Nuraminis romana
Collezione
Titolo
Nuraminis romana
Data
III secolo a.c-VI secolo d.c.
Descrizione
Beni materiali e immateriali compresi nell'età romana tra il III secolo a.c. e il VI secolo d.c.
Contenuti
-
Intervista a Rossana Martorelli e Marco Muresu
Interviste alla professoressa Rossana Martorelli, ordinario di archeologia medievale dell'Università di Cagliari, e al dottor Marco Muresu, assegnista di ricerca dell'Università di Lancaster, realizzate il 24 luglio 2019, in località San Costantino a Villagreca, frazione di Nuraminis, a margine degli scavi condotti intorno alla cosiddetta 'tomba bizantina'. -
Chiesa di San Costantino
Nell’area in cui oggi si trova il moderno cimitero della frazione di Villagreca, si trovava una più antica area cimiteriale, sviluppatasi intorno a una chiesetta dedicata a San Costantino imperatore. Il toponimo di San Costantino si conserva nella denominazione della campagna in cui sorge il cimitero e nella strada che collega Nuraminis e Villagreca Il nome ricorre, inoltre, in un fiumicello che bagnava la zona: Su riu de Santu Antini. Più fonti paesane ricordano nella zona una sorgente d’acqua potabile, che si raccoglieva in una fonte perenne (banadroxu) e fluiva in un fiumiciattolo che attraversava la strada allora sterrata. Accanto alla fonte si ergeva una pianta d’olivo millenaria e due alte palme che ombreggiavano la zona. Oggi via San Costantino è asfaltata e non rimane né delle piante né della fontana, ma secondo l’anziano sig. Medda la sorgente d’acqua continua ad esistere sotto terra. Molti paesani ricordano la presenza dei ruderi della chiesa di San Costantino. Alcune pareti diroccate e prive di tetto, sopravvissute fino agli anni ‘60 circa, quando la struttura fu demolita per permettere l’ampliamento del cimitero. Queste memorie sono supportate da una mappa catastale del 1907, nella quale compare il segno cartografico dell’edificio sacro accanto all’area cimiteriale, e da una foto aerea datata 1954/1955, in cui è visibile una struttura adiacente ad un sagrato. Grazie alla testimonianza di sig. Medda possiamo, inoltre, avere un’idea della struttura dell’edificio, la quale doveva presentarsi come una tipica chiesetta rurale in pietra arenaria, senza campanile. Gli ingressi erano due: l’entrata principale ad arco a tutto sesto, sormontata da un rosone, e una porticina laterale lignea. Quest’ultima, secondo sig. Quirino, sarebbe quella attualmente collocata nella sacrestia della chiesa di San Vito. Il tetto a due spioventi era costruito similmente a quello della chiesa di San Lussorio di Nuraminis. Il sagrato si estendeva davanti alla chiesetta ed era delimitato da muretti a secco dall’andamento a tratti rettilineo e curvilineo (come si evince anche dalla foto aerea). Il sagrato si apriva su via San Costantino, con un cancello d’ingresso ligneo sormontato da una tettoia incannizzada, oggi sostituito da quello moderno. Un’altra testimonianza del culto di san Costantino sono i quattro frammenti marmorei del ciborio, datati al X secolo, in uno dei quali compare in nome di Costantino Magno. Questi frammenti sono stati rinvenuti come materiale di reimpiego nella parrocchia di San Pietro di Nuraminis, ma con tutta probabilità appartenevano all’antica chiesetta villagrechese. Si ha notizia, inoltre, della figura dell’eremitano di San Costantino, un laico che vestiva il saio e curava la chiesa come un sacrista. In particolare le fonti menzionano l’eremitano Jorge Zuddas, che alla sua morte nel 1678 fu sepolto gratuitamente dentro la chiesetta. Nel campo che si estendeva a nord del complesso veniva celebrata la festa paesana, ricordata negli appunti del defunto sacrista Ernesto Zonca come una festa tanto solenne quanto quella patronale. Le celebrazioni liturgiche avevano luogo il 29 agosto, dopo tre giorni di preghiere; la statua del Santo veniva portata in processione per il paese e intorno alla chiesetta, al suono delle campane, delle launeddas e dei petardi. La festa proseguiva la sera con balli sardi, canti e mottetti, nel piazzale gremito di bancarelle. Infine, l’evento più importante era la corsa dei cavalli (s’ardia). Queste festività e la frequentazione della chiesa sarebbero entrate in disuso già nel 1800, quando la zona era ormai adibita esclusivamente a cimitero.Spatial CoverageVillagreca -
Epigrafe romana di San Pietro
Alla base del campanile della Chiesa Parrocchiale di San Pietro di Nuraminis si nota una lastra particolare in pietra arenaria, divisa verticalmente in due quadranti, dei quali quello sinistro presenta un’iscrizione in lingua latina. La lastra si trova incastonata tra i blocchi della parete muraria, utilizzata come materiale da costruzione, e non se ne conosce la provenienza. Il supporto è visibilmente danneggiato dalle intemperie e dall’uomo e presenta un foro al centro che interrompe il flusso della scrittura, tuttavia il testo è ancora leggibile.Spatial CoverageNuraminis