Alla ricerca delle parole. Identità e mutamento dei cantori di S. Giovanni
di Maria Herres
“Chi canta prega due volte” è la frase che viene in mente conoscendo i cantori di San Giovanni, dimensione corale che si raccoglie attorno all’Arciconfraternita della Vergine della Solitudine.
Dal 1954 i cantori cantano durante le processioni della settimana santa cagliaritana, insieme ai cantori di San Giacomo, i quali fanno capo all’Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Nonostante l’origine incerta dei cantori, il priore Domenico Corso (Domenico, Corso 2013) ci parla di una Risoluzione di Giunta del XVIII secolo che eliminerebbe la voce di spesa musici e cantori professionisti, dando comunque la possibilità a chi volesse di dare un apporto musicale a titolo gratuito (Milleddu 2019, p. 462). La natura dei canti era tra il sacro e il profano, con forti influenze operistiche che si riflettono tutt’oggi sulla predisposizione gerarchica della massa canora. Sempre lo studioso Roberto Milleddu avanza l’ipotesi che il paesaggio sonoro attuale si sia prodotto da
una frattura dovuta ad esempio al controllo dell’autorità ecclesiastica sui repertori religiosi seguita alla riforma del 1903, che potrebbe aver portato gli istruttori dei cori a rivedere i repertori introducendo materiali musicali nuovi, vuoi di apposita composizione – realizzati tanto in loco quanto importati da oltremare – vuoi rielaborando brani devozionali di grande diffusione. (Milleddu 2019, p. 266)
I bambini del quartiere storico di Villanova a Cagliari imparavano e imparano i testi musicali a memoria, come Mauro Branca, capo massa de is cantoris dal 2001. Le sue mani dirigono il canto di un gruppo di bambini, donne e uomini che risuona nelle strade della città durante la settimana santa. A lui abbiamo chiesto di spiegare come in anni recenti si sia deciso di mettere per iscritto il testo cantato e quali sono stati i cambiamenti apportati rispetto al repertorio mnemonico di 29 canti. Mauro ci risponde che gli arciconfratelli che sono intervenuti hanno fatto un po’ a sentimento e un po’ sono andati a recuperare i testi originari. In un’intervista fatta dalla ricercatrice indipendente Laura Delussu, all’interno del progetto dell’antropologa visuale Marina Anedda Sardegna Visuale, Antonio Scanu, ex presidente dell'Arciconfraternita della solitudine e cantore, parla di storture microscopiche date dall’oralità e riconduce le cause al tasso di alfabetizzazione dei confratelli. Ci si dovrebbe invece interrogare sul peso di un testo poetico aulico recepito dai fedeli dialettofoni. Mauro Branca ci dà il nome di un arciconfratello che è intervenuto sul testo: l’ingegner Preti, sempre sotto la presidenza di Antonio Scanu tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ‘90. L’importanza di dare senso a ciò che si cantava, essere attori partecipi del gesto di fede che si ripete ogni anno a ridosso della Pasqua si è tradotto in un libricino autoprodotto nel 1999, distribuito ai fedeli e soprattutto ai cantori, per correggere parole che si sono modificate negli anni e di cui si è sentita la necessità di una correzione.
Bibliografia
Milleddu, Roberto. 2019. «Aspetti Del Paesaggio Sonoro Della Settimana Santa a Cagliari: Tra Sardegna e Oltremare». Know the Sea to Live the Sea, Atti Del Convegno: Cagliari, Cittadella Dei Musei, 7-9 Marzo 2019, Perugia, Morlacchi Editore, 2019, gennaio 1.
Corso, Domenico. 2013. La verdadera historia de los trinitarios y de la confradia de nuestra señora del la soledad de caller. Arti Grafiche Pisano.
Sitografia
Anedda, Marina. 2012. «Sardegna Visuale». Sardegna Visuale: Antropologia Visuale della Sardegna.