CIUSA, Francesco

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CIUSA, Francesco

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CIUSA, Francesco

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Voce del Dizionario Biografico on-line della Treccani su Francesco Ciusa

Autore del documento

Maria Elvira Ciusa

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Italiano

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Francesca Melas

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23/06/2021

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riassunto

CIUSA, Francesco. - Figlio di Giacomo e di Giovanna Guidacciolu, nacque a Nuoro il 2 luglio 1883. Scultore e disegnatore, fu considerato dai contemporanei l'aedo della sua gente; come per la poesia era Sebastiano Satta, suo amico, confidente ed ammiratore entusiasta (In lode di F. C., in Canti, Milano 1962, ad Indicem), e per la narrativa Grazia Deledda. Fin da ragazzo dimostrò passione per il disegno e la modellazione dal vero. Rimasto orfano giovanissimo, alla fine del secolo ottenne, anche per l'intervento di Satta, un sussidio del comune per studiare all'Accademia di Firenze, dove frequentò la scuola di D. Trentacoste. Dopo aver frequentato anche la Scuola libera del nudo (Note autobiografiche, in Il Convegno, XXII [1969], 1-2, pp. 11-37), fece ritorno in Sardegna nel 1903.

La realtà era che la scuola e la tradizione troppo rigide della città toscana non si adattavano al suo temperamento irrequieto. Il suo linguaggio plastico, infatti, per nulla accademico, sorge e prende ispirazione dal dramma storico del suo popolo, proprio nel momento in cui questo usciva dall'isolamento. In siffatto clima di speranza e di fervore, ravvivato da una schiera di poeti e di artisti, tra cui non si dimentichi G. Biasi, va inquadrata l'attività del Ciusa. La madre dell'ucciso, presentata in gesso alla Biennale di Venezia del 1907 e giudicata da U. Ojetti (in Corriere della sera, 27 apr. 1907) la più importante rivelazione di quell'anno, offre una sconcertante analogia con il bronzetto dell'epoca nuragica detto La madre, che il C. ignorava, allacciandosi alla tradizione culturale anticiassica sarda (E. Lussu, L'avvenire della Sardegna, in IlPonte, VII [1951], p. 962). La donna, modellata in un blocco quasi cubico, sembra significare nella sua immobilità il destino triste dell'isola (gesso a Cagliari, palazzo municipale; e a Palermo, Civica Galleria d'arte moderna; bronzo a Roma, Gall. naz. d'arte moderna).

Lo stesso senso di rassegnazione e di fatalismo pervade altre opere come il Nomade (Biennale di Venezia, 1909), Dolorante anima sarda (Esposizione internaz. di Roma, 1911), Il Cainita (gesso: Biennale di Venezia, 1914). Si discostano invece da queste, persino nei contenuti, pur appartenendo agli stessi anni, alcune sculture come Ilpane (bronzo: Esposizione internaz. di Roma, 1908; Mostra internaz. di Bruxelles, 1909), La Filatrice, (gesso: Biennale di Venezia, 1909) e il Dormiente, un bambino in atto di sereno e sognante riposo (premio Città di Firenze, 1909; Cagliari, proprietà Mario Ciusa Romagna).

Si chiude così la prima fase dell'attività scultorea del Ciusa. La successiva coincide con la composizione dell'Ucciso: un pastore morto, disteso in croce sul dorso delle sue pecore; il gesso fu esposto nel 1922 alla Biennale di Venezia (p. 25 del catal.) e fu distrutto da un bombardamento nel 1943. Per le linee allungate e per l'evidente simbolismo, per il dolore più rappresentato che sentito, essa si differenzia dalla essenzialità delle prime sculture. L'Ucciso marca il distacco del C. dalle origini culturali e storiche sarde e il suo passaggio a un certo cosmopolitismo espresso in opere come Ilbacio,Verso l'ideale, il Monumento ai caduti di Iglesias o La Madonna del combattente, di tono e sapore retorico. Emergono, tuttavia, in questo nuovo clima, altre due opere significative del C.: Anfora sarda (terracotta: Biennale di Venezia, 1928) e il Fromboliere, che sono a metà tra l'espressività della prima maniera e il decadentismo della seconda.

Il C. fu anche un abile disegnatore. Fra i disegni a penna vanno ricordati: Illatte,Processione del venerdì santo, entrambi esposti alla Biennale di Venezia del 1920, e, tra le puntesecche, Icantori. Sue opere si conservano, a Cagliari, nella Galleria comunale, e presso la famiglia dell'artista.

Il C. morì a Cagliari il 26 febbr. 1949.

Fonti e Bibl.: oltre ai catal. delle Biennali di Venezia (1907, 1909, 1914, 1920, 1922, 1928), si veda: M. Ciusa Romagna, Testimonianze di F. C., in L'Illustrazione italiana, 25 dic. 1955, pp. 97-115. Sono dedicati al C. i num. di novembre-dicembre 1959, di agosto 1967, e di gennaio febbraio 1969 de Il Convegno (Cagliari). Si veda ancora F. C. nella scultura ital. moderna, Sassari 1974 (catal., a cura di R. Branca, della mostra antologica patrocinata dal comune di Nuoro); R. Branca, La vita nell'arte di F. C., Cagliari 1976; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XXJahrh's, I, p. 444.

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