Porto di Alghero
Contenuto
Titolo
Porto di Alghero
tipologia
porto
Autore dell'opera
Jessica Deiana
Lingua
italiano
Riferimenti bibliografici
- Monografia storica dei porti dell’antichità nell’Italia insulare, Ministero della Marina 1906;
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.
Sitografia
descrizione contesto storico istituzionale
Il porto di Alghero si trova nel Golfo del Corallo, nell’estremo nord della costa occidentale della Sardegna. Le prime notizie di questa città si hanno da alcuni cronisti del periodo romano, che attribuivano nei loro manoscritti la fondazione ai Fenici; purtroppo non sono rimasti che questi racconti a dare notizie, incerte e incomplete, dell’età classica, quando probabilmente anche questa città conobbe la vivacità delle civiltà cartaginese e romana, le cui tracce sono scomparse a causa delle distruzioni dei barbari e Saraceni.
Si sa per certo che fu fondata dai Doria nel 1102, durante le lotte tra Genovesi e Pisani; per duecento anni i Genovesi, che avevano investito ingenti somme di denaro per fortificare la città, esercitarono il commercio. Attraverso un sistema di torri e bastioni, le mura alte circondate da fossati o dagli scogli alti e rocciosi difendevano la città, che quindi assolse un fine militare e di difesa.
Nel 1283 la flotta pisana attaccò Alghero; in forte difficoltà dovette chiedere aiuto agli Arborea per riuscire ad assediarla; non passò molto prima che i Doria riuscissero a riprenderne il controllo e rinforzarono le mura nei punti risultati più deboli durante le battaglie, costruendo anche grandi locali sotterranei per accumulare le provviste in caso di assedio.
Nel 14° secolo arrivarono gli Aragonesi che trovarono la difesa impreparata, nonostante i rinforzi genovesi, e riuscì a prendere la città-fortezza, tanto ambita per la vicinanza con la propria patria.
Non molto tempo dopo il Giudice d’Arborea riuscì a prendere il controllo della città, rimasta temporaneamente senza governatore e milizie, e a cacciare gli Aragonesi.
Per mesi ci furono battaglie per contendersi il controllo della città; nel 1354 ci fu la pace stabilendo che Castelgenovese e Monteleone andassero ai Doria, Alghero agli Aragonesi e la Gallura ai giudici d’Arborea.
Iniziò la lunga dominazione spagnola di Alghero la cui impronta è visibile ancora oggi, nella cultura, nella lingua, nei costumi algheresi. Molti furono gli sforzi per concedere un ruolo privilegiato alla città; importanti due decreti di Pietro IV della seconda metà del 1300 coi quali si decise che tutti i prodotti di un’ampia zona passassero obbligatoriamente per Alghero prima di raggiungere le loro destinazioni finali e che si pagassero alla città imposte cospicue.
Di provenienza quasi esclusivamente algherese era il corallo; estesissimo anche il commercio delle pelli conciate; a questi due prodotti di punta si aggiungevano anche formaggi, vino, cereali, tessuti.
Le tasse di ancoraggio erano proporzionate ai carichi delle navi.
Nei portolani seicenteschi Alghero è segnalato come un ottimo porto naturale per stare alla fonda, al riparo dai venti, grazie anche al rinforzo della vicina rada naturale di Porto Conte.
A causa di un'errata politica doganale ed economica si esaurì il commercio granario e anche la pesca del corallo subì un crollo, tanto che il porto iniziò a decadere. Gli algheresi, per la maggior parte marinai, cercarono di colmare questa crisi commerciale intensificando le attività di pesca, posizionandosi tra i primi in Sardegna.
Nel 1652, Alghero fu colpita dalla peste, portata nella città da una nave catalana. Alcuni algheresi emigrarono verso altre zone dell'isola sperando di salvarsi, ma diffusero in tutto il territorio la pestilenza, che colpì duramente la Sardegna per ben quattro anni.
