre di Capo Bellavista
Nel 1806, la Torre di Lungavista era presidiata da due soldati. L'arsenale della torre includeva due fucili, una spingarda con il suo carro, un caldaio, una scala di legno, un barile per l'acqua e 24 libbre di polvere.
La torre necessitava di un cavalletto per la spingarda, di un treppiede, di un marrone e di una falcetta. Inoltre, era urgente procurare palle da fucile e da spingardo e riparare la mezzaluna.
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Torre di Arbatax
È una delle quindici torri che risultano già attive nel 1572, secondo quanto riferisce Marco Antonio Camós, nella relazione compilata al termine del suo viaggio lungo tutto il periplo della Sardegna.
Venne eretta nel 1553 dagli ogliastrini col patrocinio del Conte di Quirra, al fine di garantire la sorveglianza strategica dell'area del Rio Baccasara, frequentemente bersagliata dalle incursioni dei corsari arabi.
Classificata come "de armas", la torre era presidiata da una guarnigione composta da un alcaide, un artigliere e tre soldati. Il mantenimento era garantito dalle ville del Giudicato d’Ogliastra, i cui versamenti erano percepiti dal tenente.
Nel 1761, l'alcaide era Giuseppe Recupro di Cagliari, che ricopriva tale ruolo da 31 anni. L'artigliere, Antonio Dessì, nativo della Villa di Austis, serviva da 14 anni. Gli altri soldati erano Giorgio Sui, originario di Baunei, con 4 anni di servizio, e Pietro Antonio, nativo di Osini, con 8 mesi di servizio.
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Torre di San Gemigliano
Nel 1806, la Torre di San Gemiliano di Zacurro era presidiata da un Alcaide e due soldati.
L'arsenale comprendeva un cannone con il suo affusto, tre fucili e due spingarde con i rispettivi cavalletti. Vi era un battipalla con lanata, due manuali, un cavaburro e un cucchiaio di rame.
La dotazione includeva anche tre spuntoni, una baionetta, una bomba e due mortaretti. Le munizioni comprendevano 41 palle da cannone, 11 palle da fucile e 13 palle da spingardo. Erano disponibili 123 libbre di polvere, quattro meccie libere e 15 fogli di carta reale.
Vi erano inoltre 19 pietre focaie, una sechia di ferro, un caldaio, tre spine, un treppiede, una scure, una falce, una bilancia e una scala di legno.
La torre necessitava di un portavista per tutto il ferrame nuovo del bucaporto e di molte altre riparazioni all'interno della struttura.
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Torre di Cala Piombo
Fatta erigere dal mercante Pietro Porta per la difesa delle tonnare di cui era concessionario nei primi del Seicento.
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Torre di Porto Scudo
Fatta erigere dal mercante Pietro Porta per la difesa delle tonnare di cui era concessionario nei primi del Seicento.
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Torre di San Giovanni del Budello
Fatta erigere dal mercante Pietro Porta per la difesa delle tonnare di cui era concessionario nei primi del Seicento.
All'inizio del XVIII secolo è presidiata dall'Alcaide Gregorio Gonsalbo (in servizio dal 9 giugno 1716); Artigliere Macario Corria (in servizio dal 28 Febbraio 1690); soldato Gavino Lorenzo Fodai (in servizio dal 6 Settembre 1715); soldato Pietro Oppu (in servizio dal 22 Dicembre 1695); Soldato Luxorio Pisqueddu (in servizio dal 16 Ottobre 1712); Soldato Sebastiano Tacori (in servizio dal 1 Giugno 1715).
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Torre di Capo Malfatano
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Torre di San Giovanni di Sarrala
Nel 1806, la Torre di Tertenia, anche conosciuta come Torre di San Giovanni di Sarrala, era presidiata da un Alcaide, un artigliere e tre soldati. L’arsenale della torre comprendeva due cannoni da calibro 6, un cannone da calibro 4 e un altro da calibro 2 e mezzo, tutti con i rispettivi carri o affusti. Tra le attrezzature vi erano quattro cugni di mira, sette manuali, un mortaretto e tre spingarde con i loro cavalletti. Erano disponibili cinque fucili, con munizioni consistenti in 34 palle di cannone da calibro 6, 48 palle da calibro 4, 12 palle da calibro 2 e mezzo, 19 palle di schioppo e 19 palle di spingardo. I materiali includevano quattro cucchiai di rame, due cavaburri, otto lanate e quattro lanterne di tela con mitraglia.
La torre disponeva di 104 libbre di polvere da cannone in un barile, con ulteriori 60 libbre di polvere sciolta. Vi erano sette spille per i cannoni, un fiasco per la polvere, 60 fogli di carta reale, cinque mocce di polvere, 80 pietre focaie, un barile per l’acqua, un barile-sechio di polvere e una sechia di rame. Inoltre, erano presenti un caldaio, un treppiede, una scure, un falcetto, un marrone, una tromba (portavoce), una bilancia, quattro tavoloni, 30 libbre di mitraglia, due banconi, quattro ampolle da fuoco contenenti 10 once ciascuna di polvere e due libri da registro, oltre a un portavista.
