Wise Towers | area ricreativa

di Marta Melis

L’arte pubblica è sempre stata ambivalente: se da un lato si incentra sul miglioramento estetico degli spazi urbani, dall’altro può andare incontro a processi d’abbandono e degrado, nell’indifferenza della comunità (Altea e Camarda 2021). Costantino Nivola, artista sardo in terra statunitense, lo sapeva bene e per questo motivo ha sempre prestato attenzione all’aspetto partecipativo del fare artistico.

Lasciata la natia Orani (Nivola 2003), si formò nel milanese per poi sposarsi con Ruth Guggenheim, ebrea, con la quale lascerà l’Italia a causa delle leggi razziali fasciste.

Dopo una prima tappa a Parigi, la coppia si trasferirà a New York stabilendosi a Long Island: qui ebbe contatti con altri esuli europei, nonché con l’ambiente avanguardista americano; per esempio, Jackson Pollock era suo vicino (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 9–128).

Fondamentale sarà l’incontro nel 1946 con Le Corbousier, un vero e proprio mentore per l’artista sardo, importante per il suo aggiornamento al modernismo. Valori tipici dell'arte arte di Nivola sono non solo gli archetipi della Sardegna – in cui tornerà a più riprese e con cui avrà spesso un rapporto conflittuale, di mancato ritorno – ma anche l’aspetto comunitario, sociale, che l’opera riusciva a incorporare.

Negli USA Nivola inventa la tecnica del sand-casting (Altea 2005) consistente nel creare delle matrici di sabbia per le colate di cemento, materiale prediletto dall’artista per creare le sue sculture e i suoi pannelli decorativi.

Questi aspetti e un sempre maggiore interesse per l’aspetto monumentale e pubblico del fare artistico lo renderanno ambito da numerosi architetti operanti in America, anche grazie all’interesse di Nivola di sperimentare il connubio tra architettura e scultura, in una concezione non più privata ma comunitaria dell’arte (Licht, Satta, e Ingersoll 1991, 11).

Uno di questi architetti è Richard Stein, nato a Chicago e attivo nella Grande Mela, estremamente attento agli aspetti energetici nella progettazione architettonica (Fowler 1990). Tra il 1963 e il 1964 Nivola e Stein lavorano all’area ricreativa delle Stephen Wise Towers (Upper West Side, Manhattan).

Questa zona a sud di Harlem si trovava in quel momento in uno stato di profondo degrado sociale e il progetto del playground si inseriva in un più ampio sistema di riqualificazione del quartiere.

Le Towers sono infatti palazzoni per famiglie a basso reddito, nati dalla pressione abitativa tipica delle metropoli statunitensi a cui Stein e Nivola cercavano di dare una soluzione creativamente e socialmente stimolante.

Se la pressione abitativa era un problema all’epoca tipicamente americano, l’idea di creare una piazza per il ritrovo delle persone porta con sé istanze legate a realtà legate al Vecchio Continente. E ad archetipi antichi si affida Nivola per ideare i famosi cavallini, fino a poco tempo fa presenti nello spazio: essi si rifanno al concetto ludico del cavallo a dondolo, con aspetti formali che rimandano all’arte orientale antica.

Originariamente i 18 cavallini in cemento erano colorati (rosa, blu e gialli), simili a quelli già presenti dal 1959 nel cortile della Edward C. Blum Public School 46 (Brooklyn). Ma la piazza – finanziata dalla New York City Housing Authority (NYCHA), che tuttora si occupa della zona – non si compone solo di questi animali, ma di un insieme di opere studiate perché comunicassero tra loro nello spazio del playground: un graffito monocromo, un sandcast a bassorilievo, una fontana composta da due prismi (probabilmente mai funzionante); in origine era prevista anche una delle figure materne archetipiche comuni nell’arte di Nivola, a protezione dei bimbi che giocavano, di cui ci rimane un bozzetto.

