Chiesa e villaggio di Santa Maria di Pramonti

Contenuto

Titolo
Chiesa e villaggio di Santa Maria di Pramonti
tipologia
Villaggi abbandonati
Autore dell'opera
Simone Lecis
Descrizione
Il territorio del villaggio, situato a 4 km a nord di Nuraminis e a nord est di Villagreca, si presenta come un'area territoriale pluristratificata con diverse prove d'insediamento e riconducibili a epoche diverse. Con i dati a disposizione, principalmente una forte concentrazione di ceramiche relative alla cultura di Monte Claro, è possibile datare il primo insediamento umano all'interno del territorio tra il III e il II millennio a.C. e per tale motivo l'area si presenta come una memoria vivente del passato.

L'archeologia si rivela così di grande importanza per lo studio delle tracce delle civiltà del passato presenti nel territorio e le maggiori conferme materiali si hanno per il percorso che dall'età romana giunge al medioevo, in particolare frammenti ceramici da mensa, da cucina, ceramiche d'uso comune e da fuoco. Risulta opportuno sottolineare il ruolo determinante dell'esercito bizantino impegnato in Sardegna per porre fine alla dominazione dei vandali poichè insieme alle milizie bizantine arrivarono anche i monaci e a loro si deve, nell'agiografia sarda, l'introduzione dei santi orientali così come il culto a Maria madre di Dio, venerata con il titolo di Santa Maria Assunta.

Nell'area sono stati rinvenuti frammenti di manufatti ceramici riconducibili a produzioni di età bizantina, in particolare ceramica sovradipinta la cui attribuzione non è certa a causa dell'estrema frammentarietà. A tal proposito, risulta interessante uno studio di confronto con l'Italia centrale in quanto sono stati rinvenuti manufatti datati VI - VII secolo, precisamente imitazioni locali di ceramiche egiziane sovradipinte presenti sopratutto in Abruzzo nell'area di Crecchio (ceramica di tipo Crecchio). Questa tipologia decorativa elaborata a più colori è stata messa in relazione con la presenza nell'area abruzzese di un reggimento bizantino di origine egiziana, ma come sono arrivati i frammenti di questa classe ceramica nel contesto di S.Maria di Prumontis? Gli studiosi, dopo aver escluso l'importazione diretta dall'egitto, hanno ipotizzato la provvenienza dall'Italia centrale con parte dell'esercito di stanza nella penisola destinato a rafforzare il territorio sardo, in quanto parte dell'impero bizantino.
A un periodo successivo appartengono i frammenti di ceramiche giudicali, cioè manufatti di produzione locale circolanti in età giudicale. Alla presenza pisana si devono il frammento di bacino in maiolica arcaica rinvenuto nei pressi della fontana di Santa Maria.

Se il villaggio di Pramonti è attestato per la prima volta nelle fonti medievali del XIII secolo, e di conseguenza non risulta in relazione con gli insediamenti precedenti, è nei documenti della prima metà del XIV secolo che il nome del villaggio viene indicato nella forma Postmonti, Pramonti, Prumonti e versioni affini. A partire dalla seconda metà del secolo compaiono le forme Postmontis, Postmont, Postmunt, Pramontis e altre varianti. Questa località è interessata dalla presenza di tre agglomerati insediativi, un abitato, un'area funeraria e un luogo di culto utilizzati dall'uomo almeno fino a età medievale. La zona funeraria è indicata dalla presenza di sepolture alla cappuccina (tegole rettangolari disposte a spiovente sull'inumato), mentre nella parte più elevata dell'area, presso una collina, segnaliamo dei tratti murari costruiti con pietre legate con malta di fango. Questi elementi suggeriscono l'esistenza di una costruzione riconducibile probabilmente a un edificio di culto cristiano, la chiesa di Santa Maria. In mancanza di dati di scavo non è stato possibile chiarire la destinazione d'uso, eppure anche il dizionario geografico storico curato da Goffredo Casalis evidenzia l'esistenza di antiche costruzioni entro il territorio di Nuraminis, tra cui a Prumontis un pezzo di muro della chiesa dedicata proprio a Santa Maria.

L'insediamento si è estinto nella seconda metà del XV secolo, secondo John Day già nel 1476 risulta disabitato. Tuttavia, è interessante notare come un inventario inerente alla baronia di Monastir datato 1455 descriva Promont come Villa già spopolata, indicando perciò uno spopolamento antecedente alla data indicata dallo storico statunitense. Nell'inventario, inoltre, emergono una serie di informazioni di nostro interesse. In riferimento al 1421 risulta la concessione in feudo di alcune Ville, tra cui Promont, fatta dal re Alfonso V d'Aragona presumibilmente in favore di Nicolò Caciano (o Cassiano). Di circa dieci anni successiva risulta la vendita della Villa di Promont con il consenso regio in favore di Giovanni Dedoni, che avrebbe acquistato la villa mediante gli alfonsini. Datata 1454 risulta invece la vendita eseguita dalla famiglia Dedoni in favore di Pietro Bellit, con successiva conferma di vendita. Dall'inventario in questione, risulta che tale villa durante il periodo aragonese fosse prima in mano alla famiglia Caciano, successivamente alla famiglia Dedoni e infine al mercante di Cagliari Pietro Bellit. Tutto ciò è riconducibile anche a dinamiche di storia dell'èlite, considerando che i Dedoni ottennero diplomi di ampliamento delle concessioni in feudo in remunerazione dei servizi resi alla corona. In aggiunta a questo, pare che i Dedoni riuscirono ad ottenere l'abilitazione per una possibile eredità delle figlie femmine anche sulla villa di Promont , contrariamente agli aspetti del mos Italiae. Nel 1518, fu il nipote dei re cattolici Carlo V unitamente alla madre Giovanna a concedere l'investitura in feudo della villa di Promont a Ludovico Bellit d'Aragall, in quanto erede feudale del padre Salvatore Bellit.