La torre necessitava di interventi urgenti. I cannoni di calibro 6 e il cannone da 4 avevano bisogno di essere ingrassati, e la porta e le finestre della stanza dell’Alcaide erano in condizioni precarie, essendo fracide. Era richiesto anche un affusto nuovo per uno dei cannoni da calibro 6, oltre a libani, barili, e corda di canapa per la sechia e per montare i viveri.
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Las Salinas
La torre risulta ancora in costruzione nel 1572. Venne edificata per mettere sotto protezione le attività legate alla vicina salina.
È menzionata tra le torri attive dal sassarese Giovanni Francesco Fara, nella sua celebre opera «Chorographia Sardiniae», scritta tra il 1580 e il 1585, ma pubblicata solo nell'Ottocento.
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Torre della Finanza
Secondo Francesco Fara, storico del Cinquecento, la torre venne fatta costruire dalla città di Sassari per proteggere le pesche di corallo dell'area dagli attacchi dei corsari barbareschi e turchi.
La notizia è riportata anche dallo storico ottocentesco Pietro Martini, che offre ulteriori dettagli.
Nel 1527, mentre la torre era ancora in costruzione, venne attaccata da otto galere turche che sbarcarono sull'isola piana quattrocento uomini. La violenta battaglia venne infine vinta dai sardi che costrinsero gli assalitori alla ritirata.
Secondo altre fonti la torre risulta ancora in costruzione tra 1595 e 1596.
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Torre della Pelosa
Nel 1806, la Torre della Pelosa era dotata di un equipaggio composto da un Alcaide, un Artigliere e tre Soldati.
L'armamento comprendeva tre cannoni di calibro 8, 6 e 4, tutti con i relativi affusti.
Erano presenti sei cugni di mira, sei manuelle, tre coperchietti, e tre cucchiai di rame. Vi erano anche tre battipalle, un cavaburro, una lanata, tre spilletti, e un portameccia. La torre disponeva di una fiaschetta per polverinare, 27 libbre di polvere, e 12 sacchetti con mitraglia. Inoltre, c'erano 20 palle da cannone, 60 stoppacci, 4 miccie, una petriere, due spingardi con i relativi cavalletti, cinque schioppi, 32 palle, 40 palle di spingardo, tre baionette, cinque spuntoni, e cinque pietre focaie.
Erano presenti anche 24 fogli di carta reale, 42 cartucce, una sechia di rame, due giarre, una bilancia, un marrone, una scure, una falce e un caldaio.
La torre necessitava di tre nuovi affusti, sei tavoloni, un portavoce, un marrone, una falce e una scure nuova, e di aggiustare i fucili. Inoltre, era urgente sistemare il tragitto di circa 90 passi ordinari di mare, che era pericoloso per la guarnigione.
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Torre di Capo Boi
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Torre di Santa Lucia
Nel 1806, la Torre di Santa Lucia di Posada era presidiata da un Alcaide e tre soldati.
L'armamento della torre comprendeva due cannoni di calibro 4, due spingarde con i rispettivi cavalletti e l'affisso per i cannoni. Vi erano anche tre fucili, di cui due erano inservibili, e due lance.
Gli altri strumenti disponibili includevano un cucchiaio di rame, un cavaburro, un portavoce, un cavaburro per la spingarda, un battipalla e due cugni di mira. La torre aveva a disposizione 119 libbre di polvere, 50 palle da cannone e 20 palle di spingardo e fucile. Inoltre, vi erano un caldaio, un treppiede e due barili per l'acqua.
La torre necessitava di significativi interventi di manutenzione. I due fucili inservibili dovevano essere sostituiti e due affusti richiedevano riparazioni, con uno dei quali in cattivo stato e l'altro inservibile.
La piazza d’arme era in rovina e quasi inabitabile, con una scala per accedere alla piazza cadente. L’acqua piovana trapassava la volta e i bucaporti erano tutti diroccati. La Santa Barbara minacciava disastri imminenti.
Era urgente procurare un cannocchiale, pietre focaie, palle di spingardo, libani per la scala e cavalletti per le spingarde.
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Torre Bianca
Attestata per la prima volta dal Camos (1572) veniva impiegata soprattutto per la difesa dei pescatori di corallo.
Ha na struttura circolare, con volume cilindrico su tronco coo, muratura a sacco a malta di calce. Dalla sua terrazza si vedono le torri di Porticciolo, Bantine e Nera.
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Torre Falcone
Nel 1806, la Torre del Falcone, con la sua guarnigione ridotta a soli due soldati, è un esempio di come le risorse limitate possono mettere alla prova le difese.
Dotata di un singolo spingardo e di due fucili, la torre dispone anche di baionette e spuntoni, ma il suo arsenale è esiguo.
Le palle per le armi e la polvere sono scarse, e le pietre focaie, che dovrebbero garantire il funzionamento degli armamenti, sono in numero insufficiente.
La torre, con la sua giarra per l'acqua e il modesto equipaggiamento, necessita urgentemente di un rifornimento di polvere e palle per poter rispondere adeguatamente a eventuali attacchi. Inoltre, le condizioni strutturali della torre richiedono miglioramenti significativi per garantire una protezione adeguata alla guarnigione.
