Asinara. Proposta di popolamento di greco-corsi
Contenuto
Titolo
Asinara. Proposta di popolamento di greco-corsi
Titolo originale
Traduzione del progetto per la popolazione di mandata da Greci venuti da Corsica
Data di inizio
1733
Ambiti e contenuto
Tre greci di Corsica chiedono di potersi stanziare in Asinara con altre seicento persone
Autore del documento
Francesco Cadello
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
cartaceo
Lingua
italiano
Soggetto conservatore
Archivio di Stato di Torino
Trascrizione
In esecuzione dell'ordine di vostra eccellenza ho sentito lì tre Greci che vostra Eccellenza si è servita di rimettere in mio potere per esaminare la loro proposta che è stata nella forma seguente.
Quello delli tre che ha parlato è stato Giovanni Mudano, non avendo voluto gli altri due di sua compagnia spiegare i loro nomi, dicendo che bastava si nominasse detto Giovanni Mudano.
Questo dunque dice essere di nazione greca della città di Otilo, della Provincia di Grecia chiamata bracchio di Majna, domiciliato nell'isola di Corsica con altre famiglie in numero di duecento, le quali attualmente compongono seicento anime, tutte procedenti dalla Grecia, alle quali la signoria di Genova assegnò per loro abitazione il luogo denominato Paomia vicino alla città di Ajaccio, ed ivi vivevano impiegandosi nel lavoro delle terre, pagando alla Repubblica uno scuto per ogni famiglia ogni anno e le decime di tutti li frutti che raccoglievano e che si amministravano iI sacramenti da loro sacerdoti della medesima nazione secondo il rito permesso alla chiesa greca, ch’essi non sono scismatici anzi riconoscono il sommo pontefice come capo della Chiesa Cattolica e per questa ragione prendevano gli ordini in Roma.
Che nelle rivoluzioni degli anni passati in detta isola di Corsica il governo li obbligò a prendere le armi contro li ribelli e che si formarono di essi tre compagnie, in una delle quali fu nominato alfiere detto Mudano e che in odio di questo entrarono li ribelli nel predetto luogo, lo saccheggiarono e bruciarono, in fino alle case, per il che se ne fuggirono nella città di Ajaccio, dove attualmente si trovano, senza aver potuto conseguire dalla Repubblica la rifazione dei danni patiti o qualche soccorso per il loro ritorno in detto luogo di Paomia e per continuare il loro esercizio del lavoro delle terre. |
Per quel motivo dice aver risolto dette famiglie di venire in questo regno a Popolare l'isola Asinara ove sua maestà glielo conceda con le seguenti condizioni.
Primo che si faccia loro la spesa di due grossi bastimenti che sono necessari per il loro trasporto, dicendo che essi avranno il mezzo di poterlo eseguire e senza che gli sia impedito da quel governo.
2°. che in detta Isola dell'Asinara se gli si faccino fabbricare alcune casuccie necessarie per la loro abitazione.
3°. Che si assegnino loro terreni per coltivare dando loro a principio bovi e semenze di grano e orzo per cominciare il loro lavoro.
4°. Che non si impedisca loro l'uso delle armi permesse al restante del regno.
5°. Finalmente che contribuiranno al Real erario lo stesso che pagavano nell'isola di Corsica.
Consistendo in questo il progettato e non dubitandosi che la Isola dell'Asinara è la maggiore delle adiacenti a questo regno, avendo trenta miglia di circuito, quattro torri ben munizionate e difese, con il terreno fertilissimo, secondo riferisce il reggente Vico nella sua historia di questo regno, pare molto degna di essere popolata e che potesse sperarsi molto profitto dalla cultura di quel terreno.
La difficoltà però consiste in ciò che le condizioni che questi dimandano non sono a mio parere convenienti al Reale Erario poiché nella fabbrica di case anche piccole, nella anticipata di bovi e grani et orgio che dimandano siano loro somministrati avrebbe la spesa di dodici o quindici mila scuti esposta all'evento di restare o no dette famiglie nella suddetta isola.
Il che si è tanto più considerabile per essere il progettante un solo senza procura di contrarre per gli altri.
Così pare che se questa popolazione fosse del gradimento di Sua Maestà basterebbe | di concedesergli di essere ammessi in detta isola dandogli il territorio necessario per la cultura e la franchezza per dieci anni di ogni genere di diritti, eccetto di quelli per la estrazione de frutti, cioè delle sacche, offrendo loro di trattarli come gli altri vassalli di questo regno, tanto rispetto all'uso delle armi, come nella amministrazione di giustizia, poiché in altra forma senza esporsi il Reale Erario a spese incerte o inutili potrebbe sperimentarsi se questi fossero dei vantaggio o no per la popolazione che implorano.
