Inaugurazione "Frammento di Vuoto I"

Contenuto

Titolo

Inaugurazione "Frammento di Vuoto I"

Data di inizio

May 1, 2005

Titolo originale

Inaugurazione "Frammento di Vuoto I""

Ambiti e contenuto

Primo maggio 2005 - Carbonia
Inaugurazione di “Frammento di Vuoto I”, ultima opera del grande maestro Giò Pomodoro, e della restaurata Piazza Roma. - Il primo maggio, l’Amministrazione Comunale ha inaugurato la scultura “Frammento di Vuoto I”, dello scomparso Gio’ Pomodoro, e restituito la nuova Piazza Roma alla città. Alla cerimonia di inaugurazione e al convegno di presentazione dell’opera d’arte e dei lavori della piazza, ha partecipato un folto pubblico che, con entusiasmo e commozione, ha preso parte alla consegna alla città della piazza e del suo nuovo “gioiello”, dopo i lavori di restauro e valorizzazione voluti dall’Amministrazione.

Autore del documento

Comune di Carbonia

Lingua

Italiano

Condizioni che regolano l’accesso

Accesso libero

ESC - Ente schedatore

LU.Di.Ca

Data di creazione

21 giugno 2021

riassunto

Quando il grande maestro Giò Pomodoro, all’apice della sua maturità artistica, ha iniziato a scolpire il blocco di marmo bianco, che avrebbe preso la forma leggera della sua ultima opera “Frammento di Vuoto I ”, le sue mani esperte inseguivano e realizzavano un sogno. Il genio artistico di Pomodoro avrebbe così creato non semplicemente una scultura, ma “la scultura” che si sarebbe armonicamente fusa nella nuova Piazza Roma, ristrutturata e valorizzata, nel cuore del centro storico di Carbonia.
Il primo maggio, festa dei lavoratori, è il giorno che l’Amministrazione comunale ha scelto per inaugurare la Piazza e mostrare ai cittadini lo splendore dell’opera d’arte di Pomodoro, sintesi di un lungo lavoro di ricerca poetica ed artistica, ma anche segno e messaggio dell’idealità di un intellettuale che riconosceva il primato assoluto della civiltà del lavoro. “Frammento di Vuoto I”, nato dal blocco di marmo di Carrara di 80 tonnellate per un volume di 40 metri cubi, interagisce perfettamente con la struttura della Piazza e con il tessuto urbanistico della città, sviluppandosi, come estensione della sezione aurea, a partire dal bacino d’acqua su cui la scultura si specchia. Come spesso accade per le opere di Giò Pomodoro, il marmo candido di “Frammento di Vuoto” si affaccia su uno specchio d’acqua rettangolare, attraversato da piccole onde, a simboleggiare l’unione indissolubile fra due elementi totalmente diversi, la pietra e l’acqua.

L’opera di Pomodoro è il tentativo sublime e perfettamente riuscito di far coincidere la forma piena con il suo spazio vuoto, in un flusso continuo che afferma una nuova concezione della forma e dello spazio.
Il cuore della città riconquista, con gli interventi di restauro e valorizzazione, l’armonia delle origini, ma con nuovi e fondamentali funzioni e significati sociali. La Piazza, così come Pomodoro voleva fossero intese le sue opere d’arte, non è più appannaggio del potere, spartiacque e segno di distanza fra classe dirigente e massa operaia, chiamata in piazza solo per partecipare alle grandi adunate convocate dal regime, al contrario la nuova Piazza Roma diventa luogo di incontro, di aggregazione e socializzazione fra generazioni e ceti diversi. Quelli che per il fascismo erano i simboli del potere, e che per questo aveva voluto si affacciassero sulla piazza principale, diventano oggi strutture al servizio dei cittadini, così il Municipio, il Teatro Centrale, il Dopolavoro, la Torre Civica e la Chiesa. L’elaborazione degli interventi progettuali sulla Piazza hanno preso spunto dall’analisi storica e dallo studio critico dei progetti di Guidi, Valle e Pulizter, adattandoli alle mutate esigenze della società ed eliminando le barriere architettoniche per le persone diversamente abili.


