Nuraminis in età moderna
Collezione
Titolo
Nuraminis in età moderna
Descrizione
Beni culturali d'età moderna: chiese, beni mobili e immobili, archivistici e demoetnoantropologici del comune di Nuraminis.
Contenuti
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Statua di Santa Barbara
La statua lignea è datata al XVIII secolo e si trova sul sopragrado dell’altare marmoreo, alla destra della nicchia in cui è conservata la statua della Madonna di Bonaria.Spatial CoverageNuraminis -
Statua di Sant'Agnese
Nella parete destra della Cappella della Madonna di Bonaria, troviamo il simulacro di Sant’Agnese, la santa è raffigurata con una veste bianca e un manto rosso.Spatial CoverageNuraminis -
Statua di San Luigi Gonzaga
Nella teca dietro la statua di Santa Barbara, sul lato destro della cappella, è situato il simulacro ligneo di san Luigi Gonzaga in talare e cotta e con il crocifisso rivolto verso sé nella mano destra, e Santa Barbara del 700 .Spatial CoverageNuraminis -
Statua di Sant'Efisio
Nella Cappella della Madonna di Bonaria, a sinistra della statua centrale è collocata la statua di Sant'Efisio. Datata al Settecento, è in legno intagliato e policromato. Il santo segue l'iconografia tradizionale, è raffigurato con delle vesti da guerriero romano, in una delle mani mantiene una croce.Spatial CoverageNuraminis -
Statua di Santa Teresina del Bambin Gesù
Alla sinistra della Madonna di Bonaria troviamo la piccola e più recente statua di santa Teresina del Bambin Gesù, raffigurata nel suo abito carmelitano, con la veste marrone e il manto bianco, e con il Crocifisso e le rose stretti al petto.Spatial CoverageNuraminis -
Statua della Madonna di Bonaria
Il simulacro della Vergine riproduce quello conservato nel santuario di Bonaria a Cagliari, la Madonna in veste rossa e manto celeste tiene alla sua sinistra il Bambin Gesù e nella mano sinistra una navicella e una candela ( la navicella accompagna la statua della Madonna di Bonaria in quanto protettrice dei naviganti; la candela ricorda come il simulacro della Madonna giunse a Cagliari dal mare tenendo in mano proprio una candela accesa).Spatial CoverageNuramins -
Retablo della Madonna del Rosario
Il Retablo del Rosario è collocato sopra un altare in marmo bianco con intarsi policromi datato al 1848. Dell’opera a primo impatto colpiscono i medaglioni a bassorilievo con i Misteri disposti a semicerchio a incorniciare la nicchia che ospita la Vergine con il Bambino. Sotto la nicchia, si osserva una pittura in cui si osservano due gruppi di fedeli composti da cinque persone che inginocchiati pregano ai lati di un albero simbolico. Tutta la composizione risulta coerente nella sua realizzazione e fa supporre che sia frutto della mano di un unico autore. Se dovessimo confrontare il retablo con altre opere lignee, quali ad esempio la rappresentazione dell’Ultima cena del tabernacolo di Monserrato, composta dal Puxeddu, parrebbe che anche l’Ancona del Rosario di Nuraminis sia opera del medesimo autore. In base a questa comparazione si può asserire che il Puxeddu nel Retablo del Rosario è autore sia delle parti scolpite sia di quelle dipinte.Spatial CoverageComune di Nuraminis -
Il pulpito di San Pietro
Il pulpito è collocato sul lato sinistro della navata, tra la terza e la quarta cappella dall'ingresso. Ad esso si accede attraverso delle scalette che partono dalla Cappella della Croce. Il pulpito è in marmo intarsiato policromo ed è sormontato da un baldacchino finemente decorato. Sulla parte frontale vi è l'iscrizione: "PRINCIPI APOSTOLORUM / EMANUEL ARCHIEP. KARAL / ANNO MDCCCXLVIII", che data la posa al 1848.Spatial CoverageNuraminis -
La navata di San Pietro
