Gli spazi attraversati dall’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà
di Ivano Peddis
L’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà di Cagliari è attestata per la prima volta nel 1530.
Tradizionalmente formata da esponenti della nobiltà cagliaritana, è tuttora attiva, anche se la componente sociale è cambiata. Numerosi sono gli spazi che questa comunità ha abitato e attraversato nel corso dei secoli. Il sodalizio ha mutato sede in più occasioni, e diversi sono stati i luoghi ai quali è stata diretta l’opera assistenziale.
Dal 1530 al 1564, l'allora confraternita ha sede nella basilica di Santa Croce a Castello.
Nel 1564 si decide di edificare una chiesa a poche decine di metri di distanza, dedicata a Santa Maria del Monte.
L’Arciconfraternita rimane in questa sede fino al 1866, quando il neonato Regno d’Italia ordina il sequestro di buona parte dei beni degli ordini religiosi e delle confraternite. I confratelli si trasferiscono quindi nella chiesa di San Giuseppe Calasanzio, di proprietà dell’Ordine degli Scolopi. Rimangono in questa sede fino al 1958, data in seguito a cui non sono più attestati iscritti all’Arciconfraternita.
La chiesa di Santa Maria del Monte, una volta sequestrata, ha cambiato funzioni numerose volte: da sede della Corte d’Appello (da cui prende nome la via in cui attualmente si trova) a palestra di scherma. Oggi è sede dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Invece, la chiesa di San Giuseppe Calasanzio, danneggiata dai bombardamenti del 1943, ad oggi è inutilizzata.
Santa Croce, prima di essere elevata a parrocchia, è stata la chiesa del Collegio Gesuitico, che oggi è sede della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari. Da notare come la sagrestia della parrocchia comunichi ancora direttamente col chiostro dell’ex-collegio, separata solamente da un pannello divisorio in legno.
Nel 2006 un gruppo di ex-alunni delle Scuole Pie, su iniziativa del loro ex-professore Mario Lastretti (allora priore dell’Arciconfraternita dei Genovesi), decide di rimettere in piedi l’Arciconfraternita del Sacro Monte di Pietà.
Primo priore sarà Silvano Campedel, e inizialmente vengono ospitati presso i locali dell’Arciconfraternita dei Genovesi in via Gemelli 2.
Nel 2012 si trasferiscono nel complesso di S. Eulalia a Marina. Infine nel 2015 torneranno nella loro primigenia sede, S. Croce in Castello, dove hanno sede tuttora.
L’Arciconfraternita in passato ha avuto tra le funzioni assistenziali l’accompagnamento ai condannati a morte, l’assistenza ai detenuti e alle loro famiglie e la contribuzione alla dote delle donne nubili. Parlando di spazi, non si può non citare il carcere, che in ancien régime era ubicato nella torre di S. Pancrazio a Castello.
Settantadue ore prima della condanna a morte (poi 24 ore prima, nell’Ottocento) i condannati al patibolo venivano condotti presso la chiesa di S. Maria del Monte, dove consumavano un’ultima, ricca cena su un servizio d’argento donato dalla famiglia Aymerich.
Non è dato sapere se ancora esista e dove si trovi oggi questo servizio d'argento: nel corso dell’intervista il priore Giovanni Ruscazio ha ipotizzato come possibili ubicazioni l’Archivio di Stato e la chiesa di Santa Lucia in Castello (via Martini). Quest’ultima ci è stata indicata come possibile luogo in cui cercare gli arredi dell’Arciconfraternita che vi sarebbero arrivati in seguito alla confisca dei beni nel 1866.
Dopo l'ultima cena, i confratelli accompagnavano i condannati a morte al patibolo. Le esecuzioni avvenivano extra moenia: al Poetto o a Is Mortòrius(!) nel litorale di Quartu S. Elena.
Dopo la condanna a morte, che per i non nobili avveniva per impiccagione, i cappi utilizzati per l’esecuzione della pena venivano custoditi dall’Arciconfraternita. In occasione della festa di S. Giovanni Battista (patrono dell’Arciconfraternita), il 24 giugno di ogni anno questi cappi venivano bruciati nella piazzetta di fronte alla chiesa di S. Maria del Monte, per evitare che venissero utilizzati per atti di stregoneria.
Tra ‘800 e ‘900 viene edificato il nuovo carcere a Buoncammino, ma non abbiamo notizie di attività in favore dei detenuti per quel periodo. Da segnalare anche l’abolizione della condanna a morte in Italia per disposizione del Codice Zanardelli del 1889.
Dalle informazioni raccolte, emerge una ricca geografia degli spazi abitati e attraversati dall’Arciconfraternita nei secoli, e le numerose funzioni che questi luoghi hanno ricoperto nel corso della storia.
Bibliografia
Elias, Antonello. 2010. «Il Collegio Gesuitico di Santa Croce nel Castello di Cagliari: documenti inediti». ArcheoArte 1 (dicembre): 197–214.
Rapetti, Mariangela. 2022. «Medieval and Early Modern Confraternities in Sardinia». In Confraternities in Southern Italy: Art, Politics, and Religion (1100-1800), a cura di David D’Andrea e Salvatore Marino. Essays and Studies, edited by Konrad Eisenbichler, fasc. 52. University of Toronto. Centre for Renaissance and Reformation Studies.
Spano, Giovanni. 1991 (1861). Guida della città di Cagliari. GIA.