Il rito di vestizione di Sant'Efisio tra privato e pubblico

di Ilenia Luzzu

Ogni anno la città di Cagliari si stringe intorno al suo protettori poderosu Sant’Efisio, fra momenti di festa e di raccoglimento che abbracciano i fedeli di tutta la Sardegna.
I secolari custodi del suo culto sono i confratelli e le consorelle dell’antica Arciconfraternita del Gonfalone sotto l’invocazione di Sant’Efisio martire, nata nello storico quartiere cagliaritano di Stampace, all’interno della chiesa a Lui dedicata.

Custodire e tramandare un culto significa conoscerne ogni suo dettaglio e significato, per tenere viva la memoria storica e i rituali consolidati, praticati dai confratelli e dalle consorelle ed offerti alla venerazione dei devoti.

Durante il mio percorso al LUDiCa 25 ho potuto riflettere sul culto del Santo e in particolare sull’evoluzione  dell’antico rito di vestizione e di ornamento del 29 e del 30 aprile, che da diversi anni si svolge alla presenza del pubblico.
Grazie alle testimonianze rese dal Presidente, dal Sacrista Maggiore e dalla Priora, ho potuto capire come l’Arciconfraternita coniughi la parte più intima del rito con l’apertura alla partecipazione popolare dei devoti.


Il Sacrista Salvatore Mazzaglia e la Priora Adriana Banchero raccontano che in origine la vestizione e l’ornamento della statua si svolgevano all’interno della chiesa, alla presenza di pochi membri dell’Arciconfraternita. 
Ma ricordano anche che la vestizione è preceduta da un altro rito, la preparazione della “valigia del Santo”, nel quale il Sacrista sceglie il corredo che il simulacro indosserà nelle varie tappe del pellegrinaggio di maggio. 
Adriana e Salvatore mi spiegano che oggi questo rituale rimane “privato”, all’interno della sacrestia, ed è svolto da entrambi in un clima di fraterna collaborazione.

Così come per la Priora è rimasto immutato nel tempo il ruolo di esclusiva custode del  vestiario e della chiesa, secondo quanto prevede lo Statuto delle consorelle.


Ciò che è mutato rispetto al passato è la modalità di svolgimento della vestizione e dell’adornamento del Santo nei giorni che precedono la Festa di maggio. Proseguendo il suo racconto Salvatore infatti ricorda che l’arrivo di Don Mario Ledda presso l’Arciconfraternita ha portato “un pò di modernità”: da una celebrazione a porte chiuse, privata e confraternale, si è deciso di aprire la chiesa ai fedeli rendendoli testimoni del rito, fino alla recente scelta di svolgere la cerimonia all’esterno.


Non si tratta di uno spostamento fisico per pura esibizione del rito, ma di una scelta pensata per accogliere i devoti sempre più numerosi e per coinvolgere concretamente alcuni di loro nella cerimonia.


Entrando nella descrizione della vestizione del 29 aprile, Efisio viene prima  posizionato davanti all’antico portone della sua chiesetta e, nel sottofondo del rosario collettivo, la Priora invita personalmente alcune persone fra i presenti, scegliendole tra quelle che vivono situazioni personali delicate, di solito legate alla salute. 


I devoti scelti potranno così vestire il Santo con il suo corredo: polsini, colletto, panciotto, fiocco e mantello.


Anche la cerimonia di ornamento della statua del 30 aprile si svolge pubblicamente, ma in questo caso la scelta dei fedeli che potranno apporre gli ori e gli  ex voto viene effettuata dal Tesoriere dell’Arciconfraternita.


Ma l’Arciconfraternita si apre alla partecipazione dei fedeli in ogni momento, accettando le donazioni di parti di corredo, di gioielli e ornamenti, che Efisio realmente indosserà il 29 e 30 aprile e durante il pellegrinaggio. Sono omaggi realizzati a mano dai devoti o da maestri artigiani, indistintamente provenienti da uomini e donne.


A chiusura dell’incontro la priora Adriana e il sacrista Salvatore concordano sul fatto che la scelta di spostare il rito all’esterno è un fatto positivo perché riunisce i fedeli in un momento di devozione comunitaria e consente, ad alcuni di loro, di partecipare attivamente alla cerimonia. Tante sono infatti le persone incontrate dalla Priora che affidando al Santo una richiesta di grazia, per sé o per i propri cari, “si avvicinano e chiedono di vestirlo”.


Durante la mia indagine ho potuto confrontarmi sul tema più ampio della custodia e diffusione del culto anche con il Presidente dell’Arciconfraternita Andrea Loi.
Secondo Andrea il termine “custodia” è stato inteso in passato come possesso degli spazi e delle modalità di esercizio, come fosse un affare privato di famiglia. Custodire il culto di Efisio non significa appropriarsene e tenere al chiuso la sua celebrazione.

Grazie al cambio generazionale “oggi certe celebrazioni vengono celebrate davanti ai fedeli”. 

E proprio guardando al futuro, il Presidente sottolinea che l’attività dell’Arciconfraternita non può più consistere nella sterile riproduzione di riti antichi ma deve realizzarsi nella “riproposizione di riti antichi e delle celebrazioni…con motivazioni nuove”.

La prosecuzione del culto passa anche attraverso l’accoglimento di gesti che esprimono una partecipazione popolare spontanea: i nuovi residenti di origine straniera che rispettosamente assistono ai festeggiamenti; i turisti che visitano la chiesa e vogliono conoscere la figura del Santo; i fedeli che portano i fiori per la Chiesa; i (pochi) residenti storici di Stampace che addobbano i balconi con drappi o fanno una piccola ramadura al passaggio della processione.


Al termine dell’incontro Andrea esprime la sincera convinzione che il punto di forza per mantenere vivo il culto di Sant’Efisio, “Efisio per noi”, è promuovere l’aspetto spirituale delle attività  dell’Arciconfraternita del Gonfalone.


Facendo un parallelo tra passato e presente, ricorda che “fino agli anni ‘90, il 1° maggio, dietro il cocchio c’erano 20, 30 persone”, mentre oggi si assiste ad una grande partecipazione popolare, che Andrea spiega nel suo pensiero finale: “Il nostro dovere l’abbiamo compiuto in maniera  giusta. Quello che ci interessa è il culto”.


Per il futuro quindi, aprirsi alla comunità, accoglierne i gesti spontanei e soprattutto farsi portatori di un messaggio spirituale vero, libero da condizionamenti estranei all’aspetto devozionale, è il modo più auspicabile per mantenere vivo il culto di Sant’Efis, tra i riti che ancora rimangono privati, confraternali, e la sempre crescente partecipazione popolare  alle celebrazioni in Suo onore.
 

 Bibliografia

Bibliografia
Angioni A, Gorini P, Muggianu P., Pinna E. ,La via di Sant’Efisio. GIA editore, 2004
Matta P., I segreti di un culto. La Festa di Maggio momento per momento. L’Unione Sarda S.p.A, Cagliari, 2017
Calatri Franca, S. Efisio : storia del più celebrato martire in Sardegna, della sagra e della Arciconfraternita. S.A.UM, 1989.
Corda Mario, Sardae patronus insulae. Il culto di Sant’Efisio attraverso i secoli. Cuec, 2005
Constituzioni della società delle consorelle del riscatto agregata all’Arciconfraternita di S.Efisio. Bernardo Titari stampatore, 1814
Goccius de su Gloriosu martiri Sant’Efis.

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