[don Francesco Cadello]
Quello delli tre che ha parlato è stato Giovanni Mudano, non avendo voluto gli altri due di sua compagnia spiegare i loro nomi, dicendo che bastava si nominasse detto Giovanni Mudano.
Questo dunque dice essere di nazione greca della città di Otilo, della Provincia di Grecia chiamata bracchio di Majna, domiciliato nell'isola di Corsica con altre famiglie in numero di duecento, le quali attualmente compongono seicento anime, tutte procedenti dalla Grecia, alle quali la signoria di Genova assegnò per loro abitazione il luogo denominato Paomia vicino alla città di Ajaccio, ed ivi vivevano impiegandosi nel lavoro delle terre, pagando alla Repubblica uno scuto per ogni famiglia ogni anno e le decime di tutti li frutti che raccoglievano e che si amministravano iI sacramenti da loro sacerdoti della medesima nazione secondo il rito permesso alla chiesa greca, ch’essi non sono scismatici anzi riconoscono il sommo pontefice come capo della Chiesa Cattolica e per questa ragione prendevano gli ordini in Roma.
Che nelle rivoluzioni degli anni passati in detta isola di Corsica il governo li obbligò a prendere le armi contro li ribelli e che si formarono di essi tre compagnie, in una delle quali fu nominato alfiere detto Mudano e che in odio di questo entrarono li ribelli nel predetto luogo, lo saccheggiarono e bruciarono, in fino alle case, per il che se ne fuggirono nella città di Ajaccio, dove attualmente si trovano, senza aver potuto conseguire dalla Repubblica la rifazione dei danni patiti o qualche soccorso per il loro ritorno in detto luogo di Paomia e per continuare il loro esercizio del lavoro delle terre. |
Per quel motivo dice aver risolto dette famiglie di venire in questo regno a Popolare l'isola Asinara ove sua maestà glielo conceda con le seguenti condizioni.
Primo che si faccia loro la spesa di due grossi bastimenti che sono necessari per il loro trasporto, dicendo che essi avranno il mezzo di poterlo eseguire e senza che gli sia impedito da quel governo.
2°. che in detta Isola dell'Asinara se gli si faccino fabbricare alcune casuccie necessarie per la loro abitazione.
3°. Che si assegnino loro terreni per coltivare dando loro a principio bovi e semenze di grano e orzo per cominciare il loro lavoro.
4°. Che non si impedisca loro l'uso delle armi permesse al restante del regno.
5°. Finalmente che contribuiranno al Real erario lo stesso che pagavano nell'isola di Corsica.
Consistendo in questo il progettato e non dubitandosi che la Isola dell'Asinara è la maggiore delle adiacenti a questo regno, avendo trenta miglia di circuito, quattro torri ben munizionate e difese, con il terreno fertilissimo, secondo riferisce il reggente Vico nella sua historia di questo regno, pare molto degna di essere popolata e che potesse sperarsi molto profitto dalla cultura di quel terreno.
La difficoltà però consiste in ciò che le condizioni che questi dimandano non sono a mio parere convenienti al Reale Erario poiché nella fabbrica di case anche piccole, nella anticipata di bovi e grani et orgio che dimandano siano loro somministrati avrebbe la spesa di dodici o quindici mila scuti esposta all'evento di restare o no dette famiglie nella suddetta isola.
Il che si è tanto più considerabile per essere il progettante un solo senza procura di contrarre per gli altri.
Così pare che se questa popolazione fosse del gradimento di Sua Maestà basterebbe | di concedesergli di essere ammessi in detta isola dandogli il territorio necessario per la cultura e la franchezza per dieci anni di ogni genere di diritti, eccetto di quelli per la estrazione de frutti, cioè delle sacche, offrendo loro di trattarli come gli altri vassalli di questo regno, tanto rispetto all'uso delle armi, come nella amministrazione di giustizia, poiché in altra forma senza esporsi il Reale Erario a spese incerte o inutili potrebbe sperimentarsi se questi fossero dei vantaggio o no per la popolazione che implorano.
[don Francesco Cadello]
Autore trascrizione
Giampaolo Salice
Autore della riproduzione digitale
Giampaolo Salice
Data della riproduzione digitale
2017
Formato
.jpg
ESC - Ente schedatore
Giampaolo Salice
Autore della scheda
LUDiCa
Data creazione della scheda
11/02/2021
Identificativo
Archivio di Stato di Torino, Corte, Paesi, Sardegna, Feudi, mazzo 18
Diritti d'accesso
pubblico
hasCopyright
libera
trascritto da
Giampaolo Salice
Pagine del sito
Risorse correlate
Filtra per proprietà
Titolo | Etichetta alternativa | Classe |
---|---|---|
Asinara. Censimento dei terreni coltivabili | Documento |
Annotazioni
There are no annotations for this resource.