Porto di Porto Torres
Contenuto
Titolo
Porto di Porto Torres
tipologia
porto
Autore dell'opera
Jessica Deiana
Lingua
italiano
Riferimenti bibliografici
- Monografia storica dei porti dell’antichità nell’Italia insulare, Ministero della Marina 1906;
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.
descrizione contesto storico istituzionale
Il porto di Torres è situato sulla costa settentrionale della Sardegna, sbocco marittimo della città di Sassari, il più vicino ai maggiori porti commerciali del Mediterraneo nord-occidentali.
Le prime notizie storiche risalgono all’epoca di Cartagine, anche se si suppone che fosse stato fondaco dei fenici un tempo. Le sue origini sono così antiche da aleggiare nel mistero, così come anche il suo antico nome, Turres Libyssonis, che fa pensare a una città formata da più sobborghi o alla presenza di torri e l’aggettivo rimanda alla Lybia con cui intercorrevano rapporti sin dall’antichità.
Come anche il porto cagliaritano, Porto Torres appartiene alla tipologia di porto commerciale, vicino ad una grande città, che per sua naturale conformazione non ha necessitato di speciali lavori di edificazione, essendo già dotato della necessaria ampiezza e di un sufficiente riparo dalle intemperie.
I Romani sfruttarono ampiamente questo porto e le rovine dimostrano lo splendore di questi anni: oltre i sarcofaghi, statue, mosaici, il tempio della Fortuna, è il monumentale acquedotto in calcestruzzo, con ampi archi e lungo sessanta metri, che più di tutti mostra l’importanza commerciale di questa città e le attenzioni ad essa riposte per il rifornimento del porto.
I Romani provvidero a costruire una cinta muraria in difesa del porto e a sfruttare le risorse agro-pastorali che l’entroterra offriva oltre che della vicinanza con Civitavecchia.
Al periodo florido ne seguì uno devastante a causa della conquista dei vandali (5° secolo); seguirono i bizantini; la minaccia dei Longobardi portò Turris a predisporre pesanti difese e ad ospitare contingenti militari; continuarono le incursioni dei Mori d’Africa e di Spagna che provocarono l’abbandono della città da parte della popolazione.
Solo negli anni 1000 ci fu un parziale ripopolamento grazie a speciali accordi tra il Giudice di Torres e la Repubblica pisana, e grazie alla sconfitta delle flotte corsare a Mugahid nel 1016. Nel corso del IX e del X secolo vennero a formarsi i quattro giudicati sardi, tra cui il Giudicato di Torres-Logudoro, con capitale iniziale proprio Torres.
Sassari prese ad infondere con la propria attività nuova vita al porto; i giudici Turritani rimasero a Sassari mentre i vescovi vissero a Porto Torres fino al 1422 presso la Basilica di S.Gavino.
In questo periodo ripresero i traffici con Pisa, Genova, Marsiglia e Barcellona, una rinascita del porto che vide Pisa e Genova in prima linea a contendersi il controllo di questo approdo, con la complicità dei giudici. Dai documenti dell’Archivio comunale di Sassari si legge che i prodotti più scambiati erano quelli dell’industria del formaggio, il grano, la lana, l’orzo. Non risultano comunque ricostruzioni o restaurazioni, se non l’intenzione di erigere due torri.
Nel 1323 arrivano gli Aragonesi che con quote ordinarie e straordinarie manteneva vivo il porto; riacquistò la sua importanza commerciale e nel 1504 i re di Spagna lo dichiararono porto franco.
Secondo i portolani del tempo, ancora alla fine del 16° secolo Porto Torres è considerato uno scalo insicuro per via dell’esposizione al maestrale; inoltre il pescaggio era basso e il fondo pericoloso, tanto che i grossi velieri gettavano l’ancora fuori dal recinto, svolgendo le operazioni di carico e scarico attraverso scialuppe e lance.
Una rifioritura dei traffici si ebbe anche con i piemontesi (1720-1860) per quanto riguarda il commercio e le poste; fu suo il titolo di “porto di velocità” dell’isola, fino all’unità d’Italia, quando il titolo passò al porto di Terranova per via della vicinanza con la capitale romana.
È durante il periodo sabaudo che si iniziò la costruzione del porto moderno: attraverso la costruzione di due moli si chiuse una superficie di 5 ettari. Poi negli anni ‘80 dell’800 si procedette alla costruzione del Molo di Levante per proteggere la Darsena commerciale dagli urti del mare e del vento e per avere un rifugio delle navi in attesa di piazza; tale lavoro fu concluso nel primo decennio del ‘900. Si costruì inoltre una nuova diga a gomito, di fronte alla prima.
Nella prima metà del XX secolo l'economia turritana si basava su pesca e agricoltura, alle quali stava per aggiungersi come in epoca romana anche l'esportazione di minerali. Durante la Prima Guerra mondiale la città subì una grave crisi, l’esportazione del ferro e la pesca subirono una contrazione; tra le due guerre ci fu una ripresa della pesca e dei trasporti marittimi. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il porto di Porto Torres divenne un obiettivo di grande interesse militare e la città venne presa di mira dai bombardamenti.
