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Titolo
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Garantire la liberazione: schiavi fideiussori
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Data di inizio
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1605
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Storia
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Nel novembre del 1611, Amet Jactar, schiavo algerino, beneficia di un accordo di affrancamento dilazionato.
Il padrone è don Melchior Torrella, barone di Capoterra.
Il patto prevede cinque anni di servizio e il pagamento di centottantanove lire in cambio della libertà. Tuttavia, Amet non vuole aspettare così a lungo e decide di accelerare il processo.
Avvia una trattativa con Torrella e, utilizzando i propri risparmi, gli offre duecentocinquanta lire per essere liberato entro il giorno di Pasqua del 1612, cioè il 22 aprile.
Torrella accetta la proposta e richiede il pagamento immediato di duecentoventicinque lire, mentre le restanti venticinque saranno corrisposte al momento della cessazione del rapporto di schiavitù.
Amet, proveniente da Algeri, nel 1605 viene acquistato al pubblico incanto della città di Cagliari da Pere Blancafort, più volte consigliere della città e presente nello stamento reale del Parlamento Moncada.
Nel maggio dell’anno successivo, lo schiavo ottiene la promessa di essere liberato dopo altri sei anni di schiavitù, durante i quali dovrà servire per la famiglia del padrone, obbedendo a tutti i doveri che gli verranno comandati.
Blancafort richiede, per sua “maior seguritat” in caso di fuga di Amet, l’aggiunta di tre garanti, individuati negli schiavi Amet di don Gaspar de Requesens, Abarca, del quondam Joan Antonio Palou, e uno schiavo di Miquel Calabres, di cui non viene indicato il nome. I tre sono chiamati a far sì che Amet mantenga la parola data.
Non solo, ma se lui dovesse fuggire e non tornare, si impegnano a pagare loro stessi le quattrocento lire che Amet deve a Blancafort e a prestare servizio al posto di Amet.
Blancafort impone un’ulteriore condizione: se uno di questi schiavi, nel frattempo, venisse liberato, lo stesso provvederà a trovare un garante in propria vece.
E questa eventualità in effetti si verifica solo due mesi dopo: nel luglio dello stesso anno, Abarca viene affrancato e desidera tornare nella sua terra. Pertanto presenta a Pere Blancafort Abrahim di Annaba, schiavo di Gaspar Bonato, mercante di Cagliari, come suo sostituto a garanzia della taglia di Amet. Il nuovo garante accetta la responsabilità e promette di portare avanti le obbligazioni a cui Abarca si era sottoposto.
Soliman, schiavo di Annaba appartenente al mercante Joan Peris, nel 1613 beneficia di una promessa di liberazione posposta per la quale deve pagare quattrocento lire.
Soliman è reo di essere un fuggitivo ostinato e, per questo, Peris gli mette una catena al piede. In casi come questo, la prassi vuole che il padrone annulli l’accordo e lo schiavo ricada nella piena schiavitù. Ma Soliman non si arrende e avvia una negoziazione attraverso la quale riesce a convincere Peris a ridargli fiducia grazie alla garanzia fornita da altri due schiavi: Amet di Annaba, schiavo di Pere Morteo, e Fargella di Annaba, di Antonio Molarja, entrambi sottoposti a taglia, si offrono come garanti in solido affinché Peris tolga la catena a Soliman e non rompa l’accordo di liberarlo.
I due concordano che, se Soliman fuggisse nuovamente prima di aver finito di pagare il rimanente denaro dovuto, saranno loro a pagare in sua vece. Il padrone si accontenta di ricevere in ogni caso la cifra che gli spetta e accetta di togliere la catena che vincola lo schiavo, mantenendo l’impegno di liberarlo.
Il protomedico Joan Antoni Sanna e il suo schiavo Amet di Ali concordano un affrancamento posposto nel 1629. Ad intervenire come garante è un liberto cristiano di nome Sadorro Bonaventura, residente a Cagliari. L’uomo si assume la responsabilità del corretto comportamento di Amet e del rispetto delle clausole di affrancamento.
Ali di Algeri, schiavo di Joan Costa, un altro mercante genovese abitante a Cagliari, può contare sulle garanzie di Aly di Tunisi di don Melchior Torrella e di Amet di Annaba di Pere Morteo, anch’egli mercante.
Infine, Amet di Annaba, appartenente a Steve Satta e Quença, riceve il supporto fideiussorio di Amet di don Joan de Cervellò e di Amet di Passifico Morteo, mercante. Saranno loro, in caso di fuga, a pagare a Quença quanto gli è dovuto per il riscatto di Amet.
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Lingua
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Catalano
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Caratteristiche fisiche del documento
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Cartaceo
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Diritti d'accesso
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Pubblico
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Libero per motivi di studio
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Trascritto da
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Beatrice Schivo
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Autore
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Beatrice Schivo