Nell'area è stato rinvenuto anche un frammento di piatto del XVI secolo in ceramica toscana e questo testimonia la frequentazione sporadica del sito dovuta alla presenza della fonte o alla chiesa stessa. Le fonti materiali indicano inoltre come i processi di abbandono possano essere contraddistinti da fasi di ripresa e allentamento, una coesistenza tra abbandono e continuità.

Nel corso del XVI secolo l'area del villaggio è stata assorbita dalla giurisdizione di Nuraminis e la parrocchiale dedicata a Santa Maria viene declassata al rango di chiesa rurale. Quest'ultima sopravvisse sino al XVIII secolo, nel secondo 700 si presenta in stato di abbandono.

Fra gli eventi determinanti nello scatenare la crisi dei villaggi è stata individuata proprio la conquista aragonese con tutte le conseguenze belliche, economiche, sociali e territoriali che comportò. L'introduzione stessa del sistema feudale creò un enorme disequilibrio per la scomparsa di tantissimi abitati tra XIV e XV secolo. Il fenomeno in questione, sopratutto tra il medioevo e l'età moderna, è tuttavia dovuto a una combinazione di fattori quali guerre, epidemie, carestie e dinamiche sociali di spopolamento riconducibili anche a fenomeni di microstoria come il banditismo. Si evidenzia, pur tenendo conto della peste, l'improbabilità che quest'ultima abbia inciso in maniera consistente nelle zone rurali, provocando un maggior numero di vittime nei centri più densamente popolati. A tal proposito, per lo studio del fenomeno, non va trascurata la capacità di attrazione delle nuove città.
Riferimenti bibliografici
Nicoletta Rossi e Stefano Meloni ( a cura di), Villa dei Greci: Una villa greca inedita tra storia, archeologia e arte. Grafica del Parteolla, Dolianova 2007, pp. 18-81.

Giampaolo Salice, Élites rurali e assetti urbani tra età moderna e Risorgimento: due casi di studio in "Un archivio digitale del Risorgimento". Politica, cultura e questioni sociali nella Sardegna dell’800, a cura di F. Atzeni, Grafiche del Parteolla, Dolianova 2015, p. 80.

Casalis Goffredo, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. XII, N–Nur, Forni editore, p.761.

Giovanni Serreli, Vita e morte dei villaggi rurali in Sardegna tra Stati giudicali e Regno di 'Sardegna e Corsica, RiMe, rivista dell'istituto di storia dell'europa mediterranea 2, 2009, pp. 109-116.

Franco G.R. Campus, L'insediamento medievale della Sardegna. Dal problema storiografico al percorso della ricerca, Quaderni Bolotanesi vol. 34, 2008, p.100.

Giovanni Serreli, I mutamenti nell'assetto insediativo del regno di Sardegna in epoca catalana, a cura di A. M. Oliva e O. Schena, Institut d’Estudis Catalans, Barcellona 2014, pp. 273- 281.

Gianluigi Marras, Villaggi postmedievali della Sardegna. Intervento presentato alle Giornate di Studio "Villaggi postmedievali della Sardegna. Abbandoni, nuove fondazioni, ripopolamenti", Accademia Sarda di Storia, Cultura e Lingua, Sassari 2014.
Altre fonti
Archivio di Stato di Torino, sezione Corte, Sardegna, Materie feudali in Paesi, Inventario n. 61.

Marco Milanese, archeologo e direttore del museo Biddas di Sorso, museo dei villaggi abbandonati della Sardegna, email contenente informazioni inerenti alla toponomastica del villaggio scomparso di S. Maria di Prumontis.
Autore della scheda
Simone Lecis
Data schedatura
16 maggio 2025
Editore
L.U.Di.Ca
data di inizio
III millennio a.C
data di fine
XV secolo
serviceUrl
Archivio di Stato di Torino, sezione Corte, Sardegna, Materie feudali in Paesi, Inventario n. 61
https://archiviodistatotorino.cultura.gov.it/inventari/?id=300684

Giovanni Serreli, Vita e morte dei villaggi rurali in Sardegna tra Stati giudicali e Regno di Sardegna e Corsica, RiMe, rivista dell'istituto di storia dell'europa mediterranea 2, 2009
https://rime.cnr.it/index.php/rime/article/view/398

Casalis Goffredo, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. XII, N–Nur, Forni editore
https://play.google.com/books/reader?id=gH9UAAAAYAAJ&pg=GBS.PA760&printsec=frontcover&output=reader&source=books-notes-export

Franco G.R. Campus, L'insediamento medievale della Sardegna. Dal problema storiografico al percorso della ricerca, Quaderni Bolotanesi, vol. 34, 2008
https://www.academia.edu/10454986/Franco_G_R_Campus_L_insediamento_medievale_della_Sardegna_Dal_problema_storiografico_al_percorso_della_ricerca

Giovanni Serreli, I mutamenti nell'assetto insediativo del regno di Sardegna in epoca catalana, a cura di A. M. Oliva e O. Schena, 2014
https://publicacions.iec.cat/repository/pdf/00000392/00000011.pdf

Gianluigi Marras, Villaggi postmedievali della Sardegna. Intervento presentato alle Giornate di Studio "Villaggi postmedievali della Sardegna. Abbandoni, nuove fondazioni, ripopolamenti", Accademia Sarda di Storia, Cultura e Lingua, Sassari 2014
https://www.accademiasarda.it/2015/01/villaggi-postmedievali-della-sardegna-di-gianluigi-marras/