Si è deciso di rendere pedonale uno spazio più ampio, riconducendo la Piazza alle sue dimensioni d’origine e ricostruendo, ai piedi della Torre Civica, la terrazza belvedere, secondo le geometrie e i materiali originari, come la trachite e il granito, con accorgimenti che rendono distinguibile l’intervento contemporaneo.

Dinanzi al Dopolavoro si sviluppa un manto erboso che fa da cornice ai giochi d’acqua che si rincorrono fra le sedute di granito.

Le linee, che seguono la chiave geometrica del quadrato, si armonizzano perfettamente con i volumi, mentre la pavimentazione, quasi 5.000 mq, è composta da lastroni rettangolari di granito sardo, dalla colorazione chiara, disposti in modo da accentuare l’effetto di uniformità ed omogeneità. Unica eccezione una lastra di granito più scuro, collocata dietro la scultura di Pomodoro, con incisa la scritta “Aureo”, a richiamare simbolicamente lo sviluppo della sezione aurea.

Impreziosita da “Frammento di Vuoto”, Piazza Roma appare, oggi, uno splendido esempio di arte razionalista moderna. Una piazza - gioiello che sarà fonte di studio per gli architetti, storici, critici d’arte e appassionati delle città di fondazione.


Sintesi degli interventi al Convegno, tenutosi presso il Teatro Centrale, sull’opera del Maestro Gio’ Pomodoro e sull’intervento di restauro e riqualificazione della Piazza:

Salvatore Cherchi, Sindaco di Carbonia
Ignazio Cuccu, Assessore all’Urbanistica del Comune di Carbonia
Caterina Zappia, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Perugia
Antonello Sanna, docente del Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università di Cagliari
Bruto Pomodoro, pittore e figlio del maestro Gio’ Pomodoro
Etta Ferraris, compagna di Gio’ Pomodoro
Pasquale Mistretta, Rettore dell’Università di Cagliari
Antonio Zidda, presidente del Consiglio Comunale



Salvatore Cherchi, Sindaco di Carbonia
«Dopo l’inaugurazione della stele in ricordo dei nove minatori morti, nel 1939, nella miniera di Serbariu, prosegue il programma di attività scelto dall’Amministrazione per celebrare la ricorrenza del primo maggio. Abbiamo deciso di inaugurare Piazza Roma e la scultura di Gio’ Pomodoro in questa giornata ricca di ricordi e significati, per sottolineare quell’idea di alto valore sociale del lavoro che l’artista pesarese esprimeva anche nelle sue opere.
Oggi la città di Carbonia ha un nuovo “gioiello”, l’ultimo capolavoro del Maestro Pomodoro, e con orgoglio diviene la depositaria della sua eredità artistica.
La cultura non è un lusso, ma un bene indispensabile per la crescita della collettività e ogni amministrazione dovrebbe sentire come dovere primario l’investimento in cultura. Nel nostro caso, l’acquisto dell’opera è stata finanziata dalla Fondazione Banco di Sardegna che ha dato una mano all’Amministrazione di Carbonia anche per le spese di gestione del Teatro Comunale e per la fontana di Piazza Roma. Collaborazione preziosa per la riuscita del progetto di valorizzazione della Piazza, così come importantissima è stata la collaborazione con le Università, fa cui quella di Cagliari. Grazie a questi rapporti proficui, la città di Carbonia sarà sede di un Master in Architettura Moderna che partirà entro l’anno. Di grande rilevanza anche la collaborazione con l’Assessorato Regionale all’Urbanistica e la Sovrintendenza ai beni culturali.»


