Contenuti
Copertura territoriale è esattamente
Nuraminis
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Statua di Santa Barbara
La statua di Santa Barbara si trova all'interno della Cappella della Madonna di Bonaria. Raffigurata stante mentre tiene un libro dorato con la mano sinistra, la Santa porta una veste azzurra coperta da un manto rosso. Alla sua destra si trova la torre, simbolo del martirio e propria della tradizione iconografica. Secondo Francesco Virdis l'autore della statua è Giuseppe Antonio Lonis, celebre scultore attivo in Sardegna nella Seconda metà del Settecento. La testa della martire non è l'originale prodotta dal Lonis, ma è frutto degli interventi di restauro effettuati verosimilmente nel corso del XX secolo. La presenza della statua è segnalata sotto la voce "Simulacri" nell' "Inventario della parrocchia di San Pietro apostolo del comune di Nuraminis", compilato dal parroco Attilio Spiga nel 1925. Alla statua vengono attribuite le caratteristiche: «legno, venerata». -
Località is Cresieddas
La ricognizione di superficie effettuata nella località nota come «is Cresieddas» ha permesso di osservare la presenza di alcuni grandi massi nei pressi dei quali, in mezzo all'erba, è possibile individuare materiale da costruzione e alcuni frammenti di ceramica, tra questi anche alcuni post medievali. Le testimonianze orali raccolte parlano della presenza di un nuraghe: «Nuraghe Cresieddas», distrutto da alcuni lavori di manutenzione. Si potrebbe ipotizzare che il sito sia stato abitato (forse in maniera continua) dalla protostoria sino almeno al XV-XVI secolo. Però, per poter avvalorare la tesi è necessario uno studio documentario, che possa confermare quanto ipotizzato o che comunque possa fornire informazioni più certe. -
Chiesa di santu Sadurru
Dopo aver visitato il sito, la ricognizione ha restituito poche tracce materiali, troppo poche per poter avanzare ipotesi sul sito. Dalle testimonianze orali raccolte è emerso che nella località visitata la memoria dei nuraminesi ricorda la presenza di una chiesa nota come «santu Sadurru». Considerando la ricognizione di superficie e le testimonianze orali, ci sono gli estremi per iniziare una ricerca bibliografia e documentaria, per comprendere meglio la storia del sito. -
Statua di Sant'Agnese
Nella parete destra della Cappella della Madonna di Bonaria, troviamo il simulacro di Sant’Agnese, la santa è raffigurata con una veste bianca e un manto rosso. Lo sguardo della santa è rivolto verso l'alto e nella mano destra tiene la palma del martirio, mentre con la sinistra stringe un agnello al petto. La statua è collocata all'interno di una teca di vetro. Nella sommità della decorazione marmorea entro cui è collocata, è presente una decorazione di motivi fogliformi con un medaglione nero al centro che raffigura al suo interno la croce e due gigli, anche se questi oggetti non fanno parte della simbologia della Santa. Nell'estremità inferiore della decorazione marmorea, invece, è incisa la scritta "INTILLA LUIGI- FECE L'ANNO 1914", a ricordo della data di realizzazione dell'opera e di chi l'ha finanziata. -
Madonna della Guardia
Nella nicchia al lato sinistro della Cappella della Madonna di Bonaria, si trova il gruppo scultoreo della Madonna della Guardia. Il simulacro presenta sul lato sinistro la statua della Vergine, mentre tiene in braccio il Bambin Gesù. Al suo cospetto, è inginocchiato un pastore con le sue pecore. L'identità del pastore resta ignota, non è dato sapere se si tratti di un santo o di un personaggio a cui la Madonna è apparsa. -
Statua di San Luigi Gonzaga
Sul lato destro della Cappella della Madonna di Bonaria è situato il simulacro ligneo di San Luigi Gonzaga, in talare e cotta e con il crocifisso rivolto verso sé nella mano destra. È possibile che la statua sia stata realizzata da una bottega sarda considerando la tradizione locale di scultura religiosa. Infatti, una statua simile, datata tra il 1690 e il 1710, attribuita a una bottega sarda e conservata a Sadali. -
Statua di Sant'Efisio
Sant'Efisio è uno dei martiri sardi più illustri e ancora oggi venerati. Quest'anno, infatti, si è tenuta la 369° festa in suo onore. Nella Cappella della Madonna di Bonaria, a sinistra della statua centrale è collocata la statua lignea di Sant'Efisio. Datata al Settecento, è in legno intagliato e policromato. Il santo segue l'iconografia tradizionale, è raffigurato con delle vesti da guerriero romano con elmo, stivali e spada dorati; il mantello, invece, è rosso con dettagli più chiari. Il Santo è rappresentato in piedi su una base marmorea sui toni del grigio. -
