I galanzieri

a cura di Chiara Sulis

Formiche di mare

Giuseppe Aste

Agostino Aste con sua moglie, Marta Damele

Tesi di Laurea di Giuseppe Aste

 

Chi erano i galanzieri e che ruolo hanno avuto nel definire i rapporti tra Carloforte e “l’Isola madre”?

Per rispondere a questa domanda sono partita dal 30 giugno del 2024, quando nel Molo San Carlo viene inaugurata l’opera di Marta Fontana, dal titolo “Formiche di mare” e sono tornata indietro fino agli anni Cinquanta del Novecento quando Agostino Aste, galanziere, faceva il suo ultimo viaggio su una bilancella carica di galanza (termine carlofortino per indicare la galena, il minerale piombo-zincifero che si estraeva nel bacino minerario del Sulcis-Iglesiente). E poi ancora indietro, agli anni cinquanta dell’Ottocento, quando in Sardegna ha inizio l’avventura mineraria. E allora riformulo la mia domanda: chi erano le formiche di mare? Così come questi insetti, i galanzieri erano uniti, collaboravano e sopportavano la fatica. Il lavoro del galanziere è stato inventato da carlofortini che lasciavano il mestiere del pescatore per salire sulle bilancelle (barche a vela che in assenza di vento necessitavano della forza delle braccia per muovere i remi) con ceste cariche di minerale, poggiate in equilibrio precario sulle spalle, che negli anni regalavano al galanziere un grosso callo, che qui a Carloforte tutti chiamavano “patata”. La Sardegna dell’Ottocento non era dotata di grandi porti d’attracco o di una rete stradale ben sviluppata, così Carloforte è diventata il baricentro del bacino minerario, accogliendo nei suoi magazzini il materiale estratto nelle miniere del Sulcis-Iglesiente che qui veniva stoccato e aspettava di prendere il largo per la Penisola. La galanza impregnava di un odore inconfondibile gli abiti e Giuseppe Aste ancora ricorda l’odore che il padre Agostino aveva quando tornava a casa. Nell’intervista che mi concede nel cortile della sua casa, sul lungomare di Carloforte, mi racconta che il mestiere del galanziere si tramandava per famiglie, ma gli ultimi non hanno continuato la tradizione e infatti «i loro figli sono tutti diplomati e laureati». Lui, Giuseppe, dopo una laurea in Lettere, con una tesi sui movimenti sociali a Carloforte, ha passato la vita a insegnare. Ma anche a mantenere viva la memoria dei galanzieri: lo ritrovo in un filmato di repertorio della Rai degli anni Settanta mentre racconta quello che decenni più tardi racconterà a me. Mi racconta del processo a Cavallera, dello scontro tra cappe bianche e cappe nere e di una bilancella affondata, chi dice dai “bianchi”, chi dai “neri”. Mi racconta in cosa consisteva il lavoro dei galanzieri, com’erano vestiti, cosa mangiavano a bordo. Risponde anche ad una delle domande che mi ero posta prima di iniziare questa ricerca: i galanzieri erano tutti di Carloforte o arrivavano anche da altre parti? Lui dice di no, erano tutti carlofortini però aggiunge «il galanziere era di Carloforte, ma legava tutto il mondo minerario, ben sette comuni!», ricordando che la flotta di bilancelle viaggiava tra Carloforte e le spiagge in cui si scaricava il materiale estratto, a creare un ponte fra due sponde.

Questo viaggio è stato vissuto un’ultima, simbolica, volta da Marta Fontana, artista visiva veneta che da due decenni vive a Carloforte, una furesta che col suo lavoro omaggia la terra che l’ha accolta. Letteralmente, perché i materiali che usa per le sue opere sono terra, pietre, materiali di riuso. “Formiche di mare” è un’installazione formata da tre parti distinte, volutamente senza piedistallo: lo scheletro di una bilancella, una pedana che vuol trasmettere a chi ci sale la sensazione di instabilità che dovevano sentire i galanzieri che salivano e scendevano dalla barca con la cesta carica in spalla, e un masso di roccia calcarea che racchiude al suo interno un nucleo di galena, sormontato da un piccolo pezzo del minerale argentato. L’ha voluta posizionare in una diagonale che idealmente lega l’opera, omaggio ai galanzieri, al Cineteatro Cavallera, ‘U Palassiu, l’edificio costruito tra il 1920 e il 1922 che prende il nome dal sindacalista Giuseppe Cavallera, figura-simbolo del movimento sociale a Carloforte. Anche Marta era presente con me all’intervista, dietro l’obiettivo, attenta a carpire le informazioni che potessero esserle sfuggite in precedenza, nella sua ricerca preliminare alla realizzazione dell’opera. Ancora una volta un ponte: tra me, che vengo dal centro dell’ “isola madre” e che non ho mai avuto familiarità con i “lavoratori del mare”, Marta Fontana, che allo stesso tempo è metaforicamente dentro e fuori Carloforte, e Giuseppe Aste, memoria solida e lucida della storia dei galanzieri.

Bibliografia

Manconi, Francesco. Le miniere e i minatori della Sardegna. Cagliari: Consiglio regionale della Sardegna, 1986.

Callia, Raffaele, a c. di. Storia del movimento sindacale nella Sardegna meridionale. 1. ed. Cagliari: AM&D, 2002.

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