Ignazio Cuccu, Assessore all’Urbanistica del Comune di Carbonia
«La consegna alla città della Piazza restaurata è un evento culturale di primaria importanza. I lavori di restauro e qualificazione, eseguiti dall’Amministrazione Comunale, sono parte del piano integrato sui Centri Storici e seguono le sue linee guida. Gli interventi sono svolti con l’importante collaborazione del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari e dell’Università “Tor Vergata” di Roma. Abbiamo richiesto anche la collaborazione del Maestro Gio’ Pomodoro scelto, fra i grandi nomi del panorama artistico italiano, anche per il suo impegno, la passione civile e l’amore per la Sardegna. È stata una grande emozione il giorno in cui il Maestro ha accettato l’invito ed ha chiesto di vedere i progetti di restauro della piazza per poter realizzare un’opera adatta al contesto in cui sarebbe stata inserita.»


Caterina Zappia, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Perugia
«Frammento di Vuoto I, scultura del maestro Gio’Pomodoro, viene oggi inaugurato nella razionalista Piazza Roma di Carbonia. Forma monumentale in marmo bianco di Carrara, sviluppo del quadrato aureo su cui poggia, affiancato da un bacino d’acqua, anch’esso legato alle leggi auree, nel quale la scultura si riflette. E’ questo uno degli ultimi lavori dello scultore marchigiano e si connota, dunque, come l’apice di un percorso durato oltre quarant’anni, esemplare per la coerenza del linguaggio e dei motivi. Pomodoro torna, infatti, a meditare sui temi della giovinezza, maturati col superamento dell’esperienza informale: le Tensioni e lo studio sul Vuoto. Grandi temi che si connotano come l’ordito di una trama, scandita da due principi fondamentali: la non figurazione e la geometria. Il percorso di Gio’ è coerente, ma non lineare e ha tempi di congiunzione e consequenzialità vari. Lui stesso, su una pagina di uno dei suoi numerosi taccuini di lavoro, annotava: “ Questo mondo di figure è da tralasciare, per ritornare a più vecchi che, dal ’58 al ’68, hanno dato vita alle superfici in tensione TROPPO PRESTO ABBANDONATE (maiuscolo nel testo, n.d.r.), per andare dietro alle misure. … Ricominciare a 61 anni suonati, c’è stata prima un’eccessiva forza espansionale, dilatazione, e poi una contrazione, anch’essa eccessiva. Quella vecchia giovanile misura espressiva devo ritrovarla.” Quello del “ritrovamento” era, infatti, un altro dei motivi conduttori della sua ricerca, inteso non solo come intuizione personale, ma come recupero di una memoria collettiva tramandata attraverso simboli e forme primari. La ricerca di Gio’ sulle forme archetipe tendeva a fonderle con idea e materia in un tutt’uno essenziale e inscindibile; così manipolando il marmo o il bronzo, organismi plastici, determina il loro opposto: il vuoto.
Frammenti di vuoto, cioè energie in tensione, blocchi di materia percorsi dall’aria, che generano improvvise sospensioni provenienti da forze agenti di opposte direzioni; lacerazioni che danno luogo al vuoto. Su questo tema lo sculture ha sempre lavorato, misurando il valore della porzione di spazio fra le parti piene, ottenuto per solidificazione della materia sottoposta a tensione.
Diceva Pomodoro: “Al posto della forma del quadrato, onnipresente in questa piazza, in tutte le sue possibili divisioni, io proporrò un’intromissione anomala. Un blocco dentro il quale ci sarà l’opera, il più possibile vibratile, linee rigorosamente rette per il bacino, altre linee decisamente curve per la scultura …”. Opera che da oggi si erge nello spazio metafisico della Piazza, deità arcaica, memoria collettiva del popolo sardo e dell’umanità intera.»