Statua di Santa Teresina del Bambin Gesù
Alla sinistra della Madonna di Bonaria troviamo la piccola e più recente statua di santa Teresina del Bambin Gesù, raffigurata nel suo abito carmelitano, con la veste marrone e il manto bianco, e con il Crocifisso e le rose stretti al petto. La statua è in piedi sopra una base marmorea bianca e nera. Lo sfondo nero, con motivi dorati, risalta il colore chiaro del manto della Santa. -
Epigrafe Paolo Maria Serci
L'epigrafe, incisa su supporto marmoreo, è posta nell'aula della parrocchiale di San Pietro, nel pilastro tra prima e seconda cappella del lato sinistro. -
Statua del Cristo deposto
La statua lignea del Cristo deposto, verosimilmente dell'ultimo scorcio del XVII secolo, è conservato all'interno di una pregevole teca del secolo successivo. Si trova sulla parete di fondo della prima cappella a sinistra della chiesa che deve al simulacro ligneo il suo nome, anche se negli scritti di monsignor Spiga viene chiamata anche Cappella delle anime. La cappella è tra tutte la più buia e spoglia. La statua lignea del Cristo morto, adagiato su un panno violaceo, è posizionata sopra un semplice altarino. Adagiate sul muro ci sono la croce nera in legno massiccio e le due scalette laterali che vengono usate durante i riti della Settimana Santa. Infatti, questo simulacro viene utilizzato nelle celebrazioni della Settimana Santa e viene portato in processione per le strade del paese la sera del venerdì Santo. Il simulacro è di pregevole fattura, tra i più antichi di quelli custoditi in parrocchia, che rappresenta il Cristo, quasi a grandezza naturale, con gli occhi chiusi ed un viso disteso nella serenità della morte. Evidente è la ferita del costato da cui sgorgano gocce di sangue dipinte sul fianco. Il corpo, cinto da una fascia verdognola, appare dilaniato dai tormenti della passione ed irrigidito nell'immobilità della morte. Il Cristo deposto presenta, inoltre, i fori nelle mani e nei piedi e le braccia snodabili per poter essere inchiodata e schiodata dalla croce, nel rito chiamato de Su Scravamentu. -
Epigrafe per la dedicazione della parrocchiale
L'epigrafe, incisa su supporto marmoreo, è posta nella parrocchiale di San Pietro, nel pilastro tra terza e quarta cappella del lato destro. La lastra presenta forma di cartiglio: ha il vertice superiore destro e quello inferiore sinistro arrotolati verso l'interno ed al centro è ondulata. Nel vertice superiore sinistro è riprodotto lo stemma araldico, comprensivo di motto, di monsignor Paolo Maria Serci, arcivescovo di Cagliari. -
Presbiterio
Il presbiterio della chiesa di San Pietro è databile verso la fine del ‘500 e i primi del ‘600, in linea con i lavori effettuati sulla facciata nel 1634, affidati al costruttore Giuliano Taris. Esso ha una pianta quadrangolare, è lungo 15 metri ed ampio 60 metri quadri; si trova su un piano rialzato rispetto alla navata centrale e vi si accede attraverso una scalinata in marmo di 3 gradini. Per delimitare il vano, vi è una balaustra in marmo policromo, posta parallelamente all’altare, la quale si interrompe centralmente dividendosi in due cancelletti decorati con due medaglioni riportanti le chiavi di San Pietro incrociate. Il presbiterio presenta una copertura con volta a crociera che si regge su 4 archi a sesto acuto, due aperti e due chiusi. La volta è stellata con i costoloni in rilievo che formano un dinamico gioco architettonico, da cui emergono cinque gemme, quella centrale recante una croce greca. Al centro della croce è inciso in rilievo l’acronimo IHS. Dietro il presbiterio si trova il coro e l’organo settecentesco; a sinistra l'accesso per la vecchia sagrestia e a destra la nuova sagrestia. L’altare maggiore si erge al centro del presbiterio su un piano elevato e fu realizzato nel 1775 dall'artista Giovanni Battista Franco. Il pannello marmoreo da cui è composto frontalmente reca scolpito in bassorilievo due rami di palme dorate, sopra le quali si erge lo spazio in cui vengono conservate le reliquie dei santi. Appoggi in marmo laterali sostengono il piano dell’altare, sul cui lato frontale sono scolpiti una foglia e un fiore. Il tabernacolo all’interno del quale viene conservato il SS. Sacramento è al centro dell’altare ed è chiuso da uno sportellino dorato. Al di sopra del tabernacolo si trova un baldacchino marmoreo, all’interno del quale è scolpita una raggera dorata. I due piani vicini all’altare sono interamente in marmo e composti, il primo da marmi di forma quadrangolare grigio-verde, e il secondo da una cornice rettangolare gialla con intarsio rosso. Al centro dell’altare si erge una struttura ovale che contiene il dipinto del santo patrono; ai suoi lati si trovano invece due sculture di colore rosso. San Pietro è rappresentato con una veste azzurra e un manto marrone, il capo chinato a destra e il palmo della mano sinistra aperto frontalmente. Negli anni Settanta viene eretto, sempre al centro del presbiterio ma più in basso, l’altare conciliare in marmo, che riprende la colorazione rossastra dell’altare maggiore. -
