[Promemoria sulla popolazione di Santa Sofia]

Contenuto

Titolo
[Promemoria sulla popolazione di Santa Sofia]
Descrizione
L’arcivescovo di Oristano informa che non obbligherà nessun sacerdote a prender fissa dimora nella parrocchia di Santa Sofia e che continuerà a mandare vice-parrochi per svolgere le funzioni spirituali (indirettamente apprendiamo che in precedenza la Mensa arcivescovile di Oristano ha riparato la parrocchia). Nessun sacerdote vuole prendere servizio a Santa Sofia a causa delle condizioni precarie della dimora che gli verrebbe assegnata e a causa delle forti probabilità che questi venga rapinato (come già accadde). L’arcivescovo, tuttavia, è ben disposto ad accettare eventuali sacerdoti proposti dal Conte.
Identificativo
ASCA, Segreteria di Stato, II serie, busta n. 1290
Testo
Copia di Promemoria riguardante la popolazione di Santa Soffia, presentato dal fu Illustrissimo (Illmo), e Reverendissimo (Rmo) Monsignor (Monsig.r) Cusani
Eccellenza
Nel rendere che fò a Vostra Eccellenza (V. E.) la supplica presentata dal Signor (Sig.r) Conte Lostia, non posso che fare alcuni riflessi sulle istanze da lui avanzate, a fine che da questa Mensa Arcivescovile venga destinato, e provvisto della necessaria congrua il Parroco, che si domanda per la popolazione di Santa (S.ta) Sofia.
È ben vero, che in forza del contratto d’infeudazione tra il Regio Fisco, e l’infeudato Signor (Sig.r) Conte dopo il termine di quattro anni, nei quali si addossò egli l’obbligo di mantenere il Sacerdote, che verrebbe da lui destinato, restava carico di questa Mensa Arcivescovile il deputare alla popolazione di Santa Sofia un Parroco coll’assegnamento della necessaria congrua. Maciò fu in coerenza dell’obbligo espresso nel menzionato contratto, di dovere il Signor (Sig.r) Conte mantenere stabili in detta popolazione il numero di quaranta famiglie, coi di cui frutti decimali veniva in parte assicurato il necessario sostentamento del Parroco, o di altro Sacerdote, che ne fungesse le veci, e questa condizione potè determinare l’allora vicente | Monsignore del Carretto ad addossare alla Mensa Arcivescovile quest’incarico sull’articolo espresso nel contratto d’infeudazione, per cui nel caso, che il Signor (Sig.r) Conte mancasse a quest’obbligo, manterrebbe il Regio Fisco a di lui spese le indicate quaranta famiglie.
Che se dipartendosi il Signor (Sig.r) Conte dal primo proggetto rende inutile il fine, e le mire del Regio Fisco, mancando il vantaggio della popolazione, cesserà per questa [Mitra?] Arcivescovile il carico dimantenervi il domandato Parroco in forza dell’istesso contratto.
Ne ha quiveruna forza il disposto del Signor (S.) Conte (Cont.) di Trento nella stessa (sess.) citata, mentre ivi parlasi di nuove Parrochie erette in luoghi già popolati lontani, ma dipendenti da una Chiesa Matrice, ciò che non ha luogo nel caso in questione, in cui trattasi d’una Chiesa eretta contemporaneamente (contemporaneam.te) alla nuova popolazione, la quale non può considerarsi appartenente ad alcuna allora Parrocchia di questa Diocesi. | Ciò nonostante, non ho io lasciato di darmi premura per riparare, come si sono riparate in varie occasioni, le rovine, che minacciava la Chiesa di Santa Sofia, come ne può essere Vostra Eccellenza (V. E.) informata dal Rettore attuale di Meana il [Dottor?] (D.r) Cabras, al quale ho varie volte raccomandata la cura di quei popolatori, ordinando di mandarvi ora l’una ora l’altro di quei Vice Parrochi per provvedere nel miglior modo ai loro spirituali bisogni, non essendo sperabile il poter trovare un Sacerdote, che voglia fissar dimora in quel luogo, ove, oltre di non avvere abitazione decente, non potrebbe difendersi dalla rapina, e dal furto, con cui fu tolto il cavallo a un Sacerdote nel tempo, che vi stava celebrando la Messa.
Qualora però il Signor (Sign.r) Conte mi proporra un soggetto idoneo, cui voglia assicurare un onesto ricovero, sono nella determinazione di accordarglielo, con supplire anche dal mio alla necessaria di lui congrua; e tano significa colla mia lettera, che trovo unita alla supplica presentata a Vostra Eccellenza (V. E.), ma non posso in verum modo dipartirmi dai termini della medesima, protestando di volerciò fare a [….] titolo di carità, e senza tratto alcuno successivo, con cui si possa imporre questo peso alla | Mensa Arcivescovile con pregiudizio dei miei Successori.
Oristano .. Gennaio 1795.
Data
gennaio 1795
Lingua
Italiano
Copertura
Sarcidano, Sardegna
Formato originale
cartaceo
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Creatore
Carboni G., Corrias F., Cuccu M., Deledda, A.