Colonia di Carloforte
Contenuto
Nome colonia
it
Colonia di Carloforte
Anno fondazione
October 17, 1737
Tipologia insediamento
it
marittima
Promotore
it
Agostino Tagliafico, Giacomo Rombi, Bernardino Genoves
Nazione coloni
it
Tabarchini
Religione
it
cattolici
Luogo di origine
it
Tabarca
Luogo insediamento
it
Isola San Pietro
Stato insediamento
it
Regno di Sardegna
Comune attuale
it
Carloforte
Provincia attuale
it
Cagliari
Regione attuale
it
Sardegna
Stato attuale
it
Italia
Descrizione
Con l'avvento al trono di Carlo Emanuele III i progetti sabaudi di ripopolamento e rilancio produttivo del Regno di Sardegna conoscono un significativo avanzamento.
Il primo risultato tangibile di questa rinnovata propensione è la fondazione della colonia di tabarchini di Carloforte.
Il 2 agosto 1737 il console francese a Cagliari Paget informa Parigi che una rappresentanza della comunità ligure stanziata nell'isola di Tabarca ha chiesto «alla corte di Torino, di accordargli qualche terreno in Sardegna per stabilirvisi, tra le duecento e le trecento famiglie, che vogliono lasciare Tabarca». Il viceré sardo Rivarolo accoglie con favore la proposta e scrive al sovrano Carlo Emanuele III, invitandolo a considerare la possibilità di stanziare i tabarchini nell'isola sulcitana di San Pietro.
Il primo risultato tangibile di questa rinnovata propensione è la fondazione della colonia di tabarchini di Carloforte.
Il 2 agosto 1737 il console francese a Cagliari Paget informa Parigi che una rappresentanza della comunità ligure stanziata nell'isola di Tabarca ha chiesto «alla corte di Torino, di accordargli qualche terreno in Sardegna per stabilirvisi, tra le duecento e le trecento famiglie, che vogliono lasciare Tabarca». Il viceré sardo Rivarolo accoglie con favore la proposta e scrive al sovrano Carlo Emanuele III, invitandolo a considerare la possibilità di stanziare i tabarchini nell'isola sulcitana di San Pietro.
Il 17 ottobre 1737 vengono sottoscritte le capitolazioni con le quale il Re di Sardegna concede al nobile cagliaritano Bernardino Genoves l’isola di San Pietro in feudo insieme al titolo di duca di San Pietro.
Lo stesso giorno il nobile cagliaritano firma con Agostino Tagliafico i diciassette capitoli che disciplinano il trasporto e l’insediamento dei coloni in arrivo dall'isola di Tabarca.
Il Duca di San Pietro si impegna a erigere una cappella e a mantenere un cappellano; a fornire il vitto per due anni23 e un prestito in contanti ai coloni che si stanzieranno nei primi sei mesi di vita della colonia.
Il Duca dovrà inoltre procurare terreni, grano da semina, buoi, gli “ordegni et instromenti necessarj [...], li asini per macinare il grano secondo lo stile del Paese”, con l’anticipo di 250 scudi per acquisto e trasporto dei materiali necessari alla fabbrica delle abitazioni, che sarà a carico dei coloni, i quali realizzeranno le case secondo il progetto definito dall’ingegnere inviato dal governo e con l’assistenza di due mastri muratori, stipendiati dagli stessi tabarchini. Se tra gli abitanti vi saranno mastri muratori questi dovranno mettersi a disposizione “per il comune e privato beneficio di detti nuovi popoli”.
Il feudatario concede dieci anni di franchigia dai tributi regi e baronali, la facoltà di portare e usare armi e di andare in corso con le dovute patenti e licenze.
Da parte sua il governo paga il trasferimento dei coloni da Tabarca a San Pietro e finanzia le difese dell’isola, stipendiando l’ingegnere che progetta le fortificazioni e fornendo munizioni, artiglieria e guarnigione. Mentre i coloni si impegnano a fornire gratuitamente il lavoro manuale, il marchese finanzia il capo mastro, la ferramenta e la legna per torre ed eventuale forte.
Lo stesso giorno il nobile cagliaritano firma con Agostino Tagliafico i diciassette capitoli che disciplinano il trasporto e l’insediamento dei coloni in arrivo dall'isola di Tabarca.
Il Duca di San Pietro si impegna a erigere una cappella e a mantenere un cappellano; a fornire il vitto per due anni23 e un prestito in contanti ai coloni che si stanzieranno nei primi sei mesi di vita della colonia.
Il Duca dovrà inoltre procurare terreni, grano da semina, buoi, gli “ordegni et instromenti necessarj [...], li asini per macinare il grano secondo lo stile del Paese”, con l’anticipo di 250 scudi per acquisto e trasporto dei materiali necessari alla fabbrica delle abitazioni, che sarà a carico dei coloni, i quali realizzeranno le case secondo il progetto definito dall’ingegnere inviato dal governo e con l’assistenza di due mastri muratori, stipendiati dagli stessi tabarchini. Se tra gli abitanti vi saranno mastri muratori questi dovranno mettersi a disposizione “per il comune e privato beneficio di detti nuovi popoli”.
