Il sogno che salvò Cagliari

di Cristina Garau

Durante il mio percorso a LUDiCa, ho scelto di concentrare il mio lavoro su un aspetto poco noto dei culti relativi a su Martiri Gloriosu, la processione votiva svolta ogni anno nel giorno del Giovedì Santo dall’Arciconfraternita del Gonfalone.  

A Cagliari, il culto di Sant’Efisio non rappresenta soltanto una tradizione religiosa, ma un fatto al contempo storico e sociale che, per secoli, ha scandito il ritmo della vita cittadina.

È qualcosa che va oltre la semplice devozione, mutandosi in sentimento profondo, capace di legare la città al suo Santo fino a rappresentare quasi l’essenza stessa della religiosità cagliaritana. 

Le origini di questo legame risalgono al XVI secolo, ma è in occasione dell'epidemia di peste del Seicento che il Consiglio civico cittadino fece una solenne promessa al martire: se li avesse liberati dal flagello, ogni anno in suo onore si sarebbe tenuta una processione fino al santuario di Nora. Da allora, durante il corso del mese di maggio, la città rinnova quel voto

L'intervento prodigioso del santo a protezione della città lo rese saldo punto di riferimento. Per custodirne il culto venne a costituirsi l’Arciconfraternita del Gonfalone di Sant’Efisio Martire, istituita da papa Paolo III nel 1564 e poi aggregata alla Primaria Arciconfraternita del Gonfalone della Santissima Vergine del Riscatto di Roma (Calatri Franca, 1989, p. 71).

Efis” non viene celebrato solo a maggio. Gli si dedicano processioni il 15 gennaio, giorno del suo martirio, il giovedì santo e il lunedì dell’Angelo, entrambe in ricordo di altri voti della comunità.

Il mio interesse si è focalizzato proprio sulla processione votiva del Giovedì Santo, nota come Giro delle Sette Chiese. Secondo la leggenda, Sant’Efisio apparve in sogno al viceré barone di Saint Remy, per avvertirlo dell’avvelenamento delle fontane del quartiere Castello (Spano Giovanni, 1991, p. 141): da qui nacque la tradizione di portare in processione la statua del Santo in questo giorno. 

Grazie alle testimonianze di Salvatore Mazzaglia, sacrista maggiore della confraternita, e di Don Mario Ledda, cappellano e confratello, ho potuto apprendere che l’antico simulacro (seconda metà del XVIII secolo), opera di Giuseppe Antonio Lonis, viene dapprima traslato dalla nicchia della “stanza del cocchio” e qui preparato per la processione.

La vestizione è curata dalla priora e dal sacrista maggiore: la priora seleziona alcune persone “bisognose” di una grazia e fa loro apporre colletto e polsini neri; il sacrista, invece, sceglie più fedeli incaricati di ornare la statua con l’elmo, il pennacchio nero, le catene e il cuore in argento e la spada. La statua, in quest’occasione, è vestita a lutto, a rimarcare il fatto che il giorno successivo ricorre la Passione di Cristo. 

Il mercoledì sera, i confratelli portano la statua sulla portantina, poiché il giorno successivo alle ore 20, si tiene la processione del Giovedì Santo.

Nel tragitto il simulacro viene portato “a spalla” da alcuni confratelli selezionati. Il percorso comprende sette tappe: da qui il nome della processione, Giro delle Sette chiese.

Partendo dalla chiesa di Sant’Efisio, si procede verso la chiesa di Sant’Antonio Abate, e a seguire la chiesa delle Cappuccine, la basilica di Santa Croce, il Portico La Marmora - luogo fondamentale poiché qui il Santo rende omaggio ad un’edicola votiva dedicata alla Vergine, a ricordare il voto cittadino; successivamente il cammino prosegue per la cattedrale, poi per Villanova – toccando le chiese di San Giovanni e San Giacomo, per poi dirigersi verso Stampace, presso la chiesa di San Michele, ed infine tornare a Sant’Efisio.

Per alcuni anni - come ho potuto apprendere soprattutto dal colloquio con don Mario - la processione non si svolse poiché alcuni culti, dopo il Concilio Vaticano II, vennero sospesi. È stato proprio grazie all'impegno di don Mario, come mi ha raccontato Salvatore, che questa celebrazione è stata riscoperta e riportata in vita.

Egli stesso ha ricordato un episodio del 1999, di cui ho trovato poi effettiva testimonianza in un trafiletto dell’Unione Sarda datato 1° aprile: durante la salita di Via Manno, in direzione della prima tappa del Giro delle Sette Chiese, il cappellano si voltò e vide una folla di fedeli, accorsi nonostante la processione non fosse stata “pubblicizzata”. Questo è stato un momento molto emozionante proprio per la sua rievocazione affettiva. 

Questo mio breve percorso di ricerca mi ha fatto comprendere quanto questa celebrazione sia un momento importante per la comunità e come la sua riscoperta, dopo circa un trentennio, abbia dato nuova luce a un voto antico per la memoria storico-religiosa cagliaritana.

Un momento che ribadisce l’importanza di Sant’Efisio – e, con lui, della sua Arciconfraternita – per la vita religiosa e sociale della città di Cagliari.


 

Bibliografia

Calatri, Franca. S. Efisio : storia del piu celebrato martire in Sardegna, della sagra e della Arciconfraternita. S.A.UM, Cagliari, 1989.

Spano, Giovanni. Guida della città di Cagliari. Edizione anastatica dell’originale del 1861. GIA Cagliari, 1991.

 

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