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Torre Negra
La torre veniva impiegata per avvistamenti di bastimenti da settentrione, a difesa della baia di Porto Ferro. Inviava segnali alle due torri più interne (Bantine e Sale e Airadu o Bianca), ma anche a quelle di Porticciolo e del Pregna, poste sul promontorio di Capo Caccia. Da là il segnale giungeva fino ad Alghero.
La torre è circolare a sviluppo cilindrico. La struttura muraria è a sacco di pietrame parzialmente sbozzato e malta di calce.
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Torre Bantine ‘e Sale
La Torre Bantine ‘e Sale è situata nel promontorio del territorio afferente la baia di Porto Ferro, Alghero (SS), è in comunicazione visiva con la Torre del Porticciolo, la Torre Airadu e la Torre Negra.
Attualmente la torre è allo stato di rudere di forma cilindrica (25 m slm) costituito da rocce calcaree, in passato utilizzata come torre di avvistamento di pirati, corsari, banditi, e veniva rifornita di polvere da sparo che all’occorrenza veniva utilizzata dal cannoniere (Alcaide 2) nella terrazza.
Bantine significa villaggio, da cui si potrebbe pensare che la torre a presidio di un villaggio del sale, sull'area che attualmente si chiama Lago di Baratz, in cui è sepolta la città di Baraxe.
La Torre Bantine ‘e Sale ha un diametro di circa 7 metri ed è alta 3; della camera principale è rimasto intatto il pavimento e il muro perimetrale.
Nella distribuzione dei materiali lapidei è riconoscibile una struttura a cantieri sovrapposti ogni 50 centimetri ad anello.
Fra gli elementi lapidei è presente la malta, alcuni lapidei sono costituiti da arenarie quarzose. In genere, le torri hanno una scala interna che collega l’ingresso alla terrazza soprastante.
In questo caso gran parte dei materiali sono crollati all’interno, ed è rimasta solo la terrazza soprastante.
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Torre del Diavolo
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Torre Columbu
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Torre Savorra
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Torre Antigori
È menzionata tra le torri attive dal sassarese Giovanni Francesco Fara, nella sua celebre opera «Chorographia Sardiniae», scritta tra il 1580 e il 1585, ma pubblicata solo nell'Ottocento.
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Torre di Longone
Risulta già operativa nel 1599
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Torre di Capo Testa
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Torre di Canai
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Torre di Capo Sperone
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Torre di Porto Pino
Fatta erigere dal mercante Pietro Porta per la difesa delle tonnare di cui era concessionario nei primi del Seicento.
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Torre delle saline
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Torre Scala 'e Sali
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Torre di Capo Mannu
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Torre Sa Mora
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Torre de Murtas
Nel 1806, la Torre di Murtas era presidiata da un Alcaide e tre soldati. L'arsenale comprendeva due cannoni da calibro 8 con i rispettivi affusti, due spingarde, e tre fucili.
La dotazione includeva due lanate, un cavaburro, due manuali, e un portavoce (o tromba). Era presente un cucchiaio di rame e 40 palle da cannone da calibro 8. La polvere disponibile era di 104 libbre.
La torre necessitava di numerose riparazioni, poiché le opere interne erano quasi in rovina. Si richiedevano palle da spingardo, palle da schioppo, pietre focaie, lanate, coperchietti, e una sechia. Era inoltre necessario procurare un treppiede, un marrone, una scure, una falce e libri di registro.
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Torre Carcangiolas
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Torre di Sant'Andrea
È menzionata tra le torri attive dal sassarese Giovanni Francesco Fara, nella sua celebre opera «Chorographia Sardiniae», scritta tra il 1580 e il 1585, ma pubblicata solo nell'Ottocento.
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Torre Mortorio
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Torre di Foxi
È menzionata tra le torri attive dal sassarese Giovanni Francesco Fara, nella sua celebre opera «Chorographia Sardiniae», scritta tra il 1580 e il 1585, ma pubblicata solo nell'Ottocento.
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Torre di Cala Regina
Edificata nella seconda metà del Cinquecento utilizzando granito locale. È tra quelle notate da Francesco Fara prima dell'istituzione della Reale Amministrazione delle Torri. È alta circa nove metri è ha forma tronco-conica.
Da una relazione del 1806 apprendiamo che la torre era presidiata da una guarnigione di due soldati. Tra le armi disponibili vi era un cannone di calibro 8, una spingarda e due fucili. I soldati disponevano anche di due baionette e di due manuali per l'uso delle armi.
Tuttavia, la spingarda risultava inutilizzabile poiché mancavano le palle necessarie per essa e per i fucili. Tra gli strumenti, vi era un battipalla e una lanata, anch'essa inutilizzabile.
Sotto la supervisione del Capobue, la guarnigione di due soldati era responsabile della gestione di altri strumenti. Vi erano due scale: una di legno di libano e un'altra di bosco, utilizzata per accedere alla piazza d’armi dove è collocata una spingarda con il suo cavalletto.
I fucili a disposizione erano due e le munizioni includevano 12 libbre di polvere da sparo, due palle per la spingarda e 60 per i fucili. Tra gli utensili vi erano un cavaburro per lo spingardo, un caldaio, un treppiede, una forcellina, una bilancia e un barile per l’acqua. Tra le altre attrezzature vi era una bomba marina, una scure e un marrone.
