Santu Pedru Apostolu
a cura di Irene Coni
La mia passione per il canto di tradizione orale mi ha portato a svolgere, anche qui a Sant’Antioco, una ricerca di stampo etnografico.
Per questo motivo ho scelto come argomento il culto di San Pietro, approfittando così dei festeggiamenti che si sono svolti proprio in questi giorni del campo estivo di LUDiCa 2023.
Ma quale è l’elemento che unisce il culto di San Pietro al mare e alla comunità paesana?
La storia che lega il Santo alla comunità di Sant’Antioco è particolare.
Dai pochi testi trovati in biblioteca, è emerso che il primo luogo di culto situato in piazza Umberto, demolito il 25 gennaio 1932, non è mai stato portato a termine.
Solo nel 1967 la comunità ha potuto inaugurare la nuova Parrocchia dedicata al Principe degli Apostoli.
La prima Parrocchia era una stanza; non abbastanza grande per raccogliere anche i ragazzi ed i giovani per un oratorio comune [...] La chiesa sarebbe stata dedicata a San Pietro poiché Apostolo pescatore che avrebbe saputo attirare alla chiesa molti fedeli e avrebbe poi continuato a rappresentare l’immagine dell’Apostolo protettore dei pescatori riempiendo i mari e tutte le acque di abbondanti pesci come racconta il Vangelo
. (Miale, 2015)
Nel primo giorno di ricerca mi sono dedicata alla bibliografia, ma con scarsi risultati. Ho riscontrato una carenza di fonti scritte sul culto e il suo rapporto con la comunità.
Essendo san Pietro il santo protettore dei pescatori, mi son detta: non può mancare la pratica religiosa in un territorio come questo che vive costantemente in relazione con il mare e le sue attività produttive!
Questo passo del «Dizionario di Goffredo Casalis» dedicato ai festeggiamenti di San Pietro mi ha ulteriormente incuriosito:
Venuta la notte si attende alla religione e tutti concorrono nella cappella per cantarvi il rosario e le litanie e ricever la benedizione del Santissimo. Dopo di che si prega per i defunti e si recita ai Santi un gran numero di orazioni or domandando il vento or deprecando le tempeste le correnti e il pesce lamia ed ora implorando una pesca abbondante. All ultimo voto risponde un altissimo grido Iddio lo faccia
. (Casalis, 1841)
Detto ciò, non è chiaro da quanto tempo esista questo rituale, ma dalle interviste è emerso che la popolazione è sempre stata devota al santo.
Per rispondere ad alcuni miei quesiti ho deciso di incentrare i successivi giorni alla ricerca sul campo, incontrando e intervistando alcuni abitanti (ringrazio per il preziosissimo contributo il signor Giuseppe Mura).
Giovedì 29 giugno è stata una giornata intensa e ricca. Già dalla mattina, con la mia videocamera, ho seguito le tracce del santo, dalla Capitaneria fino alla processione in mare e al successivo rientro in Parrocchia. In mare una suggestiva processione di barche seguiva la barca più grande, capofila, nella cui prua giaceva la statua del Santo.
Purtroppo, con mio dispiacere, durante la processione non ho potuto raccogliere materiale musicale, vedendo così frustrate le mie aspettative. Nessun suonatore di launeddas seguiva il santo, nessun fedele cantava Is Coggius.
Restano però delle speranze, grazie alle fonti orali e scritte (e chissà, la spinta per proseguire questa ricerca etnomusicologica in questa preziosa isola nell’Isola):
Apriva il corteo, il suonatore di launeddas, nel caratteristico costume sardo (per tanti anni un certo Peppino, soprannominato “Miseria”) [...] Alla sera, dopo cena, ci si doveva, ritrovare alla Marina per barcheggiare nello stagno e cantare i "Mutettus" fino alle ore piccole, mentre si mangiavano le frittelle
(Miale, 2015)
Bibliografia
Casalis, G. (1841). Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna: G-KER. Italia: Forni editore.
Miale, R. (2015). La Chiesa di San Pietro Apostolo. Sant’Antioco.
Sanna, E. (1993). Is Coggius in su Sulcis. Giba. ISMEA.