Frammento di Vuoto I
Collezione
Titolo
Frammento di Vuoto I
Titolo originale
Frammento di Vuoto I, Carbonia
Autore dell'opera
Giò Pomodoro
Definizione
La proporzione perfetta, meglio nota come aurea, è un prodotto di aritmetica e geometria, di numeri e compasso. La via che la segna e percorre è una linea spiraliforme, avente un inizio e una fine. Volendo giocare con tale immagine, tanto apprezzata dal maestro marchigiano Gio’ Pomodoro, si potrebbe dire che Frammento di Vuoto I, inaugurato nella piazza Roma di Carbonia il primo maggio 2005, costituisca il punto conclusivo di un tracciato d’esperienza sarda apertosi nel lontano 1977 con il progetto per Ales Piano d’uso collettivo: a Antonio Gramsci.
C’è qualcosa di più dell’ironia della sorte a legare il paese di Gramsci e la cittadina voluta da Mussolini, i cui lavori di edificazione, basati sul razionalismo italiano e la metafisica di Giorgio De Chirico, iniziarono in quel 1937, anno di morte del filosofo. Non è casuale che entrambe le opere siano inaugurate il primo maggio, festa del lavoro, e non sono casuali le parole dell’allora sindaco di Carbonia, Salvatore Cherchi, pronunciate in quella stessa giornata inaugurale al Teatro Centrale: «Abbiamo deciso di inaugurare Piazza Roma e la scultura di Gio’ Pomodoro in questa giornata ricca di ricordi e significati, per sottolineare quell’idea di alto valore sociale del lavoro che l’artista pesarese esprimeva anche nelle sue opere» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
Il lavoro, dunque, vero fondamento di una cittadina nata per ospitare minatori e dirigenti; ma non solo. Frammento di Vuoto I vuole essere molto di più, e sono le note parole di Caterina Zappia sulle opere del Pomodoro a rivelarlo: «Tuttavia, se proprio dovessimo definirle, sarebbero da collocare a metà strada tra l’intervento urbanistico, l’arredo urbano ed il monumento propriamente detto» (Zappia 1990). Tale definizione, poi ripresa da Cristina Casero (Casero 2011), indica che l’opera di Pomodoro deve considerarsi come la ricerca di un connubio tra diversi «valori». Quali? Il genio dell’artista; l’ambiente in cui si inserisce (contesto urbano o extra-urbano); i fruitori dell’opera stessa. La visione creativa dello scultore, dunque, deve sapersi integrare con l’ecosistema fisico sul quale andrà a materializzarsi, e deve al contempo riconoscere l’opera quale oggetto vivo sempre in rapporto sia con il contesto fisico su cui poggia, sia con la popolazione che quel contesto abita: l’opera deve essere sempre per qualcuno.
Frammento di Vuoto I è il risultato di questa visione. Per volontà del maestro Pomodoro non si colloca al centro della piazza, ma, proprio come un «arredo» ben proporzionato, su un suo lato, «in modo che il piano d’uso della piazza fosse il più ampio possibile» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.); il basamento della statua, e della vasca su cui si riflette, è pensato per essere vissuto, toccato: banalmente ci si può sedere. Eppure non manca di sprigionare grandezza, qual è quella che inevitabilmente suscita il grande blocco di marmo di Carrara, alto ben quattro metri, scolpito dal Pomodoro nell’atelier di Giorgio Angeli a Querceta, e consegnato nella sua forma ultima, modellata, alla cittadina di Carbonia il 19 aprile 2005.
Il maestro ebbe modo di compiere un’ispezione in loco prima di partorire il suo disegno. Fu un sopralluogo breve che tuttavia gli permise di individuare i «quattro sagrati», le «quattro piazze tematiche», o più semplicemente i «quattro poteri», per usare le espressioni del professor Antonello Sanna, che cingono la Piazza e su di essa si affacciano: quello «politico» del Municipio, quello della «propaganda» rappresentato dalla Torre Civica, quello «culturale e ricreativo» del Teatro e del Dopolavoro, e, infine, quello «religioso» della Chiesa» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
La piazza principale è il cuore della cittadina, la sua architettura e quella degli edifici che le fanno da argini è razionalista. Semplice e cubica, secondo la scuola dell’ingegner Cesare Valle e dell’architetto Ignazio Guidi, i quali svilupparono, uno dopo l’altro, e il piano urbanistico di Carbonia e quello di Addis Abeba. Di qui l’intuizione del Pomodoro e il significato più profondo di Frammento di Vuoto I, che doveva inserirsi, come «ciliegina sulla torta» («“Frammenti” di Giò Pomodoro, il gioiello di piazza Roma - La Nuova Sardegna» s.d.), nell’opera di restauro della Piazza, restituita alla condizione originaria dopo decenni di snaturamento: «Al posto della forma del quadrato, onnipresente in questa piazza, in tutte le sue possibili divisioni, io proporrò un’intromissione anomala. Un blocco dentro il quale ci sarà l’opera, il più possibile vibratile, linee rigorosamente rette per il bacino, altre linee decisamente curve per la scultura» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
Frammento di Vuoto I, come confessa il figlio del maestro, Arnaldo Pomodoro, rappresenta l’immagine di una «vela». È questo l’oggetto vibratile, curvo, l’intromissione anomala che deve spezzare il rigore geometrico e proporre due temi centrali dell’arte del Pomodoro: la tensione e il vuoto. Fin dal 1958, infatti, egli sviluppò «superfici in tensione», ossia «forme di vuoto senza soluzioni di continuità, dove il vuoto coincide con il pieno, in un espandersi virtualmente infinito. […] Non c’è rappresentazione perché l’azione accade, senza scaricarsi, restando permanente a se stessa, catturata nella superficie» (Fagone 2003, 33). Quale migliore immagine per descrivere tutto questo se non quella di una vela?