La torre in cui erano situati presenta diverse problematiche strutturali. Necessitava di un ripianamento o di un nuovo sternito, e sia la circonferenza interna che quella esterna della torre richiedevano lavori di manutenzione. Inoltre, il sito destinato alla custodia delle munizioni, noto come la Santa Barbara, era in stato di rovina e necessitava di un urgente restauro.
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Torre di Cala d'Ostia
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Torre Sant'Efisio (Coltellazzo)
La torre del Coltellazzo o torre di Sant’ Efisio si erge sulle rovine di Nora, antica città fenicio-punica-romana.
Nel 1577, dopo il saccheggio della zona da parte dei barbareschi, il Conte di Quirra istituì un posto di guardia, finanziando il mantenimento degli uomini.
In seguito, dopo la costruzione della torre nel 1582, il feudatario fu per molti anni obbligato a pagare il comandante e due soldati.
Solo nel 1607, l'Amministrazione regia si assunse l'onere di mantenerli, lasciando al marchese il compito di retribuire altri quattro uomini.
Era una torre “de armas” e controllava tre porti. Proteggeva insenature e peschiere dagli attacchi dei corsari. Dalla sua posizione era possibile avvistare anche le torri di Cala d'Ostia, San Macario e la Torre del Diavolo.
Nel 1761, la guarnigione era composta dall'alcaide Giuseppe Nateri di Cagliari, 74 anni, con 44 anni di servizio; dall'artigliere Giammaria Barighedu di Nuoro, 26 anni, con 4 anni di servizio; e da quattro soldati: Salvatore Pisu di Pula, 48 anni, con 10 anni di servizio; Giuseppe Loddo di Osini, 23 anni, con 1 anno di servizio; Lisinio Piredda di Pula, 28 anni, con 1 anno di servizio; e Raimondo Saba di Pula, 27 anni, con soli 4 mesi di servizio
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Torre di San Macario
Sorge sull'omonimo isolotto di San Macario, di fronte alla Punta di Santa Vittoria di Pula, precedentemente sede di un monastero bizantino dedicato a San Macario e di una chiesetta.
La torre proteggeva l'approdo strategico alla foce del Rio di Pula, impedendo gli sbarchi dei corsari. Nelle giornate limpide si potevano osservare quasi tutte le torri del Golfo, grazie a un'ampia visuale.
Era presidiata da un alcaide, un artigliere e quattro soldati. Nel 1761, la guarnigione era composta dall'alcaide Nicola Salis di Cagliari, 63 anni, con 34 anni di servizio; dall'artigliere Bartolomeo Salomoni di Osilo, 34 anni, con 4 anni di servizio; e da quattro soldati: Gioachino Maccioni di Nuoro, 36 anni, con 20 anni di servizio; Gianni Sau di Pula, 40 anni, con 5 anni di servizio; Gian Battista Caria di Cagliari, 33 anni, con 15 anni di servizio; e Vincenzo Carrus di Pula, 25 anni, con soli 2 mesi di servizio1
La torre sorgeva nei pressi di un'area marina in cui si calavano le tonnare.
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Torre di San Giovanni
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Castello della Fava
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Torre di Portoscuso
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Torre del porto
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Torre di Abbacurrente
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Torre di Trabuccato
La torre ha una forma troncoconica e una una configurazione tozza e robusta, con un diametro di circa 12,50 metri alla base e di 12 metri in sommità e un’altezza media di 11 m circa.
L’ingresso guarda a sud e si trova a una quota di circa 5,50 metri. Vi si accede con scala in pietra di realizzazione successiva alla fase di costruzione. L’ambiente principale è voltato a cupola e diviso in due vani. Una scala interna allo spessore murario porta alla piazza d’armi.
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Torre Punta Nuraghe
Secondo le ultime evidenze archeologiche si tratterebbe di una torre di avvistamento di età punica (fine IV-metà III secolo a.C.) e utilizzata fino all’età augustea. Non è ancora chiaro se sia stata utilizzata anche in età moderna.
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Gran Torre d'Oristano
La costruzione della torre ebbe inizio nel 1542 e si protrasse per diversi anni.
Vittorio Angius, nella voce Oristano per il Dizionario Casalis, segnala che alla gran Torre si esige un dritto di pedaggio di un soldo per ogni starello di grano, di mezzo soldo per ogni starello di cereali
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Torre Sa Istrana
È una delle quindici torri che risultano già attive nel 1572, secondo quanto riferisce Marco Antonio Camós nella relazione compilata al termine del suo viaggio lungo tutto il periplo della Sardegna.
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Torre antica
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Torre Pischeredda
Attestata per la prima volta nel 1577, la torre monitorava la confluenza del fiume Mare Foghe nello stagno di Cabras.
In anni recenti è stata restaurata e oggi costituisce un'attrazione turistica e culturale del territorio.
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Torre di Monte Salinas
La Torre di Monte Salinas, situata sul promontorio granitico di Punta delle Saline, nel territorio di Muravera (SU), è una struttura quadrangolare storicamente rilevante. Il suo toponimo riflette la vocazione dell'area alla produzione del sale, come indicato dalle denominazioni "Monte de las Salinas" nel 1572 e "Capo delle Saline" nel 1590.
