Tradizioni interrotte, le processioni dell’Arciconfraternita dei Genovesi
di Carla Montis
Introduzione
Durante il campo estivo di LUDiCa mi sono occupata delle processioni organizzate dall’Arciconfraternita dei Genovesi di Cagliari e delle ragioni che ne hanno determinato la scomparsa.
Ho approfondito il tema intervistando il responsabile ed ex priore Mario Lastretti e l’attuale priore Federico Parodi, che mi hanno fornito preziose testimonianze di prima mano.
Non avendo potuto reperire fonti documentarie, ho affiancato alle fonti orali la lettura di documentazione fotografica e di due oggetti d'arte (una foto della processione del 2007, la croce processionale in argento, risalente al XVII secolo, e il gruppo scultoreo del martirio di Santa Caterina, risalente alla fine del XVIII secolo) tutti conservati nel museo dell’Arciconfraternita dei Santi Martiri Giorgio e Caterina.
Prima della Seconda guerra mondiale, quando il luogo dei culto dei genovesi cagliaritani era ancora situato nell'attuale via Manno, l’Arciconfraternita organizzava diverse processioni in occasione delle principali ricorrenze religiose.
La processione per San Giorgio si svolgeva il 23 aprile. San Giorgio è uno dei patroni della città di Genova. In quella occasione, coloro che desideravano entrare a far parte dell’arciconfraternita indossavano per la prima volta l’abito confraternale. Va detto che la regolarità di questa processione a Cagliari non è attestata documentalmente.
La processione per Santa Caterina si svolgeva il 25 novembre e seguiva un percorso ben definito. Partiva dalla chiesa di via Manno, saliva in piazza Martiri, percorreva via Torino e via Principe Amedeo, scendeva verso il Largo Carlo Felice (senza entrarvi), per poi risalire in vico Manno e rientrare in chiesa. Durante la celebrazione veniva portato il gruppo scultoreo del martirio di Santa Caterina, oggi composto da sette statue, ma che in origine ne contava undici.
Per la processione di Pasqua i confratelli portavano in spalla il Crocifisso ligneo dell’Arciconfraternita del peso di 37 chilogrammi e alto circa 4 metri.
Durante le processioni e le maggiori funzioni i confratelli indossavano l'abito confraternale, una semplice tunica di tela.
Elemento costante in tutte le processioni era la croce processionale in argento, in uso ancora nelle celebrazioni "interne".
La seconda guerra mondiale rappresentò un punto di svolta drammatico per il sodalizio.
La chiesa dell’Arciconfraternita di via Manno venne distrutta dai bombardamenti del 13 maggio del 1943 . La fabbrica della nuova chiesa ebbe inizio nel 1957 e si concluse nel 1964. Venne collocata in una zona più decentrata della città, l'attuale via Gemelli, nella regione di Monte Urpinu.
Lo spostamento ebbe impatti negativi sulla vita confraternale, soprattutto per quanto riguarda rituali e processioni. Lontani dal cuore della città, la confraternita perse visibilità, mentre diminuiva il numero degli associati. Le processioni pubbliche furono progressivamente abbandonate.
Dopo il conflitto, l’Arciconfraternita ha comunque continuato a custodire la sua tradizione liturgica, ma in forma ridotta e circoscritta. Le processioni non attraversano più lo spazio cittadino; i rituali si consumano dentro la nuova chiesa, da parte dei confratelli vestiti con l'abito confraternale
Un’eccezione si è verificata il 3 giugno 2007, durante il XVII Cammino di Fraternità delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, Raduno Internazionale delle Confraternite, svoltosi a Cagliari.
In quell’occasione, il Crocifisso dell’Arciconfraternita è stato portato in processione per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, affiancato da due crocifissi arrivati da Genova, come si nota dalla fotografia che ho acquisito all’archivio dell’arciconfraternita.
La processione è partita dall’Anfiteatro romano di Cagliari e ha raggiunto il santuario della madonna di Bonaria, accanto agli stendardi, ai crocifissi e agli abiti confraternali provenienti da tutta Italia.
Conclusioni
Le processioni dell’Arciconfraternita dei Genovesi hanno rappresentato, fino al 1943, un importante momento di devozione e di identità per la comunità ligure a Cagliari.
La distruzione della chiesa e il conseguente spostamento della sede sono stati la causa della scomparsa delle processioni pubbliche, che non hanno più ritrovato lo stesso radicamento nella vita cittadina.
Nonostante ciò, il museo dell’arciconfraternita dei genovesi continua a conservare oggetti dal notevole significato storico, artistico e culturale, i quali testimoniano le pratiche del passato ora non più in uso.
La musealizzazione genovesi è oggi uno strumento prezioso di preservazione della storia e della memoria, possibile grazie all'impegno dell’ex priore Mario Lastretti, che si spende amorevolmente nel tutelare un patrimonio che oggi sta al cuore della comunità ligure a Cagliari.