Un’opera pensata per omaggiare il lavoro ed una cittadina edificata sulla polvere e il sudore; un arredo proporzionato, perché «ci sono piccole sculture di pochi centimetri che sono monumentali» (Fagone 2003, 34), posto su un lato per non intaccare la vivibilità della piazza; una forma astratta che deve sposarsi con l’astrattismo della cittadina di fondazione, che riprende la geometria del rettangolo aureo, ed al contempo ne spezza il rigore. Un’arte politica, quella di Frammento di Vuoto I: la vela del «fluire continuo», un’intromissione di libertà nel santuario dei quattro poteri.
Bibliografia
Casero, Cristina. 2011. «Giò Pomodoro: la dimensione esterna della scultura», Estate/Autunno 2011.
Fagone, Vittorio, a c. di. 2003. Giò Pomodoro 1930-2002. Lucca: Fondazione Ragghianti.
Zappia, Caterina. 1990. Gio’ Pomodoro. Luoghi scolpiti tra realtà e utopia. Milano: Electa.
Sitografia
«“Frammenti” di Giò Pomodoro, il gioiello di piazza Roma - La Nuova Sardegna». s.d. Archivio - La Nuova Sardegna. Consultato 25 giugno 2021. https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/04/07/SW1SD_SW103.html.
«Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”». s.d. Consultato 1 giugno 2021. http://www.comune.carbonia.ci.it/urbiportal/content/it_IT/43.html.
«Giò Pomodoro Giorgio Angeli Studio di Scultura d’Arte in marmo e pietre - Atelier per la realizzazione di opere scultoree in marmo bianco di Carrara e marmi esteri - Seravezza, Versilia, Toscana - Italy». s.d. Consultato 4 giugno 2021. http://www.giorgioangeli.com/artista-it.php?id=A0000003.
C’è qualcosa di più dell’ironia della sorte a legare il paese di Gramsci e la cittadina voluta da Mussolini, i cui lavori di edificazione, basati sul razionalismo italiano e la metafisica di Giorgio De Chirico, iniziarono in quel 1937, anno di morte del filosofo. Non è casuale che entrambe le opere siano inaugurate il primo maggio, festa del lavoro, e non sono casuali le parole dell’allora sindaco di Carbonia, Salvatore Cherchi, pronunciate in quella stessa giornata inaugurale al Teatro Centrale: «Abbiamo deciso di inaugurare Piazza Roma e la scultura di Gio’ Pomodoro in questa giornata ricca di ricordi e significati, per sottolineare quell’idea di alto valore sociale del lavoro che l’artista pesarese esprimeva anche nelle sue opere» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
Il lavoro, dunque, vero fondamento di una cittadina nata per ospitare minatori e dirigenti; ma non solo. Frammento di Vuoto I vuole essere molto di più, e sono le note parole di Caterina Zappia sulle opere del Pomodoro a rivelarlo: «Tuttavia, se proprio dovessimo definirle, sarebbero da collocare a metà strada tra l’intervento urbanistico, l’arredo urbano ed il monumento propriamente detto» (Zappia 1990). Tale definizione, poi ripresa da Cristina Casero (Casero 2011), indica che l’opera di Pomodoro deve considerarsi come la ricerca di un connubio tra diversi «valori». Quali? Il genio dell’artista; l’ambiente in cui si inserisce (contesto urbano o extra-urbano); i fruitori dell’opera stessa. La visione creativa dello scultore, dunque, deve sapersi integrare con l’ecosistema fisico sul quale andrà a materializzarsi, e deve al contempo riconoscere l’opera quale oggetto vivo sempre in rapporto sia con il contesto fisico su cui poggia, sia con la popolazione che quel contesto abita: l’opera deve essere sempre per qualcuno.
Frammento di Vuoto I è il risultato di questa visione. Per volontà del maestro Pomodoro non si colloca al centro della piazza, ma, proprio come un «arredo» ben proporzionato, su un suo lato, «in modo che il piano d’uso della piazza fosse il più ampio possibile» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.); il basamento della statua, e della vasca su cui si riflette, è pensato per essere vissuto, toccato: banalmente ci si può sedere. Eppure non manca di sprigionare grandezza, qual è quella che inevitabilmente suscita il grande blocco di marmo di Carrara, alto ben quattro metri, scolpito dal Pomodoro nell’atelier di Giorgio Angeli a Querceta, e consegnato nella sua forma ultima, modellata, alla cittadina di Carbonia il 19 aprile 2005.