La posizione della torre, a 48 metri sul livello del mare, consentiva un ampio controllo del territorio circostante. Dalla sua sommità si dominavano lo stagno di Colostrai, le saline e le spiagge sia a nord che a sud. La torre svolgeva inoltre una funzione strategica per il controllo della strada litoranea che collegava l’area di Castiadas al Sarrabus, nonché della foce del Rio Sa Picocca. Grazie alla sua posizione, la struttura poteva sorvegliare un ampio tratto di mare, mantenendo il contatto visivo con le torri di Capo Ferrato a sud e di Porto Corallo a nord.
Dal punto di vista architettonico, la Torre di Monte Salinas è una delle poche torri costiere della Sardegna con pianta quadrangolare, insieme a quella di Sant'Isidoro a Teulada. Con i suoi lati di 4,50 metri e un’altezza di 11 metri, presenta un basamento caratterizzato da una muratura a scarpa. A circa 4 metri dal suolo si trova l’ingresso, che conduce a un piccolo vano interno di 6,25 mq con copertura lignea.
Questa torre rappresentava un importante presidio difensivo lungo la costa, svolgendo un ruolo essenziale nella rete di comunicazione e sorveglianza tra le varie torri della zona.
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Torre Dieci Cavalli
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Torre di Su Fenugu
È menzionata tra le torri attive dal sassarese Giovanni Francesco Fara, nella sua celebre opera «Chorographia Sardiniae», scritta tra il 1580 e il 1585, ma pubblicata solo nell'Ottocento.
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Torre di Guardia Vecchia
Il forte fu costruito nel 1808 a 146 metri sul livello del mare, sul punto più alto dell'isola de La Maddalena.
Era dotato di alloggiamenti per la truppa, cucina e cisterna.
Venne riformato nel 1887, con la costruzione di una batteria, di quattro baraccamenti l'alloggio di circa 250 uomini.
Ebbe anche funzioni di carattere penitenziario.
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Forte San Giorgio
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Torre Aragonese
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Torre di Cala Domestica
La torre di Cala Domestica sorge su un promontorio a sud di Buggerru, comune della costa occidentale della Sardegna, nella sub-regione dell'Iglesiente. La torre è situata sulla sommità sud del capo che determina l’insenatura della cala.
L’area, un tempo ricadente nei territori del feudo dei Gessa, costituiva un territorio di confine con la città di Villa di Chiesa (oggi Iglesias) caratterizzato dalla presenza di attività agropastorali.
L’intento di edificare una torre nel tratto di costa compreso tra Porto Paglia e Capo Pecora è documentato a partire dalla relazione sulle torri di Marco Antonio Camos (1572). La presenza di una torre sul promontorio di Cala Domestica è attestata nel 1577 Dalla carta di Rocco Cappellino.
La torre, nella sua attuale consistenza, risulta tuttavia edificata a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, su progetto dell’Ingegner Daristo. A causa della distanza dai centri abitati e della difficoltà di raggiungere il promontorio, i lavori della torre non furono eseguiti a regola d’arte. Rimaneggiamenti vennero realizzati sino alla prima metà del XIX secolo: nel 1820 e nel 1831 le strutture della torre furono interessate da lavori di restauro.
Nel marzo del 1843, la torre risultava presidiata dagli uomini del Corpo Reale Artiglieria, forse a difesa delle imbarcazioni per il trasporto del minerale estratto nelle vicine miniere di Masua e Fluminimaggiore.
Disarmata nella seconda metà del XIX secolo, la torre fu nuovamente utilizzata nel corso del della seconda guerra mondiale, per ospitare il personale della rete d’avvistamento costiero della Regia Marina. In quel periodo fu interessata da ulteriori lavori di consolidamento.
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Torre di San Giovanni
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Torre di Porto Paglia
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Torre Pòglina
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Torre Piscinnì
Risulta attiva nel 1595. Venne costruita per iniziativa del mercante Pietro Porta insieme alla torre del Budell, di Porto Escuro e Las Ganas.
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Torre di Chia
La Torre di Chia, costruita in arenaria a 45 metri sul livello del mare, presenta mura esterne di blocchi squadrati provenienti dall'antica città di Bithia e ciottoli dalla costa.
Con una base di 10 metri per lato, la torre ha mura spesse 2,5 metri, una scala interna, e un ingresso a 5 metri dal suolo.
Attiva dal 1594, aveva una guarnigione che comprendeva comandante, artigliere e soldati con 2-3 cannoni.
Venne restaurata nel 1988-90 ed è gestita oggi dalla Conservatoria delle Coste.
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Capo Torre
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Torre di Pittinurri
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Torre su Puttu
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Torre di Cala Pira
Nel 1806, la Torre di Cala Pira era presidiata da una guarnigione composta da un Alcaide, un artigliere e tre soldati.
L'arsenale della torre comprendeva due cannoni da calibro 8, con sei palle per tali cannoni e altre 19 palle di calibro 8, insieme a sette palle di calibro 6.
Vi erano anche due cugni di mira e due cavaburri astati, uno dei quali dotato di cucchiaio di rame.
