Porto di Olbia

Contenuto

Titolo

Porto di Olbia

tipologia

porto

Lingua

italiano

Riferimenti bibliografici

- Monografia storica dei porti dell’antichità nell’Italia insulare, Ministero della Marina 1906;
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.

Sitografia

Autore della scheda

Jessica Deiana

descrizione contesto storico istituzionale

L’insenatura che ospita il porto si divide nel Golfo di Terranova e nel Golfo Aranci, il primo dei quali presenta Porto Vitello, Porto Seno e Porto Taverna; nell’imboccatura vi sono poi diverse isole che mitigano le acque nei momenti di burrasca, e il territorio del porto è inoltre circondato da montagne che lo circondano su tre lati.
Le attività portuali di Olbia risalgono all’età classica, durante i traffici marittimi tra la Focide, la Magna Grecia e Massalia, intensificandosi in epoca cartaginese (509 - 238 a.C.).
Per i romani fu un punto d’approdo interessante sicuramente per la sua vicinanza alla capitale e adeguarono le attrezzature del porto alle complesse funzioni attribuite, come base di comunicazione tra la Sardegna e come scalo nelle vie per l’Iberia e la Gallia.
Al prospero periodo romano ne seguì uno di decadenza in corrispondenza della dominazione vandala (455 - 534 d.C.) che ridusse in macerie i lasciti della precedente presenza.
Ricompaiono le tracce storiche della città col nome di Fausania intorno al 5° secolo quando la città fu ripresa in mano dai propri cittadini che diressero i lavori di ricostruzione e rinnovarono il governo. La città rimase per scelta isolata e restia a comunicazioni terrestri o marittime, per proteggersi da eventuali pericoli.
Per quattro secoli mancano notizie della città e del porto. Si ritroverà in qualche fonte col nome di Terranova.
Il porto rifiorì nel periodo giudicale grazie alla ripresa dei commerci, in particolare con i pisani. Tra l’11° e il 14° secolo ci fu uno sviluppo anche militare, in particolare per le fortificazioni al fine di migliorare la funzione strategica in vista delle guerre che videro impegnati Pisani, Genovesi e Aragonesi.
I pisani furono tra i più interessati ad averne il controllo, vista la vicinanza della costa sarda alla loro città, un luogo sicuro per nascondervi la flotta in vista di una possibile battaglia. Ma la difficoltà di conservarne il controllo portò a trascurare il porto; persino la popolazione scelse l’esilio, rimanendo a Olbia pochi agricoltori e pescatori.
Durante la dominazione spagnola i traffici vennero deviati verso Barcellona, ma il porto di Terranova perse d’interesse commerciale e restò in balìa delle scorrerie dei barbareschi di Tunisi. Forse complice lo scarso sviluppo economico del retroterra, il porto riprese la sua antica funzione dei tempi imperiali solo con l’unità d’Italia, arrivando ai primi posti per il collegamento tra Sardegna e Penisola.
Oggi il porto rappresenta uno dei più importanti scali passeggeri del Mediterraneo, con oltre tre milioni di presenze ogni anno ed è inoltre un importante scalo commerciale.
Presenta tre aree: Cocciani, inserito nel tessuto industriale della città; Porto interno, destinato al diportismo; Isola Bianca, con 10 banchine per le navi ro-pax per il trasporto passeggeri, mezzi commerciali e per le navi da crociera.

Oggetto

Note storiche sul Porto di Olbia

Collezione

Pagine del sito

Porto di Olbia Olbia, il golfo e la sua storia

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