Il feudatario concede dieci anni di franchigia dai tributi regi e baronali, la facoltà di portare e usare armi e di andare in corso con le dovute patenti e licenze.
Da parte sua il governo paga il trasferimento dei coloni da Tabarca a San Pietro e finanzia le difese dell’isola, stipendiando l’ingegnere che progetta le fortificazioni e fornendo munizioni, artiglieria e guarnigione. Mentre i coloni si impegnano a fornire gratuitamente il lavoro manuale, il marchese finanzia il capo mastro, la ferramenta e la legna per torre ed eventuale forte.
Il 10 dicembre, il console di Francia scrive ancora al governo francese, informandolo che il re sardo ha accolto il progetto e che l'isola di San Pietro sarà «eretta in ducato in favore del marchese Della Guardia, cavaliere di Cagliari [...].
Sempre grazie ai dispacci consolari francesi apprendiamo che il 20 marzo 1738 la comunità destinata a San Pietro è formata da circa cinquecento persone, inclusi dieci individui appena arrivati dalla riviera di Genova. Il 10 aprile, al termine del periodo di quarantena, 535 coloni lasciano Cagliari.
Le donne vengono sbarcate a Porto Scuso, in attesa che gli uomini portino a termine le fortificazioni necessarie alla difesa della colonia. Per proteggere i coloni da eventuali attacchi dal mare, il viceré Rivarolo invia diversi distaccamenti di militi formati da circa novanta effettivi. Nel luglio arrivano altri 48 tabarchini da Biserte, dove hanno trascorso il periodo di quarantena.
Ai coloni arrivati sull’Isola vengono assegnati inizialmente i diversi lotti localizzati nelle due regioni chiamate Tacca Rossa e Tacca Bianca e attualmente identificabili con la località della città di Carloforte chiamata Macchione. La distribuzione delle terre e degli starelli di frumento destinati alla semina viene testimoniata da un documento datato 12 ottobre 1738. Da tale testimonianza è possibile rintracciare i nominativi dei capofamiglia che per primi arrivarono sull’Isola.
I primi mesi di vita della colonia non sono facili. Numerose baracche utilizzate come alloggi provvisori vengono travolte da un'inondazione, mentre altre restano bruciate da un fuoco appiccato inavvertitamente. L'avvio delle produzioni agricole è minacciato dai conigli, presenti nell'isola in sorprendente quantità.
Tra i coloni serpeggia il proposito di lasciare l'isola alla volta dell'Asinara, che il cui popolamento viene in effetti negoziato dagli stessi tabarchini con le autorità sarde.
Sempre grazie ai dispacci consolari francesi apprendiamo che il 20 marzo 1738 la comunità destinata a San Pietro è formata da circa cinquecento persone, inclusi dieci individui appena arrivati dalla riviera di Genova. Il 10 aprile, al termine del periodo di quarantena, 535 coloni lasciano Cagliari.
Le donne vengono sbarcate a Porto Scuso, in attesa che gli uomini portino a termine le fortificazioni necessarie alla difesa della colonia. Per proteggere i coloni da eventuali attacchi dal mare, il viceré Rivarolo invia diversi distaccamenti di militi formati da circa novanta effettivi. Nel luglio arrivano altri 48 tabarchini da Biserte, dove hanno trascorso il periodo di quarantena.
Ai coloni arrivati sull’Isola vengono assegnati inizialmente i diversi lotti localizzati nelle due regioni chiamate Tacca Rossa e Tacca Bianca e attualmente identificabili con la località della città di Carloforte chiamata Macchione. La distribuzione delle terre e degli starelli di frumento destinati alla semina viene testimoniata da un documento datato 12 ottobre 1738. Da tale testimonianza è possibile rintracciare i nominativi dei capofamiglia che per primi arrivarono sull’Isola.
I primi mesi di vita della colonia non sono facili. Numerose baracche utilizzate come alloggi provvisori vengono travolte da un'inondazione, mentre altre restano bruciate da un fuoco appiccato inavvertitamente. L'avvio delle produzioni agricole è minacciato dai conigli, presenti nell'isola in sorprendente quantità.
Tra i coloni serpeggia il proposito di lasciare l'isola alla volta dell'Asinara, che il cui popolamento viene in effetti negoziato dagli stessi tabarchini con le autorità sarde.
Una mappa del tempo ci offre dettagli interessanti sulla distribuzione delle terra offerta ai primi coloni tabarchini.
Bibliografia
Latitudine
it
39.145518
Longitudine
it
8.307285
sourcedFrom
it
ASCa, Segreteria di Stato, II Serie, Volume 1287
Creatore
it
Giampaolo Salice
Data d'invio
it
01/03/2022
Relazione
Pagine del sito
Risorse correlate
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Titolo | Etichetta alternativa | Classe |
---|---|---|
Carta di fondazione di Carloforte | Testo | |
Villa Vittoria (Asinara-Tabarchini) | Place | |
Villa Vittoria (Genoves-Rombi) | Place | |
Relazione del Viceré Balio Della Trinità della visita della Sardegna sud occidentale | Documento |
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