Obelisco Mussolini

di Antonella Fiorio

Da monolite marmoreo a obelisco celebrativo

È il luglio del 1928 e a Carrara, nella Cava Carbonera, Renato Ricci, commissario governativo per l’Ente portuale di Carrara e responsabile del Consorzio per l’industria e il commercio del marmo, sovrintende alla scelta del monolite marmoreo che diventerà, nei disegni dell’architetto Costantino Costantini, un obelisco dedicato a Benito Mussolini. Mentre gli operai lavorano, un gruppo di giornalisti prende appunti su taccuini. Ogni istante di questa nuova grande opera celebrativa del regime e del duce deve essere testimoniato, conservato, propagandato.

Sono questi i fotogrammi della prima puntata del Giornale Luce che racconta l’epopea dell’obelisco, dalla sua estrazione dalle cave di marmo sino all’innalzamento nel nuovo complesso sportivo denominato Foro Mussolini.

L’idea di avviare la costruzione di un Foro per l’allenamento fisico e spirituale è dello stesso Renato Ricci che dal 1925 era alla guida dell’Avanguardia giovanile fascista (movimento giovanile del PNF) e l’anno successivo presidente della neonata Opera nazionale balilla (ONB), finalizzata tanto al controllo quanto alla formazione politica e fisica della gioventù, in una logica marziale, cameratesca e paramilitare (Teodori 2016).

I lavori di progettazione e realizzazione del Foro Mussolini vengono affidati all’architetto Enrico Del Debbio e procedono senza sosta dal 1927 al 1933 per poi passare sotto la direzione dell’architetto Luigi Moretti sino alla fine degli anni Trenta (Valeriani 1988).

Il complesso sportivo, come la maggior parte delle architetture del regime, si ispirava alla Roma imperiale: situato alle pendici del Monte Mario, nell’area bonificata adiacente al Tevere, rappresentava il giusto scenario per le sfilate del regime, circondato dal verde e scandito da sculture di atleti, mosaici con figure mitologiche e simboli sacri per la storia di Roma e la vita fascista (Capalbio 2015).

Anche i lavori per il Foro vengono costantemente ripresi e raccontati dal Cinegiornale Luce, sotto la sorveglianza delle autorità civili, del partito e dello stesso Mussolini che sovente compare nelle riprese mentre fa visita al cantiere.

Per il decennale della marcia su Roma, il nuovo complesso sportivo viene inaugurato e mostrato alla città: al suo interno sono presenti la sede dell’Accademia fascista maschile di educazione fisica, lo Stadio dei Marmi, lo Stadio dei Cipressi e, al centro, il Monolite.

Imperitura marmorea presenza del duce nello Stadio così come nello Stato – principio cardine dell’architettura di regime che si fa strumento dell’ideologia totalitaria fascista (Gentile 2007; Cresti 1986; Ciucci 2002) –, inequivocabile testimonianza delle sue azioni: l’obelisco, con incise verticalmente a lettere capitali le parole MVSSOLINI DVX è alto nel complesso quasi quaranta metri e pesa all’incirca settecento tonnellate. “Il più grande blocco marmoreo mai venuto alla luce dalle viscere della Terra, costato lire 2.343.792,60” precisa Renato Ricci a Mussolini (Baini 1987).

Dal momento della scelta a Carrara sino al suo approdo a Roma, il monolite di marmo è il protagonista di un giornale di viaggio che ne documenta le peripezie. L’attività di propaganda che circonda la sua costruzione è monumentale tanto quanto la sua presenza fisica (D’Amelio 2009; Greco 1998).

Il portale dell’Istituto Luce Cinecittà conserva nove video del Giornale Luce dedicati esclusivamente al trasporto e all’innalzamento del blocco marmoreo, che mantiene uno status di protagonista anche in tutte le altre numerose riprese del Foro.

Il cinegiornale si fa portavoce della fatica impiegata dagli operai per il trasporto del blocco, che costituisce il corpo centrale dell’obelisco, quello che avrebbe ospitato la dedica al duce, e che all’estrazione è alto circa 19 metri con 2,30 metri di lato di base e pesa circa 380 tonnellate.

Per il trasporto viene ingabbiato in un’armatura da 50 tonnellate di legno e 14 di ferro e imbrigliato solidamente da una rete di funi d’acciaio. Un video del marzo 1929 mostra il difficoltoso passaggio per le vie di Carrara del gigante di marmo trainato da trentasei paia di buoi e ancora nel luglio dello stesso anno è in viaggio lungo il Tevere su un enorme zatterone.

Le inquadrature sono mirate: i buoi che tirano con forza, le corde che si tendono, il convoglio che avanza sul fiume con il timoniere fiero, i bambini sulla riva che fanno il saluto romano al passaggio. E infine nel novembre 1929 il monolite finisce il suo “grande viaggio” dalle Alpi Apuane al Foro di Mussolini.

