Oltre il rito: l’assistenza silenziosa delle Arciconfraternite
di Francesco Sarta
Nel corso della scuola estiva di storia digitale e pubblica, mi sono interessato del tema dell’assistenza e della beneficenza, in rapporto all'Arciconfraternita dei Genovesi.
Nata come associazione laica nel 1588 per la tutela dei mercanti della "nazione" genovese a Cagliari, il sodalizio si occupava di assistenza agli infermi, del sostegno ai carcerati e, dal 1596, del riscatto di schiavi cristiani.
Il sodalizio diventa confraternita nel 1590 con il decreto capitolare dell’Arcivescovo di Cagliari Francesco III del Vall. A seguito dell'aggregazione alla confraternita di San Giovanni Battista dei genovesi in Roma, viene eletta ad Arciconfraternita con bolla papale di Gregorio XIV del 26 gennaio 1591.
Il pontefice Clemente VII, nel 1592, conferma i privilegi concessi all’Arciconfraternita dal predecessore, dei quali si trova conferma nelle Costituzioni del 1596. Tra questi, ve n'era uno che consentiva ai confratelli di riscuotere elemosine, in denaro o natura, in tutto il Regno di Sardegna per il riscatto dei cristiani ridotti in schiavitù dai mussulmani. Una volta riscattato, il prigioniero era tenuto a restituire la somma all’Arciconfraternita.
Alcuni capitoli delle Costituzioni autorizzano a impiegare le elemosine per la costruzione della casa della Redemptione de’ captivi, la quale però non fu mai realizzata e della quale non si trova alcun riscontro nei successivi verbali delle Congregazioni Generali.
La comunità cessò il suo funzionamento nel 1807 e venne ricostituita nel 1826. Alla fine del XIX secolo venne riconosciuta come Ente pubblico di beneficenza e venne incentrata nel sistema amministrativo previsto per le Opere Pie. L’istituto confraternale venne civilmente riconosciuto come ente ecclesiastico con il decreto del presidente della Repubblica il 12 gennaio 1958. Gli ultimi statuti risalgono al 1970 e 1974.
L’archivio dell’Arciconfraternita contiene, nella serie 13, denominata assistenza e beneficenza, 4 fascicoli cartacei che testimoniano l’impegno dell’Arciconfraternita nell’aiutare i confratelli e i bisognosi di sussidi fra il 1860 e il 1942.
Nello specifico ho preso visione di tre documenti, del 1860, 1904 e 1905 che testimoniano le donazioni volontarie dei confratelli per la costruzione di un asilo infantile in città, il ringraziamento da parte di un cittadino per l’accettazione della sua domanda di sussidio e la richiesta di un sussidio da parte di una vedova di un confratello defunto.
L’Arciconfraternita si è sempre mostrata particolarmente solerte nel rispondere alle esigenze di coloro i quali si mostravano bisognosi di aiuto e non solo genovesi.
Se all’inizio, infatti, le attività di assistenza erano rivolte esclusivamente ai liguri, da un illuminante incontro con l’attuale Priore Federico Parodi e l’ex Priore Mario Lastretti, ho scoperto che l’Arciconfraternita nell’ultimo secolo si è prodigata per il prossimo a prescindere dalla sua terra natia.
I due confratelli hanno messo in luce che si sono sempre impegnati in atti di carità, effettuandola in maniera rigorosamente anonima, indossando un cappuccio per nascondere la propria identità.
Addirittura hanno sottolineato che qualora si fosse ammalato l’imprenditore (non confratello), l’operaio, confratello, indossato il cappuccio, si recava a casa di quello per assisterlo.
L’Arciconfraternita inoltre mostrava incredibile premura e riguardo nei confronti dei bambini poveri realizzando, nel quartiere Marina spesso in piazza Savoia, l’attività dell’albero della cuccagna (tradizione popolare che prevede l’arrampicarsi su un palo unto alla cui cima si trovavano leccornie di vario tipo) la quale veniva organizzata con grande meticolosità: erano presenti dei registri che indicavano nello specifico i bambini di quali famiglie povere avrebbero avuto accesso all’attività e il tutto veniva attentamente sorvegliato dai confratelli che si assicuravano che vi accedessero effettivamente solo i bisognosi.
Negli ultimi anni le entrate dell’Arciconfraternita per il mantenimento della struttura sono pervenute principalmente da affitti i cui costi sono sempre rimasti molto contenuti grazie allo sconto fiscale del 50%, riconosciuto dallo Stato in base al titolo V il quale veniva applicato dall’Arciconfraternita al costo dell’affitto così da andare incontro alle persone bisognose di un alloggio a poco prezzo.
Questo però non è più possibile dal 2016, anno in cui lo Stato ha revocato lo sgravio fiscale.
Al momento l’Arciconfraternita dei genovesi è composta da circa 15 individui, nativi liguri o discendenti da parte di padre, sparsi in tutta la Sardegna.
Bibliografia:
Saiu Deidda, Anna, (a cura di), Genova in Sardegna. CUEC Editrice, 2000.
Zedda, Isabella. L’Arciconfraternita dei Genovesi in Cagliari nel sec. XVII: (da documenti inediti dei sec. XVI e XVII). Arciconfraternita dei Genovesi, 1974