Nuraminis in età moderna
Collezione
Titolo
Nuraminis in età moderna
Descrizione
Beni culturali d'età moderna: chiese, beni mobili e immobili, archivistici e demoetnoantropologici del comune di Nuraminis.
Contenuti
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Fonte battesimale di San Vito
Fonte battesimale collocato nella cappella sottostante il campanile, coerente con l'impianto dei restanti arredi marmorei settecenteschi.Spatial CoverageComune di Nuraminis -
Chiesa di San Costantino
Nell’area in cui oggi si trova il moderno cimitero della frazione di Villagreca, si trovava una più antica area cimiteriale, sviluppatasi intorno a una chiesetta dedicata a San Costantino imperatore. Il toponimo di San Costantino si conserva nella denominazione della campagna in cui sorge il cimitero e nella strada che collega Nuraminis e Villagreca Il nome ricorre, inoltre, in un fiumicello che bagnava la zona: Su riu de Santu Antini. Più fonti paesane ricordano nella zona una sorgente d’acqua potabile, che si raccoglieva in una fonte perenne (banadroxu) e fluiva in un fiumiciattolo che attraversava la strada allora sterrata. Accanto alla fonte si ergeva una pianta d’olivo millenaria e due alte palme che ombreggiavano la zona. Oggi via San Costantino è asfaltata e non rimane né delle piante né della fontana, ma secondo l’anziano sig. Medda la sorgente d’acqua continua ad esistere sotto terra. Molti paesani ricordano la presenza dei ruderi della chiesa di San Costantino. Alcune pareti diroccate e prive di tetto, sopravvissute fino agli anni ‘60 circa, quando la struttura fu demolita per permettere l’ampliamento del cimitero. Queste memorie sono supportate da una mappa catastale del 1907, nella quale compare il segno cartografico dell’edificio sacro accanto all’area cimiteriale, e da una foto aerea datata 1954/1955, in cui è visibile una struttura adiacente ad un sagrato. Grazie alla testimonianza di sig. Medda possiamo, inoltre, avere un’idea della struttura dell’edificio, la quale doveva presentarsi come una tipica chiesetta rurale in pietra arenaria, senza campanile. Gli ingressi erano due: l’entrata principale ad arco a tutto sesto, sormontata da un rosone, e una porticina laterale lignea. Quest’ultima, secondo sig. Quirino, sarebbe quella attualmente collocata nella sacrestia della chiesa di San Vito. Il tetto a due spioventi era costruito similmente a quello della chiesa di San Lussorio di Nuraminis. Il sagrato si estendeva davanti alla chiesetta ed era delimitato da muretti a secco dall’andamento a tratti rettilineo e curvilineo (come si evince anche dalla foto aerea). Il sagrato si apriva su via San Costantino, con un cancello d’ingresso ligneo sormontato da una tettoia incannizzada, oggi sostituito da quello moderno. Un’altra testimonianza del culto di san Costantino sono i quattro frammenti marmorei del ciborio, datati al X secolo, in uno dei quali compare in nome di Costantino Magno. Questi frammenti sono stati rinvenuti come materiale di reimpiego nella parrocchia di San Pietro di Nuraminis, ma con tutta probabilità appartenevano all’antica chiesetta villagrechese. Si ha notizia, inoltre, della figura dell’eremitano di San Costantino, un laico che vestiva il saio e curava la chiesa come un sacrista. In particolare le fonti menzionano l’eremitano Jorge Zuddas, che alla sua morte nel 1678 fu sepolto gratuitamente dentro la chiesetta. Nel campo che si estendeva a nord del complesso veniva celebrata la festa paesana, ricordata negli appunti del defunto sacrista Ernesto Zonca come una festa tanto solenne quanto quella patronale. Le celebrazioni liturgiche avevano luogo il 29 agosto, dopo tre giorni di preghiere; la statua del Santo veniva portata in processione per il paese e intorno alla chiesetta, al suono delle campane, delle launeddas e dei petardi. La festa proseguiva la sera con balli sardi, canti e mottetti, nel piazzale gremito di bancarelle. Infine, l’evento più importante era la corsa dei cavalli (s’ardia). Queste festività e la frequentazione della chiesa sarebbero entrate in disuso già nel 1800, quando la zona era ormai adibita esclusivamente a cimitero.Spatial CoverageVillagreca -
Cappella della Madonna di Bonaria
