Il santuario di Nostra Signora di Gonare
Contenuto
Titolo
Il santuario di Nostra Signora di Gonare
Nomi alternativi
Nostra Segnora de Gonari
Data costruzione
24/06/2022
Autore dell'opera
ignoto
Descrizione
Il santuario sorge a 1100 metri sul livello del mare, sul crinale montano che divide il territorio di Orani da quello di Sarule.
Una parte del santuario appartiene alla parrocchia di sant’Andrea di Orani, l’altra a quella di san Michele Arcangelo di Sarule. Lo stesso vale per la proprietà delle cumbessias, dimore con porticati popolate dai fedeli durante le celebrazioni.
Il primo cenno documentale dell’esistenza del santuario compare nelle Rationes Decimarum Italiae ed è riferito a una una donazione del 1391 di 9 lire di alfonsini da parte del rettore di Gonare.
Il santuario è citato ancora nel Cinquecento da Francesco Fara nella sua Corografia di Sardegna.
L'impianto architettonico attuale risale al 1618. Ne sono prova gli archi a sesto acuto, tipici del periodo, caratterizzati da nervature diagonali con geometrie uniche in Sardegna.
A differenza della maggior parte delle chiese campestri sarde, che sono di piccole dimensioni, quella di Gonare ha dimensioni imponenti ed è riccamente decorata.
L'interno della fabbrica è in stile tardo gotico. Il presbiterio è decorato riccamente, lasciando intendere le possibilità economiche delle élite che ne hanno finanziato i lavori e vi si sono fatte seppellire nel corso dei secoli. Anche le cappelle laterali sono atipiche rispetto alle altre chiese rupestri di Sardegna.
All'esterno la chiesa ha forme e stile che si integrano con la natura circostante.
Poco sotto la chiesa si trovano le "cumbessias", alloggi temporanei per i pellegrini che approdano al santuario. Il nucleo più antico del novenario è addossato alla chiesa mentre più recentemente ne sono state costruite altre più in basso, presso “sa corte”, dove si svolgeva la vita sociale e comunitaria durante le feste.
Una parte del santuario appartiene alla parrocchia di sant’Andrea di Orani, l’altra a quella di san Michele Arcangelo di Sarule. Lo stesso vale per la proprietà delle cumbessias, dimore con porticati popolate dai fedeli durante le celebrazioni.
Il primo cenno documentale dell’esistenza del santuario compare nelle Rationes Decimarum Italiae ed è riferito a una una donazione del 1391 di 9 lire di alfonsini da parte del rettore di Gonare.
Il santuario è citato ancora nel Cinquecento da Francesco Fara nella sua Corografia di Sardegna.
L'impianto architettonico attuale risale al 1618. Ne sono prova gli archi a sesto acuto, tipici del periodo, caratterizzati da nervature diagonali con geometrie uniche in Sardegna.
A differenza della maggior parte delle chiese campestri sarde, che sono di piccole dimensioni, quella di Gonare ha dimensioni imponenti ed è riccamente decorata.
L'interno della fabbrica è in stile tardo gotico. Il presbiterio è decorato riccamente, lasciando intendere le possibilità economiche delle élite che ne hanno finanziato i lavori e vi si sono fatte seppellire nel corso dei secoli. Anche le cappelle laterali sono atipiche rispetto alle altre chiese rupestri di Sardegna.
All'esterno la chiesa ha forme e stile che si integrano con la natura circostante.
Poco sotto la chiesa si trovano le "cumbessias", alloggi temporanei per i pellegrini che approdano al santuario. Il nucleo più antico del novenario è addossato alla chiesa mentre più recentemente ne sono state costruite altre più in basso, presso “sa corte”, dove si svolgeva la vita sociale e comunitaria durante le feste.
Le origini del culto di Nostra Signora di Gonare sono avvolte dal mito. Una antica tradizione popolare fa risalire al 1147 attribuisce la fondazione del santuario a Gonario, giudice di Torres.