La navata ha pianta rettangolare ed è coperta da una volta a botte, frutto di un rifacimento di XVII secolo, mentre il tetto precedente doveva essere ligneo. La volta è divisa in quattro settori da diaframmi, che poggiano su delle semicolonne laterali con capitello decorato. Tra le semicolonne delle pareti laterali si aprono le otto cappelle con archi a tutto sesto. Gli affreschi della volta furono realizzati tra il 1922 e il 1924 dalla bottega dell’artista cagliaritano Battista Scanu e presentano per ciascun settore un grande medaglione centrale polilobato su un fondo di motivi geometrici e vegetali. Partendo dal primo settore dall’entrata, i medaglioni raffigurano: una croce greca dorata su fondo azzurro; la scena evangelica di Gesù che parla con i bambini; la liberazione di San Pietro dal carcere ad opera di un angelo; una colomba dorata su fondo azzurro. Le fasce laterali alla base della volta, al di sopra del cornicione, recano al di sopra della seconda e terza cappella di entrambi i lati quattro medaglioni che ritraggono gli evangelisti: san Marco e san Giovanni a sinistra; san Matteo e san Luca a destra. All’altezza dei capitelli delle semicolonne, a entrambi lati della navata, sono disposte quattordici formelle della Via Crucis, realizzate in bronzo nel 1997 dall’artista monserratino Gianni Argiolas, che andarono a sostituire le precedenti in gesso dipinto. Nelle parete sinistra, tra prima e seconda cappella, è presente una lastra marmorea funeraria di Mons. Paolo Maria Serci; tra la terza e la quarta cappella si erge il ricco pulpito marmoreo. Nella parete destra, tra terza e quarta cappella, è appesa un’altra lastra di marmo con l’ultima consacrazione della chiesa. Nella parete di fondo si apre l’arco a sesto acuto che introduce al presbiterio. Ai lati di questo si aprono due nicchie in marmo intarsiato in stile classicheggiante, che recano iscritta la committenza e la data: “DONO DI CARLO E MARIA CASU - 1956”. La nicchia sinistra ospita la statua ottocentesca di San Pietro, quella destra il complesso scultoreo della Madonna del Rosario di Pompei col bambinello, san Domenico di Guzman e un cagnolino. Al di sopra delle nicchie corre una fascia affrescata che reca a sinistra un medaglione con il Sacro Cuore di Gesù e a destra un uguale medaglione con il Cuore Immacolato di Maria. Lo spicchio superiore della volta è decorato invece da motivi geometrici. Nella parete d’ingresso, in corrispondenza del portale, è collocata una preziosa struttura lignea settecentesca, dipinta di verde con decorazioni vegetali dorate. Essa consiste della bussola, che presenta due porte laterali e il grande portone frontale, con una fascia superiore traforata di finestrelle quadrate; di una grande tribuna con balaustra e stemma centrale, che si estende fino alle pareti laterali, adibita fino al secolo scorso ad ospitare il coro. La parte di parete superiore al piano della tribuna è affrescata con motivi geometrici ed è aperta al centro dal rosone. A destra della bussola è appesa la grande croce di legno con due scalette, utilizzate ogni anno di Venerdì Santo per la cerimonia de “Su scravamentu”. Agli angoli della parete sono collocate le due acquesantiere di marmo bianco. La pavimentazione è in ampi pannelli di marmo quadrati a scacchi grigi e bianchi, disposti diagonalmente rispetto alla navata.Spatial CoverageNuraminis -
Statua di Sant'Antioco
La statua di sant'Antioco si conserva all'interno della Cappella del Rosario sul sopragrado dell’altare marmoreo a sinistra del retablo del Rosario. Il santo è raffigurato con una lunga veste di colore rosso, e due lunghe maniche che rimandano alla stesso modello del sant'Antioco di Iglesias. La statua, finemente intagliata e dipinta, può essere ricondotta alla mano di un artista locale della seconda metà del XVII secolo.Spatial CoverageComune di Nuraminis -
Candelieri Lignei
I candelieri monumentali, corredo in coppia dell'altare o della mensa stessa, si ergono su una base a piramide tronca sostenuta da tre zampe leonine. I poggiante su disco baccellato con globo sommitale. Stilisticamente databili al tardo XII presentano tracce di doratura a guazzo.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Statua del Cristo deposto
