L'area ricreativa delle Wise Towers
Collezione
Titolo
L'area ricreativa delle Wise Towers
Titolo originale
Stephen Wise Towers Recreation Area
Autore dell'opera
Costantino Nivola
Richard Stein
Definizione
L’arte pubblica è sempre stata ambivalente: se da un lato si incentra sul miglioramento estetico degli spazi urbani, dall’altro può andare incontro a processi d’abbandono e degrado, nell’indifferenza della comunità (Altea e Camarda 2021). Costantino Nivola, artista sardo in terra statunitense, lo sapeva bene e per questo motivo ha sempre prestato attenzione all’aspetto partecipativo del fare artistico.
Lasciata la natia Orani (Nivola 2003), si formò nel milanese per poi sposarsi con Ruth Guggenheim, ebrea, con la quale lascerà l’Italia a causa delle leggi razziali fasciste. Dopo una prima tappa a Parigi, la coppia si trasferirà a New York stabilendosi a Long Island: qui ebbe contatti con altri esuli europei, nonché con l’ambiente avanguardista americano; per esempio, Jackson Pollock era suo vicino (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 9–128). Fondamentale sarà l’incontro nel 1946 con Le Corbousier, un vero e proprio mentore per l’artista sardo, importante per il suo aggiornamento al modernismo. Valori tipici della sua arte sono non solo gli archetipi della Sardegna – in cui tornerà a più riprese e con cui avrà spesso un rapporto conflittuale, di mancato ritorno – ma anche l’aspetto comunitario, sociale, che l’opera riusciva a incorporare. Negli USA formula la tecnica del sand-casting (Altea 2005) consistente nel creare delle matrici di sabbia per le colate di cemento, materiale prediletto dall’artista per creare le sue sculture e i suoi pannelli decorativi.
Questi aspetti e un sempre maggiore interesse per l’aspetto monumentale e pubblico del fare artistico lo renderanno ambito da numerosi architetti operanti in America, anche grazie all’interesse di Nivola di sperimentare il connubio tra architettura e scultura, in una concezione non più privata ma comunitaria dell’arte (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 11). Uno di questi architetti è Richard Stein, nato a Chicago e attivo nella Grande Mela, estremamente attento agli aspetti energetici nella progettazione architettonica (Fowler 1990). Tra il 1963 e il 1964 Nivola e Stein lavorano all’area ricreativa delle Stephen Wise Towers (Upper West Side, Manhattan). Questa zona a sud di Harlem era in uno stato di profondo degrado sociale e il progetto del playground si inseriva in un più ampio sistema di riqualificazione del quartiere. Le Towers sono infatti dei palazzoni per famiglie a basso reddito, sintomo di quella pressione abitativa tipica delle metropoli statunitensi a cui Stein e Nivola cercavano di dare una soluzione creativamente e socialmente stimolante. Se la pressione abitativa era un problema all’epoca tipicamente americano, l’idea di creare una piazza per il ritrovo delle persone porta con sé istanze legate a realtà legate al Vecchio Continente. E ad archetipi antichi si affida Nivola per ideare i famosi cavallini fino a poco tempo fa presenti nello spazio: essi si rifanno al concetto ludico del cavallo a dondolo, con aspetti formali colti dall’arte orientale antica. Originariamente i 18 cavallini in cemento erano colorati (rosa, blu e gialli), simili a quelli già presenti dal 1959 nel cortile della Edward C. Blum Public School 46 (Brooklyn). Ma la piazza – finanziata dalla New York City Housing Authority (NYCHA), che tuttora si occupa della zona – non si compone solo di questi animali, ma di un insieme di opere studiate perché comunicassero tra loro nello spazio del playground: un graffito monocromo, un sandcast a bassorilievo, una fontana composta da due prismi (probabilmente mai funzionante); in origine era prevista anche una delle figure materne archetipiche comuni nell’arte di Nivola, a protezione dei bimbi che giocavano, di cui ci rimane un bozzetto. Si creava così, a prezzo contenuto e con pochi elementi, un’atmosfera creativa e armonica, capace di umanizzare l’architettura e stimolare la fantasia dei bambini (Altea e Camarda 2015, 280–81).
