Carloforte: l'arte del maestro d'ascia
a cura di Benedetta Secci
Tra i primi coloni che arrivarono sull’Isola di San Pietro c’erano due famosi maestri d’ascia, i fratelli Giuseppe e Giovanni Damele che si dedicarono principalmente alla cura del naviglio delle tonnare più che a una vera e propria attività di costruzione.
Nella seconda metà del XVIII secolo sull’Isola di San Pietro arrivò Antonio Gavassino, trapanese, che si dedicò alla costruzione di grossi vascelli al servizio delle tonnare dell’Isola. Ad Antonio Gavassino sono legati alcuni nomi illustri della cantieristica carlofortina. Primo fra tutti Pietro Ferralesco, sposato con una donna della famiglia Gavassino.
Anche Salvatore Rossino prestò per lungo tempo la propria opera presso i cantieri Gavassino prima di dare vita a quello di sua proprietà, sorto nel 1880.
A seguire ci furono altri due cantieri navali per la costruzione delle imbarcazioni, tra cui quello di Mario Saliu che proseguì l’attività di maestro d’ascia fino al 1970 e quello della famiglia Biggio che prosegue ancora al giorno d’oggi con Angelo Biggio, maestro d’ascia di quinta generazione.
Tra le eredità importanti lasciate sull’Isola di San Pietro dai coloni tabarchini, vi è sicuramente la cantieristica navale, che ancora oggi rappresenta un importante legame con il passato che veniva tramandato di generazione in generazione.
L’unico maestro d’ascia a non vantare una tradizione familiare è il giovane Antonio Sanna, che decise di intraprendere questo mestiere dopo aver frequentato un corso promosso dalla Regione Sardegna e diretto da Francesco Biggio, che definiva suo maestro. Durante un’intervista ci racconta che ha intrapreso questo percorso perché era un gran appassionato di barche fin da giovanissimo. Inizialmente lavorava in diversi cantieri del paese, poi nel 1997 decise di mettersi in proprio. Sottolinea più volte che con il passare degli anni il lavoro del maestro d’ascia diminuisce sempre di più, evidenziando che l’ultima imbarcazione l’aveva costruita nel 2007, per un totale di circa una dozzina di imbarcazioni, costruite con il pino d’Aleppo che trovava nelle pinete di Carloforte. Dopo la raccolta della legna iniziava a disegnare i progetti, infatti, mi ha dato la possibilità di vedere il suo disegno mentre progettava la costruzione dello schifetto “Nonno Spuincia".
Una volta costruita l’imbarcazione veniva battezzata e si sceglieva la madrina (solitamente il nome della moglie del proprietario o della figlia).
Così come Antonio Sanna anche Angelo Biggio afferma che il lavoro del maestro d’ascia sta scomparendo; infatti, lui per continuare a lavorare si è adattato alla nuova realtà dedicandosi principalmente alla manutenzione delle imbarcazioni, sottolineando che la sua ultima imbarcazione l’aveva costruita insieme a suo padre Giovanni Biggio nel 2004.
La sua è una storia di immigrazione. L’arte di costruzione dei bastimenti non ha solo portato i primi coloni a stabilirsi sull’isola di San Pietro, ma ha attratto popolazione fino al Novecento.Viene da chiedersi quale sarà il destino di una professione che è stata così importante per la storia di questa comunità.
Bibliografia
De Francesco, Michele. Gente di mare : vicende e personaggi della marineria dell’Isola di San Pietro. Cagliari: Gasperini, 1996.
Repetto, Salvatore. La marineria carlofortina : vicende, uomini e scafi di un’epoca. Carloforte : storia e cultura. Cagliari: Edizioni della Torre, 2017.