Nel 1720 il Regno di Sardegna passò alla Casa Savoia, senza mutamenti particolari.
Oggi Alghero è uno tra i più caratteristici centri turistici della Sardegna, sia per le sue coste ricche di calette solitarie, sia per le scogliere frastagliate bagnate da un mare verde smeraldo; ma anche Il clima sempre mite e i profumi della macchia mediterranea la rendono una meta ambita.
Si sa per certo che fu fondata dai Doria nel 1102, durante le lotte tra Genovesi e Pisani; per duecento anni i Genovesi, che avevano investito ingenti somme di denaro per fortificare la città, esercitarono il commercio. Attraverso un sistema di torri e bastioni, le mura alte circondate da fossati o dagli scogli alti e rocciosi difendevano la città, che quindi assolse un fine militare e di difesa.
Nel 1283 la flotta pisana attaccò Alghero; in forte difficoltà dovette chiedere aiuto agli Arborea per riuscire ad assediarla; non passò molto prima che i Doria riuscissero a riprenderne il controllo e rinforzarono le mura nei punti risultati più deboli durante le battaglie, costruendo anche grandi locali sotterranei per accumulare le provviste in caso di assedio.
Nel 14° secolo arrivarono gli Aragonesi che trovarono la difesa impreparata, nonostante i rinforzi genovesi, e riuscì a prendere la città-fortezza, tanto ambita per la vicinanza con la propria patria.
Non molto tempo dopo il Giudice d’Arborea riuscì a prendere il controllo della città, rimasta temporaneamente senza governatore e milizie, e a cacciare gli Aragonesi.
Per mesi ci furono battaglie per contendersi il controllo della città; nel 1354 ci fu la pace stabilendo che Castelgenovese e Monteleone andassero ai Doria, Alghero agli Aragonesi e la Gallura ai giudici d’Arborea.
Iniziò la lunga dominazione spagnola di Alghero la cui impronta è visibile ancora oggi, nella cultura, nella lingua, nei costumi algheresi. Molti furono gli sforzi per concedere un ruolo privilegiato alla città; importanti due decreti di Pietro IV della seconda metà del 1300 coi quali si decise che tutti i prodotti di un’ampia zona passassero obbligatoriamente per Alghero prima di raggiungere le loro destinazioni finali e che si pagassero alla città imposte cospicue.
Di provenienza quasi esclusivamente algherese era il corallo; estesissimo anche il commercio delle pelli conciate; a questi due prodotti di punta si aggiungevano anche formaggi, vino, cereali, tessuti.
Le tasse di ancoraggio erano proporzionate ai carichi delle navi.
Nei portolani seicenteschi Alghero è segnalato come un ottimo porto naturale per stare alla fonda, al riparo dai venti, grazie anche al rinforzo della vicina rada naturale di Porto Conte.
A causa di un'errata politica doganale ed economica si esaurì il commercio granario e anche la pesca del corallo subì un crollo, tanto che il porto iniziò a decadere. Gli algheresi, per la maggior parte marinai, cercarono di colmare questa crisi commerciale intensificando le attività di pesca, posizionandosi tra i primi in Sardegna.
Nel 1652, Alghero fu colpita dalla peste, portata nella città da una nave catalana. Alcuni algheresi emigrarono verso altre zone dell'isola sperando di salvarsi, ma diffusero in tutto il territorio la pestilenza, che colpì duramente la Sardegna per ben quattro anni.
Nel 1720 il Regno di Sardegna passò alla Casa Savoia, senza mutamenti particolari.
Oggi Alghero è uno tra i più caratteristici centri turistici della Sardegna, sia per le sue coste ricche di calette solitarie, sia per le scogliere frastagliate bagnate da un mare verde smeraldo; ma anche Il clima sempre mite e i profumi della macchia mediterranea la rendono una meta ambita.
Oggetto
Note storiche sul Porto di Alghero
Pagine del sito
Annotazioni
There are no annotations for this resource.