Nuotare controcorrente nel mare del conflitto mondiale

a cura di Marco Medinas

Port Mahòn, 10 settembre 1943, un pigro venerdì di fine estate si trasforma in un evento che raramente una persona può dimenticare. Improvvisamente quella guerra di cui tanto si parla, ma alla quale la Spagna franchista non partecipa, irrompe sull’isola di Minorca in maniera drammatica.

Al porto sono arrivate alcune navi da guerra italiane che, duramente colpite da quella guerra che appare tanto lontana, chiedono aiuto. A bordo più di 1800 marinai affamati, spaventati e preoccupati per un futuro che appare incerto. La loro patria, dopo l’armistizio, è divisa. Inoltre, la guerra gli ha giocato uno scherzo crudele e i tedeschi, loro alleati fino al giorno prima, hanno affondato uno dei fiori all’occhiello della flotta italiana, ovvero la corazzata “Roma”. Nella mente dei sopravvissuti rimarrà sempre indelebile, come testimoniato da Nicolo Puggioni, il ricordo dell’inferno di fuoco e metallo in cui circa 1400 compari, e amici, sono rimasti intrappolati per sempre.

Se il popolo di Mahòn, incuriosito da questa novità, mostra subito la sua solidarietà verso questi eroi del mare lo stesso non si può dire del governo franchista che, sorpreso e scottato dal tradimento del governo italiano verso l’ideale fascista, cercherà di incamerare le navi italiane e internare i 1800 marinai al loro interno.

Ma, come spesso succede nel corso della storia, questo non era il destino dei marinai che vengono aiutati da una signora, poi diventata la loro “Mamma”, che in veste di cittadina italiana e viceconsole onorario d’Italia sente la necessità di un intervento immediato. Questa signora è Fortuna Novella, carlofortina che, come spesso succede nella vita, si trasferisce a Mahòn per amore del suo Antonio Riudavertz. Anche per Fortuna il 10 settembre 1943 diventerà una data da non dimenticare, la data in cui acquisirà la maternità di 1800 marinai che, pur di non lasciare le proprie navi in mano spagnola, erano pronti ad auto affondarle e affrontare un futuro incerto. Fortuna Novella, come ci ricorda Antonio Casanova, apre le porte della propria casa, lavora con il governo e con l’amministrazione di Port Mahòn per garantire ai 25 caduti una degna sepoltura e ai quasi 1800 marinai presenti a Mahòn ogni genere di aiuto per provare a lenire la loro inquietudine e sofferenza. Durante la cerimonia d’inaugurazione del monumento ai caduti della corazzata “Roma” a Mahòn, nel 1950, l’ammiraglio Ferrante Capponi dirà: “Vi è una persona in Mahón alla quale noi dobbiamo molta gratitudine, la signora Fortuna Novella. Essa ha svolto in passato una preziosa opera di assistenza ai nostri equipaggi e dimostra tuttora verso i caduti che sono qui sepolti una cura pia ed amorevole della quale è soltanto capace un’anima nobile e generosa, mossa da amor patrio e carità cristiana”.

Ho scelto di approfondire la figura di Fortuna Novella incuriosito dalle sue tracce presenti a Carloforte, in particolare le due targhe, e ho scoperto una vicenda fortemente controcorrente nel mare di eventi della Seconda guerra mondiale, caratterizzata da fatti drammatici e da una crescente violenza, in virtù dell’esempio di coraggio e generosità che fornisce ai posteri che ne studiano le vicissitudini. Per questo l’ANMI, l'Associazione Nazionale dei Marinai d'Italia, e la comunità carlofortina, come emerso dal sondaggio, scelgono, ancora oggi, di tenerne viva la memoria nelle due località, unite dalla figura di Fortuna, di Carloforte e Mahòn. Come ogni buona ricerca, tuttavia, gli interrogativi non terminano qua. Queste due isole, bagnate dallo stesso mare, potrebbero nascondere sotto le pieghe della storia relazioni che attendono ancora di essere indagate?

Bibliografia

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