I video degli anni successivi raccontano i lavori al cantiere del Foro: lo scavo per le fondamenta del basamento, i piloni in cemento armato, i rulli che fanno muovere il monolite, le armature di legno per l’innalzamento che si infrangono al suolo al termine dell’opera.

Nel settembre 1932 il monolite Mussolini è pronto per “librarsi nell’azzurro, segnacolo di civiltà e bellezza” dice il giornalista del Luce, prima di descrivere i prodigi della tecnologia compiuti per realizzare questa “opera di romana grandezza che renderebbe attoniti i tecnici di un tempo”.

La direzione dell’impresa di sollevamento viene affidata allo stesso progettista dell’obelisco, l’architetto Costantini (SIUSA s.d.), coadiuvato dagli ingegneri Achille Pintonello, Oreste Girardo e Aldo Romano. Al termine dei lavori, il 4 novembre 1932 “il monolite lento e docile sale verso il cielo, simbolo eloquente della rinnovata grandezza italiana” (Istituto Luce Cinecittà 1932).

Se l’architettura diviene per i regimi totalitari la migliore e principale forma di propaganda, autocelebrazione e prestigio, l’obelisco di Mussolini conferma questo paradigma, mostrandosi come esempio riuscito di costruzione e comunicazione.

Lo stile rettilineo, lineare, privo di decorazioni all’infuori dei simboli del fascismo che caratterizza l’intero complesso del Foro viene descritto visivamente dalla cinepresa e raccontato dai giornalisti del regime in ogni suo aspetto, gelido e grandioso allo stesso tempo.

A volte ritornano

Nel 2016 l’obelisco torna ad essere protagonista di un’avvincente narrazione con una pubblicazione che fa discutere: The Codex Fori Mussolini: A Latin Text of Italian Fascism (Reitz-Joosse e Lamers 2016). Gli autori, Bettina Reitz-Joosse e Hans Lamers, hanno ritrovato nell’Archivio Capitolino una copia del panegirico scritto per Mussolini e sepolto nel basamento dell’obelisco durante la sua costruzione.

Il testo, redatto in latino su pergamena, è stato scritto da Aurelio Giuseppe Amatucci ed è composto da 1200 parole che celebrano il duce e il regime. Nella prima delle tre parti che compongono il panegirico viene elogiata la figura di Mussolini con i toni epici con cui venivano descritte le gesta degli imperatori romani.

Le sue Res Gestae vengono narrate nelle due parti successive, dove si ripercorre la storia del fascismo sin dalle origini, per giungere alla nascita delle organizzazioni giovanili e alla costruzione del luogo in cui la pergamena è sepolta (Kallis 2017; Brandford 2016; Isman 2016).

È il fascismo che racconta sé stesso ai posteri. Di questo panegirico nelle fonti coeve alla sua stesura e alla costruzione dell’obelisco – tanto propagandata – non vi è traccia. Non, dunque, un testo scritto per i contemporanei, ma per un lontano futuro.

La pergamena originale nel basamento dovrebbe essere accompagnata da monete che ritraggono Mussolini con indosso pelle di leone, suo segno zodiacale e simbolo erculeo di forza e potere, che ritorna nei mosaici del Foro Italico. Un patrimonio che verrebbe alla luce solo con l’abbattimento dell’obelisco. Che sia stato messo apposta dal duce per essere ritrovato tra le macerie del fascismo dopo il suo crollo?

Circa la demolizione (la rifunzionalizzazione) dei simboli del fascismo e, in generale, dei regimi totalitari, vi è un lungo e articolato dibattito, nazionale e internazionale, che ha ovviamente investito anche l’obelisco del Foro Italico per il forte impatto visivo che le lettere capitali incise sulla stele centrale suscitano.

Se si volesse demolire l’obelisco allora bisognerebbe demolire anche le statue dello Stadio dei marmi, del tennis, i mosaici della piscina, non si finirebbe più perché in ogni città d’Italia il fascismo ha lasciato segni profondi, ovunque. Il Foro italico è un complesso straordinario per capire come si autocelebravano i regimi, che io a differenza di Emilio Gentile giudico un totalitarismo imperfetto e aveva quindi bisogno di riaffermare la propria presenza di fronte agli altri due poteri vale a dire il Vaticano e la Monarchia.

Con queste parole lo storico Vittorio Vidotto risponde all’intervista per il quotidiano Il Foglio che, come molte altre testate giornalistiche hanno commentato, più volte e anche a distanza di tempo, la proposta di Laura Boldrini di eliminare la scritta DVX dall’obelisco (Orazi 2020).

Durante la sua presidenza alla Camera, al termine della cerimonia per il 70° della Resistenza, Laura Boldrini dialoga con un partigiano della necessità di ripulire le strade dal fascismo, dando vita a una forte polemica mediatica (Carrano 2017; Redazione Roma Online 2015; Redazione 2015; 2017; Curridori 2015).