Tra gli anni ‘50 e ‘60 del ‘900 si cercò di superare la crisi economica della città con progetti industriali come quello dell'ingegnere Angelo Rovelli, che gettò le basi per l'avviamento del futuro polo petrolchimico di Porto Torres.
Nel febbraio 1960 Porto Torres diventò ufficialmente una città e nel 1962 fu centro di un'iniziativa di industrializzazione divenendo sede della SIR - Società Italiana Resine che vi si stabilì con impianti petrolchimici. L’azienda venne poi rilevata da Eni negli anni ‘80 che continuò l’attività del petrolchimico.
Nei primi anni 2000 la città da polo industriale si convertì a città turistica.
La zona industriale della Marinella si trova in fase di bonifica e riconversione, così come tutti gli edifici industriali presenti nel centro cittadino sono stati rimossi o riconvertiti ad altro uso.
Il porto civile è stato ampliato e predisposto per il transito turistico.
Il porto è oggi uno scalo di rilevanza internazionale.
Lo scalo turritano non accoglie navi da crociera, anche se dal 2018 sono stati avviati lavori di adeguamento per superare questa mancanza.
Il porto principalmente è organizzato per lo scalo di navi passeggeri di linea, commerciali e pescherecci. È collegato con le città di Genova, Marsiglia, Propriano, Civitavecchia, Barcellona, Tolone, Porto Vecchio, Livorno e con l'isola dell'Asinara.
Il porticciolo turistico ospita numerose barche da diporto.
Il porto industriale è situato fuori dalla città, lungo la strada verso Stintino e Alghero. Attualmente nel porto industriale attraccano i traghetti provenienti dalla Spagna e dal Lazio (dai porti di Barcellona e Civitavecchia). Il porto industriale è formato da diversi denti di attracco.
La Banchina di Ponente è l'estremità massima del porto commerciale verso ovest, attualmente sottoposta a lavori di ampliamento che consentiranno l'ormeggio di tre navi di grosse dimensioni.
La Banchina dell'Alto Fondale chiude il porto; alla sua estremità è posta la statua della Madonna; qui attraccano le navi passeggeri delle compagnie di navigazione e un'area per il bunkeraggio.
La parte più vecchia del porto è chiamata molo antico. Questa porzione risale all'epoca romana e, successivamente, venne utilizzato come scalo durante il Regno di Sardegna. In seguito fu attrezzato per l'imbarco di minerali ferrosi; vi è il palazzo della sanità marittima e a breve anche il mercato ittico, in fase di realizzazione.
Le prime notizie storiche risalgono all’epoca di Cartagine, anche se si suppone che fosse stato fondaco dei fenici un tempo. Le sue origini sono così antiche da aleggiare nel mistero, così come anche il suo antico nome, Turres Libyssonis, che fa pensare a una città formata da più sobborghi o alla presenza di torri e l’aggettivo rimanda alla Lybia con cui intercorrevano rapporti sin dall’antichità.
Come anche il porto cagliaritano, Porto Torres appartiene alla tipologia di porto commerciale, vicino ad una grande città, che per sua naturale conformazione non ha necessitato di speciali lavori di edificazione, essendo già dotato della necessaria ampiezza e di un sufficiente riparo dalle intemperie.
I Romani sfruttarono ampiamente questo porto e le rovine dimostrano lo splendore di questi anni: oltre i sarcofaghi, statue, mosaici, il tempio della Fortuna, è il monumentale acquedotto in calcestruzzo, con ampi archi e lungo sessanta metri, che più di tutti mostra l’importanza commerciale di questa città e le attenzioni ad essa riposte per il rifornimento del porto.
I Romani provvidero a costruire una cinta muraria in difesa del porto e a sfruttare le risorse agro-pastorali che l’entroterra offriva oltre che della vicinanza con Civitavecchia.
Al periodo florido ne seguì uno devastante a causa della conquista dei vandali (5° secolo); seguirono i bizantini; la minaccia dei Longobardi portò Turris a predisporre pesanti difese e ad ospitare contingenti militari; continuarono le incursioni dei Mori d’Africa e di Spagna che provocarono l’abbandono della città da parte della popolazione.
Solo negli anni 1000 ci fu un parziale ripopolamento grazie a speciali accordi tra il Giudice di Torres e la Repubblica pisana, e grazie alla sconfitta delle flotte corsare a Mugahid nel 1016. Nel corso del IX e del X secolo vennero a formarsi i quattro giudicati sardi, tra cui il Giudicato di Torres-Logudoro, con capitale iniziale proprio Torres.
Sassari prese ad infondere con la propria attività nuova vita al porto; i giudici Turritani rimasero a Sassari mentre i vescovi vissero a Porto Torres fino al 1422 presso la Basilica di S.Gavino.