Si creava così, a prezzo contenuto e con pochi elementi, un’atmosfera creativa e armonica, capace di umanizzare l’architettura e stimolare la fantasia dei bambini (Altea e Camarda 2015, 280–81).

Eppure, sin da subito, la recreation area è stata al centro di perplessità, mostrando quel carattere ambivalente che l’arte pubblica porta con sé. Il muso dei cavallini (lamas nella zona) fu presto vandalizzato e già nel 1988 si ebbe un rifacimento della piazza a opera di Leonard Hopper; rifacimento auspicato dalla American Society of Landscape Architects, che definiva la piazza originaria come «fredda, grigia e sterile» (American Society of Landscape Architects 1988).

Inoltre, vari rifacimenti della pavimentazione hanno contribuito all’accorciamento delle zampe dei cavallini (Landmark West 2021). Per citare Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola:

Da un lato c’è la normale evoluzione delle città [...] Spesso, però, prevalgono ragionamenti economici su considerazioni urbanistiche, sociali o culturali: del resto è molto più semplice buttar giù e rifare, piuttosto che impelagarsi in complicati progetti di restauro e ristrutturazione. È questo atteggiamento che ho definito vandalismo istituzionale» (Gottardi 2021).

Di tale atto vandalico ne diede notizia il 9 marzo il Museo Nivola con un post dai toni duri e di sconforto verso la rimozione dei cavallini attuata frettolosamente, per non dire in maniera barbarica, dalla PACT Renaissance Collaborative (PRC), selezionata dalla NYCHA per dei lavori di rifacimento della zona.

A tal proposito, immediata è stata anche la mobilitazione di Carl Stein, figlio dell’architetto Richard Stein (Curreli 2021) e attualmente garante del ricollocamento dei cavallini nell’area (Redazione 2021).

L’indignazione è stata immediata sia in Italia (Crinò 2021) che in America (Budds 2021), dove si sono mobilitate associazioni quali la Cooper Union e Landmark West, che si occupa di sensibilizzare i residenti della zona sull’opera di Nivola in maniera interattiva. Tra i più attivi sostenitori figura anche il rapper Bigg Dogg, che ha girato un video proprio nel playground (Gottardi 2021).

L’indignazione e la mobilitazione della Fondazione Nivola e degli eredi degli artisti coinvolti, ha suscitato un moto di appropriazione identitaria che si è espressa nel vivo desiderio di “riportare” – termine filologicamente scorretto poiché i cavallini non furono pensati mai per il territorio isolano – le statue in Sardegna.

Ancora oggi non è chiara l'entità dei danni riportati dai cavallini infatti, nonostante la PRC abbia (per via del clamore) giustificato l’atto come necessario per la riparazione dell’impianto idrico, assicurando il riposizionamento delle opere (Small 2021). Ciò non giustifica però i metodi di rimozione e soprattutto la mancata trasparenza della ditta e della NYCHA responsabile del progetto.

Già in atto dal 2015, il progetto di riabilitazione del quartiere non incontrò i favori di chi, come la Fondazione Nivola e la Cooper Union, era interessato alla tutela artistica dell’area (Cossu 2021), poiché poco attuabile nel rispetto dell’opera pubblica di Stein e Nivola, dove anche la rimozione di un solo elemento compromette l’organicità d’insieme.

In tutto questo, fondamentale è stata la cassa di risonanza data dai social network, che hanno fatto sentire le voci di numerose realtà dimostrando come la comunità di riferimento di questo intervento artistico non è più data solo dai residenti dell’area ma, in una realtà sempre più globalizzata e digitalizzata, abbia raggiunto una fruizione transnazionale. La sfida posta da questa situazione è ben definita da Alessandra Camarda e Giuliana Altea:

[...] il punto non è tanto l’opera in sé quanto la sua funzione in una città in profonda trasformazione, attraversata da processi di gentrificazione e redesign urbano destinati a cambiarne i connotati. Dinamiche non sempre e non necessariamente di segno negativo, ma che incidono sulla conservazione del passato. (Altea e Camarda 2021).