La questione è certamente complessa e non risolvibile con i tempi rapidi del web: la trattazione semplicistica riportata da blog, giornali e social network è lo spiraglio di una supernova, è la reazione innescata nel pubblico da un dibattito storiografico di lunghissimo corso, è uno dei tanti cerchi nell’acqua che si espandono all’infinito dopo aver gettato una pietra particolarmente pesante.

Bibliografia e sitografia

Baini, Alberto. 1987. «Un obelisco per il Duce». Storia illustrata, n. 360 (novembre).

Brandford, Becky. 2016. «Mussolini Message to Future Revealed under Rome Obelisk». BBC News, 31 agosto 2016, par. Europe.

Capalbio, Caterina. 2015. Dal Foro Mussolini al Foro Italico. Storia, arte, architettura e città dello sport. Abel Books.

Carrano, Eleonora. 2017. «Antifascismo, Laura Boldrini è sicura di riconoscere il valore di un monumento?» Il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2017, par. Blog.

Ciucci, Giorgio. 2002. Gli architetti e il fascismo: architettura e città 1922-1944. Torino: Einaudi.

Cresti, Carlo. 1986. Architettura e fascismo. Firenze: Vallecchi.

Curridori, Francesco. 2015. «Un coro di insulti per la Boldrini che vuole “cancellare” Mussolini». ilGiornale.it, 17 aprile 2015, par. Politica.

D’Amelio, Maria Grazia. 2009. L’obelisco marmoreo del Foro italico a Roma: storia, immagini e note tecniche. Roma: Palombi.
Gentile, Emilio. 2007. Fascismo di pietra. Roma-Bari: Laterza.

Greco, Antonella. 1998. «L’epopea del monolite Balilla». Capitolium, n. 2: 78–81.

Isman, Fabio. 2016. «Il codice segreto dell’obelisco, ritrovate copie di pergamena sepolta alla base del monumento per Mussolini». il Messaggero, 1 settembre 2016.

Istituto Luce Cinecittà. 1932. Roma: l’innalzamento del monolite Mussolini. Vol. B0141. Giornale Luce.

Kallis, Aristotle. 2017. «The Codex Fori Mussolini: A Latin Text of Italian Fascism, Written by Han Lamers and Bettina Reitz-Joosse». Fascism 6 (1): 119–21.

Orazi, Manuel. 2020. «Ecco perchè non si deve toccare nemmeno l’obelisco del duce». Il Foglio, 21 giugno 2020.

Redazione. 2015. «Fascismo, Boldrini: “Togliere la scritta Dux dall’obelisco del Foro”». la Repubblica, 17 aprile 2015.

———. 2017. «Giusto rimuovere la scritta “Mussolini dux” dall’obelisco del Foro Italico». L’HuffPost, 12 settembre 2017, par. Notizie.

Redazione Roma Online. 2015. «Boldrini: “Cancellare la scritta Dux dall’obelisco di Mussolini” Bufera sulla presidente della Camera». Corriere della Sera, 17 aprile 2015.

Reitz-Joosse, Bettina, e Hans Lamers. 2016. The Codex Fori Mussolini: A Latin Text of Italian Fascism. Londra: Bloomsbury Publishing.

SIUSA. s.d. «Costantini Costantino». Ministero della Cultura. SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Consultato 24 giugno 2021.

Teodori, Giovanni. 2016. «Ricci, Renato». In Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 87.

Valeriani, Enrico. 1988. «Del Debbio, Enrico». In Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 36.

Approfondimenti

  • Foro Italico

    Il Foro Italico (in origine Foro Mussolini) è stato progettato e realizzato dall'architetto Enrico Del Debbio tra il 1927 e il 1933, su iniziativa di Renato Ricci, presidente dell'Opera Nazionale Balilla. Dopo una prima inaugurazione nel 1932 (quando il complesso sportivo comprendeva soltanto l'Accademia fascista maschile di educazione fisica, il Monolite, lo Stadio dei Marmi e lo Stadio dei Cipressi), i lavori proseguono sotto la direzione dell'architetto Luigi Moretti, cui si deve la realizzazione del piazzale dell'Impero, che collega in asse il Monolite con la piazza della Sfera. Dopo la caduta del fascismo, nel 1943, il Foro Mussolini viene rinominato Foro Italico. Nel secondo dopoguerra l'intero complesso è interessato da interventi urbanistici in vista delle Olimpiadi del 1960 e viene realizzato lo Stadio del Nuoto. Lo Stadio Olimpico è stato, invece, ricostruito in occasione dei mondiali di calcio del 1990.
  • Il viaggio del monolite

    Riprese del Cinegiornale Luce per raccontare il viaggio del monolite marmoreo destinato a diventare l'Obelisco Mussolini, dalle cave a Carrara sino a Roma.
  • Inaugurazione del Foro Mussolini

    Riprese del Cinegiornale Luce in occasione della manifestazione inaugurale del Foro Mussolini dedicato allo sport
  • Lettera del Cardinale Santorio al Vescovo di Larino

    Lettera del Cardinale Santorio in risposta al Vescovo di Larino per le cause dei Greci e Albanesi della sua diocesi
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