Eppure, sin da subito la recreation area è stata al centro di perplessità, mostrando quel carattere ambivalente che l’arte pubblica porta con sé. Il muso dei cavallini (lamas nella zona) fu presto vandalizzato e già nel 1988 si ha un rifacimento della piazza a opera di Leonard Hopper; rifacimento auspicato dalla American Society of Landscape Architects, che definiva la piazza originaria come «fredda, grigia e sterile» (American Society of Landscape Architects 1988). Inoltre vari rifacimenti della pavimentazione hanno contribuito all’accorciamento delle zampe dei cavallini (Landmark West 2021). Per citare Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola:
«Da un lato c’è la normale evoluzione delle città [...] Spesso, però, prevalgono ragionamenti economici su considerazioni urbanistiche, sociali o culturali: del resto è molto più semplice buttar giù e rifare, piuttosto che impelagarsi in complicati progetti di restauro e ristrutturazione. È questo atteggiamento che ho definito vandalismo istituzionale.» (Gottardi 2021).
Di tale atto vandalico ne diede notizia il 9 marzo il Museo Nivola con un post dai toni duri e di sconforto verso la rimozione dei cavallini attuata frettolosamente, per non dire in maniera barbarica, dalla PACT Renaissance Collaborative (PRC), selezionata dalla NYCHA per dei lavori di rifacimento della zona. A tal proposito, immediata è stata anche la mobilitazione di Carl Stein, figlio dell’architetto Richard Stein (Curreli 2021) e attualmente garante del ricollocamento dei cavallini nell’area (Redazione 2021). L’indignazione è stata immediata sia in Italia (Crinò 2021) che in America (Budds 2021), dove si sono mobilitate associazioni quali la Cooper Union e Landmark West, che si occupa di sensibilizzare i residenti della zona sull’opera di Nivola in maniera interattiva (Landmark West s.d.). Tra i più attivi sostenitori figura anche il rapper Bigg Dogg, che ha girato un video proprio nel playground (Gottardi 2021). L’indignazione e la mobilitazione della Fondazione Nivola e degli eredi degli artisti coinvolti, ha suscitato un moto di appropriazione identitaria che si è espressa nel vivo desiderio di “riportare” – termine filologicamente scorretto poiché i cavallini non furono pensati mai per il territorio isolano – le statue in Sardegna.
Ancora oggi non è chiara l'entità dei danni riportati dai cavallini infatti, nonostante la PRC abbia (per via del clamore) giustificato l’atto come necessario per la riparazione dell’impianto idrico, assicurando il riposizionamento delle opere (Small 2021). Ciò non giustifica però i metodi di rimozione e soprattutto la mancata trasparenza della ditta e della NYCHA responsabile del progetto. Già esistente dal 2015, il progetto di riabilitazione del quartiere non incontrò i favori di chi, come la Fondazione Nivola e la Cooper Union, era interessato alla tutela artistica dell’area (Cossu 2021), poiché poco attuabile nel rispetto dell’opera pubblica di Stein e Nivola, dove anche la rimozione di un solo elemento compromette l’organicità d’insieme. In tutto questo fondamentale è stata la cassa di risonanza data dai social network, che hanno fatto sentire le voci di numerose realtà dimostrando come la comunità di riferimento di questo intervento artistico non è più data solo dai residenti dell’area ma, in una realtà sempre più globalizzata e digitalizzata, abbia raggiunto una fruizione transnazionale. La sfida posta da questa situazione è ben definita da Alessandra Camarda e Giuliana Altea:
«[...]il punto non è tanto l’opera in sé quanto la sua funzione in una città in profonda trasformazione, attraversata da processi di gentrificazione e redesign urbano destinati a cambiarne i connotati. Dinamiche non sempre e non necessariamente di segno negativo, ma che incidono sulla conservazione del passato.»(Altea e Camarda 2021)
Un compito che non può essere affrontato con leggerezza e che deve tener conto di un mondo sempre più informatizzato e digitale, capace di cambiare le sorti della valorizzazione e della tutela dell’arte.
Si ringrazia la Fondazione Nivola per la disponibilità nel fornire immagini e materiali per questo elaborato. Un ringraziamento affettuoso va anche a Cinzia Melis per le informazioni sul rapper Bigg Dogg.
