Schiavi all'Ospedale di Sant'Antonio Abate (Cagliari)

Contenuto

Titolo
Schiavi all'Ospedale di Sant'Antonio Abate (Cagliari)
Livello descrittivo
Unità archivistica
Livello superiore
Serie
Data di inizio
1672
Data fine
1681
Data topica
Cagliari
Autore del documento
Ospedale di Sant'Antonio Abate
Segnatura o codice identificativo
ASCa, Ospedale Sant’Antonio, Serie IV, vol. 457
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
Cartaceo
Lingua
Italiano
Condizioni che regolano l'accesso
Pubblico
Condizioni che regolano la riproduzione
In Copyright - Educational Use Permitted
Soggetto conservatore
Archivio di Stato di Cagliari
Nome del soggetto produttore
Ospedale Sant’Antonio
Autore trascrizione
Beatrice Schivo
Autore della riproduzione digitale
Beatrice Schivo
ESC - Ente schedatore
Università di Cagliari, 09100
Autore della scheda
Beatrice Schivo
Riassunto
Negli anni settanta del Seicento, i registri di ricovero dell’Ospedale di Sant’Antonio Abate di Cagliari presentano informazioni su circa venti schiavi.

Troviamo tre schiavi di Francisco de Tutavila e del Rufo, duca di San Germano, viceré di Sardegna. Ali, un giovane di ventun anni proveniente da Tetuan che viene ricoverato il ventidue giugno del 1670 per febbre e dimesso in buone condizioni il sei luglio dello stesso anno; Dagali, di ventotto anni, che si presenta in ospedale con la rogna il venticinque giugno 1670, viene curato e dimesso il nove luglio; Amet di Algeri, trent’anni, entra in ospedale “per dolori”. Ricoverato l’otto aprile 1671, viene dimesso il ventidue dello stesso mese.

Altri sette schiavi appartengono al successore del viceré San Germano, don Fernando Joaquín Fajardo de Zúñiga Requesens, VI marchese di Los Vélez. Ametiglio, trentenne algerino che viene ricoverato per dolori nell’aprile del 1672 e dimesso il trenta maggio; Ali, che ha venticinque anni ed entra in ospedale per una piaga, viene dimesso in buone condizioni il ventinove aprile dello stesso anno; un altro Ali, ventunenne di Tunisi, viene ricoverato per una febbre, dimesso dopo due settimane ma nuovamente accolto per altri dieci giorni prima di guarire definitivamente; Buasis di Gerba, ventisei anni, per lo stesso motivo rimane in ospedale per quattro giorni e viene dimesso in buone condizioni; anche il diciannovenne Soliman, il diciassettenne Casmo, il venticinquenne Ametillo e il ventiquattrenne Issa vengono ricoverati a causa della febbre nel 1672 e tutti e quattro guariscono e vengono dimessi; l’ultimo schiavo del viceré è Amet di Algeri, ventitré anni, che entra in ospedale per un “tumore” il ventisette maggio del 1672, viene curato e dimesso il nove giugno.

Abrahim di Istanbul (Costantinopoli) è schiavo della fabbrica del Duomo di Cagliari, ha venticinque anni, Ametto di Tunisi ne ha trentotto e viene da Tunisi, è schiavo di don Francesco Brunengo, Ametto di Tetuan è schiavo di don Antonio Genoves e ha trentatré anni, Neg di Tripoli, venticinque anni, appartiene a don Giovanni Battista Carnicer: tutti e quattro sono ricoverati per febbre, vengono rimessi in salute e dimessi nel 1672.

Anche tre schiavi convertiti al cattolicesimo vengono ricoverati: nel 1681 Giaccu Felipo proveniente da Tunisi, venticinque anni, entra per “calentura”; Antonio di Algeri, della stessa età, viene curato per alcune ferite e muore dopo soli quattro giorni dal ricovero; Giosephu Ludovisi proviene da Tunisi ed entra in ospedale il tredici luglio per alcune piaghe, guarisce e viene dimesso il trentuno dello stesso mese.
Collezione
ASMSA | Schiavi
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