Il giudice, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, sarebbe stato sorpreso da una tempesta. Fece dunque un voto alla Vergine: se fosse scampato al naufragio avrebbe costruito un santuario sul lembo di terra che gli fosse apparso per primo. Approdando, pare avesse visto la cima del monte Gonare e qui avrebbe deciso di erigere la chiesa.
La leggenda dice anche che Gonario, salendo il monte, avesse incontrato una donna con un bambino e avesse iniziato a chiacchierare con lei. La donna, stanca per la lunga salita, si sarebbe fermata per riposare, adagiandosi su una pietra. Pochi passi dopo, la donna era scomparsa: si dice che quella donna fosse la Madonna con in braccio il bambino Gesù. Questo parve a Gonario segno inequivocabile che il luogo prescelto fosse gradi
Oggi i pellegrini che salgono al monte Gonare si fermano nelle stazioni sacre, cioè i luoghi associati al passaggio della madonna: si tratta di pietre sacre considerate taumaturgiche. Per ottenere la grazia è necessario toccarle eseguendo gli stessi movimenti attribuiti alla Madonna.
Sulla pietra chiamata "s’imbaradorgiu" ci si poggia tenendo in mano un oggetti che ricordi il pellegrinaggio e strappando una foglia di leccio (albero che, secondo la tradizione, offrì l’ombra alla Vergine).
Accanto si trova la cavità in cui si dice che la Madonna appoggiò il gomito: la polverina che si ricava dalla roccia friabile ha numerose virtù e, portata a casa, estende la grazia ai malati e agli assenti. Infine "su bratzolu" la pietra in cui la madonna avrebbe posato il bambino: le donne usavano scivolare sulla pietra per invocare la fertilità e nella stessa pietra i bambini usavano scivolare per gioco, non sempre col benestare delle madri.
Un'altra modalità di devozione, forse ancor più forte, è la salita al santuario in ginocchio. Una testimonianza orale ci parla di un uomo che dai 13 ai 98 anni percorreva la strada da Nuoro a Orani a piedi e poi saliva al monte inginocchiato.
Per completare lo scioglimento del voto, dopo la partecipazione alla funzione, i fedeli usano offrire un'elemosina ai mendicanti che si trovano lungo il percorso di ridiscesa.
A proposito della festa di Gonare, un documento databile agli anni Settanta dell'Ottocento, riporta il "Patrimonio della Vergine di Gonari (per parte d’Orani) attualmente amministrato dal sacerdote Antonio Giuseppe Todde".
L'amministrazione possiede 18 capre dal cui provento verrà riparata la chiesa e i suoi arredi; 19 botteghe che, se vengono occupate dai mercanti in occasione della festa, devono pagare cinque lire.
Riporta poi le ricorrenze annuali in onore di Nostra Signora di Gonare. Le feste si celebrano ogni anno nella chiesa di Gonare il 25 marzo, il 15 agosto e l’8 settembre di ciascun anno. Per queste feste l'amministrazione può ricevere una media di 150 lire.
Il 25 marzo le confraternite del paese si recano al santuario per la celebrazione e ricevono, insieme ai fedeli, un bicchiere di vino con "su pane 'e vintichimbe".
Per la spesa di tale offerta si chiede una questua nel paese il giorno prima della festa portando in giro un simulacro della vergine di Gonari.
Una memoria orale ci riporta la festa di settembre vista dagli occhi di un bambino degli anni 50-60. Tutti i bambini andavano a piedi lungo la mulattiera, partendo alle 5 del mattino, sfruttandola come una delle poche possibilità di uscire. Una volta arrivati c’erano caffè e biscotti per tutti.
Si faceva la novena e il giorno della festa, dopo la messa, si faceva lo spuntino sotto gli alberi, la festa tradizionale con balli, canti e bancarelle. Quindi si univano lo svago e la festa conviviale a una forte devozione: tutte le sere si faceva il rosario alle ore 21, posizionandosi ogni giorno davanti alla porta di una diversa cumbessia.
