"Nel nome di Dio e del guadagno"

di Lorenzo Tatti

 

Quando per la prima volta mi sono approcciato allo studio dell’Arciconfraternita di Nostra Signora d’Itria, mi ha colpito la presenza di un gran numero di lasciti e donazioni disposti da confratelli defunti e anche da benefattori esterni al sodalizio.

Mi sono quindi impegnato nell'analisi del rapporto tra dimensione spirituale e profilo economico-patrimoniale della confraternita. 

Che importanza hanno, all’interno di un sodalizio religioso, i fatti economici?

Chiaramente, da un punto di vista pratico, qualsiasi sodalizio religioso ha bisogno di fondi, e una delle maggiori voci di entrata sono i lasciti dei confratelli defunti.

Andando a visionare l’inventario dell’archivio dell’Arciconfraternita, non stupisce la presenza di numerosissimi documenti che fanno riferimento a lasciti a favore dell'ente.

La tipologia documentaria a cui fare riferimento sono i testamenti, che ci mettono davanti a una realtà che esce fuori dai confini della chiesa di sant’Antonio Abate, sede dell’Arciconfraternita, e si espande verso due dei più antichi quartieri di Cagliari: Marina e Villanova.

Gli autori dei lasciti erano in norma persone facoltose, che portavano avanti attività commerciali, agricole e immobiliari non circoscritte alla sola Cagliari, ma estese  al resto della Sardegna e in certi casi ai circuiti di scambio mediterraneo.

Conversando con gli stessi confratelli, è possibile ripercorrere questi temi. Giorgio Camba, considerato dai suoi sodali come possessore della memoria storica dell’Arciconfraternita, è nato il 25 ottobre 1939 in una casa sita nel quartiere di Villanova.

Egli ricorda con orgoglio di rappresentare la sesta generazione ad aver vissuto in quella stessa casa. L’abitazione in questione, e questo è un dato di grande rilievo, era, nel 1939, ed è tuttora, di proprietà dell’Arciconfraternita di N. S. D’Itria.

Non è questa la sede per ricostruire le vicende legate a questo immobile, ma è indicativo che la memoria storica di un membro anziano dell’Arciconfraternita sia così intimamente legata a un immobile di proprietà del sodalizio, forse confluito all’interno del patrimonio attraverso un lascito.

Il signor Camba ricorda anche molto bene la generosità di un benefattore vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, e identificato con qualche riserva in un quadro custodito nella Chiesa di Sant’Antonio Abate rappresentante un uomo vestito in abiti eleganti, alla moda del tempo.

Il suo nome era Giovanni Pau Brasca (o Braxia), “mastro negoziante della città di Cagliari”, che alla sua morte donò gran parte del proprio patrimonio all’Arciconfraternita, entro il cui archivio confluirono, come spesso accade, atti testamentari, notarili, di stato civile e patrimoniali.

È possibile inoltre trovare tracce della sua esistenza in altri importanti complessi archivistici, come l’Archivio di Stato di Cagliari, che conserva numerose cause civili intentate dal Pau Brasca. Una di queste, riportata qua a fianco, lo vede agire contro Pietro Vargiu, del borgo di Sicci, corrispondente grossomodo all’attuale Dolianova, il quale aveva mancato di saldare un debito contratto con il negoziante cagliaritano, per il valore di cento scudi da rendere “in tanti starelli di grano buono, nuovo e mercantile e libero di ogni mescolanza e vizio”, che probabilmente il Pau Brasca avrebbe rivenduto in un’operazione per lui economicamente vantaggiosa. 

In conclusione, questo laboratorio ha permesso di aprire un piccolo spiraglio su un’enorme mole documentaria che permetterebbe, se adeguatamente esplorata, di approfondire enormemente la storia della Cagliari moderna.

Quest’analisi consentirebbe inoltre di rivalutare l’importanza storica, sociale e economica dei movimenti confraternali e della documentazione da essi prodotta, capace di fornire chiavi di lettura su una società assai complessa. Posso quindi permettermi di dire che la risposta alla domanda di ricerca “che importanza hanno, all’interno di un sodalizio religioso, i fatti economici?” è in buona parte positiva.

È risultato infatti preponderante il ruolo di operatori economici del calibro di Pau Brasca, capace di intessere relazioni commerciali di ampio respiro. In questo contesto, le Confraternite sono attori di tutto rispetto non solo in campo religioso, ma anche in campo economico, comportandosi non solo da enti che si autofinanziano, ma da operatori economici capaci di incidere in maniera sostanziale sul territorio nel quale operano.

Precedente Seguente