In questo periodo ripresero i traffici con Pisa, Genova, Marsiglia e Barcellona, una rinascita del porto che vide Pisa e Genova in prima linea a contendersi il controllo di questo approdo, con la complicità dei giudici. Dai documenti dell’Archivio comunale di Sassari si legge che i prodotti più scambiati erano quelli dell’industria del formaggio, il grano, la lana, l’orzo. Non risultano comunque ricostruzioni o restaurazioni, se non l’intenzione di erigere due torri.
Nel 1323 arrivano gli Aragonesi che con quote ordinarie e straordinarie manteneva vivo il porto; riacquistò la sua importanza commerciale e nel 1504 i re di Spagna lo dichiararono porto franco.
Secondo i portolani del tempo, ancora alla fine del 16° secolo Porto Torres è considerato uno scalo insicuro per via dell’esposizione al maestrale; inoltre il pescaggio era basso e il fondo pericoloso, tanto che i grossi velieri gettavano l’ancora fuori dal recinto, svolgendo le operazioni di carico e scarico attraverso scialuppe e lance.
Una rifioritura dei traffici si ebbe anche con i piemontesi (1720-1860) per quanto riguarda il commercio e le poste; fu suo il titolo di “porto di velocità” dell’isola, fino all’unità d’Italia, quando il titolo passò al porto di Terranova per via della vicinanza con la capitale romana.
È durante il periodo sabaudo che si iniziò la costruzione del porto moderno: attraverso la costruzione di due moli si chiuse una superficie di 5 ettari. Poi negli anni ‘80 dell’800 si procedette alla costruzione del Molo di Levante per proteggere la Darsena commerciale dagli urti del mare e del vento e per avere un rifugio delle navi in attesa di piazza; tale lavoro fu concluso nel primo decennio del ‘900. Si costruì inoltre una nuova diga a gomito, di fronte alla prima.
Nella prima metà del XX secolo l'economia turritana si basava su pesca e agricoltura, alle quali stava per aggiungersi come in epoca romana anche l'esportazione di minerali. Durante la Prima Guerra mondiale la città subì una grave crisi, l’esportazione del ferro e la pesca subirono una contrazione; tra le due guerre ci fu una ripresa della pesca e dei trasporti marittimi. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il porto di Porto Torres divenne un obiettivo di grande interesse militare e la città venne presa di mira dai bombardamenti.
Tra gli anni ‘50 e ‘60 del ‘900 si cercò di superare la crisi economica della città con progetti industriali come quello dell'ingegnere Angelo Rovelli, che gettò le basi per l'avviamento del futuro polo petrolchimico di Porto Torres.
Nel febbraio 1960 Porto Torres diventò ufficialmente una città e nel 1962 fu centro di un'iniziativa di industrializzazione divenendo sede della SIR - Società Italiana Resine che vi si stabilì con impianti petrolchimici. L’azienda venne poi rilevata da Eni negli anni ‘80 che continuò l’attività del petrolchimico.
Nei primi anni 2000 la città da polo industriale si convertì a città turistica.
La zona industriale della Marinella si trova in fase di bonifica e riconversione, così come tutti gli edifici industriali presenti nel centro cittadino sono stati rimossi o riconvertiti ad altro uso.
Il porto civile è stato ampliato e predisposto per il transito turistico.
Il porto è oggi uno scalo di rilevanza internazionale.
Lo scalo turritano non accoglie navi da crociera, anche se dal 2018 sono stati avviati lavori di adeguamento per superare questa mancanza.
Il porto principalmente è organizzato per lo scalo di navi passeggeri di linea, commerciali e pescherecci. È collegato con le città di Genova, Marsiglia, Propriano, Civitavecchia, Barcellona, Tolone, Porto Vecchio, Livorno e con l'isola dell'Asinara.
Il porticciolo turistico ospita numerose barche da diporto.
Il porto industriale è situato fuori dalla città, lungo la strada verso Stintino e Alghero. Attualmente nel porto industriale attraccano i traghetti provenienti dalla Spagna e dal Lazio (dai porti di Barcellona e Civitavecchia). Il porto industriale è formato da diversi denti di attracco.
La Banchina di Ponente è l'estremità massima del porto commerciale verso ovest, attualmente sottoposta a lavori di ampliamento che consentiranno l'ormeggio di tre navi di grosse dimensioni.
La Banchina dell'Alto Fondale chiude il porto; alla sua estremità è posta la statua della Madonna; qui attraccano le navi passeggeri delle compagnie di navigazione e un'area per il bunkeraggio.
La parte più vecchia del porto è chiamata molo antico. Questa porzione risale all'epoca romana e, successivamente, venne utilizzato come scalo durante il Regno di Sardegna. In seguito fu attrezzato per l'imbarco di minerali ferrosi; vi è il palazzo della sanità marittima e a breve anche il mercato ittico, in fase di realizzazione.
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Note storiche sul Porto di Porto Torres
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