Fino a qualche tempo fa l'organizzazione delle feste per la Madonna di Gonare si realizzava di anno in anno in alternanza tra il comitato di Orani e quello di Sarule. La comproprietà del culto della madonna e la concordia tra i tue paesi è stata ultimamente facilitata dai parroci don Mario Mula e don Roberto Carta che hanno promosso la realizzazione della festa da parte dei due paesi insieme.
Una testimonianza orale ci parla di un evento estremamente importante per le comunità di devoti di Orani e Sarule.
Il 28 maggio 1972 la diocesi di Nuoro aveva deciso di incoronare la madonna di Gonare regina della Barbagia. Si realizzò una festa enormemente partecipata: almeno 50mila persone erano presenti. A presiederla furono il cardinale Sebastiano Baggio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda.
La curia decise che la festa si sarebbe realizzata a Nuoro perché il monte non aveva le strutture logistiche adatte. Prima dell'incoronazione il simulacro della madonna venne portato in visita nei paesi della diocesi.
Le comunità di Orani e Sarule non accettarono che la madonna venisse incoronata a Nuoro: non accettarono che Nuoro prendesse loro la madonna.
Quando il simulacro arrivò a Sarule per la visita, gli oranesi si unirono ai sarulesi e riuscirono a riprenderselo. Da Sarule la riportarono sul monte Gonare a piedi e riuscirono a far sì che lì si fermasse e che fosse incoronata lì.
Il giudice, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, sarebbe stato sorpreso da una tempesta. Fece dunque un voto alla Vergine: se fosse scampato al naufragio avrebbe costruito un santuario sul lembo di terra che gli fosse apparso per primo. Approdando, pare avesse visto la cima del monte Gonare e qui avrebbe deciso di erigere la chiesa.
La leggenda dice anche che Gonario, salendo il monte, avesse incontrato una donna con un bambino e avesse iniziato a chiacchierare con lei. La donna, stanca per la lunga salita, si sarebbe fermata per riposare, adagiandosi su una pietra. Pochi passi dopo, la donna era scomparsa: si dice che quella donna fosse la Madonna con in braccio il bambino Gesù. Questo parve a Gonario segno inequivocabile che il luogo prescelto fosse gradi
Oggi i pellegrini che salgono al monte Gonare si fermano nelle stazioni sacre, cioè i luoghi associati al passaggio della madonna: si tratta di pietre sacre considerate taumaturgiche. Per ottenere la grazia è necessario toccarle eseguendo gli stessi movimenti attribuiti alla Madonna.
Sulla pietra chiamata "s’imbaradorgiu" ci si poggia tenendo in mano un oggetti che ricordi il pellegrinaggio e strappando una foglia di leccio (albero che, secondo la tradizione, offrì l’ombra alla Vergine).
Accanto si trova la cavità in cui si dice che la Madonna appoggiò il gomito: la polverina che si ricava dalla roccia friabile ha numerose virtù e, portata a casa, estende la grazia ai malati e agli assenti. Infine "su bratzolu" la pietra in cui la madonna avrebbe posato il bambino: le donne usavano scivolare sulla pietra per invocare la fertilità e nella stessa pietra i bambini usavano scivolare per gioco, non sempre col benestare delle madri.
Un'altra modalità di devozione, forse ancor più forte, è la salita al santuario in ginocchio. Una testimonianza orale ci parla di un uomo che dai 13 ai 98 anni percorreva la strada da Nuoro a Orani a piedi e poi saliva al monte inginocchiato.
Per completare lo scioglimento del voto, dopo la partecipazione alla funzione, i fedeli usano offrire un'elemosina ai mendicanti che si trovano lungo il percorso di ridiscesa.
A proposito della festa di Gonare, un documento databile agli anni Settanta dell'Ottocento, riporta il "Patrimonio della Vergine di Gonari (per parte d’Orani) attualmente amministrato dal sacerdote Antonio Giuseppe Todde".