Un compito che non può essere affrontato con leggerezza e che deve tener conto di un mondo sempre più informatizzato e digitale, capace di cambiare le sorti della valorizzazione e della tutela dell’arte.

Si ringrazia la Fondazione Nivola per la disponibilità nel fornire immagini e materiali per questo elaborato. Un ringraziamento affettuoso va anche a Cinzia Melis per le informazioni sul rapper Bigg Dogg.

Bibliografia

Giuliana Altea, Costantino Nivola, vol. 14, I Maestri dell’Arte Sarda (Nuoro: Ilisso, 2005), pp. 58–59.

Giuliana Altea e Antonella Camarda, Nivola: la sintesi delle arti (Nuoro: Ilisso, 2015), pp. 280–81.

Glenn Fowler, «Richard Stein, Architect Devoted To Conserving Energy, Dies at 73», The New York Times, 19 aprile 1990, par. Obituaries.

Licht Fred e altri, Nivola. Sculture, I Contemporanei, (Milano: Jaca, 1991), pp. 9–128.

Per un approfondimento sui ricordi di Nivola del paese natio

Costantino Nivola, Memorie di Orani, vol. 20, Scrittori di Sardegna (Nuoro: Ilisso, 2003).
American Society of Landscape Architects, «Wise Towers», Landscape Architecture Magazine 78, n. 7 (novembre 1988), pp. 46-47.

Zachary Small, «Modernist Horse Sculptures Removed by City Housing Agency», The New York Times, 17 marzo 2021, par. Arts, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Sitografia

Giuliana Altea e Antonella Camarda, «I cavallini di Nivola, il senso di comunità e il ruolo dell’arte nelle città», ultima consultazione 26 giugno 2021.

Landmark West, «Oh, Hay NO! Nivola Horses Removed», LANDMARK WEST, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Mario Gottardi, «Cavallini di Nivola, il pericolo non è scampato. Parla Antonella Camarda, direttrice del museo di Orani», Nemesis Magazine, 19 marzo 2021, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Paolo Curreli, «Devastazione a New York, a terra i cavallini di Nivola», La Nuova Sardegna, 10 marzo 2021, par. lanuovasardegna tempo-libero, ultmia consultazione 26 giugno 2021.

Redazione, «New York, i cavallini di Nivola torneranno nei giardini delle Wise Towers», Finestre sull’Arte, 4 aprile 2021, ultima consultazione 26 giugno 2021,

Lara Crinò, «I cavallini dell’artista Nivola rimossi a New York, la Sardegna denuncia: “Scempio culturale”», La Repubblica, 10 marzo 2021, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Diana Budds, «Why Were the Nivola Horse Statues Sawed Off at the Knees?», Curbed, 18 marzo 2021, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Costantino Cossu, «I cavallini di Nivola non sono ricollocabili», Il Manifesto, 12 marzo 2021, 12-03–2021 edizione, ultima consultazione 26 giugno 2021.

Approfondimenti

  • Complesso Recreation Area

    Playground nella piazza delle Stephen Wise Towers a New York, piazza composta da varie opere scultoree.
  • Stein Richard G.

    Scheda biografica dell'architetto Richard Stein
  • Nivola Costantino

    Scheda descrittiva dell'artista e scultore sardo Costantino Nivola.
  • Cortile della Edward C. Blum Public School 46

    Cortile di una scuola con elementi molto simili all'area ricreativa delle Wise Towers.
  • Sand-casting

