Francesco Ciusa La Madre dell’Ucciso

Contenuto

Titolo

Francesco Ciusa La Madre dell’Ucciso

Data di inizio

May 27, 2002

Titolo originale

Francesco Ciusa La Madre dell’Ucciso

Ambiti e contenuto

Artcolo sulla scultura La madre dell'ucciso

Autore del documento

Andrea Delle Case

Lingua

Italiano

Condizioni che regolano l’accesso

Pubblico

Citazione bibliografica

Autore della riproduzione digitale

Formato

.html

ESC - Ente schedatore

Creatore

Francesca Melas

Data di creazione

22/06/2021

Identificativo

qualitative product or service property (0..*)

Articolo di Pagina Web

riassunto

È il millenovecentosette quando un giovane pressoché sconosciuto, trionfa alla Biennale di Venezia con la Madre dell’ucciso.
Quel giovane è Francesco Ciusa, vent’anni appena compiuti, studente emigrato dalla Sardegna a Firenze con un sussidio di 300 lire. Nuoro, la sua città natale, che in quegli anni non ancora provincia, sembra essere fucina inesauribile di talenti, capace di forgiare futuri premi Nobel come Grazia Deledda, straordinari giuristi e poeti come Sebastiano Satta; tanto da meritarsi l’appellativo di Atene Sarda, incredibilmente lontana da tutto ma perfettamente in linea con la cultura contemporanea e che vede nelle arti figurative, il nome importante di Francesco Ciusa: Fidia dell’Atene Barbaricina.
La Madre dell’ucciso assurge a simbolo di quell’arte verista e regionalista che rappresenta il linguaggio artistico dell’Italia d’inizio secolo prodotto di un simbolismo che impera, non ancora travolto dagl’ideali spavaldi e macchinici dell’arte marinettiana. Temi ruralistici e populisti, di lotta operaia e questione meridionale, diventano punto di partenza di molte ideologie della fine del ‘800, impegnate nell’utopia di realizzare un’arte nuova di valore universale, capace per evitare l’anonimato, di attingere alle diverse realtà regionali ed etniche, purché non interpretate in senso pittoresco o folcloristico.
Ma torniamo a Ciusa. Qualche anno prima dell’epifania veneziana [1904], l’artista lascia Firenze per far ritorno in Sardegna, prima a Sassari, ospite di Giuseppe Biasi, poi a Nuoro. Il suo ritorno nell’isola è segnato dallo sconforto nel constatare che la ricerca artistica antiaccademica è portata avanti da pochi artisti, non ancora consapevole del fatto che, proprio la condizione periferica della sua terra, la situazione socio-culturale, insieme alle esperienze maturate oltre il Tirreno, saranno la forza di quella ‘febbre creatrice’ che plasmò in creta la Madre dell’Ucciso. Ciusa racconta: «La Barbagia di Nuoro era insanguinata; il cuore dell’isola più per mancanza di virtuosa giustizia che per ironica avversità del destino, era funestato da episodi di sangue… l’anima stanca di vagare nel tormento s’abbandonava alla via del destino: era un soffrire, un naufragare nell’abisso più nero» eppure continua Ciusa «Splendeva l’isola in notte tanto nera». Prodotto e simbolo di quel clima, è una donna le cui mani, segnate dal tempo, stringono le ginocchia al petto, simulando una protezione contro il dolore, che è forte, si sente, travolge. Una corazza dalla forma semifetale, serrata e inaccessibile, appare come unica reazione di una madre che ha visto morire il proprio figlio e che ora, seduta in terra davanti al focolare spento, esegue il rito nuorese de Sa rja, la veglia funebre. Aspetto quest’ultimo che la maggior parte del pubblico veneziano ignorava e che probabilmente ha contribuito a conferire alla statua l’aspetto di concentrazione ieratica che tanto affascina. I dettagli pur numerosi appaiono asciutti, come incisi sulla superficie alla ricerca di una stilizzazione moderna, prodotto degli insegnamenti di Trentacoste e della tradizione toscana che arriva fino a Donatello. Occhi semichiusi, piedi nudi e compostezza immota: tutto racconta sofferenza.
Quest’opera si propone come un dialogo moderno fatto di valori etnici e popolari proposti da una regione – la Sardegna – che si affaccia con le sue radici antichissime alla vita di una giovane nazione: l’Italia del Secolo Nuovo.
L’originale in gesso della Madre è custodito nella Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, mentre una copia in bronzo fa parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Esistono inoltre altre due copie una a Palermo e una in Inghilterra. Di quest’ultima però, si sono perse le tracce.

Licenza d'uso

Libera

Collezione

Pagine del sito

La madre dell'ucciso

Annotazioni

There are no annotations for this resource.