Contenuti
Copertura territoriale è esattamente
Comune di Nuraminis (SU)
-
Dipinto di Sant'Isidoro
Collocato sulla parete destra del coro, il quadro raffigura Sant'Isidoro in ginocchio, in preghiera, sotto un albero. Isidoro è il santo protettore e patrono degli agricoltori. È molto venerato nel Campidano. Nacque in Spagna nell'XI secolo e proprio lì si diffuse, secoli dopo, il suo culto. Nel dipinto alle spalle del santo si nota un giogo di buoi condotto da due angeli. La scena riprende uno dei miracoli più celebri di cui si narra nelle agiografie del santo. L'opera è firmata da "E. Mura". -
Organo a canne
Il pregevole organo a canne conservato nel coro, alle spalle dell'altare maggiore, è contenuto in una cassa-armadio con ante ed è un esemplare del 1772 riferibile alla produzione del laboratorio dell'organaro lombardo Giuseppe Lazzari (1709-1784), che aveva sede a Cagliari, nel quartiere Marina. Esso si rivela fra i meglio conservati della produzione lazzariana ed è un organo di tipo positivo. Venne sottoposto a periodici intervenni di manutenzione fin dai suoi primi anni di vita e agli inizi dell'Ottocento, poi nel 1975 - quando subì l'asportazione di un suo pezzo perché venisse sostituito - ma, a tutt'oggi, risulta assolutamente necessario un restauro completo. -
Coro
Nell'architettura cristiana, il coro rappresenta la parte terminale di una chiesa, e solitamente contiene l'altare maggiore. In questo caso, l'imponente altare marmoreo del presbiterio opera una vera e propria suddivisione in due nuclei di tale spazio, scandendo il presbiterio vero e proprio, riservato all'officiante, e vano finale, o coro. Quest'ultimo, per l'appunto, conseguì alla decisione, del 1775, di ampliare il presbiterio, invece realizzato a cavallo tra Cinque e Seicento, con un ulteriore modulo, il coro, appunto, che avrebbe ospitato gli stalli lignei (componenti il coro in quanto arredo liturgico vero e proprio). Le figure deputate alla sua costruzione furono il costruttore Pasquale Cau ed il carpentiere Giovanni Porcu. Al suo interno, di forma quadrangolare, possono oggi ammirarsi il vecchio coro ligneo, che asseconda la parete e le si addossa, il bellissimo organo settecentesco (degno però di restauro) ed un quadro degli anni Ottanta del XX secolo rappresentante Sant'Isidoro in preghiera. L'opera in questione si compone dell'insieme degli stalli, ovvero gli scranni, su cui prendevano posto i prelati od i monaci durante le solenni funzioni liturgiche. Gli stalli in questione sono in noce, ed assemblati danno vita al coro ligneo vero e proprio, il quale segue l'andamento della muratura, in questo caso quadrangolare, e vi si addossa. E', verosimilmente, un prodotto del tardo Settecento, che trova nell'Isola diverse corrispondenze con strutture coeve, ad esempio a Oristano. -
Vecchio Montegranatico
L'edificio del vecchio Monte Frumentario ("Su Monti", per i nuraminesi) è una struttura rettangolare a sezione allungata addossata alla Chiesa di San Pietro. Si tratta di un impianto sobrio e funzionale risalente al XVIII secolo, che ha ospitato il Monte frumentario fino almeno al 1900, anno di progettazione del nuovo "magazzino", da individuarsi nella struttura collocata sull'altro lato della parrocchia, ma separato da essa. -
Ex Montegranatico
L'edificio dell'ex Montegranatico è frutto di un progetto del 1900, che aspirava a sostituire, con un "nuovo magazzino", il primo Monte frumentario del paese, addossato alla Chiesa di San Pietro e risalente al XVIII secolo. Si tratta di una struttura a capanna con sezione rettangolare e tetto a due falde e capriate lignee, molto spaziosa e ariosa. La muratura è realizzata in pietrame e malta e, limitatamente a stipiti e architravi, in mattoni pieni. I Monti frumentari assolvevano il compito di vere e proprie banche del grano, in cui venivano immagazzinate le sementi di cui una parte veniva prestata agli agricoltori, che avevano il compito di restituirla dopo il raccolto. Con questa dinamica si intendeva arginare i danni causati delle carestie e limitare l'azione degli usurai. L'ex Montegranatico è stato restaurato nel 2004. -
Acquasantiera di San Pietro
Descrizione Tecnico/Iconografica Il bacile presenta al suo esterno una decorazione a baccellatura e al suo interno un rilievo raffigura San Pietro recante le sue chiavi e dotato di nimbo, e viene rappresentato in posizione rigidamente frontale e in piedi su una sorta di mensola a piramide rovesciata. Lo stelo che regge il bacile è rastremato e sagomato alla base e poggia a sua volta su un basamento a sezione triangolare che presenta, oltre a delle figure umane con le braccia poste in grembo negli spigoli, delle raffigurazioni correlate alla purificazione tramite il sacramento del battesimo: infatti è possibile visionare nei tre lati del basamento cornici rettangolari ospitanti rispettivamente le figure di un fiore a doppio giro di petali, di un vaso contenente una figura floreale e di una colomba che si abbevera; a tal proposito è interessante notare l'unicità della colomba rispetto alle altre due figure: essendo essa un'elemento iconografico collegato al battesimo e allo Spirito Santo nell'iconografia cristiana, è racchiusa in un medaglione ovoidale dai bordi decorati a volute. L'opera è interamente in pietra calcarea, probabilmente di provenienza dalle cave locali. -
