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Autore dell'opera
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ignoto
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Identificazione
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Tra gli arredi liturgici che si trovano all’interno della chiesa è presente il cosiddetto crocifisso doloroso.
La diffusione di questo modello inizia nel X secolo, secondo la lezione dei Vangeli, e rappresenta il Cristo morto con gli occhi chiusi, la testa inclinata sulla spalla destra, il corpo accasciato e le ferite delle mani, dei piedi e del petto marcate dallo scorrere del sangue. Così lo troviamo in un disegno a penna del Salterio di Winchester, conservato al British Museum di Londra. Questo modello è differente dall’iconografia bizantina che rappresentava il Cristo con gli occhi aperti, il corpo dritto e il volto pacifico nonostante la sofferenza, modello più diffuso. Gli ordini mendicanti ebbero un ruolo di primo piano nella diffusione dell’iconografia del Crocifisso doloroso, in particolare i francescani. San Francesco voleva <essere conforme in tutto a Cristo crocifisso, che povero e dolente e nudo rimase appeso sulla croce> al punto che subì le sacre stimmate. Tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV, forse per influenza dell’immagine della Sacra Sindone, in Renania si crea il modello del crocifisso doloroso gotico in cui si vuole evidenziare la profonda sofferenza. La nuova versione ebbe grande successo e si diffuse rapidamente in Italia, in Austria, in Spagna e nel resto d’Europa.
In Sardegna il primo esemplare fu realizzato nel Quattrocento nel cosiddetto Crocifisso di Nicodemo del San Francesco di Oristano, che rappresentò il modello di tutti i crocifissi realizzati in seguito: con il torace espanso, il ventre incavato, la mandibola rilasciata, la posa delle gambe ripiegate ad angolo acuto, i piedi flagellati dal chiodo che evidenziano i tendini e le dita contratte. Il moltiplicarsi di tale pratica probabilmente è dovuto al rinnovato sentimento dell’estremo sacrificio di Gesù sulla croce trasmessa dal Concilio di Trento. Il crocifisso della chiesa di San Vito fu realizzato da artisti locali tra il XVI e il XVII secolo; ad oggi è stato restaurato e riportato alla sua forma originale dal famoso scultore, pittore e ceramista Claudio Pulli, tranne per le braccia che furono sostituite nel corso del XVIII secolo, quando il simulacro fu trasformato in crocifisso con le braccia mobili per il rito de s’iscravamentu. Quest’ultimo si svolgeva intorno al presbiterio durante la Settimana Santa. Alcuni confratelli indossavano vesti e barbe finte per recitare la parte di Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea mentre rimuovevano il Cristo dalla croce. Successivamente il Cristo veniva lavato dalle consorelle e deposto in una lettiga per compiere il rito funebre.
Attualmente si trova nella Lettiga dell’Assunta, nella cappella destra intitolata a Santa Margherita.
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Stato di conservazione
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buono
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Localizzazione geografico-amministrativa attuale
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Comune di Villagreca, frazione di Nuraminis
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Collocazione specifica
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Chiesa parrocchiale di San Vito: Cappella di Santa Margherita
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Cronologia generica
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1650
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1750
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Citazione bibliografica
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Mereu, S. "La Chiesa di San Vito Martire, in Rossi, N. & Meloni, S. (a cura di), Villa dei Greci. Una Villagreca tra storia, archeologia ed arte, Dolianova: Grafiche del Parteolla, 2007, pp. 119-125
Sari, A. "L'iconografia del Crocifisso dai primi secoli del Cristianesimo al Concilio Tridentino", in Biblioteca Francescana Sarda, Anno VII, pp. 281-322
Serra, R. "Pittura e scultura dall'età romanica alla fine del '500", Nuoro, Ilisso-Banco di Sardegna, 1990
Naitza, S. "La scultura del Seicento", in Manconi, F. (a cura di), La società sarda in età spagnola, vol. II. Cagliari: Consiglio regionale della Sardegna, 1993, pp. 154-177
Scano, M.G. "Pittura e scultura del '600 e del '700", Nuoro: Ilisso, 1991
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Autore della riproduzione digitale
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Alessandra Usai
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Data della riproduzione digitale
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14/05/25
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Formato
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.jpg
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Dimensione del file
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1.3 MB
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ESC - Ente schedatore
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L.U.Di.Ca.
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Autore della scheda
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Giommaria Carboni
Modificato da: Alessandra Usai
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Data
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2019
Data modifica: 17/05/25
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Copertura territoriale
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Comune di Villagreca, frazione di Nuraminis
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Medium
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Legno policromo