Il maestro ebbe modo di compiere un’ispezione in loco prima di partorire il suo disegno. Fu un sopralluogo breve che tuttavia gli permise di individuare i «quattro sagrati», le «quattro piazze tematiche», o più semplicemente i «quattro poteri», per usare le espressioni del professor Antonello Sanna, che cingono la Piazza e su di essa si affacciano: quello «politico» del Municipio, quello della «propaganda» rappresentato dalla Torre Civica, quello «culturale e ricreativo» del Teatro e del Dopolavoro, e, infine, quello «religioso» della Chiesa» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
La piazza principale è il cuore della cittadina, la sua architettura e quella degli edifici che le fanno da argini è razionalista. Semplice e cubica, secondo la scuola dell’ingegner Cesare Valle e dell’architetto Ignazio Guidi, i quali svilupparono, uno dopo l’altro, e il piano urbanistico di Carbonia e quello di Addis Abeba. Di qui l’intuizione del Pomodoro e il significato più profondo di Frammento di Vuoto I, che doveva inserirsi, come «ciliegina sulla torta» («“Frammenti” di Giò Pomodoro, il gioiello di piazza Roma - La Nuova Sardegna» s.d.), nell’opera di restauro della Piazza, restituita alla condizione originaria dopo decenni di snaturamento: «Al posto della forma del quadrato, onnipresente in questa piazza, in tutte le sue possibili divisioni, io proporrò un’intromissione anomala. Un blocco dentro il quale ci sarà l’opera, il più possibile vibratile, linee rigorosamente rette per il bacino, altre linee decisamente curve per la scultura» («Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”» s.d.).
Frammento di Vuoto I, come confessa il figlio del maestro, Arnaldo Pomodoro, rappresenta l’immagine di una «vela». È questo l’oggetto vibratile, curvo, l’intromissione anomala che deve spezzare il rigore geometrico e proporre due temi centrali dell’arte del Pomodoro: la tensione e il vuoto. Fin dal 1958, infatti, egli sviluppò «superfici in tensione», ossia «forme di vuoto senza soluzioni di continuità, dove il vuoto coincide con il pieno, in un espandersi virtualmente infinito. […] Non c’è rappresentazione perché l’azione accade, senza scaricarsi, restando permanente a se stessa, catturata nella superficie» (Fagone 2003, 33). Quale migliore immagine per descrivere tutto questo se non quella di una vela?
Un’opera pensata per omaggiare il lavoro ed una cittadina edificata sulla polvere e il sudore; un arredo proporzionato, perché «ci sono piccole sculture di pochi centimetri che sono monumentali» (Fagone 2003, 34), posto su un lato per non intaccare la vivibilità della piazza; una forma astratta che deve sposarsi con l’astrattismo della cittadina di fondazione, che riprende la geometria del rettangolo aureo, ed al contempo ne spezza il rigore. Un’arte politica, quella di Frammento di Vuoto I: la vela del «fluire continuo», un’intromissione di libertà nel santuario dei quattro poteri.
Bibliografia
Casero, Cristina. 2011. «Giò Pomodoro: la dimensione esterna della scultura», Estate/Autunno 2011.
Fagone, Vittorio, a c. di. 2003. Giò Pomodoro 1930-2002. Lucca: Fondazione Ragghianti.
Zappia, Caterina. 1990. Gio’ Pomodoro. Luoghi scolpiti tra realtà e utopia. Milano: Electa.
Sitografia
«“Frammenti” di Giò Pomodoro, il gioiello di piazza Roma - La Nuova Sardegna». s.d. Archivio - La Nuova Sardegna. Consultato 25 giugno 2021. https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/04/07/SW1SD_SW103.html.
«Comune di Carbonia - Inaugurazione di “FRAMMENTO DI VUOTO I”». s.d. Consultato 1 giugno 2021. http://www.comune.carbonia.ci.it/urbiportal/content/it_IT/43.html.
«Giò Pomodoro Giorgio Angeli Studio di Scultura d’Arte in marmo e pietre - Atelier per la realizzazione di opere scultoree in marmo bianco di Carrara e marmi esteri - Seravezza, Versilia, Toscana - Italy». s.d. Consultato 4 giugno 2021. http://www.giorgioangeli.com/artista-it.php?id=A0000003.
Misure
mt 4,50x4,50
Localizzazione geografico-amministrativa attuale
Italia, Sardegna, Sud Sardegna, Carbonia
Autore della riproduzione digitale
Andrea Serra
ESC - Ente schedatore
LU.Di.Ca.
Autore della scheda
Andrea Serra
Data
17 giugno 2021
Lingua
Italiano
Contenuti
-
Inaugurazione "Frammento di Vuoto I"
2005-05-01 -
frammento di Vuoto I
2005-05-01