Statua lignea di Cristo, verosimilmente dell'ultimo scorcio del XVII secolo, conservato all'interno di una pregevole teca del secolo successivo. Il Cristo, che risulta ovviamente adagiato, viene rimosso per essere collocato sulla croce, anch'essa lignea, posta sulla sinistra della cappella, in occasione di particolari rituali liturgici cristiani di antica ascendenza.Spatial CoverageComune di Nuraminis (SU) -
Cappella "de is ànimas"
La cappella delle anime del purgatorio, detta in sarda 'de is animas', è la prima cappella che incontriamo sulla sinistra. È la più bassa di tutte poiché su di essa insiste la maestosa torre campanaria, e risulta molto sobria alla vista e nel suo impianto. Risalente probabilmente alla prima metà del XVII secolo, è abbastanza disadorna, ma al suo interno vanta un pregevole Cristo ligneo deposto, un altare marmoreo di altrettanto pregio e due tombe sotterranee, delle quali quella in evidenza, coperta da una lastra di marmo grigio, conserva le spoglie della nobildonna Giovanna Angela Pes, nata a Cagliari e deceduta a Nuraminis nel 1707, come recitato dall'epigrafe.Spatial CoverageComune di Nuraminis -
Organo a canne
Il pregevole organo a canne conservato nel coro, alle spalle dell'altare maggiore, è contenuto in una cassa-armadio con ante ed è un esemplare del 1772 riferibile alla produzione del laboratorio dell'organaro lombardo Giuseppe Lazzari (1709-1784), che aveva sede a Cagliari, nel quartiere Marina. Esso si rivela fra i meglio conservati della produzione lazzariana ed è un organo di tipo positivo. Venne sottoposto a periodici intervenni di manutenzione fin dai suoi primi anni di vita e agli inizi dell'Ottocento, poi nel 1975 - quando subì l'asportazione di un suo pezzo perché venisse sostituito - ma, a tutt'oggi, risulta assolutamente necessario un restauro completo.Spatial CoverageComune di Nuraminis (SU) -
Intervista a Bruno Zonca
Intervista al signor Bruno Zonca di Villagreca, riguardo Funtana Bella e Fontana Siutas -
Vaquer, Francesco
Nato il 1° novembre 1839 e morto il 14 novembre 1921. Ricoprì più volte cariche importanti all'interno del Consiglio comunale di Nuraminis. Svolse anche la funzione di Sindaco. Si spese per la costruzione dell'attuale cimitero: è menzionato nella targa di benedizione del camposanto, nel quale si trova anche la sua sepoltura. -
Gruppo scultoreo della Madonna d’Itria
Il gruppo scultoreo della Madonna d’Itria è posto all’interno di una teca in legno, poggiata su una mensola in marmo. La Vergine è rappresentata con una veste bianca e un manto azzurro, alla sua destra vi è un personaggio inginocchiato con un copricapo.Spatial CoverageNuraminis -
Simulacro di San Giuseppe
La statua di San Giuseppe è situata a sinistra rispetto alla nicchia della Madonna e rappresenta Giuseppe con un mantello, un bastone e un giglio nella mano destra, e al suo fianco il fanciullo Gesù con una croce sulla spalla.Spatial CoverageNuraminis -
Simulacro della Vergine Dormiente
La statua della Vergine Dormiente è adagiata sulla lettiga, nel lato sinistro della cappella. Il vestito della statua della Madonna è finemente ricamato a mano da Marietta Serci, figlia di Daniele, fratello maggiore di Monsignor Paolo Maria Serci.Spatial CoverageNuraminis -
Soto Real, Efisio Giuseppe [Siotto Giuseppe] (religioso, scrittore)
Nato a Nuraminis nel 1633, probabilmente apparteneva alla famiglia Siotto ed in seguito avrebbe modificato il cognome in Sioto, aggiungendovi anche l’aggettivo Real. Entrato nell’Ordine degli Scolopi (1654), come religioso acquisì il nome di Efisio, mentre il nome di battesimo era Giuseppe. Quindi fu inviato in vari conventi dell’ordine, trasferendosi in più città (Roma, Napoli, Genova, Spoleto, Macerata, Norcia) prima di tornare in Sardegna (1665). A Cagliari fu un personaggio influente, data la sua vicinanza sia al viceré Cammarassa sia all’arcivescovo Pietro Vico. Tuttavia, forse per un carattere instabile e/o forse per la gelosia di alcuni confratelli, in seguito il suo ruolo fu fortemente