Lettere di accusa del Consiglio Comunitativo di Orani ad Antonio Mele

Media

Parte di Chiudende a Orani, Olzai, Oniferi, Ollolai e Onifai

Titolo

Lettere di accusa del Consiglio Comunitativo di Orani ad Antonio Mele

Data di inizio

June 9, 1827
August 29, 1827

Ambiti e contenuto

Lettera di denuncia della comunità di Orani contro Antonio Mele, accusato di aver chiuso territori nella località detta "sa Serra" in maniera illecita

Segnatura o codice identificativo

IT, ASCa, Segreteria di Stato, II serie, busta 1616

Consistenza

cc. 13

Lingua

Italiano

Condizioni che regolano l’accesso

Libero

Condizioni che regolano la riproduzione

Libero

Autore della riproduzione digitale

Riccardo Zoncheddu

Formato

pdf

ESC - Ente schedatore

Creatore

Riccardo Zoncheddu

Data di creazione

22/06/22

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Cartaceo

riassunto

Eccellenza. S’individui descritti nell’unità nota tutti del villaggio d’Orani, col più ossequioso rispetto rappresentano alla Eccellenza vostra che Antonio Mele si è dispoticamente accinto a formare in quei salti una chiudenda che gli è sembrato riuscirgli egregia, e cospicua nell’incorporarvi oltre ai terreni di privativa pertinenza di varj vassalli, una vastissima estensione di terre comunali, e due strade reali a vari paesi e alle stesse conducenti. Antonio Mele nel privare il comune di quei pascoli, nel chiuderlo per così dirla, e confinarlo entro le case, ha mandato fuori la più fatale fiamma a danno della tranquillità, della pace e della sussistenza delle famiglie che lo compongono. Già i buoi domiti mancano dei necessari pascoli, già ravisassi interdetta la comunicazione tra li salti del paese fino a segno di dove passare il bestiame dentro il popolo, già tutto è in stato di rovina e di finale eccidio. Si ricorrenti a vista dei sommi pregiudizi che ne vi portano, a scampo delle funeste conseguenze che ne temono, sonosi più d’una volta presentati avanti la Giunta comunitativa, pregandoli d’interporsi a favore degli interessi comunali, a favore d’una causa di cui la più giusta non si è ancora trattata e non si tratterà in appresso. E qui conviene osservare Eccellenza, che trovandossi come trovavassi Antonio Mele in Consiglio, molto han potuto li personali riguardi a lui non dovuti, ma contro il dovere scandalosamente usati. Vero è però che se la non curanza e trascuratezza della Giunta comunale ha potuto qualche volta richiamare un condegno compatimento, lo merita con qualche preferenza nella puntuale circostanza in cui deve diffender il Comune, temendo li più grandi privati discapiti. Antonio Mele vanta una così poco regolare indole, che se qualche volta è accaduto in Consiglio di contraddirlo, ha espressamente minacciato della morte li membri del medesimo. Antonio Mele è una testa così calda che colla stessa facilità minaccia ed eseguisce, testa che richiama tutto il rigore della giustizia per frenarla e contradirla nei suoi impeti. Tale è Antonio Mele, che per addestrare un cane, per avezzarlo a distruggere sotto li suoi ordini l’umanità, trovato nella strada reale un semplice nominato Antonio Fratta, legata al collo di quest’ultimo una fune, prendevassi il barbaro sollazzo di aizzarglielo, dimodochè ne riportò il miserabile tante sanguinose ferite e se è sopravissuto alle medesime qui risalta l’onnipotenza divina, che spande nei poveri li suoi benefici influssi. Eccellenza, di Antonio Mele è bene di non parlarne, perché la sua condotta non si puote descrivere senza nausea, e senza nausea non si può ascoltare. La finiscono li ricorrenti nel compatire il Consiglio comunitativo, se non si è fin qui opposto ai disegni di un potente usurpatore che nelle sue furie sa disprezzare anche gli ordini del Superior Governo, che sa dire nulla rimportarli dell’Uffizio d’Intendenza, che si crede insomma dispotico e gode nel farlo credere agli altri. Comunque però siasi, se egli è temuto dai privati individui non può esserlo dalla giustizia, che saprà opportunamente apprestare il riparo ai danni del comune d’Orani, ai tanti mali che lo circondano. La tanca di Antonio Mele, essendo chiusa senza autorizzazione superiore a tenore del noto regio editto, deve esser demolita sul campo a spese del medesimo, e così goderà il Comune nel vedersi restituito alla propria tranquillità, e la condotta dell’usurpante si vedrà opportunamente repressa [...] I rassegnanti: Salvatore Madau / Salvatore Cosseddu Modolo / Giuseppe Cuccu Lai / Antonio Brundu Madau / Giovanni Borrozzu / Giovanni Maria Crudu / Giovanni Angelo Mereu / Salvatore Niffoi / Paolo Siotto / Salvatore Borrozzu / Gosimo Carboni / Giovanni Angelo Niffoi Balvis / Antonio Cosseddu Seu / Giuseppe Lande / Salvatore Rocca Lostu / Pietro Paolo Cosseddu / Giuseppe Canio / Pietro Paolo Marongiu / Giovanni Maria Serra / Salvatore Farina Loche / Salvator Angelo Marrazzu / Tomaso Suenti / Bartolomeo Mastio / Antonio Piredda / Giovanni Antonio Bucoli / Luigi Ollollai / Salvatore Loddo Fichi / Salvatore Siotto Mureddu / Pietro Maccioni / Salvator Floris Salvai / Antonio Sircana / Giuseppe Cavada Cosseddu, e più altri vassalli tutti di questa villa d’Orani

trascritto da

Lorenzo Zucca

Annotazioni

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