Le donne nell’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà.
Chiara Tolu
L’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà è la più antica confraternita presente a Cagliari: la sua istituzione, infatti, risale al 1530 e la sua composizione originaria era di soli nobili, uomini e donne.
Forte era l’impatto che essi avevano sul tessuto sociale, infatti si occupavano di assistenza e cura agli ammalati, fornivano cibo e medicinali ai poveri, ma gli scopi principali erano due: dare conforto ai detenuti e ai condannati a morte e pagare la dote alle zitelle povere.
Proprio quest’ultimo elemento mi ha portato a incentrare il mio campo di ricerca su un obiettivo, ovvero scoprire quale fosse effettivamente il peso dell’elemento femminile sull’Arciconfraternita, per altro l’unica a interessarsi all’assistenza alle donne qui a Cagliari.
Durante le mie ricerche ho appurato che l’attività del pagamento della dote alle zitelle è durata per secoli: di particolare interesse è stato un documento, risalente al 1923, conservato all’Archivio storico diocesano che racchiude la richiesta da parte di una donna di poter utilizzare una parte di un lascito testamentario alla confraternita per potersi pagare il matrimonio.
Dalle interviste che ho rivolto al priore dell’Arciconfraternita Giovanni Ruscazio e al professor Salvatore Cau, membro anche lui, ho appurato che l’attenzione alla sfera femminile è sempre stato un punto centrale fra gli scopi dell’Arciconfraternita.
Mi sono chiesta come mai un gruppo nato in un contesto di antico regime avesse tanto interesse ad aiutare donne povere e ragazze madri, pensando che questo fosse dovuto dalla presenza stessa di donne all’interno della confraternita: ed effettivamente, di donne ce ne sono state, e anche illustri, come narrato dal signor Ruscazio, che ha raccontato della consorella Cristina Borbone di Savoia, la quale altri non era che la moglie del re di Sardegna Carlo Felice.
Con il passare del tempo, l’attività è andata via via affievolendosi, fino al 1958, quando si è fermata per assenza di nuovi iscritti e solo nel 2006, gli ex allievi del professor Mario Lastretti, ex priore dell’Arciconfraternita dei Genovesi, hanno deciso di ricostituire l’Arciconfraternita.
Rispetto ai secoli scorsi, dagli anni 2000 le cose sono sicuramente molto cambiate, a partire dal fatto che molte dinamiche, quale il pagamento della dote di una donna, non esiste più.
Il punto cardine della mia domanda di ricerca è proprio questa: come si è evoluto lo spazio occupato dall’elemento femminile nell’Arciconfraternita ai giorni nostri?
Attualmente, non esistono consorelle: se prima occupavano una posizione di spicco e ci fossero anche esponenti di famiglie legate ai Savoia, oggigiorno non ci sono elementi femminili, seppure non esista nessun divieto di adesione.
Oltretutto, dalle interviste è emerso che anche a livello sociale, le attività si sono molto affievolite, limitate a offerte verso le Suore di Madre Teresa di Calcutta, che si occupano, oltre che della distribuzione dei pasti o vestiti ai poveri, anche di assistenza alle ragazze madri.
Tali donazioni derivano esclusivamente dalle quote associative dei membri, per cui pare chiaro che la disponibilità economica rispetto all’epoca di antico regime sia notevolmente ridotta.
Tuttavia, seppure adesso le attività di beneficenza siano molto affievolite, l’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà ha rappresentato per quattro secoli un punto di riferimento per la comunità cagliaritana in generale, e più nello specifico per quella femminile, contribuendo in modo significativo al benessere delle donne in difficoltà.