“Il più sardo dei sardi”
a cura di Marco Garbaccio
«Il più sardo dei sardi» è un’espressione del pittore e critico d'arte Luciano Brebbia Fioretti, una frase posta a conclusione di un appassionato ricordo dell’amico Gianni Salidu, il maestro di Sant’Antioco.
Gianni Salidu nasce a Sant’Antioco nel 1941 da una famiglia di contadini. Proprio nei campi e tra gli oliveti paterni l’artista trascorre momenti importanti della sua fanciullezza, attimi che ne influenzeranno fortemente la futura produzione artistica. Religiosità e fede faranno costantemente parte della sua arte, lo testimoniano gli innumerevoli presepi e “cristi” da lui prodotti.
Il primo approccio dell’artista alla scultura si ha intorno alla metà degli anni Sessanta quando, per partecipare alle consuete processioni in paese, decide di accompagnare al proprio abito tradizionale sardo (sa besti) un bastone da lui intagliato. Il piacere dell’intaglio si spostò poi alle pipe e alle zucche, svuotate, essiccate e poi incise.
Momento topico della vita del futuro maestro è il matrimonio con l’artigiana tessile Pinella Bullegas, datato 1966. Sarà proprio la fiducia della moglie a fungere da messa in moto definitiva per la produzione di Salidu.
Le prime opere in legno, scolpito del maestro sardo risalgono alla fine degli anni Settanta, fu la vivace moglie Pinella a “trafugarle” per poi esporle in anonimato presso una mostra locale. Si trattò della prima apparizione in pubblico delle sculture antiochensi di Gianni Salidu, era il 1978.
Gli anni Ottanta segnano gli esordi e una prima presa di coscienza da parte dell’artista. Nel 1984 viene allestito il primo presepe artistico di Sant’Antioco nella Grotta della Natività, al quale partecipa anche Salidu con una “madonna”. Da allora, l’appuntamento di fine anno diventerà biennale e l’ipogeo verrà concesso in gestione allo scultore per un intero secolo.
La produzione sacra, in particolare “cristi” e presepi, attraversa la totalità della carriera dello scultore, evidenziando nel perfezionamento delle statuine l’evolversi della maestria e degli approcci alla materia. Nelle rappresentazioni della Natività, realizzate con tutte le tipologie di materiali preferite dall’artista (ginepro, olivastro, azobè, trachite, ciottoli), vengono inseriti elementi della tradizione etnografica sarda: donne che portano l'acqua con la brocca (sa mariga) e il pane con la cesta (sa parinedda); suonatori di fisarmonica e di launeddas; uomini con la veste tradizionale (sa besti).
I presepi divengono lo spazio preferito dall’artista per sperimentare forme e giochi con i materiali e con le tecniche, ma anche per dare vita a tematiche care, per esempio: Gesù viene rappresentato inizialmente con le mani rivolte verso il cielo, per poi tendere nel corso degli anni a una costruzione meno divina e più umana, con il dito del bambinello portato alla bocca; l’inserimento costante nelle composizioni di una coppia di anziani uniti, simboleggianti i genitori. La passione per il contesto della Natività porterà la grotta di Is Zuddas, presso Santadi, ad esporre permanentemente ogni dicembre uno dei presepi di Gianni (dal 1991).
Con il prosieguo delle produzioni, Salidu sviluppa un legame profondo con i materiali. Il ginepro e le radici di olivastro (utilizzate anche bruciate) rappresentano il rapporto diretto dello scultore con l’isola, la cui crudezza e asperità saranno costantemente fonti primarie d’ispirazione; l’uso dei due legni dalle tonalità molto scure viene spesso alternato al limone, di colore chiaro e utile a mettere in risalto personaggi ed elementi tramite contrasto cromatico (e.g. la purezza delle figure femminili nei presepi).
Fede, isola ma anche donne e madri sono soggetti di rilievo nell’arte dello scultore antiochense. La figura femminile è «un tutt’uno con la Terra, la Patria e la Sardegna. Rispecchia il suo attaccamento alle radici e la ricerca di temi universali» (Friedrich 2020). La femminilità viene declinata sotto numerose prospettive e impiegata per dare forma a concetti umani e trascendenti: ritroviamo volti di donna; figure slanciate verso l’alto (“Maternità”, “Superbia”, “Libertà”); composizioni multi-materiale.
L’opera più celebre e sentita rivolta all’universo femminile è “L’Amore”, una scultura in ginepro dedicata alla moglie Pinella e da lei descritta con profondo orgoglio ed emozione: «Il giorno della Festa della Mamma Gianni è arrivato a casa e mi ha portato questa bellissima opera, me l’ha data in mano e mi ha detto “Questa l’ho fatta pensando a te, la mamma dei miei figli”. Secondo me è un capolavoro». La statua rappresenta due amanti, l’una davanti all’altro, avvolti in una composizione che li protende verso l’alto ma che, nonostante l’unione, ne esalta le individualità.
L’ultimo grande tema ricorrente nelle opere dello scultore sardo è il mare, sua passione e rifugio: lo si ritrova nelle forme, nei soggetti, nelle composizioni. La scultura più iconica di Salidu, a detta dei suoi concittadini, è proprio la “Sirena che abbraccia il delfino”, realizzata in trachite, databile al 2002 e collocata in una grotta a dodici metri di profondità presso l’Isola de La Vacca, a sud-est di Sant’Antioco. La composizione fu realizzata dal maestro su proposta del regista e oceanografo francese Jacques-Yves Cousteau, in memoria dei caduti in mare. Da allora, ogni anno agli inizi di settembre, la statua è meta di un corteo di imbarcazioni organizzato dall’Associazione Sant’Antioco abbraccia il mare, fondata dall’artista.
Dopo due decenni di mostre ed esposizioni in Italia e in Europa, Gianni Salidu è morto il 22 novembre 2009. La sua memoria è ora affidata alle opere che ha prodotto in vita, così tanto apprezzate e desiderate dal suo pubblico, e alla moglie Pinella Bullegas, instancabile promotrice dell’arte del marito, di cui si riporta il ricordo finale: «Ogni mio passo è sempre dedicato a Gianni, perché era una persona fantastica. […] Solo il suo sguardo dava dolcezza, infatti tutti mi dicono “abbiamo avuto tutti da Gianni un abbraccio”. […] Era un vero artista, non ha fatto l'accademia, non ha studiato, ma ce l’aveva dentro e infatti si vede dalle opere che ha fatto».
Riferimenti bibliografici essenziali:
- J. Friedrich, Gianni Salidu. Nel legno e nella pietra, N. Canelles, Iglesias 2012.
- P. Balia, Gianni Salidu. Il presepio, Cooperativa Tipografica Editoriale, Iglesias 2012