La dotazione comprendeva tre battipalle astati con le rispettive lanate, tre spingarde con i loro cavalletti e due bacchette da spingarda con i relativi cavaburri.
La polvere da sparo ammontava a 182 libbre, mentre le palle da schioppo pesavano 2 libbre, accompagnate da 20 pietre focaie e 72 fiaschetti da fuoco.
Tra gli strumenti difensivi vi erano quattro spuntoni astati, sei schioppi, una fiaschetta per la polvere da sparo, due spilletti o aghi e quattro baionette.
La guarnigione disponeva inoltre di un cilindro, una bilancia di rame, un treppiede, otto manuali per l'uso delle armi, una bomba, una giarra, due barili per l'acqua e un cannocchiale. Era presente una scala di legno di libano, un libro da registro e due libri di istruzioni.
La torre, però, richiedeva interventi urgenti di riparazione. Il prospetto della torre era in rovina, e la Santa Barbara, destinata alla custodia delle munizioni, risultava particolarmente danneggiata, poiché vi pioveva abbondantemente, mettendo a rischio l'integrità delle munizioni.
Lo sternito della torre, recentemente rifatto, non era adeguato: in assenza di tavoloni, i cannoni rimanevano bloccati a causa del pessimo stato del lastricato. I cannoni necessitavano di essere ingrassati, uno dei più grandi era inutilizzabile e anche i cugni di mira risultavano ormai inservibili.
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Torre di Frigiano
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Forte Santa Vittoria
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Torre di San Vittorio
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Torre Su Loi
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Torre di Calasetta
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Torre di Cala Fighera
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Torre della Scafa
La Torre della Scafa, nota anche come Torre della Quarta Regia, si trova nel punto di collegamento tra lo stagno di Santa Gilla e il mare.
Tale importante posizione strategica permetteva e garantiva il contatto visivo con le fortificazioni della città di Cagliari e con altre torri costiere.
Edificata all’inizio del XVII secolo su un preesistente struttura aragonese, il ruolo della torre consisteva principalmente nel far da guardia alle peschiere della laguna, fungendo anche da sede di gabellieri incaricati di esigere la quarta parte del pescato, riservata alla Corona (da qui nasce il nome “Torre della Quarta Regia”).
Il tributo della quarta regia risale almeno alla metà del XIV secolo, come attestato dall'opera “Compartiment de Cerdena”. Venne abolito solo negli anni Cinquanta del XX secolo da una legge regionale.
La torre operava anche nel contrasto alla pesca di frodo e allertando i miliziani presenti in città in caso di assalto da parte dei corsari Barbareschi.
Nel 1721, a seguito della presa di possesso del Regno da parte dei Savoia, la torre venne ritenuta superflua e inadeguata a resistere ad attacchi di artiglieria navale e per questo abbandonata.
Successivamente, in concomitanza col bombardamento francese del 1793, il sito venne presidiato da una compagnia di volontari cagliaritani capitanati da Vincenzo Sulis, i quali montarono dei cannoncini al fine di scongiurare possibili casi di sbarco.
A seguito di una violenta mareggiata nel 1898, la Torre della Scafa venne gravemente danneggiata e fu ricostruita con notevoli modifiche. Le operazioni di restauro continuano tutt’oggi. Gli ultimi interventi risalgono al 2014 e sono stati diretti ad adattare la struttura a vari usi (per un periodo è stato sede di un ufficio dell’Assessorato Regionale all’ambiente). Le caratteristiche originarie della torre vennero così compromesse.
Attualmente la torre è inutilizzata e, così come l’area circostante, necessiterebbe di un'azione di recupero e valorizzazione.
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Torre di Perdusemini
La torre del Prezzemolo, sita nel promontorio di Sant’Elia, presenta alla base un diametro di 4.50 metri circa e un’altezza di 7, mentre la muratura è costituita da materiale calcareo.
Attraverso lo studio delle fonti bibliografiche ed archivistiche è stato
possibile ricostruirne l’evoluzione storica.
Realizzata a partire dal 1282, è una delle prime torri costiere della Sardegna di cui si hanno testimonianze storiche. Denominata “Torre de las Salinas” nelle mappe seicentesche, “torre di santo Stefano” nella cartografia settecentesca e “torre Perdusemini” (del Prezzemolo) a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, è nota ancora oggi con quest’ultimo nome.
La torre venne costruita per il controllo del promontorio di Sant’Elia, venne gestita dall’Amministrazione delle torri a partire dal 1581 sino al 1842, alternando periodi di attività e di abbandono.
Inizialmente unica torre costiera di Sant’Elia, venne poi inserita in un sistema di difesa più complesso, grazie alla costruzione a partire dal XVI secolo delle torri di Calamosca, di Cala Fighera e in ultimo di Sant’Elia.
Le quattro torri erano dislocate strategicamente per la sorveglianza della zona. Il promontorio di Sant’Elia è un esempio utile a comprendere come il sistema di difesa operasse su due fronti: la protezione del territorio da
minacce esterne, la prevenzione di tensioni interne.
Dalla torre del Prezzemolo era infatti possibile avere una visione d’insieme del circondario, soprattutto in direzione del Lazzaretto.