    Nivola è tra i non molti scultori che hanno aggiunto una nuova tecnica di esecuzione alla serie di quelle già esistenti: si tratta del sand-casting, col quale esegue le sue opere di maggiore impegno a partire dagli anni Cinquanta. Il sand-casting è un tipo di rilievo ottenuto con un procedimento piuttosto semplice, cui l’artista arrivò quasi per caso, giocando con i figli sulla spiaggia di Springs. La forma viene modellata in negativo sulla sabbia; su di essa si versa poi una colata di gesso (nei modelli e nelle sculture piccole) o di cemento (nelle opere più grandi), che asciugandosi dà vita al rilievo  definitivo. Questo può essere arricchito dal colore aggiunto nell’impasto. In un primo momento i sand-cast, realizzati con sabbia marina, includevano piccole conchiglie e sassolini che ne animavano la superficie. Erano però anche molto fragili, per via del sale contenuto nella sabbia, e tendevano a sfaldarsi e a sgretolarsi; forse anche per questo conosciamo pochi esemplari relativi alla prima fase di utilizzo della tecnica. Successivamente Nivola perfezionò il procedimento, adattandolo all’esecuzione di grandi opere monumentali. Dapprima, per evitare che il peso della colata distruggesse la matrice in sabbia, versava un leggero strato di cemento bianco liquido, per consolidare la superficie. Quindi stendeva con la cazzuola uno spessore di cemento di due-tre centimetri sui vuoti più ampi. Dopo l’applicazione di una cassaforma con una struttura in ferro, munita di attacchi per consentire di sollevare e appendere l’opera finita, seguiva la gettata vera e propria, versata direttamente dalla betoniera. Il pannello, una volta asciutto, veniva sollevato con la cassaforma, che, chiusa, si trasformava in una cassa da imballaggio. I rilievi venivano quindi trasportati con gli stessi mezzi e alle stesse condizioni assicurative degli altri materiali da costruzione: Nivola aveva introdotto una “normalizzazione” della tecnica della scultura che la equiparava nei fatti alle altre pratiche da cantiere, cancellando la distinzione fra l’opera dell’artista e quella del muratore. Montati a comporre pannelli anche di dimensioni eccezionali, i rilievi erano in grado di resistere bene all’esposizione agli elementi grazie alla ruvidezza delle superfici in cemento. Dal punto di vista degli effetti formali, il sand-casting si prestava alla ricerca di forme sintetiche ed elementari, ma anche – attraverso la moltiplicazione di piani obliqui e di giochi di negativo-positivo – alla creazione di quei sottili trapassi luministici in cui l’artista era maestro; ed è sorprendente notare come da un materiale grezzo e inerte Nivola abbia saputo ricavare inattese  morbidezze e perfino preziosità di modellato quali quelle che si osservano ad esempio nel grande pannello Olivetti del 1953. Inoltre, questa tecnica permetteva allo scultore di conciliare una volontà di immediatezza e spontaneità esecutiva con quel rigore e quella compostezza che caratterizzano tutta la sua opera. Alla fine degli anni Cinquanta, Nivola cominciò a sperimentare un diverso trattamento del cemento, consistente nell’intagliare il blocco allo stato semisolido (cement carving). Ancora una volta, si tratta di una tecnica semplice e spontanea, che permette di instaurare una continuità fra l’intervento scultoreo e i normali procedimenti costruttivi. L’artista se ne serviva per la realizzazione di figure compatte e geometricamente squadrate, memori delle scomposizioni cubiste.
  • Bozzetto per "La bambinaia"

    Bozzetto scultoreo
  • Studio per graffito

    Disegno preparatorio
  • Maquette per la Recreation Area

    Modellino in scala
  • Bozzetto graffito

    Bozzetto
  • Modernist Sculptures Removed

    Articolo sulla rimozione dei cavallini di Nivola dall'area delle Wise Towers.
  • Abbattuto playground Nivola

    Realizzata da Costantino Nivola e Richard Stein nel 1964, l’opera rappresentava il più grande progetto pubblico dell’artista sardo nella Grande Mela. A dare l’annuncio è stato il Museo Nivola di Orani sui social, che si batterà per riportare “i cavallini” al loro posto. Il Museo Nivola di Orani ha fatto sapere sui social che i Cavallini realizzati da Costantino Nivola e Richard Stein per le Wise Towers di New York sono stati abbattuti.
  • I cavallini di Nivola torneranno

    I cavallini di Costantino Nivola torneranno nei giardini delle Wise Towers a New York. Raggiunto l’accordo.
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