Antonello Sanna, docente del Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università di Cagliari
«L’inaugurazione della piazza e della scultura è accompagnata da una forte emozione. L’apparizione di Gio’ Pomodoro, anche se durante una visita molto breve, sulla scena della piazza è stata ricca di significati. Durante la visita ha indicato, con un apprezzato gesto artistico, la collocazione della sua scultura, questa non doveva stare al centro, ma essere sistemata in posizione laterale, in modo che il piano d’uso della Piazza fosse il più ampio possibile. Operazione che Pomodoro ha fortemente voluto e che l’Amministrazione ha avuto il coraggio di attuare.
La piazza diventa insieme unitaria e plurale, con i quattro poteri che vi si affacciano, quello politico, con il Municipio, quello della propaganda rappresentato dalla Torre Civica, quello culturale e ricreativo con il Teatro e il Dopolavoro, e, infine, quello religioso con la Chiesa. Quattro sagrati, quattro piazze tematiche che si fondono in un unico disegno unitario, nella semplicità delle linee e della modernità. Non esistono simmetrie prestabilite, le strade che si affacciano sulla piazza non sono simmetriche, questo non significa, però, che non vi siano regole, ma semplicemente che si rifiutano quelle classiche per scoprire e applicare regole nuove e diverse. La chiave di lettura della piazza è data dalla ripetizione del quadrato arricchito dallo sviluppo della sezione aurea, come invenzione artistica di Gio’ Pomodoro.»


Bruto Pomodoro, pittore e figlio del maestro Gio’ Pomodoro
«Mio padre sentiva di avere un debito affettivo e morale con la Sardegna, aperto trent’anni fa ad Ales e concluso oggi a Carbonia. Gio’ Pomodoro pensava che l’opera d’arte dovesse essere vissuta dalla popolazione e non dovesse star dietro la teca di un museo. In Sardegna ha ritrovato le sue radici contadine, quelle radici che non aveva mai dimenticato.
Nelle piazze sarde mio padre ha voluto riproporre due importanti simboli il “Sole” ad Ales e le “Vele”, simbolo della tensione, qui a Carbonia, dove la sua scultura si inserisce in una piazza metafisica dalla bellezza unica.»


Etta Ferraris, compagna di Gio’ Pomodoro
«Sono due i temi fondamentali nell’opera di Gio’ Pomodoro: il vuoto e la dimensione e uso collettivo della scultura. Gio’ era ossessionato dal “vuoto”, anzi sosteneva che il “vuoto”, l’esistenza del vuoto, fosse la ragione del suo essere scultore e ciascuno scultore avrebbe dovuto cercare di afferrare il vuoto, modellarlo e plasmarlo. Pensava anche che il suo impegno consistesse in un progetto che comprendesse uno specchio d’acqua che fosse lo “specchio” della scultura, accompagnato da una seduta continua per le persone che volessero sostare accanto alla sua opera.
Secondo Gio’ Pomodoro le sculture non devono essere “parcheggiate”, ma messe a disposizione della gente. Se l’architettura, sosteneva lo scultore, non si incontra con la sua gemella “la scultura” allora si arriva a soluzioni sciatte che non si integrano fra loro e non sono armoniche. Qui a Carbonia, in questa piazza, le due arti si sono felicemente incontrate.»


Pasquale Mistretta, Rettore dell’Università di Cagliari
«Il Sulcis – Iglesiente affonda le sue radici culturali soprattutto nel settore industriale ed estrattivo. Qui, a Carbonia, si è iniziato a studiare la storia e l’evoluzione urbanistica delle città di fondazione, anche con l’aiuto dell’Università che, per ricollegarmi al concetto di vuoto espresso dal maestro Pomodoro, potrebbe dare il suo contributo cercando di riempirlo con i contenuti culturali, permettendo di capire sempre meglio le persone. È importante l’impegno e la collaborazione fra Università ed Amministrazioni Locali, che stanno permettendo a Carbonia, come ad Iglesias di attivare corsi universitari e di specializzazione. È un investimento importantissimo in cultura, fondamentale per lo sviluppo economico del territorio.»


Antonio Zidda, presidente del Consiglio Comunale
«Porto il saluto del Consiglio Comunale e apprezzo lo spirito della manifestazione che rappresenta una speranza per le popolazioni che hanno necessità di unità e sinergie fra le forze diverse che possono promuovere lo sviluppo del territorio. Territorio che ha le sue fondamenta nel sangue versato dai tanti che hanno costruito Carbonia.»


Addì , 01/06/2005

trascritto da

Andrea Serra

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