Tomba di Francesco Vaquer
La tomba di Francesco Vaquer è situata nel cimitero di Nuraminis, nel lato sinistro del viale perpendicolare a quello principale. Il monumento funebre è composto da un pilastro in marmo, poggiato su un basamento raccordato con modanature e sormontato da un cornicione anch'esso con modanature. Il lato frontale del monumento è spartito orizzontalmente in due ordini da un cornicione: nell'ordine inferiore vi è la lapide ornata; in quello superiore, dentro un ovale, vi è il ritratto del Vaquer. -
Gruppo scultoreo della Madonna d’Itria
Il gruppo scultoreo della Madonna d’Itria è posto all’interno di una teca in legno finemente lavorato, poggiata su una mensola in marmo, all'interno della Cappella della Madonna Assunta. La Vergine raffigurata in piedi con una veste bianca a cinta in vita e un manto azzurro che la copre fino alla testa. Alla sua destra sta un personaggio inginocchiato con un copricapo in testa. -
Statua di San Giuseppe
La statua di San Giuseppe si trova all’interno della Cappella dell’Assunta, sul lato sinistro. Il Santo indossa una veste celeste coperta da un mantello marrone. Con la mano destra mantiene un giglio, mentre volge lo sguardo verso il fanciullo Gesù, che porta una croce sulla spalla. Il 19 marzo, in occasione della festa del Santo, il simulacro viene esposto alla venerazione dei fedeli. Nella parte bassa della nicchia che custodisce la statua è presente una targa in marmo con l’incisione: «Salvatore e Fanny Intilla Lai 1952». L’iscrizione riporta il nome dei benefattori che hanno finanziato l’opera e l’anno in cui è stata realizzata. -
Simulacro di Sant’Ignazio da Laconi
Il simulacro di Sant'Ignazio da Laconi si trova nella nicchia a destra di quella della Madonna Assunta. La statua, infatti, è collocata all'interno della Cappella della Madonna Assunta, la terza cappella che si apre sulla destra della chiesa. La cappella è separata dalla navata da un gradino e da una balaustra in marmo bianco su cui è incisa la data 1846. -
La Vergine Dormiente
Il simulacro della Vergine dormiente è custodito all’interno della Cappella della Madonna Assunta in cielo. Si tratta di una scultura ispirata all’iconografia bizantina, raffigurante la Vergine Maria dormiente adagiata su una lettiga in legno. Il vestito indossato dalla Vergine è finemente ricamato a mano da Marietta Serci, figlia di Daniele, fratello maggiore di Monsignor Paolo Maria Serci. -
Statua della Madonna Assunta
La Statua della Madonna Assunta è la statua da cui prende il nome l'omonima Cappella della Madonna Assunta in Cielo (affrescata dal pittore Silvio Porrà). La nicchia centrale della cappella ospita la Statua della Madonna Assunta ed è incorniciata da una striscia marmorea di colore nero, con la chiave di volta dell'arco di colore bianco. -
Don Attilio Spiga
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Cappella della Madonna Assunta in Cielo
La cappella dedicata alla Maria Assunta si apre con un arco a sesto acuto sul lato destro della navata centrale ed è costruita su un piano sopraelevato di un gradino. L’ingresso è delimitato da una balaustra in marmo bianco aperta al centro, che reca incisa la data di realizzazione “anno 1846”. Il pavimento è in mattonelle esagonali bianche e nere, disposte obliquamente. Le pareti laterali e quella di fondo sono delimitate in alto da un cornicione, al di sopra del quale si sviluppa la volta a botte affrescata. Affrescato è pure lo spicchio superiore della parete di fondo, sempre al di sopra del cornicione, dove due sipari dipinti incorniciano una piccola finestra quadrangolare che illumina la cappella. Nello spicchio superiore della parete opposta, sopra l’arco d’ingresso, vi è un’iscrizione dipinta che reca i nomi del committente, dell’autore degli affreschi e la data di realizzazione. Nella prima colonna: “Cappella decorata / A spese di Don / Vincenzo Vaquer / Maggio 1923”; nella seconda colonna: “Il pittore / Porra Silvio”. Sulla parete di fondo, sopraelevato da una base marmorea, si erge un altare in marmo intarsiato di vari colori, la cui data di realizzazione è scolpita alla base del lato frontale: “MDCCCXLVI”, ossia 1846. L’altare presenta il piano da mensa e altri due livelli superiori. Il piano orizzontale dell’ultimo livello è costituito da una lastra marmorea di reimpiego, che reca un’iscrizione in lingua latina, mutila della parte sinistra: “[...]lgarien / [...]arissimi/ [...]yli causa / [...]audati/ [...]t conterraneo / [...]at / [...]D. Algar/ [...]ae/ [...]ssimo / [...] patriae decori / [...]us / [...]munia illustris / [...]itudinis / [...]ignabat / [...]ad”. La parete ai lati dell’altare è rivestita da lastre di marmo decorate. Sulla parete destra, all’altezza del piano da mensa dell’altare, si trova una lastra di marmo nero semicircolare utilizzata come mensola per fiori e ceri votivi. -
