I danni dal cielo
a cura di Angelo Agosti
Perché trattare i bombardamenti aerei alleati avvenuti dal 31 marzo al 13 agosto del 1943 su Sant’Antioco? Per due motivi: la mancanza di un’attenta analisi che svisceri l’impatto che quelle offese avevano avuto sulla società e sull’economia dell’isola, andando oltre alla mera elencazione cronologica dei fatti; la volontà di sfidare l’assenza di una memoria storica stratificata ed esplicita dei bombardamenti. Si conoscono i bombardamenti, ma vi è reticenza nel parlarne pubblicamente. Secondo queste premesse la ricerca si è sviluppata nei termini di una scommessa nel trovare il perché di questo silenzio; possiamo dire ora, in parte, vinta.
La storia che andrò a raccontare accennerà ad alcune conseguenze socio-economiche dei bombardamenti nella comunità, anche ben dopo la fine dello scontro armato. Mi sono quindi interessato ad un aspetto che motiva il silenzio della comunità in merito ai bombardamenti aerei alleati.
Per ricostruire queste conseguenze ci si è dovuti affidare all’oralità di ritorno, alle testimonianze in differita conservate nei singoli nuclei famigliari, e ai vari documenti d’archivio, quando le istituzioni erano in grado di documentare-rappresentare la realtà fattuale.
Gli alloggi e gli scontri
Le incursioni aeree non arrecarono solo morti, di cui 5 civili, ma provocarono piccoli scismi sociali per diversi anni. I civili, la maggior parte dei quali sfollati già da diversi mesi, non dovettero solo affrontare lunghi iter burocratici per ottenere un risarcimento per i danneggiamenti arrecati dai bombardamenti; alcuni di loro si confrontarono con le amministrazioni militari che occupavano i pochi edifici civili scampati alle incursioni e con i profughi del Continente e non in cerca di rifugio, come ci testimonia il documento del commissario prefettizio. Ancora nel 24 settembre 1945 diversi antiochensi rimanevano privi di un alloggio a causa dei bombardamenti aerei di due anni prima; spesso chi aveva ospitato gli stessi tutori della difesa anti-aerea era impossibilitato ad ottenere un rimborso, sancendo la beffa di chi aveva confidato nelle forze italiane; la comunità rimaneva suddivisa non solo spazialmente, in campagna o in Sant’Antioco, ma anche tra alloggiati e non, ledendo quel senso di apparente comunità costruito nel Ventennio.
Un posto di lavoro?
I danni dal cielo furono anche a detrimento di alcune attività economiche: è il caso del pilota di porto Giovanni Giannini, impossibilitato a lavorare per assenza di attività al porto, diminuita drasticamente dopo le incursioni aeree; Giannini risultava, inoltre, obbligato a mantenere quell’incarico. Con lui si associarono altri cittadini, impiegati al porto, nelle stesse condizioni. A queste condizioni di precarietà molti risposero ancora nel dopoguerra: la stessa Francesca Cabras lo ricorda nella sua testimonianza.
I residuati bellici
Conseguenza del bombardamento aereo è, in genere, la presenza anche di residuati bellici. Sant’Antioco non si sottrasse a questa regola generale. Ancora nel 1946 ci saranno morti tra i civili, intenti a recuperare quegli ordigni per poterli usare nella pesca, e diversi tentativi di disinnesco di bombe aeree alleate: non solo le macerie, ma anche le stesse armi di dolore e di morte ricorderanno a lungo la presenza fisica di quell’avvenimento.
I traumi
Accanto a ciò i traumi che si testimoniano ancora nei soli nuclei famigliari, pensieri e sensazioni che si tramandano di generazione in generazione, violenze e sensazioni che emergono, a volte, nelle reazioni somatiche di chi viene intervistato. Altri elementi, conseguenze, che si sedimentano nella comunità e che impediscono la diffusione pubblica di una memoria comunitaria.
Quale futuro?
Il 20 giugno 1946 l'ing. Renzo Reali redigeva una sintetica relazione dell’abitato di Sant'Antioco. Compresa nella relazione vi era la planimetria dell'abitato, che individuava circa 80 caseggiati danneggiati dai bombardamenti del 1943. Le macerie e le ferite sarebbero rimaste per ulteriori anni, come ci raccontano i nostri testimoni e le foto storiche, sconfessando il piano di Reali. Ciononostante, a partire da quel 1946 si tentò di iniziare anche il processo di rimozione di quel dolore. Le leggende stesse che si sono istituite all’interno dei nuclei famigliari sono un tentativo di andare oltre a quegli eventi: tra le tante, un testimone ricorda che il padre narrava la cattura e la prigionia di un pilota alleato abbattuto in Sant’Antioco; una vittoria sui vincitori.
Questo complesso sistema di conseguenze perduranti è ciò che ha più reso difficile, a mio parere, il parlare dei bombardamenti in maniera esplicita: non hanno aiutato il ritorno brusco e violento, per via di queste offese, ad una condizione di subalternità rispetto ai piani di Mussolini e la persistenza di quella sconfitta nell’assetto urbanistico, si veda la demolizione del bunker antiaereo solo nel 1998. Le conseguenze sopra esposte, rimaste presenti a lungo sul territorio fisico e mentale, si possono ricondurre tutte ad un sogno infranto, ad un disegno di prosperità mancato. I bombardamenti a Sant’Antioco, a differenza delle altre zone della Penisola, non vengono percepiti come strumento di liberazione da una occupazione. La beffa attuata dall'Aeronautica statunitense che utilizzò l’Isola del Toro come zona di addestramento, a fine ostilità, aggravò il senso di oppressione per la comunità: Sant’Antioco non più porto essenziale per l’economia del carbone, ma luogo di addestramento del vincitore, che ratificava la sconfitta oggettificando il territorio.
Liberare questa storia di sconfitta è necessario: senza questo sforzo la comunità rimarrà mancante di una lente con cui leggere sé stessa, avrà un rimosso che la turberà nei suoi gangli. In questo senso, grazie al testo e agli sforzi dei nostri testimoni, la scommessa è, in parte, vinta.
Riferimenti bibliografici essenziali:
- Gabriele Loi, Sant’Antioco nella Secondo Guerra Mondiale. La nostra guerra 1940-1945. (Associazione Profumo di Storia Sant’Antioco, 2024).
- Id., Sant’Antioco nel ventennio sardo-fascista. 1919-1945 (Iglesias: CTE, 2022).
- Walter Massidda e Loi Gabriele, «Storie di bombardamenti e dintorni. Sant’Antioco: dall’ascesa economica del 1936 alla rapidissima caduta del 1943. Per ricordare i caduti», Annali di Storia e Archeologia Sulcitana, Nuova Serie, 3 (2013): 135–66.
Riferimenti archivistici:
ACSA, serie LEVA-TR 10/62-10/65