L'amministrazione possiede 18 capre dal cui provento verrà riparata la chiesa e i suoi arredi; 19 botteghe che, se vengono occupate dai mercanti in occasione della festa, devono pagare cinque lire.
Riporta poi le ricorrenze annuali in onore di Nostra Signora di Gonare. Le feste si celebrano ogni anno nella chiesa di Gonare il 25 marzo, il 15 agosto e l’8 settembre di ciascun anno. Per queste feste l'amministrazione può ricevere una media di 150 lire.
Il 25 marzo le confraternite del paese si recano al santuario per la celebrazione e ricevono, insieme ai fedeli, un bicchiere di vino con "su pane 'e vintichimbe".
Per la spesa di tale offerta si chiede una questua nel paese il giorno prima della festa portando in giro un simulacro della vergine di Gonari.
Una memoria orale ci riporta la festa di settembre vista dagli occhi di un bambino degli anni 50-60. Tutti i bambini andavano a piedi lungo la mulattiera, partendo alle 5 del mattino, sfruttandola come una delle poche possibilità di uscire. Una volta arrivati c’erano caffè e biscotti per tutti.
Si faceva la novena e il giorno della festa, dopo la messa, si faceva lo spuntino sotto gli alberi, la festa tradizionale con balli, canti e bancarelle. Quindi si univano lo svago e la festa conviviale a una forte devozione: tutte le sere si faceva il rosario alle ore 21, posizionandosi ogni giorno davanti alla porta di una diversa cumbessia.
Fino a qualche tempo fa l'organizzazione delle feste per la Madonna di Gonare si realizzava di anno in anno in alternanza tra il comitato di Orani e quello di Sarule. La comproprietà del culto della madonna e la concordia tra i tue paesi è stata ultimamente facilitata dai parroci don Mario Mula e don Roberto Carta che hanno promosso la realizzazione della festa da parte dei due paesi insieme.
Una testimonianza orale ci parla di un evento estremamente importante per le comunità di devoti di Orani e Sarule.
Il 28 maggio 1972 la diocesi di Nuoro aveva deciso di incoronare la madonna di Gonare regina della Barbagia. Si realizzò una festa enormemente partecipata: almeno 50mila persone erano presenti. A presiederla furono il cardinale Sebastiano Baggio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda.
La curia decise che la festa si sarebbe realizzata a Nuoro perché il monte non aveva le strutture logistiche adatte. Prima dell'incoronazione il simulacro della madonna venne portato in visita nei paesi della diocesi.
Le comunità di Orani e Sarule non accettarono che la madonna venisse incoronata a Nuoro: non accettarono che Nuoro prendesse loro la madonna.
Quando il simulacro arrivò a Sarule per la visita, gli oranesi si unirono ai sarulesi e riuscirono a riprenderselo. Da Sarule la riportarono sul monte Gonare a piedi e riuscirono a far sì che lì si fermasse e che fosse incoronata lì.
Riferimenti bibliografici
G. Zirottu, Nostra signora di Gonare, Grafiche editoriali Solinas, Nuoro, 1996.
G. Zirottu, Orani: storia e testimonianze di un popolo, Poligrafica Solinas, Nuoro, 2000.
G. Zirottu, Orani: storia e testimonianze di un popolo, Poligrafica Solinas, Nuoro, 2000.
Sitografia
Altre fonti
Per le memorie orali si ringraziano Pasqualina Borrotzu, Gianni Demontis, Antonio Forma, Italo Chironi, Tottoni Pinna, Gigina Chironi, tzia Grazietta Mastio, Luigi Paddeu, Tonino Puddu.
Autore della scheda
Beatrice Schivo, Margaret Cogoni, Luca Mameli
Date and/or Time
1618
Pagine del sito
Risorse correlate
Filtra per proprietà
Titolo | Etichetta alternativa | Classe |
---|---|---|
Intervista ad Antonio Forma e Italo Chironi | Intervista |
Annotazioni
There are no annotations for this resource.