La seconda cappella a destra, stando davanti all'altare maggiore, della chiesa parrocchiale di Nuraminis prende il nome di «Cappella di Bonaria». A livello architettonico è caratterizzata da una volta a botte; al centro della cappella è collocato un altare in marmo bianco con intarsi policromi; la struttura è sopraelevata rispetto al piano del basamento nel cui gradino è scolpito l’anno d’impianto (1830). Nel compartimento vi è un dipinto che raffigura un mare in tempesta sul quale si eleva la lucente visione della Madonna di Bonaria. Nella parte centrale dell’altare è scolpito un medaglione circolare, raffigurante una corona di rose attorno ad una palma.Spatial CoverageNuraminis -
Parrocchiale di San Pietro
La chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo si trova al centro del paese, in una posizione alta che sovrasta il circondario. L’esistenza di una chiesa di San Pietro a Nuraminis è attestata sin dal XII secolo, ma l’edificio attuale fu realizzato a partire dal XVI secolo, con varie fasi di ampliamento e restauro. La pianta è a croce latina, con un’unica navata centrale da cui si aprono quattro cappelle per lato e un profondo presbiterio. A destra e a sinistra del presbiterio si trovano due sacrestie. Al lato sinistro della facciata si erge il campanile.Spatial CoverageNuraminis -
Campanile di San Vito a Villagreca
La torre campanaria, a canna quadrata, appare esternamente divisa in due ordini scanditi da una cornice marcapiano. L'ordine inferiore presenta due luci, una circolare, di piccolo formato, e una feritoia; più in alto è posizionato il quadrante dell'orologio. L'ordine superiore, innesto settecentesco, ospita le cinque campane della chiesa, due delle quali commissionate al maestro campanaro Raphael Scarpinato fra il 1719 e il 1728 . Completano la struttura le ricche decorazioni dell'ordine superiore, che proseguono sul tamburo ottagonale sul quale imposta il cupolino semisferico. La torre campanaria risulta essere l'intervento costruttivo più tardo, venne infatti elevato tra il 1718 e il 1720, anni in cui son registrati alcuni pagamenti al maestro Salvador Angel Garruchu.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Statua lignea di San Vito Martire
La statua è collocata all'interno del nicchione centrale del retablo omonimo, ma proviene verosimilmente dalla perduta chiesa di San Costantino. Il Santo, rappresentato in abiti seicenteschi e non da gentile romano come da tradizione iconografica, regge con la mano destra la croce e con la sinistra la palma del martirio. I caratteri stilistici suggeriscono di attribuire l'opera ad un ignoto intagliatore locale influenzato da modelli popolareschi; si può supporre che presentasse in originale la tipica decorazione ad estofado de oro.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Acquasantiera di San Costantino
Nata dal reimpiego di elementi architettonici della distrutta chiesa di San Costantino, l'acquasantiera sembra ottenuta dall'assemblaggio moderno di un catino, decorato esternamente con bacellature verticali e fregio pisciforme nella parte concava, e di un pilastrino seicentesco ornato a onde, bande e strigliature di gusto arcaicizzante. -
Pulpito marmoreo di San Vito
Il pulpito di semplice struttura poligonale sorretta da colonna è decorato con tarsie policrome a motivi fitomorfi. Incastonato al centro della lastra frontale si trova un clipeo in marmo bianco recante l'effige di San Vito su un nimbo, in abiti da gentile romano. Il pulpito, così come l'altare, è opera attestata dei marmorari Pedro Malcioni e Aleandro Frediani, come ci comunica l'epigrafe lungo la modanatura "HOC SVGESTV EXTRVI: FECIT R.A. CNO.ATO D PIRAS.NO 1715" fu terminato e installato nel 1715. Colpisce per la sua finezza il sontuoso tornavoce barocco intagliato da Tomaso Recupo, ornato da volute, fiori e festoni, dorato nello stesso anno da Sisinnio Lay. -
Retablo di San Vito