Lasciata la natia Orani (Nivola 2003), si formò nel milanese per poi sposarsi con Ruth Guggenheim, ebrea, con la quale lascerà l’Italia a causa delle leggi razziali fasciste. Dopo una prima tappa a Parigi, la coppia si trasferirà a New York stabilendosi a Long Island: qui ebbe contatti con altri esuli europei, nonché con l’ambiente avanguardista americano; per esempio, Jackson Pollock era suo vicino (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 9–128). Fondamentale sarà l’incontro nel 1946 con Le Corbousier, un vero e proprio mentore per l’artista sardo, importante per il suo aggiornamento al modernismo. Valori tipici della sua arte sono non solo gli archetipi della Sardegna – in cui tornerà a più riprese e con cui avrà spesso un rapporto conflittuale, di mancato ritorno – ma anche l’aspetto comunitario, sociale, che l’opera riusciva a incorporare. Negli USA formula la tecnica del sand-casting (Altea 2005) consistente nel creare delle matrici di sabbia per le colate di cemento, materiale prediletto dall’artista per creare le sue sculture e i suoi pannelli decorativi.
Questi aspetti e un sempre maggiore interesse per l’aspetto monumentale e pubblico del fare artistico lo renderanno ambito da numerosi architetti operanti in America, anche grazie all’interesse di Nivola di sperimentare il connubio tra architettura e scultura, in una concezione non più privata ma comunitaria dell’arte (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 11). Uno di questi architetti è Richard Stein, nato a Chicago e attivo nella Grande Mela, estremamente attento agli aspetti energetici nella progettazione architettonica (Fowler 1990). Tra il 1963 e il 1964 Nivola e Stein lavorano all’area ricreativa delle Stephen Wise Towers (Upper West Side, Manhattan). Questa zona a sud di Harlem era in uno stato di profondo degrado sociale e il progetto del playground si inseriva in un più ampio sistema di riqualificazione del quartiere. Le Towers sono infatti dei palazzoni per famiglie a basso reddito, sintomo di quella pressione abitativa tipica delle metropoli statunitensi a cui Stein e Nivola cercavano di dare una soluzione creativamente e socialmente stimolante. Se la pressione abitativa era un problema all’epoca tipicamente americano, l’idea di creare una piazza per il ritrovo delle persone porta con sé istanze legate a realtà legate al Vecchio Continente. E ad archetipi antichi si affida Nivola per ideare i famosi cavallini fino a poco tempo fa presenti nello spazio: essi si rifanno al concetto ludico del cavallo a dondolo, con aspetti formali colti dall’arte orientale antica. Originariamente i 18 cavallini in cemento erano colorati (rosa, blu e gialli), simili a quelli già presenti dal 1959 nel cortile della Edward C. Blum Public School 46 (Brooklyn). Ma la piazza – finanziata dalla New York City Housing Authority (NYCHA), che tuttora si occupa della zona – non si compone solo di questi animali, ma di un insieme di opere studiate perché comunicassero tra loro nello spazio del playground: un graffito monocromo, un sandcast a bassorilievo, una fontana composta da due prismi (probabilmente mai funzionante); in origine era prevista anche una delle figure materne archetipiche comuni nell’arte di Nivola, a protezione dei bimbi che giocavano, di cui ci rimane un bozzetto. Si creava così, a prezzo contenuto e con pochi elementi, un’atmosfera creativa e armonica, capace di umanizzare l’architettura e stimolare la fantasia dei bambini (Altea e Camarda 2015, 280–81).
Eppure, sin da subito la recreation area è stata al centro di perplessità, mostrando quel carattere ambivalente che l’arte pubblica porta con sé. Il muso dei cavallini (lamas nella zona) fu presto vandalizzato e già nel 1988 si ha un rifacimento della piazza a opera di Leonard Hopper; rifacimento auspicato dalla American Society of Landscape Architects, che definiva la piazza originaria come «fredda, grigia e sterile» (American Society of Landscape Architects 1988). Inoltre vari rifacimenti della pavimentazione hanno contribuito all’accorciamento delle zampe dei cavallini (Landmark West 2021). Per citare Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola:
«Da un lato c’è la normale evoluzione delle città [...] Spesso, però, prevalgono ragionamenti economici su considerazioni urbanistiche, sociali o culturali: del resto è molto più semplice buttar giù e rifare, piuttosto che impelagarsi in complicati progetti di restauro e ristrutturazione. È questo atteggiamento che ho definito vandalismo istituzionale.» (Gottardi 2021).