Altare Ligneo dei Santi Lussorio, Camerino e Cesello
Descrizione Tecnico/Iconografica Altare ligneo policromo addossato alla parete presbiteriale. Al centro della parte frontale della mensa si nota il medaglione in bassorilievo al cui interno spiccano una palma (simbolo della vittoria di Cristo sulla morte e pertanto comunemente associata ai martiri) ed una corona, entrambe dorate in campo azzurro; nella parte superiore della pala vi sono, oltre all'altare e a delle decorazioni fitomorfe lungo i due piani, tre nicchie atte a contenere le statue dei santi. La nicchia centrale, maggiore per dimensione, è dedicata alla statua di San Lussorio (rappresentato avente un libro alla mano destra e cinto di spada, mantello, armatura e gambali) mentre le nicchie laterali attualmente vuote sono dedicate alle statue di San Cesello (posta a destra e identificata da un medaglione dipinto posto sopra la nicchia) e San Camerino (posta a sinistra e recante anch'essa un medaglione dipinto sopra la nicchia), martirizzati entrambi assieme a San Lussorio. Infine nella sommità della pala e situata sopra la nicchia maggiore vi è la raffigurazione di San Lussorio in armatura e mantello recante nella mano destra un libro e nella sinistra una palma, mentre apposte lateralmente si ergono due sculture di torce sormontate da una fiamma. Un particolare curioso forse legato all'episodio della signora Giuseppina ''Peppa'' Serra e al suo voto a San Lussorio è l'iscrizione posta alla base dell'altare “DIE XVI MAIJ 1824”, indicante il 14 Maggio 1824 come data del completamento di un'intervento di restauro; l'ultimo intervento di restauro compiuto avvenne nel 1990 ad opera della restauratrice Luisa Figari che scrostò le patine di vernice sovrappostesi nel tempo e riportò ai colori originari l'opera. Di fronte all’altare ligneo si trova una mensa d’altare di stile similare e anch'essa recante una iscrizione alla base che, in questo caso, ci trasmette la ben più recente data di costruzione dell'opera ponendola al ''DIE XXI DE AUGUATUS 2002''. -
Chiesa di San Lussorio
Descrizione Tecnica Esternamente la chiesa di San Lussorio appare disadorna, con una struttura a capanna quadrangolare in pietra locale a vista e un campanile a vela; sempre posto esternamente sul prospetto anteriore è posta una lolla sarda (un loggiato) tipico sardo delimitato frontalmente da tre archi a tutto sesto e aperto lateralmente. Oltre all'ingresso frontale principale, segnato sopra l'architrave da una finestrella a croce greca, vi sono due ingressi supplementari posti ai lati della struttura. Internamente essa presenta un ambiente mononavato a due ambienti: l'aula, che si apre nei pressi dell'ingresso con una secolare acquasantiera in pietra calcarea e procede sino al muro di fondo dove è posto un notevole altare ligneo seicentesco, e la sagrestia a ridosso dell'altare, da cui si accede tramite un'apertura contrassegnata da una colonna in pietra; il tetto della chiesa è fabbricato con legno di zinnibiri (ginepro) e un intreccio di canne (su cannizzau) secondo una tecnica tradizionale sarda, con una copertura supplementare in tegole sarde. -
Villaggio scomparso di Santa Maria di Prumontis
Si tratta di un insediamento di epoca già altomedievale, oggi non visibile poiché scomparso, collocabile cronologicamente alla luce del consistente numero di frammenti ceramici rinvenuti nell'area, posta ai piedi dello sperone calcareo noto come Monte Cuamnaxi (Coa Margine). Un nucleo consistente di frammenti rinvenuti in situ può inquadrarsi nell'ambito delle produzioni di età bizantina. La parrocchiale dell'antico villaggio, in stato di abbandono già sul finire del Medioevo, era intitolata alla Vergine dell'Assunta, e l'area in questione venne assorbita, nel Cinquecento, nella giurisdizione della risorsa Nuraminis, da cui dista 4 km. La chiesetta giace in stato d'abbandono già nel secondo Settecento. -
La festa e il culto di San Lussorio di Nuraminis
-
Genna Siutas (Area archeologica ) L'area archeologica di Genna Siutas, nella località omonima, si trova a est del centro di Villagreca, a 167 metri slm. I resti sono con ogni probabilità pertinenti ad un abitato che le raccolte superficiali di forme ceramiche hanno permesso di collocare nelle fasi iniziali del III millennio a. C.
-
Serra Cannigas
Il complesso protonuragico denominato Serra Canniga ha restituito materiali relativi al Nuragico arcaico. La struttura è installata su fortificazioni naturali per tutta la sua estensione. [scheda in corso di completamento]