La rete criminale di Joan Luis

Contenuto

Titolo

La rete criminale di Joan Luis

Data di inizio

June 23, 1611

Soggetto conservatore

Archivo de la Corona de Aragón

Nome

Joan Luis

Età

24/28 anni

Padrone

Alexandre Vintimilla

Storia

È una notte di giugno del 1611, quando Luis serve la cena al commendatore Alexandre Vintimilla, suo padrone. Versa del vino da una bottiglia che ha acquistato il giorno prima a Cagliari, e al primo sorso Vintimilla impallidisce e inizia a gridare, accusando Luis di avere avvelenato la bevanda.

Le grida allarmano Pompeo de Leonardis, il curatore e procuratore generale di Vintimilla, che accorre dalla cucina. Assaggia il vino, lo sputa immediatamente e conferma i timori del padrone.

Vintimilla ordina a de Leonardis di controllare il resto del vino presente in casa, ma prima che questi raggiunga le bottiglie, senza farsi vedere, Luis getta fuori dalla finestra il contenuto incriminato. Assaggiando il vino degli altri fiaschi, Pompeo dichiara che non sembra esserci nulla di strano. Vintimilla allora ordina che Luis beva il vino sospetto: solo allora si accorgono che lo schiavo se ne è già sbarazzato.

Interrogato sul perché l'abbia gettato, Luis risponde di averlo fatto perché il vino era cattivo.

Vintimilla, terrorizzato, cerca di vomitare per liberarsi del presunto veleno e avverte Luis che, se fosse morto quella notte, la sua liberazione sarebbe stata definitivamente compromessa. Inoltre, ordina a Pompeo di rinchiudere lo schiavo fino al giorno successivo, quando sarebbe stato sottoposto alla tortura della corda per farlo confessare.

All'alba, Vintimilla inizia la tortura di Luis. Lo schiavo implora di essere risparmiato in cambio della verità. Confessa che il vino avvelenato proveniva da una bottiglia ricevuta da Axa, un’altra schiava di Vintimilla che si trova a Cagliari e abita in casa della marchesa di Villasor. La schiava, a sua volta, aveva ottenuto i veleno da Amet, captivo del dottore in legge Francesch Jagarachio. Eccolo, svelato, il piano di Luis, Axa e Amet: se Vintimilla avesse bevuto il vino, sarebbe stato così male da avere bisogno di un antidoto. Solo Amet avrebbe potuto fornirlo, ma a una condizione: averne in cambio la liberazione di Luis e di Axa.

Insoddisfatto della confessione, Vintimilla prosegue con la tortura; vuole che Luis indichi il nascondiglio del veleno. Lo schiavo indica un foro nel muro dove è riposta una fiaschetta di vetro contenente un liquido bianco e torbido.

Trenta giorni dopo l'incidente, il commendatore Vintimilla viene colpito da una violenta febbre e muore.

Interrogato dal capitano Joan Pau de Campus e di nuovo torturato con il torment dela corda, Luis, al grido di “Virge Maria, que me talla lo bras! Abaxa, abaxa!”, tenta, imperterrito, di difendersi negando l’accusa in ogni sua parte. I suoi tentativi non hanno successo. Il tribunale feudale della contea di Cuglieri lo condanna a morte: Luis verrà messo alla pubblica gogna e impiccato; il suo corpo squartato e ciascuna parte esposta, come monito, nei luoghi pubblici della villa.

Ma il giovane non si arrende alla prima condanna. Ricorre in appello alla Reale Udienza, il supremo tribunale del Regno.

Qui, le sue speranze si infrangono: la sentenza di morte viene confermata nel febbraio del 1612.

Autore del documento

Consejo de Aragón

Lingua

Catalano

Caratteristiche fisiche del documento

Cartaceo

Trascritto da

Beatrice Schivo

Autore

Beatrice Schivo

Data di creazione

2024-11-23

ha livelloSuperiore

Unità archivistica

consistenza

Cc. 50

Conditions governing access

Pubblico

Collezione

Annotazioni

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