La vicinanza tra i due luoghi ha dato vita all’ipotesi che la torre fosse utilizzata per controllare nessuno si avvicinasse al mare senza autorizzazione sanitaria.
Un ulteriore dettaglio a sostegno di questa tesi è dato dal fatto che in alcune fonti del XVIII secolo venisse chiamata, oltre che torre di Santo Stefano, anche "del Lazzaretto".
Dalle fonti documentarie presenti nell’archivio della Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna sono emersi vari aspetti riguardanti l’evoluzione architettonica e le pratiche di restauro adottate nel sito durante il corso degli anni.
Il primo documento che attesta un interesse da parte della Soprintendenza alla conservazione della torre è la relazione di un sopralluogo avvenuto nel 1916, che comprendeva anche il vicino forte di Sant’Ignazio.
Il primo intervento di restauro risale però al 1967, con il consolidamento della roccia sul quale poggiava la torre, grazie alla realizzazione dei contrafforti ancora visibili.
Seguono poi alcuni interventi di restauro negli anni Duemila: il primo nel 2002 con un insieme di azioni volte alla pulizia della muratura e al consolidamento delle strutture; il secondo nel 2012 con un restauro conservativo.
Un dato importante che emerge dalle fonti presenti nell’archivio della Soprintendenza è quello relativo ad alcuni articoli di giornale datati al 1970. Tra questi merita particolare attenzione l’articolo del 26 febbraio 1977 della rivista “Tutto quotidiano” dal titolo “I militari se ne vanno?”.
Si parla della richiesta da parte di associazioni turistiche e dei cittadini di demilitarizzare la zona di Sant’Elia, compresa anche la torre del Prezzemolo.
La richiesta del 1970 nasce dal desiderio dei cittadini di riappropriarsi di una spazio di interesse storico e paesaggistico, ma anche identitario.
Attraverso la lettura dell’articolo è possibile fare una riflessione in relazione ai tempi moderni. La torre del Prezzemolo si trova infatti oggi in condizioni di grave abbandono, seppur visitabile.
Recuperare il sito architettonico dandogli nuovi usi e significati, seppur preservandone l’autenticità, significherebbe ancora oggi per la comunità
riconoscersi in esso.
L’articolo 2 della Convenzione di Faro dice: ” l’eredità culturale è un insieme di
risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione.
Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato del
l’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi”6. La valorizzazione della torre non può essere limitata ad una visione di puro restauro architettonico, ma deve necessariamente inserirsi in un progetto di tutela e valorizzazione del più ampio e complesso sistema di torri costiere presenti nell’isola.
La torre del Prezzemolo si inserisce in un contesto ricco di itinerari culturali, dati dalla presenza di ulteriori siti di grande interesse storico-architettonico, come per esempio il forte di Sant’Ignazio. Lo sviluppo di un percorso che metta insieme tutti questi elementi architettonici e storici permetterebbe la nascita di un processo più ampio di recupero culturale di un intero sito paesaggistico.
È necessario quindi che ciò avvenga affinché la popolazione, così come proposto dalla Convenzione di Faro, sia in grado di riconoscersi in quel luogo e possa farne uso.
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Torre di Sant'Elia
È una delle quindici torri che risultano già attive nel 1572, secondo quanto riferisce Marco Antonio Camós nella relazione compilata al termine del suo viaggio lungo tutto il periplo della Sardegna.
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Torre del Poetto
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Torre di Mezza Spiaggia (Spagnola)
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Torre di Capo San Marco
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Torre di Su Portu
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Torre del Sevo
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Torre di San Giovanni Sinis
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Torre Argentina
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Torre di Bosa
La torre venne edificata da parte dei corallari operanti all'inizio del XVI secolo nei mari di Bosa
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Torre di Santa Maria Navarrese
Nel 1806, la Torre di Santa Maria Navarrese era presidiata da un Alcaide, un artigliere e tre soldati. L'arsenale della torre comprendeva tre cannoni: uno da calibro 8 e due da calibro 6, tutti con i rispettivi affusti. Vi erano sei cugni di mira, sei manuali, e quattro spingarde, sebbene i loro cavalletti risultassero inservibili. La dotazione includeva cinque fucili, tre cucchiai di rame, due cavaburri, e tre lanate. Era presente anche un mortaretto e 96 palle di cannone. Le munizioni comprendevano tre palle di spingardo e dieci palle di schioppo. La polvere disponibile era di 90 libbre, con quattro meccie libere e due modelli per fare cartocchi.
Altri strumenti includevano una bilancia, una sechia, un caldaio, un treppiede, tre buttafuoco con le loro meccie, tre spille, una scure, una falce, un marrone, e una bomba. Erano disponibili anche due libani.
La torre necessitava di riparazioni urgenti. I cavalletti per le spingarde erano inutilizzabili e la mezzaluna e le garitte erano in condizioni di rovina, causando notevoli disagi alla guarnigione durante i periodi di pioggia.
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Torre di Barì
Nel 1806, la torre di Barì era presidiata da un Alcaide e due soldati.
L'arsenale della torre comprendeva due cannoni da calibro 8, accompagnati da sei affusti. Erano presenti anche due spingarde con i loro cavalletti e bacchette. La dotazione comprendeva tre fucili, con ottanta palle per i cannoni, quattro palle per le spingarde e nove palle di fucile.