Il retablo, grande macchina lignea barocca, è posizionato sul fondo del presbiterio, in area absidale, ed insiste sul settecentesco altare marmoreo. È parte integrante dell'altare maggiore della chiesa. Riccamente decorato con motivi fitomorfi, è suddiviso in tre scomparti scanditi da colonnine modanate con capitelli compositi; la trabeazione è sormontata da una cornice fortemente aggettante che separa l'ordine inferiore dal fastigio sovrastante. Termina la parte sommitale il frontone spezzato tra volute a “S”, che incornicia visivamente, in posizione retrostante, una piccola edicola timpanata. La nicchia centrale, coperta con volta cassettonata a rosette, ospita il simulacro del Santo proveniente dalla distrutta chiesa di San Costantino. I due scomparti laterali, coerentemente con la lunetta del fastigio, contenevano verosimilmente le pale pittoriche oggi perdute e sostituite da pannelli riempitivi. La superficie del retablo, interamente intagliato e dorato, presenta uno strato pittorico omogeneo di colore verde con lumeggiature color oro; completano la decorazione teste di putti e festoni. Ancora conservata è l’iscrizione AÑO 1759 A 27 DE 7BRE PRIOR + ANTONIO BONFIL CL(AVERO) PEDRU PORCEDDU CURAVIT ZONQUELLO, che ci permette di datare precisamente l’opera.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Chiesa parrocchiale di San Vito
La chiesa di San Vito Martire, edificata in stile sardo-catalano, presenta un andamento longitudinale mononavato, diviso in tre campate da due archi a diaframma ogivale. La zona presbiteriale, introdotta da un arco sorretto da capitelli fitomorfi, presenta pianta quadrangolare coperta con volta stellare a liernes e tiercerons adornate da gemme pendule. Nell'ultima campata, in prossimità dello spazio d'altare, si aprono due cappelle voltate a botte. La facciata della parrocchia, anch'essa frutto di un rimaneggiamento settecentesco, si presenta a paramento liscio interrotto solo nella parte assiale dal portale, sormontato da un alveolo classicista con catino a conchiglia ospitante una statuina litica, di scarso pregio, raffigurante San Vito e da una finestra rettangolare. Allineata alla facciata, sul lato destro, troviamo la torre campanaria.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca. -
Statua lignea di Sant'Elena
Figura femminile stante regge una croce con la mano destra. Sul basamento è presente l'iscrizione SANTA ALENA.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca -
Il sito di Segafenu
Il sito di Segafenu, storicamente noto come Arruinalis de Segavenu, sorge a 135m s.l.m. nell’area dell’ex stagno di Nuraminis su via Donori, a 3 km a sud-est dal centro abitato. Fino alla metà del 1900 era presente nella zona una fonte d’acqua conosciuta come Sa Mitza de Segafenu, il cui rivolo defluiva in un piccolo fiume nel territorio di Samatzai. Nel 1997 la Soprintendenza archeologica di Cagliari vi individuò un sito pluristratificato suddiviso in strutture megalitiche, presumibilmente riferibili a un nuraghe complesso, che si articolerebbe anche al di sotto della collinetta artificiale su cui giacciono le rovine. Al nuraghe faceva capo un abitato, la cui esistenza è testimoniata dal rinvenimento di materiale da costruzione fittile e litico: il materiale fittile risale al calcolitico (III millennio a.C.), al bronzo medio (dal 1600 a.C.), all’età punica e di età romana. I grossi blocchi litici visibili si presentano danneggiati dall’utilizzo dei mezzi agricoli. Per quanto riguarda le epoche successive, dei diplomi medievali attestano nella curatoria di Nuraminis il villaggio (villa) chiamato Segafè (o Segaffe), che nel 1355 e nel 1358 aveva come signore Pietro de Costa. Nel secolo successivo lo ritroviamo appartenente alla curatoria di Bonavoja, sotto la signoria di Nicolò da Caciano. Secondo John Day il sito fu presumibilmente abbandonato tra il 1455 e il 1476, in seguito alle gravi guerre, carestie e pestilenze dei decenni precedenti. La località viene menzionata insieme a Sehutas in un processo civile agli inizi del 1500, con il quale don Giovanni Bellit y Aragall rivendicò e ottenne la proprietà dei salti delle due ville distrutte.Spatial CoverageNuraminis -
Gruppo ligneo di Tobiolo e l'angelo
Figura stante dalle fattezze angeliche abbigliata con lunga veste decorata con motivi floreali e calzari tende il braccio destro verso l'alto, la mano sinistra protesa verso il fanciullo accanto a lui, che regge un libro fra le mani.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca. -
Statua lignea di Santa Barbara
Figura femminile stante con veste celeste dai bordi dorati; nella mano destra regge una palma, sulla sinistra una torre, caratteri distintivi della Santa.Spatial CoverageComune di Nuraminis, frazione di Villagreca.