L’Africa non è poi così lontana

a cura di Anna Carla Mariani

La sirena del mare

Descrizione Isole La Vacca e il Toro in un Portolano del XVII secolo

Quanto dista da Sant’Antioco la costa tunisina?

In passato, l’Africa era considerata tanto vicina che i nostri nonni dicevano di riuscire a vederla da qui.

Ci separano dalle coste tunisine ben 178 chilometri, eppure un detto popolare racconta che un pastore dalla collina di Co‘e cuaddus chiedesse ad un pastore in Tunisia se avesse visto le sue vacche, quasi fosse il vicino di pascolo. Ma un confine esisteva e il suo limite era segnato dalle isole della Vacca e del Toro.

Le ritroviamo citate entrambe in numerosi documenti d’archivio, di cui uno dei più interessanti è un portolano del XXVII secolo conservato nella Biblioteca Nazionale di Spagna a Madrid.

Si tratta di un itinerario scritto, accompagnato da una mappa che rappresenta e descrive i porti e le coste del Mediterraneo ad uso dei naviganti.

In questo documento sono  descritti i luoghi così come si presentavano, le loro caratteristiche paesaggistiche, la presenza di torri costiere o fortificazioni e, a corredo, varie indicazioni sugli elementi naturali che li costituivano, ad esempio la presenza di fonti d’acqua e di spiagge o la forza del vento. 

La rilevanza di questo documento sta nel fatto che l’ obiettivo della sua redazione era legato alla narrazione delle rotte di navigazione e alla segnalazione della presenza di eventuali pericoli, come quello rappresentato dai corsari.

Proprio per questo, sia la mappa che il testo contenevano informazioni toponomastiche, accuratamente scelte per l'individuazione di aree in cui poteva esserci uno sbarco o un punto di approvvigionamento.

In questo portolano sono citate le isole della Vacca e del Toro

Intervista a Luciano Serra

Intervista a Pinella Bullegas

Intervista a Mario Mariani

 

La prima fu interessata nel 1938 dalla costruzione di una banchina. Mario Mariani, che abbiamo intervistato, ha ricordato per noi i racconti del padre che lavorò alla costruzione; e grazie ai racconti di Alberto Crastus, il cui nonno partecipò al trasporto dei materiali che servirono per la costruzione della banchina col gozzo “Il capo di Buona Speranza”, siamo riusciti a raccogliere notizie importanti.

Vari i tipi di pesca che si svolgevano in quella zona, in particolare la pesca delle aragoste, come ci ha raccontato l’anziano pescatore Luciano Serra.

Le due isole hanno visto molti pescatori morire tra le onde e, proprio in loro ricordo, all’interno di una grotta sotto il livello del mare scavata nell’Isola della Vacca, nel 2002 venne deposta la scultura dello scultore locale Gianni Salidu.

Ce lo racconta Pinella Bullegas con molta emozione. 

La scultura nacque da una proposta dell’esploratore e navigatore Jacques-Yves Cousteau durante un soggiorno a Sant’ Antioco. In un’ esplorazione dei fondali nei pressi dell’isola della Vacca, individuò una grotta e pensò che fosse un sito ideale per collocare una targa o un monumento ai caduti del mare.

L’idea giunse all’artista Gianni Salidu, che si dedicò alla realizzazione di un bozzetto dell’opera. Questo raffigurava una donna del mare, protettrice dell’umanità, la Sirena, che soccorre il suo figlio delfino, simbolo dell’uomo, abbracciandolo. Per l’ artista si trattava della Madonna del mare, che vigila sul genere umano dalle profondità recondite della sua grotta sottomarina.

Nel settembre 2002, La Sirena e il Delfino raggiunsero il loro rifugio all’interno della grotta, dove ancor oggi si trovano.

Intervista a Dimitri Porcu

Storia della Cooperativa Sant' Efisio

Ed ancora quelle isole conservano il ricordo delle lacrime di tante famiglie che da lì passarono in fuga, cercando di raggiungere l’Africa, allora vista come una meta sicura, come ci ha raccontato Dimitri Porcu, intervistato dalla Francia.

Chi non ricorda a Sant’Antioco la storia, diventata quasi leggenda, del pescatore conosciuto col nomignolo di “Ciù Grillu”? Partito dal porto di Sant’Antioco nascondendo tutta la sua famiglia sotto grandi coperte al posto delle reti per la pesca, fermato per un controllo dichiarò di andare a pesca.

Oltrepassate le isole della Vacca e del Toro, venne aiutato da pescatori tunisini che aveva conosciuto durante le giornate di pesca nei mesi precedenti. Arrivati in Tunisia, la moglie, prossima al parto, morì.

Restarono in Tunisia finché non fu necessario, per motivi politici, rifugiarsi in Francia. In Francia Marc Porcu, il nipote, che da Ciu Grillu aveva imparato il Sardo, studiò più approfonditamente la sua terra d’origine, le sue radici e iniziò a tradurre gli autori sardi in francese e a scrivere poesie dedicate alla Sardegna, a Sant’Antioco e alla storia di famiglia.

Oggi è Dimitri che porta avanti questo importante progetto e  tramanda  con i suoi studi e i suoi spettacoli la storia di questa fuga, raccontando l’isola di Sant’ Antioco al mondo.

Bibliografia

Jessica Friedrich. Gianni Salidu, Nel legno e nella pietra. N.Canelles, 2012.

Porcu, Marc. Le cri de l’Aube-l’urlo dell’ alba. CUEC Editrice, 2012.