Cappella della Madonna di Bonaria
La seconda cappella a destra, stando davanti all'altare maggiore, della chiesa parrocchiale di Nuraminis prende il nome di «Cappella di Bonaria». A livello architettonico è caratterizzata da una volta a botte; al centro della cappella è collocato un altare in marmo bianco con intarsi policromi; la struttura è sopraelevata rispetto al piano del basamento nel cui gradino è scolpito l’anno d’impianto (1830). Nel compartimento vi è un dipinto che raffigura un mare in tempesta sul quale si eleva la lucente visione della Madonna di Bonaria. Nella parte centrale dell’altare è scolpito un medaglione circolare, raffigurante una corona di rose attorno ad una palma. -
Cappella del Rosario
La quarta cappella a destra nota come la «Cappella del Rosario» al suo interno contiene i seguenti elementi: frammenti marmorei, Statua S. Antioco, il Retablo Madonna del Rosario, la Statua S. Giovanni Battista, la Statua S. Isidoro Agricola. -
Epigrafe romana di San Pietro
Alla base del campanile della Chiesa Parrocchiale di San Pietro di Nuraminis si nota una lastra particolare in pietra arenaria, divisa verticalmente in due quadranti, dei quali quello sinistro presenta un’iscrizione in lingua latina. La lastra si trova incastonata tra i blocchi della parete muraria, utilizzata come materiale da costruzione, e non se ne conosce la provenienza. Il supporto è visibilmente danneggiato dalle intemperie e dall’uomo e presenta un foro al centro che interrompe il flusso della scrittura, tuttavia il testo è ancora leggibile. -
Le Domus de Janas di Sa Grutta
Il sito di Sa Grutta si trova a 153m s.l.m. ed è formato da rocce sedimentarie che si aprono in una grotta di grandi dimensioni, sul cui lato orientale si trovano le cavità più piccole riconosciute come domus de janas. L’ipotesi di riconoscimento è supportata dalla presenza di canalette e coppelle sulla parte superiore della grotta, mentre a est della grotta principale è presente una composizione muraria che si estende sia in senso circolare che rettilineo. Nel 1999, durante dei lavori di messa in sicurezza dell’area, furono ritrovate delle ceramiche indicative della frequentazione umana dell’area dal neolitico recente (fine IV millennio a.C.) all’età romana. -
Il sito di Segafenu
Il sito di Segafenu, storicamente noto come Arruinalis de Segavenu, sorge a 135m s.l.m. nell’area dell’ex stagno di Nuraminis su via Donori, a 3 km a sud-est dal centro abitato. Fino alla metà del 1900 era presente nella zona una fonte d’acqua conosciuta come Sa Mitza de Segafenu, il cui rivolo defluiva in un piccolo fiume nel territorio di Samatzai. Nel 1997 la Soprintendenza archeologica di Cagliari vi individuò un sito pluristratificato suddiviso in strutture megalitiche, presumibilmente riferibili a un nuraghe complesso, che si articolerebbe anche al di sotto della collinetta artificiale su cui giacciono le rovine. Al nuraghe faceva capo un abitato, la cui esistenza è testimoniata dal rinvenimento di materiale da costruzione fittile e litico: il materiale fittile risale al calcolitico (III millennio a.C.), al bronzo medio (dal 1600 a.C.), all’età punica e di età romana. I grossi blocchi litici visibili si presentano danneggiati dall’utilizzo dei mezzi agricoli. Per quanto riguarda le epoche successive, dei diplomi medievali attestano nella curatoria di Nuraminis il villaggio (villa) chiamato Segafè (o Segaffe), che nel 1355 e nel 1358 aveva come signore Pietro de Costa. Nel secolo successivo lo ritroviamo appartenente alla curatoria di Bonavoja, sotto la signoria di Nicolò da Caciano. Secondo John Day il sito fu presumibilmente abbandonato tra il 1455 e il 1476, in seguito alle gravi guerre, carestie e pestilenze dei decenni precedenti. La località viene menzionata insieme a Sehutas in un processo civile agli inizi del 1500, con il quale don Giovanni Bellit y Aragall rivendicò e ottenne la proprietà dei salti delle due ville distrutte.