Di tale atto vandalico ne diede notizia il 9 marzo il Museo Nivola con un post dai toni duri e di sconforto verso la rimozione dei cavallini attuata frettolosamente, per non dire in maniera barbarica, dalla PACT Renaissance Collaborative (PRC), selezionata dalla NYCHA per dei lavori di rifacimento della zona. A tal proposito, immediata è stata anche la mobilitazione di Carl Stein, figlio dell’architetto Richard Stein (Curreli 2021) e attualmente garante del ricollocamento dei cavallini nell’area (Redazione 2021). L’indignazione è stata immediata sia in Italia (Crinò 2021) che in America (Budds 2021), dove si sono mobilitate associazioni quali la Cooper Union e Landmark West, che si occupa di sensibilizzare i residenti della zona sull’opera di Nivola in maniera interattiva (Landmark West s.d.). Tra i più attivi sostenitori figura anche il rapper Bigg Dogg, che ha girato un video proprio nel playground (Gottardi 2021). L’indignazione e la mobilitazione della Fondazione Nivola e degli eredi degli artisti coinvolti, ha suscitato un moto di appropriazione identitaria che si è espressa nel vivo desiderio di “riportare” – termine filologicamente scorretto poiché i cavallini non furono pensati mai per il territorio isolano – le statue in Sardegna.
Ancora oggi non è chiara l'entità dei danni riportati dai cavallini infatti, nonostante la PRC abbia (per via del clamore) giustificato l’atto come necessario per la riparazione dell’impianto idrico, assicurando il riposizionamento delle opere (Small 2021). Ciò non giustifica però i metodi di rimozione e soprattutto la mancata trasparenza della ditta e della NYCHA responsabile del progetto. Già esistente dal 2015, il progetto di riabilitazione del quartiere non incontrò i favori di chi, come la Fondazione Nivola e la Cooper Union, era interessato alla tutela artistica dell’area (Cossu 2021), poiché poco attuabile nel rispetto dell’opera pubblica di Stein e Nivola, dove anche la rimozione di un solo elemento compromette l’organicità d’insieme. In tutto questo fondamentale è stata la cassa di risonanza data dai social network, che hanno fatto sentire le voci di numerose realtà dimostrando come la comunità di riferimento di questo intervento artistico non è più data solo dai residenti dell’area ma, in una realtà sempre più globalizzata e digitalizzata, abbia raggiunto una fruizione transnazionale. La sfida posta da questa situazione è ben definita da Alessandra Camarda e Giuliana Altea:
«[...]il punto non è tanto l’opera in sé quanto la sua funzione in una città in profonda trasformazione, attraversata da processi di gentrificazione e redesign urbano destinati a cambiarne i connotati. Dinamiche non sempre e non necessariamente di segno negativo, ma che incidono sulla conservazione del passato.»(Altea e Camarda 2021)
Un compito che non può essere affrontato con leggerezza e che deve tener conto di un mondo sempre più informatizzato e digitale, capace di cambiare le sorti della valorizzazione e della tutela dell’arte.
Si ringrazia la Fondazione Nivola per la disponibilità nel fornire immagini e materiali per questo elaborato. Un ringraziamento affettuoso va anche a Cinzia Melis per le informazioni sul rapper Bigg Dogg.
Stato di conservazione
Danneggiato
Localizzazione geografico-amministrativa attuale
Collocazione specifica
Cronologia generica
XX e XXI secolo
Cronologia specifica
1964 - 2021
ECP - Ente competente per tutela
Documentazione fotografica
NexScan F4000
Autore della riproduzione digitale
Fondazione Nivola
Data della riproduzione digitale
30/10/2015
Formato
JPG
Dimensioni dell'immagine
2838 x 2775
Dimensione del file
1,4 MB
ESC - Ente schedatore
Autore della scheda
Marta Melis
Data
23/06/2021
Licenza d'uso
Libera