La polvere era in quantità di 38 libbre, e vi erano due cucchiai di rame, una lanata, quattro baionette e un battipalla. Inoltre, erano disponibili una mecia libra, due banconi, un portavoce (o tromba), un barile per l’acqua, un caldaio, una sechia di rame e sei lanterne di mitraglia. Erano presenti anche sette cugni di mira, una bilancia, un marrone, una falce, una scure, un treppiede, e un libro da registro. Una scala di bosco completava l’equipaggiamento.
La torre necessitava di alcune riparazioni e miglioramenti. Si richiedeva una nuova ambrosura, cioè una struttura di supporto per un cannone, che dovesse dominare il porto dove ancoravano i battelli, poiché gli altri cannoni non erano adeguati a tale scopo. Inoltre, erano necessari libani e un portameccia per smaltare la mezzaluna, che era quasi in rovina.
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Torre Cala d'Arena
La Torre di Cala d’Arena ha forma troncoconica, con diametro alla base di circa 12 metri ed ingresso a circa 4,5 m dal suolo attraverso il boccaporto che conduce all’unico vano interno.
Sulla piazza d’armi ancora sono riconoscibili gli alloggiamenti per i cannoni.
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Torre di Cala d'Oliva
Nel 1806, la Cala d'Oliva era presidiata da un Alcaide, un Artigliere e tre Soldati.
L'armamento includeva due cannoni, entrambi di calibro 7. Tuttavia, i cugni di mira e le manuelle erano inservibili, con cinque cugni e quattro manuelle che non erano più utilizzabili.
Gli altri materiali includevano un cucchiaio di rame astato, un battipalla, un cavaburro astato, e una lanata anch'essa inservibile. Le spille erano tre, e la polvere ammontava a 85 libbre. Le palle di cannone erano 36, e c'erano sei meccie.
Il materiale da fuoco comprendeva due spingardi con i relativi cavalletti, ma entrambi erano inservibili. Vi erano anche tre schioppi, dieci palle di spingardo e dieci palle di schioppo.
Altri equipaggiamenti includevano cinque baionette, una petriere, un trepiedi, una falce, una scure, un caldaio, una sechia e una giarra.
La Torre di Cala d'Oliva necessitava di diverse riparazioni e sostituzioni nel 1806. Dovevano essere sostituiti due affusti per i cannoni, poiché quelli esistenti erano vecchi e non funzionanti; era necessario il cambio di un fucile; mancava una tromba o portavoce, essenziale per le comunicazioni; occorreva una sechia nuova; erano necessari un caldaio e trepiedi nuovi; la torre necessitava di una scure e una falce nuove.
In aggiunta, erano urgenti le riparazioni di:
- Santa Barbara : La zona di deposito delle munizioni era in rovina.
- Mezzaluna : Anche questa struttura era danneggiata.
- Scala : La scala per accedere alla piazza d’arme era in cattivo stato.
- Pavimento della cucina : Il pavimento della cucina era in rovina.
- Bucaport : Il bucaporto era completamente inservibile.
Queste riparazioni erano essenziali per mantenere la torre operativa e sicura per la guarnigione.
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Torre Nuova
La torre, attualmente all’interno del poligono militare di Capo Frasca, venne costruita tra il 1783 e il 1789. Era presidiata da una guarnigione composta da un alcaide, un artigliere e due soldati.
Nei pressi si trovava anche anche la Torre di Sarbazzai che vigilava sulle cale della Costa Verde, ma oggi è scomparsa.
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Torre di Flumentorgiu
La torre di Flumentorgiu sorvegliava l'omonimo scalo, da cui veniva caricato il minerale estratto a Guspini e nei cui pressi veniva calata una rinomata tonnara.
Nel 1761, la guarnigione della torre era composta dall'alcaide Sisino Ledda, di Sestu, 37 anni, con 10 anni di servizio nelle torri, dall'artigliere Francesco Giuseppe Salis, di Neoneli, 36 anni, con 11 anni di servizio, e da tre soldati: Giovanni Antonio Cocco, di Guspini, 50 anni, con 28 anni di servizio; Francesco Rogieri, di Guspini, 40 anni, con 5 anni di servizio; e Pietro Antonio Dida, di Guspini, 40 anni, con soli 20 giorni di servizio
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Torre di Marceddì
La Torre di Marceddì, ancora oggi situata presso la foce dello stagno di Marceddì, proteggeva le attività economiche locali, come la pesca e il commercio.
Era armata per garantire la difesa militare diretta.
La torre venne dismessa temporaneamente nel 1794. Fu poi restaurata nel 1810 e riattivata.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale fu trasformata in fortino.
Nel 2020, un restauro l’ha trasformata in sito espositivo e osservatorio naturalistico, per il "birdwatching" e la promozione della sostenibilità ambientale.
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Torre di Punta Giglio
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Torre del Porticciolo
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Torre della Pegna
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Torre del Buru
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Torre del Tramariglio
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Torre Nuova
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Torre di Capo Galera
Ha un diametro di 19 metri. La struttura consentiva l'impiego di di tre cannoni a difesa da incursioni di nemici dal mare.
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Torre di Vignola