Artieri, una congregazione tra mestieri e fede

di Maria Manca

"Congregazione Mariana degli Artieri di san Michele sotto l’Invocazione di Maria Bambina”: chi non ha familiarità con la città di Cagliari, o meglio, chi non conosce le realtà confraternali del capoluogo sardo, non può sapere di cosa si tratti. Sarebbe utile “smontare” questa lunga denominazione per capire meglio. Andiamo con ordine.

Congregazione Mariana: non si parla di una confraternita né di un’arciconfraternita, sebbene il fatto che i congreganti si occupino della Processione dei Misteri del Martedì Santo e, in tale occasione, indossino un abito, indurrebbe a equipararli ai membri di una confraternita.

L’origine delle confraternite, sodalizi laici con finalità devozionali e caritatevoli, va ricercata nel medioevo, mentre le congregazioni mariane sorsero non prima della fine del Cinquecento. In un primo momento esse si rivolgevano agli studenti dei collegi gesuitici: perciò la loro origine va ricercata nella vocazione pedagogica e catechetica della Compagnia di Gesù.

In seguito, oltre che agli studenti, la partecipazione alle congregazioni fu aperta ad altre componenti della società.

Secondo la Brevi notizia de s’antighidadi (Breve notizia sull’antichità) della Congregazione, che apre il testo delle Reglas del 1797, le congregazioni cagliaritane sorsero poco dopo l’erezione di quella romana, istituita presso il Collegio gesuitico della capitale pontificia nel 1563.

Il canonico Giovanni Spano indica il 1586 quale anno di fondazione della Congregazione degli Artieri cagliaritana, ma il dato è da confermare: non è esclusa una istituzione più tarda, risalente ai primi decenni del Seicento.

Le congregazioni cagliaritane erano quattro: degli studenti (del collegio, evidentemente), sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione; dei cavalieri (Annunciazione); dei mercanti; degli artieri o artisti.

Chi erano gli Artieri, anche detti Artisti (nelle Reglas: is Artistas)? Si tratta degli artigiani, i quali facevano capo alle proprie corporazioni di mestiere, che in Sardegna assumono il nome di gremi.

Chiunque svolgesse un’attività manuale era infatti inquadrato in un gremio: considerandoli nella loro totalità ci si può riferire a loro come ad artisti, come troviamo attestato in un documento del 1799 conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari. Al suo interno si menzionano esplicitamente i “gremi degli artisti” della città di Cagliari, espressi secondo la loro attività o secondo il santo di riferimento: Sant’Elmo (scaricatori), Sartori, Carratori, Pescatori, Bottai, Muratori, San Cristoforo (marittimi).

Quindi la Congregazione Mariana degli Artieri si proponeva di accogliere trasversalmente al suo interno gli artigiani; ma erano inclusi proprio tutti i componenti della scala gerarchica gremiale: i maestri, gli apprendisti, coloro che svolgevano le mansioni più umili?

Può aiutarci a rispondere a questa domanda un documento conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Cagliari contenente la richiesta del trasferimento dal convento dei Padri Domenicani alla casa del Noviziato di san Michele. I richiedenti sono il prefetto, gli assistenti e numerosi congreganti, per un totale di 43 persone. 

Di questi 43 nomi, due sono preceduti dal titolo di señor, uno da quello di señor causidico, due nomi non presentano nessuna indicazione e i restanti 38 risultano essere maestri artigiani.

Considerando che, secondo quanto si afferma nel documento, le persone elencate costituiscono in quel momento la maggior parte della Congregazione, potremmo dedurre che nel 1795 i maestri costituivano la quasi totalità dei congreganti.

Proprio in quell’anno, gli Artieri ottennero di potersi congregare nel complesso di san Michele, dove si riuniscono tuttora, e in questo modo capiamo un altro tassello della loro denominazione attuale.

Ci troviamo nel quartiere di Stampace. Dalla conversazione con gli Artieri Gianni Agnesa e Marco Ardau deduciamo che la finalità principale della Congregazione consisteva nelle pratiche legate alla devozione a Maria Bambina (rappresentata nelle Reglas con un’iconografia peculiare, quella di Maria in fasce), e nel soccorso agli stampacini bisognosi.

Oggi la provenienza geografica degli Artieri è variegata, non si limita a Stampace (pur restando prevalente); così come è variegata la loro composizione: a riunirsi sono persone che svolgono le più diverse attività e mestieri.

Le loro attività consistono nella catechesi mensile, guidata dal padre confessore gesuita Enrico Deidda, e dalla Processione dei Misteri a cui si è già accennato. Ad aprire la processione è una croce denominata Croce degli Attrezzi. L’appartenenza allo stesso campo semantico di “attrezzi” e “Artieri” non deve trarre in inganno, infatti quelli rappresentati, lungi dall’essere gli strumenti tipici del lavoro degli artigiani, sono invece collegati alla Passione di Cristo. Un esempio analogo, la cui ricchezza di simboli fuga ogni dubbio, è la Croce degli Arnesi custodita dall’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso.

In conclusione, poco dopo la loro nascita le Congregazioni Mariane divennero uno degli strumenti impiegati dai gesuiti per trasformare la società dall’interno. Non sappiamo se nei secoli scorsi sedessero fianco a fianco maestri e garzoni; oggi sembra esistere, come sottolineato dagli intervistati, una certa uguaglianza tra i confratelli, o meglio tra i congreganti. Il loro sodalizio, al pari di quelli confraternali, può essere osservato come uno specchio che riflette fedelmente la società e le sue articolazioni.

Bibliografia

Dadea, Mauro. 2008. Misterius. La Settimana Santa a Cagliari. Janus.

Pavone, Sabina. 2021. I gesuiti dalle origini alla soppressione. 1540-1773. Biblioteca Universale Laterza. Editori Laterza.

Pireddu, Guglielmo. 2014. La «Congregazione della Natività di Maria Vergine» in Cagliari. La storia della Congregazione degli Artieri dalle origini ai nostri giorni. Stampato in proprio. Cosimo Fadda Communication.

Spano, Giovanni. 1991. Guida della città di Cagliari. GIA.

Virdis, Francesco. 2004. Giuseppe Antonio Lonis. Vita e opere di uno scultore nella Sardegna del XVIII secolo. Grafica del Parteolla.


 

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