ridimensionato, tanto che progettò di lasciare il proprio Ordine. Fu quindi inviato in Spagna, dove effettivamente abbandonò la vita religiosa, come riporta anche la cronaca di padre Vincenzo Talenti. A Madrid e Valenza si fece apprezzare da alcune persone potenti per le sue qualità di oratore. Morì nel 1690 a Madrid. Della sua attività di scrittore ci restano varie opere: Sermoni vari (Macerata 1663); Orationes et resolutiones morales (Spoleto 1663); Epitome de Cerdeña (Madrid 1672); De antechristo, y de sus precursores, y figuras (Madrir 1676); Notcies de los antigos esclarecido liñage de los Castelvies (Madrid 1676); Doctrina sacra, et laconica instructio theologica (Toledo 1679); Oración evangelica (Madrid 1685); Vida del venerable Joseph Calasance (Madrid 1695); Orazioni; Operette. La scuola media di Nuraminis è intitolata alla sua memoria. -
Chiesetta di Sant'Antonio Abate
La vecchia chiesa di Sant'Antonio sorgeva dove oggi è presente la cappella attuale. Presentava una semplice costruzione realizzata in mattoni crudi, con un piccolo spiazzo davanti all'ingresso. Sorta come cappella privata all'interno dell'abitazione di una famiglia locale, "Casa Mudu Serci" verso la seconda metà del 1500, è oggi di proprietà degli eredi Batzella-Mudu. In seguito ad alcune controversie legate alla gestione della struttura e al problema dei restauri, circostanza che portò al lento decadimento della chiesa, si decise, compatibilmente con il permesso rilasciato dalla Sovrintendenza ai Monumenti e Gallerie del 28 marzo 1973, alla demolizione dell’antica struttura, considerata di scarsa rilevanza storica e artistica. La chiesa, ricostruita ex novo, si presenta oggi completamente rinnovata, abbellita nella parte frontale mediante l’innalzamento di un loggiato. Il rifacimento ha compreso inoltre la messa in opera di una nuova pavimentazione e di un altare marmorei; è dotata di paramenti sacri e arredi liturgici indispensabili per le funzioni religiose, ancora oggi officiate.Spatial CoverageComune di Nuraminis -
Facciata e campanile della Chiesa di San Pietro
La facciata della chiesa di San Pietro è rivolta verso nord con singolo ingresso centrale a cui si accede attraverso una gradinata semicircolare. Nel primo gradino è presente un’iscrizione ‘VICARIO V. SADDI 1891’, in ricordo della posa dell’opera commissionata dal parroco dell’epoca: don Vincenzo Saddi. La facciata fu terminata intorno al 1634 dai costruttori Giovanni Antonio Pinna e Giuliano Taris, che le impressero una stile tardo-gotico iberico commisto a elementi classicheggianti. La parete muraria è in pietra arenaria e presenta un terminale piatto sormontato da sei elementi merlati e da una croce centrale. Il portale ligneo a doppia anta è chiuso fra due colonne in struttura murale scanalata, sulle quali poggiano due capitelli in stile composito corinzio, reggenti l’architrave di pietra. Sopra il portale poggia una nicchia classicheggiante che ospita la statua di San Pietro, posta nel 1952 in sostituzione della precedente, andata distrutta per una caduta. La facciata anticamente era abbellita da un rosone aragonese, andato distrutto nei primi del ‘900 in favore di una finestra lucifera, a sua volta demolita per permettere un tentativo di ripristino del precedente rosone. Il restauro non andò a buon fine e oggi troviamo un’ampia finestra circolare decorata con una vetrata che ritrae la scena dal vangelo di Giovanni nella quale Gesù ordina all’apostolo Pietro: “Pasci le mie pecorelle”. A sinistra della facciata si erge il campanile a canna quadrata, la cui sommità è ornata da un cornicione decorato con metope traforate a motivi gotici. Questo era anticamente sormontato da una piramide lignea che fu rimossa, in quanto instabile, durante i lavori di ristrutturazione del 1912. Durante gli stessi lavori furono realizzati i gradini di accesso al campanile esterni e fu murato il precedente ingresso collocato internamente nella Cappella delle Anime. Tra i conci della muratura frontale della torre campanaria, sono stati individuati dei materiali di recupero tra cui una lastra divisa verticalmente in due quadranti, con un’iscrizione in lingua latina nella parte sinistra. Dalla cella campanaria (contenente quattro campane) si aprono, sui lati del campanile, delle monofore ad arco a tutto sesto.Spatial CoverageNuraminis -
Vecchio Montegranatico
L'edificio del vecchio Monte Frumentario ("Su Monti", per i nuraminesi) è una struttura rettangolare a sezione allungata addossata alla Chiesa di San Pietro. Si tratta di un impianto sobrio e funzionale risalente al XVIII secolo, che ha ospitato il Monte frumentario fino almeno al 1900, anno di progettazione del nuovo "magazzino", da individuarsi nella struttura collocata sull'altro lato della parrocchia, ma separato da essa.Spatial CoverageComune di Nuraminis (SU) -
Altare maggiore di San Vito
L’altare maggiore venne montato all’inizio del XVIII secolo in occasione dell’ammodernamento generale degli arredi della chiesa. Coerentemente con l’acquasantiera e il pulpito marmorei, rispettivamente nella prima cappella a destra sottostante il campanile il primo e addossato sul fianco sinistro della navata il secondo, infatti, si richiese l’intervento dei marmorari Pietro Malcione e Alessandro Frediani, liguri, per la messa in opera del nuovo altare in sostituzione di un precedente altare ligneo. I loro nomi risultano da un documento del 1714 per il pagamento dei lavori del pulpito, databile quindi al 1715 come testimonia l’epigrafe incisa sulla modanatura della base. L’altare, di poco precedente, risponde agli stessi caratteri stilistici. Finemente decorato a intarsi policromi, le lastre frontali, di pregevolissima fattura, riportano motivi fitomorfi a girali, decorazione ripresa nei sopragradi accanto al tabernacolo; nel paliotto centrale, per il quale son registrati gli interventi dello scultore Gerardo da Novi e dello stesso Frediani, è rappresentata, all’interno di un clipeo, la fuga in barca di san Vito. Piuttosto precoce all’interno del panorama artistico sardo, l’altare, riferito dall’iscrizione sulla base al 1711, si deve alla commissione del “curato Piras”; il medesimo è citato, evidentemente come committente generale dei lavori, nell’epigrafe del pulpito ad opera dei suddetti operatori liguri.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Cappella del sacro Cuore
All’interno della chiesa parrocchiale di San Pietro, ai lati della navata centrale, si aprono otto cappelle. La terza a sinistra, di perimetro quadrangolare, è dedicata al Sacro Cuore e conserva sei statuette: la Vergine Maria e San Lussorio, rispettivamente lungo le pareti sinistra e destra; al centro, sopra l’altare, il Cristo con accanto, a sinistra, sant’Ignazio e, a destra, sant’Antonio. La statua del Cristo è rappresentata con vesti d’oro e un manto rosso e, esposta dopo la Pentecoste, rimane in vista per tutto il mese di giugno. Di interessante lavorazione è la statua rappresentante San Lussorio martire: con vesti militari di stampo spagnoleggiante – gonnellino celeste, armatura e mantellina rossa - , tiene, nella mano sinistra, un libro e, nell’altra, la palma del martirio ed è affiancato da due simulacri simboleggianti i santi Cesello e Camerino, anch’essi con la palma. Entrambi tengono un piccolo libro aperto con su scritti i loro nomi. L’altare in marmo, datato al 1848, presenta una lavorazione molto ricca con, frontalmente, un motivo decorativo fogliforme bianco e rosso e, sulla parte sottostante, una lastra rosacea e un medaglione circolare decorato con una croce greca bianca e quattro raggi gialli. È l’unico altare della chiesa a essere dotato di un tabernacolo al cui ridosso si apre la nicchia del Sacro Cuore e, sulla cui sommità, appare chiaramente lo stemma pontificale delle due chiavi. Sia l’altare che i marmi sono stati oggetti di un restauro, a opera della Sovrintendenza dei Beni culturali, nel 2002.Spatial CoverageComune di Nuraminis